Avete
mai navigato in Internet, anche solo per pochi minuti? Se sì, vi
sarete certamente imbattuti in Google, il motore di ricerca più
utilizzato dagli internauti, con oltre tre miliardi di pagine web censite
e oltre 200 milioni di ricerche ogni giorno. Google è una società
americana fondata nel 1998 da due studenti Ph.D di Stanford, Larry Page
e Sergey Brin. I risultati sono stati subito buoni, tanto che già
nel giugno del 1999 è riuscita ad ottenere finanziamenti pubblici
per 25 milioni di dollari. La società è inoltre in grado
di fornire soluzioni per le ricerche sul Web in co-branding per i provider
dinformazioni.
Larry Page e Sergey Brin, depositando il loro prospetto in borsa hanno
affermato di non avere il bisogno di fare cassa, perché lazienda
ha già un buon utile e di non avere intenzione di cedere ai condizionamenti
degli analisti finanziari. Infatti, questi chiedono profitti a brevissimo
termine e, di conseguenza, limitano la possibilità di avviare progetti
a lunga scadenza. I tempi medi di rientro dei capitali investiti in USA
sono di sei mesi circa; oltre questo tempo gli analisti finanziari americani
non considerano più molto interessante linvestimento.
Quindi i responsabili della società hanno deciso di quotarsi in
borsa con un metodo che li tenesse lontani da banche e operatori finanziari
istituzionali: hanno scelto il libero mercato, offrendo direttamente
al pubblico le azioni in vendita. Obiettivo dichiarato è la raccolta
di almeno 2,7 miliardi di dollari. Prima dellavvio delle procedure
per la richiesta dingresso al listino Nasdaq, i responsabili della
società hanno provveduto anche ad una modifica dello statuto al
fine di rendere impraticabili scalate da parte dei poteri finanziari e
mantenere un consistente azionariato popolare. Inoltre Google ha dichiarato
di non voler distribuire dividendi per i primi 3-5 anni, indirizzandosi
quindi verso un azionariato non speculativo interessato a progetti a medio-lungo
termine. Il sistema utilizzato è quello detto asta olandese
con offerte raccolte tramite Internet nelle quali i proponenti indicano
il numero di azioni che intendono acquistare e quale prezzo massimo sono
disposti a pagare. Il meccanismo dellasta olandese prevede che il
venditore stabilisca un prezzo iniziale e lo abbassi gradualmente finché
non si trovi un compratore disposto ad acquistare. In questo caso il prezzo
stabilito dallasta è il massimo per il quale si riesca a
collocare tutte le azioni in vendita. Alla fine della raccolta delle offerte,
i soci stabiliscono il prezzo delle azioni e provvedono alla vendita solo
a chi ha offerto una quotazione uguale o superiore; inoltre escludono
tutte quelle offerte che appaiono palesemente speculative o non attendibili.
Solitamente, per la quotazione in borsa ci si affida a banche o a società
finanziarie che effettuano una valutazione del valore dellazienda
e stabiliscono il prezzo dellazione e selezionano i compratori.
In effetti, recenti scandali finanziari in USA ed in Italia hanno dimostrato
che gli analisti finanziari non sono affatto infallibili nel valutare
laffidabilità di un investimento (né si assumono le
loro responsabilità in caso di disastro). Inoltre, il boom della
new-economy degli anni 90, periodo in cui molte aziende tecnologiche
sono state quotate in borsa, ha mostrato una tendenza tipica ad un vistoso
calo nei mesi successivi limmissione sul mercato. Le banche e le
istituzioni finanziarie che preparano lingresso in borsa delle società,
anticipano i capitali e riservano una discreta quantità di azioni
per loro stesse, con sconti del 10-15%. La tendenza fa sorgere il sospetto
che, dovendo rientrare del capitale e dovendo ottenere utili per cifre
paragonabili a quelle investite, esse facciano in modo che le azioni vengano
immesse a valori superiori a quello che scaturirebbe dal normale equilibrio
tra domanda e offerta per poi rivenderle subito dopo provocando il calo.
In tal modo si arricchiscono solo pochi azionisti forti a scapito dei
piccoli investitori.
