La nostra
storia dellarte, almeno fino al periodo contemporaneo, è
per massima parte arte sacra e rappresenta personaggi e temi di carattere
religioso, dalle più semplici icone raffiguranti Gesù,
la Madonna e vari Santi, alle più complesse composizioni illustranti
episodi delle sacre scritture. Ma per quanto si cerchi non si trovano
icone che rappresentino la figura di Dio Padre isolata. Essa, quando
appare, è da ricercare in contesti più complessi, e ha
dato origine a vari modelli iconografici che si sono diffusi in varie
aree geografiche e in varie epoche.
La religione ebraica, che è alle origini del cristianesimo, condanna
la rappresentazione in forma umana di Dio ed oppone un netto rifiuto
allarte figurativa. LAntico Testamento riporta numerosi
esempi del danno arrecato dalla creazione di idoli scolpiti o dipinti,
capaci di confondere lanimo umano, fino a sostituirsi a Dio.
La religione cristiana, invece, comprende le grandi potenzialità
comunicative delle immagini sacre ai fini dellindottrinamento
dei fedeli analfabeti e favorisce lo sviluppo di rappresentazioni figurate
che diventano la Biblia pauperum. Tuttavia nel cristianesimo
delle origini non si conoscono rappresentazioni della Trinità,
probabilmente perché cera una certa riluttanza a rappresentare
in modo naturalistico la prima persona della Trinità, che essendo
invisibile non poteva essere conosciuta, si preferiva quindi una rappresentazione
in forme simboliche. Agli inizi, il mondo cristiano adotta il repertorio
iconografico del mondo pagano, attribuendo ad esso un nuovo significato
religioso, poi elabora tutto un nuovo repertorio di immagini sia di
carattere simbolico che figurativo adatto ad interpretare i valori della
cultura cristiana.
La persona di Dio Padre è stata interpretata in vario modo nella
tradizione pittorica occidentale, inserita in vari modelli iconografici.
La ritroviamo variamente raffigurata, come mano benedicente o che regge
una corona, come occhio, come triangolo, come alone luminoso, somigliante
a Gesù o come un vecchio patriarca con la barba fluente, talvolta
col globo terracqueo in mano o con lo scettro a simboleggiare la supremazia
della Chiesa, nelle rappresentazioni della Trinità, nelle Assunzioni
della Vergine, nelle scene della creazione del mondo e in tanti altri
modelli iconografici religiosi.
A Ravenna, nella Basilica di San Vitale, nella scena dove è narrata
lospitalità di Abramo e il sacrificio di Isacco, Dio è
rappresentato da una mano, la dextera Dei, rappresentazione simbolica
della volontà divina, che squarcia le nubi ed interviene ad interrompere
in extremis il sacrificio. Ancora a Ravenna, nel grande catino
absidale di SantApollinare in Classe, in alto, al vertice, sulla
grande croce gemmata, rappresentazione simbolica di Cristo, appare di
nuovo la dextera Dei, e traduce in immagini la trasfigurazione
di Gesù per volontà di Dio Padre. Questo modo simbolico
di interpretare la prima persona della Trinità, ha molto successo,
e lo ritroviamo in varie aree geografiche per diversi secoli. La mano
di Dio squarcia lazzurro per benedire Francesco che ad essa volge
lo sguardo e le mani giunte in preghiera nella Rinuncia ai beni terreni
del trecentesco ciclo giottesco della Basilica Superiore di Assisi.
Le mani di Dio porgono a Mosè, tutto proteso verso Lui, le due
dorate Tavole dei Comandamenti nel Mosè riceve le Tavole della
Legge di Chagall (pittore che nel Novecento rivoluziona la tradizione
pittorica ebraica) e il gesto che unisce luomo a Dio apre uno
spiraglio di luce che illumina il popolo eletto rappresentato in trepidante
attesa.
Locchio come rappresentazione simbolica di Dio appare molto diffuso.
