Chi ha paura dell'istruzione professionale?
di Gaetano Magarelli e Gaetano Ragno
(Cobas scuola Molfetta)

In attesa che il Ministro Moratti completi la distruzione della scuola pubblica con la pubblicazione a breve dei decreti sull'ordinamento della secondaria superiore, gli interventi volti ad affossare l'Istruzione Professionale e Tecnica continuano imperterriti. Le linee di una "riforma" dell'istruzione superiore, vagamente delineata nei suoi aspetti organizzativi quanto chiara nei suoi intenti reali, seppure mascherati dalla retorica aziendalista ministeriale, sono apparse da subito evidenti:
- demolizione delle esperienze più avanzate della scuola pubblica e di massa;
- sottrazione di risorse e peggioramento delle condizioni di lavoro, strutturali e didattiche.
Con la stipula dei protocolli d'Intesa tra Ministero dell'Istruzione e la Regione sull'applicazione della sperimentazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale (luglio 2002) e sull'obbligo formativo e sull'alternanza scuola lavoro(luglio 2003) la politica della Regione Puglia è tutta volta all'anticipazione di uno degli aspetti più classisti della riforma: l'assolvimento dell'"obbligo" scolastico attraverso la sperimentazione di percorsi alternativi alla frequenza dei normali corsi di studio.
Tutte queste iniziative vengono finanziate tramite i Programmi Operativi Regionali (2002-2006) con un'enorme quantità di risorse da destinare agli Enti di Formazione Professionale, compresi quelli di emanazione sindacale, che in accordo con le istituzioni scolastiche procederanno ad attivare i vari percorsi di sperimentazione.
Sappiamo benissimo come è stata gestita in questi anni la F.P. da parte della Regione Puglia, che non ha mai reso noti i dati sugli sbocchi occupazionali degli allievi iscritti ai vari corsi di formazione.
Se esiste un monitoraggio delle prime esperienze della sperimentazione, non lo conosciamo; a quanto ci consta, nelle scuole che hanno attuato la sperimentazione è emerso con chiarezza il loro carattere "differenziale": confusione organizzativa, commistione di ruoli fra personale docente ed esperti dei centri di formazione, ghettizzazione evidente degli studenti, problematiche disciplinari di difficile gestione, esiti didattici del tutto inadeguati, scarsa acquisizione di competenze professionali.

Obiettivi raggiunti:
- ghettizzare gli alunni meno motivati, magari più vivaci, la cui formazione culturale e promozione umana viene delegata a moduli didattici di "cultura generale" che rimandano alle vecchie scuole di avviamento;
- drenare alunni dalla scuola statale, con conseguente diminuzione di classi e personale, a vantaggio di Centri di formazione professionale in piena crisi di credibilità soprattutto in Puglia.
L'attuazione della Riforma Moratti da parte della Regione, viene posta in risalto con il bando regionale per l'accreditamento delle Istituzioni Scolastiche e formative. Le scuole per poter partecipare alle iniziative di formazione finanziate dalla Regione devono accreditarsi come struttura formativa come se in tutti questi anni avessero svolto qualcos'altro. Le scuole che contrastano la riforma e quindi non si adeguano sono tagliate fuori.
La richiesta di accreditamento, a cui soggetti privati sono interessati sia nel fornire l'accreditamento sia accreditandosi loro stessi nella gestione dei corsi di F.P., consiste per le scuole nel formale riconoscimento ed equiparazione della F.P. e dell'apprendistato a quelli dell'istruzione pubblica dandone pari dignità. Gli istituti pubblici vengono posti in subordine rispetto a quelli della F.P. Ad esempio nel bando POR 6/2004 misura 3.2. del giugno 2004 il collegio docenti viene esautorato dalla decisione di poter aderire o meno ai percorsi sperimentali e la delibera viene richiesta a posteriori dopo l'approvazione del progetto.
Ma l'attacco all'Istruzione Professionale avviene anche con il taglio delle risorse (30%) per le attività relative all'area di microspecializzazione del 4° e 5° anno (post - qualifica) che dovevano integrare le risorse provenienti dai CSA, non ancora quantificate, con le risorse della misura 3.7 dei POR. Mai finora alcun bando è stato emanato dalla Regione Puglia.
In questi giorni, nelle nostre scuole assistiamo a un andirivieni di responsabili della F.P. che richiedono la firma della convenzione sui nuovi bandi per l'assolvimento dell'obbligo formativo (OBF/2004).
Ma le responsabilità sulla mercificazione dell'Istruzione Professionale e Tecnica, sullo spreco di risorse pubbliche e sul voluto abbandono dell'Istruzione Professionale ricade anche sull'Ufficio Scolastico Regionale.
I COBAS - SCUOLA:
- Denunciano l'atteggiamento della Regione Puglia nell'anticipare i contenuti della Riforma Moratti e nel privilegiare i soggetti privati a scapito della scuola pubblica;
- Denunciano i grandi interessi da parte dei privati ad accaparrarsi risorse, alunni e ampi settori dell'istruzione pubblica;
- Denunciano l'atteggiamento dell'Ufficio Regionale Scolastico interessato più ad anticipare e gestire la riforma Moratti che a difendere l'Istruzione Professionale e Tecnica;
- Denunciano la latitanza delle Organizzazioni Sindacali "rappresentative" sulle reali intenzioni di difendere la scuola pubblica ed in particolare la secondaria superiore e i relativi posti di lavoro;
- Invitano genitori e studenti a costituirsi in comitati in difesa della scuola pubblica;
- Invitano i collegi docenti di tutta la secondaria superiore a rigettare i progetti presentati dai Centri di F.P. anticipatari della riforma Moratti, perché:
a) Riduce a 4 anni gli anni di corso e cancella i titoli di studio terminali e professionalizzanti;
b) L'accesso ai corsi di studio universitari è condizionato dalla frequenza di un anno integrativo;
c) equipara l'istruzione professionale statale, formazione professionale regionale e apprendistato aziendale ai fini dell'assolvimento del "diritto-dovere" all'istruzione e alla formazione.
d) Regionalizza l'istruzione professionale e parte dei Tecnici;
e) Taglia gli organici a causa della riduzione del monte ore e degli anni di studio;
f) Decreta l'espulsione dei precari e determina una precarizzazione dei posti di lavoro;
g) Subordina la scuola agli interessi delle aziende;
h) Privilegia gli interessi di pochi a scapito della maggioranza dei docenti;
i) Finanzia la riforma e l'alternanza scuola -lavoro con i fondi della L. 440 destinati ad attività integrative e opzionali a scelta degli alunni.

gennaio - aprile 2005