Sceno-testo de L’urto dell’Immagine Appunti per una performance multimediale su Appunti per un poema sul Terzo Mondo di Pier Paolo Pasolini
del Collettivo Laboratorio Teatrale “dei Popoli”

PROTAGONISTI:

Musica

Video

Parole

Immagini

Uccellacci/uccellini

Erinni/Eumenidi

Il Poeta

Il regista

Corpi

Arabo – Ahmed

Israeliano – Assi Dayan

Le ragioni Arabe

Le ragioni Israeliane

Le ragioni Storiche

La Ragione 

L'immedicabile silenzio della morte

Il processo e la condanna di ogni nazionalismo e di ogni guerra

 

PERSONAGGI:

Cantante: Maria Filograsso

Uccellacci/uccellini, Erinni/Eumenidi, Corpi del campo di battaglia: Eleonora Adesso, Giulio  Bufo, Angela Colonna, Maria Filograsso, Camilla Petruzzella, Ninnì Vernola, Rosangela Zanna

Il Poeta / Il Regista: Salvatore Marci

Arabo – Ahmed: Pasqua de Candia

Israeliano – Assi Dayan: Ninnì Vernola

Voci dei soldati Israeliani: Eleonora Adesso, Giulio Bufo, Angela Colonna, Maria Filograsso, Camilla Petruzzella, Rosangela Zanna

 

 

 

PROLOGO

Entra in scena la cantante.

Su un telo vengono proiettati testi di Pasolini.

“Immedicabilità della morte… infinità di uomini senza nome…” 

Otello. “Che cos'è la verità?”

Jago. “È qualcosa che quando la nomini non c'è più” [Pier Paolo Pasolini, Cosa sono le nuvole]

“Una sola cosa comprendo: che sta per morire l'idea d'uomo che compare nei grandi mattini”

[Pier Paolo Pasolini, Nuova poesia in forma di rosa]

 

*   *   *

 

SCENA 1

Si sentono alcuni accordi di pianoforte entrano in scena, abbracciati, Pasqua e Ninnì.

Maria, al centro della scena, allo sfumare del suono del pianoforte, canta a cappella il brano di Enzo Moscato Dopo Pasolini.

Maria cantando

“Pochi sono rimasti abbracciati

La polvere del dopo l'ha sciugliùte

Non si vedevano più l'uno cu ll'ato,

Nebbia ‘miezz'a ‘lloro s'era aizàta.

Pochi ed accorati,

Sulle tue spoglie vedovili e amari

Le ceneri di Gramsci a respirare…”

 

Durante la prima parte della canzone, Pasqua e Ninnì si muovono sulla scena quasi spossati, sempre abbracciati ma senza mai guardarsi o incrociare gli sguardi, si scambiano di volta in volta il ruolo di “vittima” e “carnefice” dell'altro. Inizia la seconda strofa della canzone, entrano gli Uccelli che occupano lo spazio della scena e infine si raggruppano intorno a Maria. Il pianoforte cambia ritmo, Ninnì e Pasqua ballano, cadono, si trascinano. Inizia l'altra strofa intonata da Moscato, inizia un misto di abbracci e lotta a terra tra Ninnì e Pasqua. Alla fine della canzone gli uccelli e Maria diventano i cittadini di una città ideale in cui però è successo qualcosa di strano… Ninnì blocca intanto Pasqua tappandole la bocca…

 

Moscato

Pi Pi Pi

Pi Pi Pi

te sfuttevano accussì

Pi Pi Pi

Pi Pi Pi

ma chi mai te stà a sentì

Pi Pi Pi

Pi Pi Pi

quale auciello fa accussì?