Nelliconografia rinascimentale spesso compare iscritto in un triangolo
con riferimento alla Trinità. Nella Cena in Emmaus di
Pontormo del 1525, conservata agli Uffizi a Firenze, la scena è
sovrastata da un grande triangolo con un occhio al centro in un alone
luminoso che si staglia sullo sfondo in ombra. In realtà, questo
dettaglio così vistoso nel dipinto, non fu opera di Pontormo,
ma unaggiunta posteriore per conformare la rappresentazione ai
nuovi dettami della Controriforma che indicava il triangolo occhiuto
come iconografia ufficiale della Trinità. La rappresentazione
dellocchio ebbe molta fortuna anche in area nordica, dove si trovano
particolari interpretazioni di questa forma. In unopera attribuita
a Bosch, I Sette Peccati capitali, i peccati vengono raffigurati
in un cerchio identificabile con locchio di Dio, al cui centro
è rappresentata la figura di Cristo eretta sul sepolcro. Ancora
in Bosch, verso la fine del Quattrocento, troviamo una singolare rappresentazione
di questa forma nella Storia della Passione. Il centro (la parte corrispondente
alla pupilla) è occupato dallimmagine del pellicano, rappresentazione
simbolica di Cristo; infatti il pellicano che si squarcia il petto per
nutrire i suoi piccoli diventa metafora di Gesù che col proprio
sangue redime il mondo, intorno (nelliride) sono rappresentate
le varie scene della Passione.
Molto più spesso, soprattutto nella pittura del Seicento e del
Settecento, ma non mancano esempi in epoca precedente, Dio è
rappresentato come un accecante fascio di raggi luminosi. Non dobbiamo
dimenticare che già in epoca medievale Dio era inteso come luce
del mondo e proprio per questo le grandi cattedrali gotiche erano state
costruite con grandi vetrate policrome da cui abbondante doveva entrare
la luce che doveva circondare il fedele, prefigurando la luce divina
in cui si sarebbe trovato immerso nella Gerusalemme Celeste. Nel cielo
scuro e tempestoso della Beata Michelina di Federico Barocci,
nei Musei Vaticani, un alone luminoso squarcia drammaticamente le tenebre
illuminando la beata, è la luce di Dio e la luce è Dio.
In una tavola di Bosch raffigurante lAscesa allEmpireo,
le anime nude, accompagnate da un numero di angeli decrescente man mano
che si sale, sembrano attratte e risucchiate da un bagliore accecante
che si accende in fondo al tunnel. Nella Tempesta di Giorgione,
secondo linterpretazione di Salvatore Settis, il fulmine luminoso
che squarcia il cielo plumbeo, denso di cumuli di nubi minacciose, preannunciando
limminente tempesta, è Dio adirato con Adamo ed Eva. Raggi
non più luminosi, ma questa volta neri e minacciosi sono quelli
rappresentati da Masaccio, nel 1425 nella Cappella Brancacci a Firenze,
nella Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, per simboleggiare
lira di Dio nei confronti di Adamo ed Eva che hanno disobbedito.
Quando a partire dal X secolo comincia a diffondersi il modello iconografico
della Trinità in forma antropomorfa comincia a diffondersi limmagine
in sembianze umane di Dio Padre. Fino al IX secolo, la Trinità
veniva solitamente rappresentata in forma simbolica, limmagine
più frequente era quella di tre cerchi concentrici, ma poteva
essere anche un trifoglio, o un gruppo di tre angeli della stessa statura
o una croce Tau. A partire dal X secolo va progressivamente scomparendo
il ricorso al puro simbolismo e si diffonde un nuovo modello iconografico
costituito da tre figure maschili quasi identiche ciascuna con gli attributi
che la contraddistingue: Dio Padre porta una corona sul capo, il Figlio,
seduto alla destra del Padre, porta una croce, lo Spirito Santo una
colomba. Più o meno nello stesso periodo, però, viene
proibita dalla Chiesa la rappresentazione antropomorfa dello Spirito
Santo e così, la colomba entra a far parte della triade divina.