Il sistema utilizzato da Google propone il contatto libero e diretto,
senza intermediari, tra le parti acquirente e venditrice. È la
stessa Google a fornire le informazioni sulla gestione dellazienda,
previa verifica da parte degli organi di controllo della borsa, la SEC
(Securities and Exchange Commission), in assenza di terze parti che possano
influenzare linformazione e sono i futuri azionisti a decidere il
prezzo tramite una consultazione democratica (lasta
di collocamento). Il meccanismo di vendita dovrebbe permettere un azionariato
popolare, al riparo da incette da parte di pochi grandi clienti. Ma, in
un mondo in cui laltruismo non ha cittadinanza, lazione di
Google non è disinteressata. Per i motivi esposti in precedenza,
lassenza di intermediari forti consente a Google di
spuntare un prezzo di vendita più alto evitando le speculazioni
che si presentano spesso con lingresso in borsa di nuove aziende;
il vantaggio per gli investitori ne viene di conseguenza, essendo il prezzo
pagato più vicino al reale prezzo di mercato che si mantiene più
stabile nel tempo.
Loperazione, non nuova ma inusuale per la prassi borsistica, è
sentita come il fumo negli occhi dai poteri finanziari e bancari che si
vedono esclusi dal controllo della vendita delle azioni e dalla spartizione
delle plusvalenze azionarie. Infatti, negli ultimi anni solo poche aziende
hanno provveduto a quotarsi con questo sistema; tra queste alcuni esempi
sono Red Envelope, Overstock.com, Salon.com, Ravenswood Winery, Briazz
e Peets Coffee.
Google ha incontrato due seri problemi nel corso delle procedure per la
collocazione in borsa. Il primo era dovuto ad una leggerezza
degli amministratori che hanno dimenticato di provvedere alla registrazione
presso le competenti autorità della cessione, tra il 2001 ed il
2004, di 28 milioni di azioni a circa mille tra dipendenti e consulenti
(a prezzi che variavano dai 0,3$ e 80$). Il problema è stato risolto
prima dellavvio delle procedure di ingresso in borsa con unoperazione
di rescissione (una forma di riacquisto) per complessivi 25,9 milioni
di dollari oneri compresi. Ma questo non terrà Google al riparo
da sanzioni della SEC anche successive alla collocazione del titolo al
listino Nasdaq.
Il secondo problema ha anche comportato il ritardo di un giorno dellingresso
al Nasdaq per unintervista rilasciata dai fondatori dellazienda
alla rivista per adulti Playboy nella quale spiegavano le conseguenze
per lazienda di uneventuale quotazione in borsa. Lintervista
è stata rilasciata in aprile, prima dellannuncio dellintenzione
di accedere al Nasdaq, e sarà pubblicata in settembre: il ritardo
nella pubblicazione comporterebbe la violazione dellobbligo per
le società di rilasciare dichiarazioni nei giorni precedenti la
quotazione in borsa. Obbligo che non poteva sussistere in aprile, prima
della decisione di quotarsi in borsa. I responsabili della rivista hanno
ammesso che lintervista era stata rilasciata in tempi consentiti
ed anche questo problema è stato superato.
Il titolo è stato collocato ad un valore di 85 dollari e, al momento
in cui scrivo queste righe, la quotazione è intorno ai 105 dollari.
Nei prossimi mesi vedremo quale sarà stato lesito di questa
quotazione.
Per il momento posso solo fare una riflessione: il fatto che Google si
sia quotata in borsa escludendo i poteri finanziari non può essere
visto come una critica dellazienda al sistema capitalistico entro
il quale essa si muove. Il mercato borsistico è la quintessenza
del capitalismo e Google, con la sua operazione, non lo mette in discussione.
Gli attuali soci si limitano a difendere il proprio controllo dellazienda
dalle possibili interferenze di terzi, come già accennato in relazione
alla modifica dello statuto, pur non possedendo più la maggioranza
assoluta delle azioni. Incassano i proventi del collocamento con la vendita
allasta delle azioni (che erano tutte i mano ai soci) per non cederne
una parte agli intermediari finanziari. Né lorganizzazione
del lavoro, né il processo di gestione aziendale, né letica
commerciale vengono modificate o messe in discussione da questa operazione.
Al sondaggio democratico sul valore dellazienda, come
viene definita da Franco Carlini sul Manifesto, non corrisponde
unaltrettanto democratica consultazione sulle politiche aziendali
tra i lavoratori della stessa o tra i nuovi azionisti. Inoltre, i concorrenti
come Lycos, Yahoo e la stessa Microsoft non stanno alla finestra, stanno
affilando le armi per la guerra della concorrenza dei prossimi anni e
questa quotazione giunge nel momento di massima popolarità per
Google.
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settembre - dicembre 2004 |