Pi Pi Pi

Pi Pi Pi

n'atu pocu e vai a mmurì…

 

Abbiamo vissuto indifferenti

Dal sangue il piombo esenti

Gli anni meschini ‘e nu castigo

Senza profeti e mai il loro poeta

Mercanteggiando ‘a vita

Pè nu' poco ‘e quiete

 

Pochi sono rimasti abbracciati

È stato tutto un dissociante zelo

 

Maria

Tra un'illusione e l'altra hai visto / Scalzo bonzo sul tatami / crescere contorto / l'impossibile fior / l'impossibile fior / l'impossibile fior / Mille e una notte…”

 

Respiro collettivo… gli uccelli, Maria, Pasqua e Ninnì (forzatamente) sollevano la testa respirando insieme…

 

Maria

Un giorno

Camilla

in un paese che non c'è

ma sarebbe bello se ci fosse

fu commesso un crimine

Eleonora e Angela

Tutti restarono sorpresi

Rosa

A nessuno mancava niente

Erano tutti felici

Giulio

Era un paese bellissimo

Maria

Chi aveva commesso il crimine fu arrestato

Camilla

Non esistevano più carceri

Eleonora e Angela

Non ne avevano bisogno

Rosa

Fu quindi trattenuto nell'aula di una scuola elementare in attesa del processo

Maria

In attesa del processo?

Rosa

Non c'erano più tribunali!

Giulio

Era un paese bellissimo

Camilla

Fu formata in fretta e furia una giuria

Eleonora

Una violinista

Angela

Un muratore

Eleonora

Una fioraia

Angela

Il presidente, una maestra elementare

Rosa

Nel giardino della scuola si riunì questa giuria

Fu introdotto il prigioniero

Tutti

Silenzio

Smarrimento

Commozione

Non eravamo più abituati

Giulio

Era un paese bellissimo

Maria

La parola al presidente…

 

Ninnì, che ora impersona il Presidente della giuria, dice, rivolgendosi alla sua vittima:

 

Ninnì

Fratello, dicci, in che cosa abbiamo sbagliato?

 

Nel frattempo uccide la sua “vittima”. Dopo averla uccisa e mentre la fissa, compare un ghigno sul viso di Ninnì il quale comincia a ridere e cercando la complicità degli uccelli-cittadini…

 

Tutti

Ah ah! Ah ah!

 

*   *   *

SCENA 2

Mentre Ninnì e gli uccelli ghignano, entra in scena, il Poeta-Regista (Salvatore), dimenticandosi però la corona.

 

Salvatore, il Regista-Poeta entrando in scena, ma dimenticando la corona, dice:

Ma che c'entra Brecht con Pasolini…

Dalla platea

Ma non è Brecht!

Salvatore, il Regista-Poeta

Silenzio! La corona! La corona!

Uccelli-corpi:

…'a corona! ‘a corona!

 

E intanto, ridendo, si passano di mano in mano la corona

Il Poeta-Regista, interrompendo le risa generali, si mette la corona in testa e un po' stizzito, un po' dandy, fissando il corpo lì davanti, intona:

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Campo di battaglia! …Musica!

 

…e si accomoda sulla sua sedia da regista.

Partono le immagini di un video.

Nel frattempo, gli uccelli-cittadini in scena diventano i corpi di un campo di battaglia nel Sinai, il giorno dopo la Guerra dei Sei Giorni…

Nella prima parte del video: immagini della guerra in Vietnam con, in sottofondo, la canzone “Hotel California” degli Eagles. Quindi la Deposizione del Pontormo dal film La ricotta, in cui dopo distrazioni varie c'è la caduta di Gesù, risa generali e il regista ridà l'“azione”. Il video s'interrompe e riparte l'azione scenica.

 

*   *   *

 

SCENA 3

Intanto, il Regista-Poeta (Salvatore), voce narrante fuori campo, dà le indicazioni scenografiche della performance in atto.

 

Salvatore, il Regista-Poeta

La performance multimediale comincia (e finisce) nel Sinai il giorno dopo la guerra dei Sei Giorni. Il deserto è pieno di colonne corazzate distrutte, di aeroplani abbattuti che stanno ancora bruciando, di accampamenti abbandonati e di morti. Cumuli di morti. È l'esercito arabo, diventato, appunto, un esercito di morti ecc. ecc.

 

(Mentre parla, il regista viene disturbato e distratto varie volte; la prima interruzione è data dai movimenti di un corpo che invece dovrebbe rimanere immobile…)

 

Pasqua smettila, sta ferma!

 

(Riprendendo…)

 

Le bruciature del napalm, le orribili mutilazioni dei bombardamenti ecc. ecc.

 

(Un altro corpo si scaccola in maniera indecente…)

 

Camilla smettila di scaccolarti… Il disco, mettete il disco.