Nel corso del XIII secolo si afferma una nuova iconografia, però
ben presto vietata dalla Chiesa: una sola persona seduta su un trono
con tre volti. Si diffonde un altro modello iconografico della Trinità
che ha larga diffusione e per molto tempo: Cristo in croce, sostenuto
da Dio Padre posto più in alto dietro la croce e lo Spirito Santo
in forma di colomba. Nella Trinità masaccesca di Santa
Maria Novella del 1426 Dio Padre in piedi dietro la croce, secondo uniconografia
già ampiamente diffusa in ambito gotico ed entrata nelliconografia
fiorentina alla fine del Trecento, al vertice della composizione piramidale
domina lintera scena. E un uomo maturo dallaria solenne
con barba e capelli lunghi, unaureola dorata, indossa una tunica
rossa coperta da un manto blu, e linquadratura frontale ne accresce
la maestosa sacralità. NellAdorazione della Trinità
di Durer, in alto Dio Padre dietro la croce, con lunga barba e una tiara
sul capo, coperto da un grande manto dorato foderato di colore verde,
rappresenta la potenza dellEssere Supremo, mentre il Figlio in
croce rappresenta lintelligenza divina e lamore che redime
lumanità. NellIncoronazione della Vergine
di Enguerard Quarton (metà 400) la rappresentazione speculare
della stessa figura umana sia nelle vesti del Padre, che del Figlio,
fa riferimento al dogma dellincarnazione del Verbo e la croce
Tau rappresentata nelle aureole è simbolo della grazia, la divisione
della scena in tre fasce distinte: il cielo, la terra e gli inferi è
un ulteriore riferimento alla Trinità. Uninterpretazione
tardo medievale sul tema della Trinità, molto diffusa in area
germanica nel corso del XV secolo, di Jean Malouel Santissima Trinità
e compianto, vede Dio Padre come un anziano padre affettuoso che
con sguardo di potente intensità regge tra le braccia il corpo
esanime di Cristo, con uno strano richiamo ad un altro modello iconografico
quello della Pietà.
Dal modello iconografico della Trinità originano due modi di
rappresentare in sembianze umane Dio Padre. Il primo, che si diffonde
in epoca più antica, vede Dio Padre rappresentato simile a Gesù,
il secondo, dal XII secolo in poi, soprattutto in Francia e nellItalia
settentrionale, vede Dio Padre raffigurato come un vecchio patriarca
con la lunga barba fluente. Vediamo Dio rappresentato come Gesù
nel mosaico della creazione delluomo nella Basilica di San Marco
a Venezia, dove ha sul capo laureola a forma di croce, tipico
attributo di Gesù, e con lo scettro in mano simbolo dellautorità
divina. Ancora nella Basilica di San Marco, nella scena della cacciata
di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, Egli stesso li spinge materialmente
fuori dallEden prendendoli per le spalle, dopo averli coperti
di vesti secondo una consuetudine tutta orientale che vuole che sia
il padre di famiglia a preparare le vesti per i figli in segno di protezione
e dignità. Qui Dio è rappresentato come un padre che,
pur adirato, vuole difendere e conferire dignità ai propri figli.
Anche il Dio rappresentato nel Duomo di Modena nei rilievi scolpiti
con scene della Genesi, opera di Wiligelmo (1099-1106 circa), ha nellaureola
la croce. Allinizio affiora a mezza figura dalla mandorla di gloria,
simbolo della maestà divina, con in mano un libro aperto su cui
si legge Lux ego su(m) mundi-via verax vita perennis.
Di seguito rappresentato di tre quarti, con una lunga veste panneggiata,
con gesto deciso infonde vita nel corpo di Adamo e con fare affettuoso
trae Eva dal corpo di Adamo e tenendola teneramente con una mano le
infonde vita benedicendola con laltra. Ancora nel tardo Quattrocento,
ma in area nordica, la figura di Dio confusa con quella di Gesù
appare nel Paradiso Terrestre di Bosch.