 

(Parte erroneamente un twist, mandando su tutte le furie il Regista-Poeta.…)

No blasfemi, maledetti, pubblicani, PURCELL! Purcell!

 

(Nel frattempo Ninnì si mette a ballare il twist e il Regista-Poeta…)

 

Ninnì non ora! Fermo! Fermo! Vattene! Siete degli incapaci! Via!! dopo deciderò se farti rientrare in scena!

 

(Ninnì si mette in un angolo, fuori dalla scena, arrabbiato perché incolpevole dell'errore…

Parte l'aria Enea e Didone di Purcell… E il Regista-Poeta riprendendo…)

 

Del materiale documentario autentico potrà rappresentare questa situazione in tutta la sua orribile verità. Tra i mucchi dei cadaveri dei soldati egiziani (o giordani), eccone uno, su cui l'obbiettivo si ferma, isolandolo. È un ragazzo molto giovane, forte ecc. ecc., bruciato e mutilato...

 

(Lentamente il ragazzo arabo, Pasqua-Ahmed, il corpo riverso per terra sulla scena, comincia a destarsi. Il corpo resuscita, mentre in sottofondo c'è ancora Purcell… e la voce del Regista-Poeta …)

 

Piano piano le sue bruciature e le sue mutilazioni scompaiono, la pelle ritorna bella, sana, intatta, dolce. Il ragazzo sembra dormire. L'obiettivo è sempre puntato su di lui, come nell'aspettativa di qualcosa. Questo qualcosa succede. Il cadavere resuscita.

 

Pasqua-Ahmed si sveglia, si alza e si gira verso il campo di battaglia, spostandosi come se lentamente il suo corpo cominciasse a sentire un twist in sottofondo, con movimenti lenti e scomposti, che progressivamente diventano più fluidi in mezzo al campo, tra gli altri corpi, in una specie di twist allegro-disperato. Nel frattempo anche gli altri corpi si destano e cominciano a ballare insieme, allegramente, il twist Eclisse twist di Mina, mentre il brano di Purcell va in dissolvenza.

 

*   *   *

 

Scena 4

Intanto il Regista-Poeta si dirige verso i “corpi-ballerini” e piano fa in modo che si spostino tutti in una metà dello spazio accennando anch'egli piccoli passi di twist… poi lentamente si dirigerà verso la sua sedia. Quindi in una metà si vedranno i corpi ballare allegramente al ritmo di un twist che però il pubblico non ascolta, mentre dall'altra parte si proietterà il video di San Francesco che in Uccellacci e uccellini dice alcuni versi tratti da Profezia agli uccellini:

 

Voi che non volete sapere e vivete come assassini tra le nuvole e vivete come banditi nel vento e vivete come pazzi nel cielo, voi che avete la vostra legge fuori dalla legge e passate i giorni in un mondo che sta ai piedi del mondo e non conoscete il lavoro e ballate ai massacri dei grandi… I nostri occhi si sono troppo abituati alla nostra vita e non sanno più riconoscere quella che voi vivete nel deserto e nella selva, ricchi solo di prole. Noi dobbiamo sapervi riconcepire e siete voi a testimoniare Cristo ai fedeli inariditi, con la vostra allegrezza, con la vostra pura forza che è fede.

 

Appena finito il video, riparte il twist. Ninnì, che era stato punito per aver sbagliato poco prima sulla scena, intanto ha continuato a rimuginare su quello che è successo; è cresciuto in lui astio, si è come incattivito. Da “uccellino” è diventato “uccellaccio”…

Mentre fa esercizi ginnici, viene attirato dai corpi-ballerini che occupano l'altra metà dello spazio… Lui, “uccellaccio”, comincia con uno schiaffo a uno degli “uccellini” a infettarli in una specie di catena a contagio finché tutti gli uccellini diventano uccellacci, tranne uno…

La musica si stoppa, gli uccellacci si bloccano nelle loro movenze minacciose continuando a trasmettere la loro vorace fame. L'ultimo uccellino, al centro, continua a muoversi e a guardare, leggero, inconsapevole, preda di tutti gli altri pur se pietrificati, fa un ultimo tentativo... Nelle mani ha del cibo, così, con cibo e carezze, tenta di riconquistarli. Durante lo svolgersi di questa azione, si sente la voce del Regista-Poeta (Salvatore)…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Ed era nei tempi del figlio

che questo amore poteva

cominciare, e non cominciò.

Il figlio aveva degli occhi

di paglia bruciata, occhi

senza paura, e vide tutto

ciò che era male: nulla

sapeva dell'agricoltura,

delle riforme, della lotta

sindacale, degli Enti Benefattori,

lui. Ma aveva quegli occhi.

(…) Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere

è un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall'Africa

e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa. Se egli poi non sorride

è perché la speranza per lui

non fu luce ma razionalità.

E la luce del sentimento

dell'Africa, che d'improvviso

spazza le Calabrie, sia un segno,

senza significato, valevole

per i tempi futuri! Ecco:

tu smetterai di lottare

per il salario e armerai

la mano dei Calabresi.

Alì dagli Occhi Azzurri

uno dei tanti figli di figli,

scenderà da Algeri, su navi

a vela e a remi. Saranno

con lui migliaia di uomini

coi corpicini e gli occhi

di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame…

               

Luce in dissolvenza.

Parte il video di Totò e Ninetto che beatificano gli elementi… e in cui alla fine si vede che quell'ultimo uccellino rimasto in realtà era anche lui vorace e affamato.

Sul doloroso e angosciato Perché? Perché? di Totò, si riaccendono le luci e torna, identico alla scena precedente, il campo di battaglia.

Gli uccellacci sono tornati corpi caduti sul campo di battaglia, immobili. Al centro di questi corpi, il ragazzo resuscitato balla il twist, straniato, divertito, disperato, ingenuo, angosciato, inconsapevole… osservando tutto quello che ha intorno in un misto di disperazione e incomprensione. Nel frattempo, la voce del Regista-Poeta…

Salvatore, il Regista-Poeta

Essi sempre umili

Essi sempre deboli

Essi sempre timidi

Essi sempre infimi

Essi sempre colpevoli

Essi sempre sudditi

Essi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,

essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi

in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,

essi che si costruirono

leggi fuori dalla legge,

essi che si adattarono

a un mondo sotto il mondo

essi che credettero

in un Dio servo di Dio,

essi che cantarono

ai massacri dei re,

essi che ballarono

alle guerre borghesi,

essi che pregarono

alle lotte operaie…

…deponendo l'onestà

delle religioni contadine,

dimenticando l'onore

della malavita,

tradendo il candore

dei popoli barbari,

dietro ai loro Alì dagli Occhi Azzurri…

               

Dette queste ultime parole, il Regista-Poeta (Salvatore) lancia al ragazzo resuscitato una “coperta”, simbolo della sua terra, delle sue radici, della sua semplicità, ma anche ingenuità e umiltà. Il ragazzo viene così interrotto nella sua danza. Siamo al preludio di uno sdoppiamento: il ragazzo guarda, con quegli occhi davanti a sé, non essendo già più lui, solo lui…

 

*   *   *

 

SCENA 5

Intanto Salvatore, il Regista-Poeta…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Ricomincia la performance multimediale e comincia ora la lunga intervista al cadavere resuscitato, con lo sfondo del deserto e degli altri morti, tra gli ultimi roghi…

 

(Il ragazzo un po' spaesato chiede, mimando, se il regista si riferisca proprio a lui… e fa alcuni passi avanti, stringendo la “sua coperta”, sua ma non solo sua, anche dell'Altro, il suo doppio...

Salvatore, il Regista-Poeta, prosegue…)

 

Salvatore, il Regista-Poeta

L'attore che interpreta la parte di questo giovane soldato arabo morto (che chiameremo Ahmed), è Assi Dayan, il figlio del generale Dayan. L'intervista con il soldato arabo morto e resuscitato si sdoppia quindi in due interviste distinte: la prima intervista è con l'attore, cioè con Assi Dayan, la seconda intervista è col personaggio, cioè con Ahmed. Tali due interviste si alterneranno, secondo lo schema canonico del montaggio alternato.

 

Sovrapponendosi alle parole del regista che così sfumano, partono video di interviste: le ragioni israeliane, le ragioni arabe. Mentre sulla scena i corpi immobili del campo di battaglia e il ragazzo arabo sdoppiato.