La figura di Dio come vecchio patriarca è davvero molto diffusa,
sia a figura intera insieme alle altre figure delle scene sacre rappresentate,
sia a mezza figura come testimone degli avvenimenti sacri che vengono
narrati. Nella Trinità del senese Marco Pino, nella seconda
metà del Cinquecento, conservata nella Pinacoteca di Bari, Dio,
a figura intera, seduto su un trono di nuvole, alla presenza dello Spirito
Santo, una bianca colomba al centro di un alone luminoso, incorona Cristo.
LEterno è una figura possente, il volto severo e la lunga
barba bianca, vestito di una tunica azzurra e un manto rosso foderato
doro. Nella Disputa del Sacramento di Raffaello nelle Stanze
Vaticane, abbiamo la Chiesa trionfante attorno alla figura di Cristo
risorto in una grande aureola, alla sua destra la Madonna e a sinistra
San Giovanni Battista, in alto nella gloria degli angeli, Dio Padre,
a mezzo busto, con il globo terracqueo nella sinistra, benedice con
laltra mano. Il successo di questo tipo iconografico resiste nel
tempo e, pur con delle varianti lo troviamo ancora nella pittura dellOttocento
e del Novecento. Molto suggestiva è limmagine di Dio ne
LOrigine del Mondo di William Blake, dei primi decenni
dellOttocento: in un cerchio luminoso giallo e rosso che squarcia
le tenebre, Dio è rappresentato come un uomo nudo, dalla possente
muscolatura, accovacciato in avanti con un braccio proteso verso il
basso, il volto chinato e una lunga capigliatura e la barba bianca agitate
dal vento. Nella Processione dei Penitenti di Furnes dellespressionista
Ensor (1913) ai Musei Vaticani, nella animata via crucis rappresentata,
tra le figure più grandi in primo piano, appare Dio Padre caratterizzato
dal colore blu, colore usato anche per Giuseppe, creando così
un simbolico legame tra le due figure paterne.
Ma chi più di tutti ha meglio saputo rappresentare la grandezza
e lonnipotenza di Dio è forse Michelangelo. La volta della
Cappella Sistina sembra lapoteosi dellimmagine di Dio come
vecchio patriarca. Nelle scene della Genesi, dipinte agli inizi del
500, Dio appare in tutta la sua onnipotenza. La sua figura possente
e muscolosa appare maestosa reiterata più volte nelle cinque
scene dedicate alla creazione del mondo. La Separazione della luce
dalle tenebre è latto iniziale della creazione dellUniverso.
Qui Dio occupa quasi tutta la composizione, coperto da una veste rosea
che non nasconde la possente muscolatura, con atto deciso separa le
masse chiare da quelle scure. Nel riquadro successivo in cui crea le
piante, il sole e la luna, sono unite due giornate della creazione e
così Dio appare due volte, di prospetto, e, con grande virtuosismo
di scorcio di schiena, lasciando intravedere attraverso la veste quasi
trasparente le terga, con i lunghi capelli canuti scomposti ed agitati
dal vento, quasi a sottolineare linfinita mobilità di Dio:
lessere qui e altrove contemporaneamente. Nella Separazione
delle acque Dio ancora rappresentato in volo, in un mirabile sottinsù,
circondato da un grande manto rosa gonfio di vento domina ancora la
scena con fare grandioso. Nella Creazione di Adamo Dio ancora
con la sua corta e semplice tunica rosa sorretto da dodici angeli privi
di ali, con accanto una figura femminile con un bambino, la Madonna
e Gesù, nel manto di un rosa più scuro gonfiato dal vento,
col semplice accostare del suo indice a quello di Adamo riesce ad infondere
vita nel corpo del primo uomo, infine nella Creazione di Eva
Dio appare non più in movimento, ma calmo e solenne, di profilo,
coperto da un pesante mantello panneggiato sembra istruire Eva su ciò
che è concesso e ciò che è proibito nellEden.
Ciò che ci resta negli occhi è la grandezza e la semplicità
di quel gesto di un indice proteso verso unaltra mano.