La voce narrante del regista viene sovrastata da strepiti indistinti di manifestanti. È il video di manifestanti che urlano slogan contro l'occupazione israeliana dei territori arabi. Scontro tra questi e i soldati israeliani. Alle urla si aggiungono pugni e calci. Il ragazzo-sdoppiato s'immobilizza, irrigidito e piano si gira anche lui a guardare il video. In sottofondo mentre le immagini violente degli scontri si susseguono, è la poesia letta da Bassani:

 

Se non si grida ‘Evviva la libertà' umilmente, non si grida ‘Evviva la libertà'.

Se non si grida ‘Evviva la libertà' ridendo, non si grida ‘Evviva la libertà'.

Se non si grida ‘Evviva la libertà' con Amore, non si grida ‘Evviva la libertà'.

Voi, figli dei figli, gridate con disprezzo, con rabbia, con odio ‘Evviva la libertà'.

Perciò, non gridate ‘Evviva la libertà'.

Questo sappiate, figli dei figli, che gridate ‘Evviva la libertà' con disprezzo,

con rabbia. Con odio…

 

Mentre si sentono queste parole, Ninnì-Assi e Pasqua-Ahmed cominciano a staccarsi, lo sdoppiamento è reale ora: due corpi, due ragioni, due ragazzi legati da una sola “coperta”… a cui entrambi gridano di appartenere.

Allo sfumare della musica che accompagna la lettura della poesia di Bassani, si sente in sottofondo la voce del regista che parla dell'opera da farsi

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Ora, Assi, il figlio di Moshe Dayan, parla. Egli è infatti un giovane colto, cosciente. Ahmed, invece – il personaggio che egli interpreta – non parla, perché è un giovane analfabeta, innocente e inconsapevole.

L'intervista ad Assi Dayan sarà dunque parlata: l'altra intervista che si alterna a questa, ad Ahmed, sarà invece muta.

Seguendo i discorsi di Dayan come un pretesto, il film si trasformerà a tratti, in una inchiesta o documentario su Israele: uno stato industrializzato, anzi tecnicizzato, molto civile ecc. vedremo le sue fabbriche, l'organizzazione della sua vita, il suo kibbutzim ecc. ecc. Ma soprattutto, sentiremo le sue ragioni (quelle del giovane  Dayan, quelle di suo padre, quelle di Ben Gurion – e quelle dei dissenzienti). Tali ragioni tenderanno soprattutto a giustificare il nazionalismo (o sionismo) e la conseguente guerra.

Seguendo il filone di Ahmed, avremo il pretesto per girare un documentario sul suo paese “sottosviluppato” (Egitto o Giordania): per far questo, basterà seguire – senza parole – alcuni momenti della vita quotidiana, dei tempi di pace del ragazzo. Vedremo così il suo villaggio contadino e miserabile, la sua povera casa; il suo lavoro; i suoi amici…

 

*   *   *

 

SCENA 6

Alle spalle dei corpi parte un video che parla dell'attacco egiziano ai danni di Israele all'indomani del secondo conflitto mondiale. In montaggio alternato poi un'anziana palestinese parla della scomparsa di alcuni villaggi nelle vicinanze della sua abitazione.

Sul palco, i corpi del campo di battaglia, cominciano ad animarsi, ciascuno con caratteristiche e movimenti propri e diversi.

All'improvviso, per qualche secondo tutto si blocca, il video, i corpi, tutto è tensione…

Torna a scorrere il tempo, riparte il video, ricominciano i corpi a muoversi. Assi e Ahmed curano, accarezzano amorevolmente e sistemano per terra la coperta, cominciando però a contendersela.

Ancora, l'anziano israeliano, nel video, parla della spartizione voluta dall'ONU nel 1948 e non accettata dagli arabi, che sarebbero così stati la causa poi dell'occupazione israeliana della Palestina.

 

Ninnì-Assi strattona Pasqua-Ahmed, gli toglie violentemente la coperta intimandogli di “Non toccare!”. Ma non è solo una semplice coperta che Ahmed “rincorre”, mentalmente e fisicamente. In essa c'è la sua terra persa, il suo villaggio, la sua povera casa, il suo lavoro, i suoi amici, sua madre, suo fratello, la fidanzata che ancora non conosce, la vita che ha vissuto e quella che ancora non conosce…

Il video s'interrompe e con esso tutti in scena si immobilizzano eccetto uno dei corpi...

Cresce la tensione. Pasqua-Ahmed, perso nella ricerca della “coperta”, bloccato, lo sguardo fisso sulle sue mani, sulla sua incapacità di raggiungere e raggiungersi, si arrabbia quasi con le sue mani, quasi che non fossero impossibilitate ma incapaci di toccare, di raggiungere…

 

Da sopra, una luce colpisce questo corpo, Pasqua-Ahmed.

Questi ha ingaggiato un conflitto con se stesso: i suoi arti superiori si incontrano e scontrano, si staccano forzatamente come se appartenessero a due corpi diversi e l'uno impedisse all'altro di toccarlo. La tensione creata da questo movimento, che diventa frenetico, convulsivo, è altissima e palpabile.

Piano la luce torna a illuminare tutta la scena e poco prima che i corpi tornino in movimento…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

…innocentemente privi di patria, o altre

Passioni, come chi non ha nulla di suo…

Si chiamano, poverini, Drusin, arabi non arabi,

abitanti di paesi di tufo, rocche disfatte,

come i loro cugini delle conche del Garigliano, o del Timavo,

sacche umane di storia piene alla vita che non ha fine.

 

I corpi ora si muovono.

Ahmed torna a essere cosciente di sé e progressivamente torna a rincorrere e a contendere ad Assi la “coperta”, oggetto di contesa tra le due opposte ragioni rappresentate dai due ragazzi.

 

*   *   *

SCENA 7

Mentre il soldato resuscitato, Ahmed, si esprime con il linguaggio del proprio corpo e, con grande sforzo, cerca quella coperta per riscaldarsi, per sentirne l'odore per sentirsi a casa; l'altro, Assi, senza troppo sforzarsi la tira a sé.

Assi comincia con puntigliosa logica ad elencare le ragioni d'Israele.

Non appena comincia a parlare, gli altri sullo sfondo s'immobilizzano e i due contendenti divengono il nuovo centro della scena.

 

Ninnì-Assi Dayan

I traumi dei miei genitori mi seguono dappertutto. Guidano anche la mia vita. Non succederà più, ne sono cosciente. La Shoah ha interamente modellato il mio modo di pensare. Io sono un puro prodotto del Sionismo, figlio di rifugiati dall'Europa, partiti a mani vuote, spinti solo da uno straccio di motivazione…

 

(I due continuano a contendersi la coperta, Ahmed con veemenza, Assi Dayan anche solo con l'alluce appena appoggiato sulla coperta…)

 

Salvatore, il Regista-Poeta

… mai libertà fu impastata di morte,

sua faccia. Non ce l'avete fatta più,

fratelli – fratelli maggiori per dolore –

segnati dalla grandiosità del male,

e siete scappati quaggiù, siete

venuti a raccogliervi quaggiù, come

quando si vuol morire e non morire,

ammucchiandovi come pecorelle

che credono il calore delle sorelle coraggio.

Il trauma, così passato di moda oggi nel mondo,

di venti, di venticinque anni fa, qua

lo conservate, avete cercato quest'area

marginale, per preservarlo, istituzione

d'origine divina! Così, sopra una collina

siriana, brutta come ciò ch'è restato

nudo di storia, non più che un cieco

pezzo di natura, conservate l'aria

del mondo degli Anni Quaranta.

 

Ninnì-Assi Dayan

Qui non c'era niente, nessuna civilizzazione. Siamo partiti da zero. Quel che mia madre ha sofferto quando aveva 10 anni, quel che ha vissuto in Europa nascosta nelle cantine…

Bisognava comprare il poliziotto di quartiere perché chiudesse gli occhi…

Lei non me ne ha mai parlato, l'ho saputo solo dopo la sua morte.

Sue amiche mi hanno detto………   Scusate…

 

(Assi Dayan smette improvvisamente di parlare e scoppia a piangere. Poi continua tra i singhiozzi…)

 

Scusate, scusate, non è da me…

Ho scoperto cosa ha passato mia madre… Quando penso…

 

(…e piange ancora…)

 

Il nostro legame con Israele ne è rafforzato…

 

A queste parole tira a sé violentemente la coperta a cui Ahmed, strattonato, continua ad essere come incollato.

 

Salvatore, il Regista-Poeta

I piccoli degli Arabi, essi sì,

ridono, ridono scioccamente,

con una struggente stupidità,

come i nostri poverelli;

i cuccioli del popolo affamato,

le bestioline con gli stupendi occhi umani:

neri come fiele, che si riempiono di riso,

dietro la siepe delle ciglia di pece,

come fossero zucchero, calore di fiori.

Il riso inutile, di chi è nato a un solo destino.

(….)

Ed ecco oltre gli ulivi israeliani,

maculati di laboriosa polvere, le case

di legno e di latta, le felici bidonvilles.

Ma ecco anche, al centro della regione,

come un convento benedettino in Ciociaria,

l'edilizia concentrazionaria di un kibbutz.

Povera gioventù, là, che non ride.

 

Ninnì-Assi Dayan

Se qualcuno si immagina di venire qui e di provare a farci sloggiare, fa una fatica inutile

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Questo ti aiuta a capire il trauma degli abitanti dei villaggi arabi scomparsi?

 

Ninnì-Assi Dayan

Ehhh…diciamo così: io ho la coscienza tranquilla. Non provo assolutamente nessun senso di colpa. Del resto gli ebrei venuti in Israele sono stati cacciati dai paesi arabi. Sicché non ho alcun problema di coscienza…la cosa non mi crea problemi.

 

Salvatore, il Regista-Poeta

E' morale sostenere che io, che sono nato a New York, Londra o a Parigi, ho il diritto di                 essere sulla terra di qualcuno, mentre lui non ce l'ha?…

 

(Pasqua-Ahmed e Ninnì-Assi continuano a contendersi la “coperta”.

Assi Dayan intanto riflette un po' sulla domanda fattagli. Poi risponde con tono perentorio…)

 

Ninnì-Assi Dayan

Non dico questo: questa terra non appartiene ad un altro. E' mia…Io sono ebreo, e il popolo ebraico ha un legame eterno con la terra di Israele…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

…un giovane arabo,

coi blue jeans e la magliuccia bianca,

le mani sui fianchi stretti

dalla cintura – con la gran fibbia

sotto l'ombelico, e il cavallo

dei calzoni basso, come per torbido peso.

Coi denti di pietra. Ha la faccia

uguale a quella di noi ebrei.

Ma nella nostra, ahi, non solo non c'è

mai rabbia, né odio, ma nemmeno

la possibilità della rabbia, dell'odio.

Lui sì ce l'ha. Così com'è uomo.

La sua certezza esistenziale,

rinfaccia, dolce, la crudeltà della razza,

a noi ebrei, anzi israeliani,

che con l'inabilità dei miti,

stringiamo le armi in mano, vogliamo

finalmente che la ragione

abbia la sua violenza.

 

*   *   *

 

SCENA 8

Parte un video nel quale delle donne palestinesi vanno a far visita ai loro figli, potenziali kamikaze, arrestati dalle forze israeliane. Mentre in montaggio alternato ci sono altri giovani abitanti di quelle terre, soldati israeliani stavolta, che dicono le loro ragioni. I corpi in scena interagiscono col video e impersonano di volta in volta chi sta parlando nel video, ognuno con una qualità di movimento diversa.

 

Eleonora (soldato israeliano)

Noi, gli ebrei, abbiamo un cuore. Ma da quando ci sono gli attentati è tempo sprecato. Oggi Gerusalemme, ieri Itamar… non è più possibile.

Il nostro ruolo è dunque quello di impedire agli arabi di circolare.

 

(La macchina da presa inquadra il grosso fucile che il soldato ha con sé.)

 

Maria (soldato israeliano)

Chi è kamikaze?… TU? TU? TU? CHI? TU?

 

(Il video si sposta su un'altra scena, un ceck point israeliano, una macchina arriva, i soldati israeliani la ispezionano. Un arabo chiede di passare per portare sua madre in ospedale.

Parte la musica di Purcell. La madre implorante è accostata alle immagini anch'esse imploranti della deposizione del Pontormo.

I soldati pare non vogliano far passare l'uomo...)

 

Rosa (soldato israeliano)

Che cos'ha?

Aspetta qui

Inverti e vattene. Non voglio…

 

(Il video torna alle vicende dei ragazzi arabi in tribunale. I prigionieri arabi cercano di abbracciare le madri e i parenti venuti a far loro visita, ma i soldati israeliani per motivi di sicurezza cercano di impedire che si tocchino.)

 

Giulio (soldato israeliano)

Non toccatevi

 

Angela (soldato israeliano)

Non toccatevi

 

(L'arabo prigioniero nel vedere sua madre piange. I personaggi de La Ricotta di Pasolini richiamano una corona. Immagine della corona di spine. Nel video si vede la Deposizione di Rosso Fiorentino.

Quindi compare un soldato israeliano che parla con l'intervistatore de Il processo di Kafka. Per lui la situazione del mondo è kafkiana.)

 

Camilla (soldato israeliano)

Sarebbe stupendo starsene chiusi un mese con 20 buoni libri…

Mi piacerebbe rileggere Il Processo. L'hai letto?

Corrisponde in pieno alla situazione attuale. Nel mondo e in Israele…

Il nostro mondo è kafkiano…

 

(Ancora immagini di arabi prigionieri in lacrime che cercano di abbracciare i propri cari nell'orario di visita.)

 

Giulio (soldato israeliano)

Non toccatevi

 

Angela (soldato israeliano)

Sono gli ordini. Non ci si tocca.

 

Giulio (soldato israeliano)

Adesso sedetevi

 

Angela (soldato israeliano)

Non toccarlo!

 

Giulio (soldato israeliano)

Parla senza toccarlo!

 

(L'auto del palestinese bloccato riparte alla volta dell'ospedale dove portare sua madre implorante.)

 

Camilla (soldato israeliano)

Kafka è grande. Uno dei più grandi…

 

(Ancora palestinesi che cercano il contatto fisico con i propri cari, negato finché l'ora di visita ha termine.)

 

Giulio (soldato israeliano)

Non toccatevi

 

Angela (soldato israeliano)

È vietato toccarsi!

 

*   *   *

 

SCENA 9

Un soldato israeliano parla delle sue letture religiose.

L'intervistatore gli fa domande più specifiche e lo incalza, imbarazzandolo e spiazzandolo, su un'autrice che il ragazzo-soldato non conosce: Hannah Arendt.

 

Giulio (soldato israeliano)

Io sono religioso…

…leggo moltissimo su questi temi… Maimonide. Tutti quelli che ne parlano…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Conosci La banalità del male?

 

Giulio (soldato israeliano)

E' un libro o un concetto?

Chi lo ha detto? In quale contesto?

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Hannah Arendt…

 

Giulio (soldato israeliano)

Mai sentita nominare…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

La banalità del male è quando dei tipi normali, lettori di filosofia, lettori, commettono degli atti…

 

Giulio (soldato israeliano)

…estremi?

 

Salvatore, il Regista-Poeta

No; una serie di atti minimi che, alla fine producono un grande male…

 

(Il soldato israeliano è molto imbarazzato…)

 

*   *   *

 

SCENA 10

Il Regista un po' stanco, un po' arrabbiato blocca tutto.

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Basta adesso! Basta! Ritorniamo al campo di battaglia.

 

Tutti si risistemano, rassegnati.

 

Le ragioni che parlando darà Dayan e le ragioni che in inconsapevole silenzio darà Ahmed, saranno equivalenti. Non ci potrà essere scelta tra le due!

 

(Con tono sommesso, quasi afono…)

 

…basta…basta…

 

Sono stato razionale e sono stato irrazionale:

fino in fondo. E ora…

Ah, il deserto assordato dal vento,

lo stupendo e immondo sole dell'Africa

che illumina il mondo.

Africa! Unica mia alternativa.

 

Luci in dissolvenza; parte il sax di Gato Barbieri, le immagini del video: le Furie, la selvaggia natura africana e in sottofondo la voce di Pasolini… poi immagini di Uccellecci e uccellini; volti di giovani africani, inconsapevoli, sorridenti e timidi; corpi di vite spezzate a Falluja, vittime de La Ragione… La musica dei Cure Killing an arab come colonna sonora…

I soldati israeliani, i prigionieri arabi, le Erinni e le Eumenidi, gli Uccellacci e gli Uccellini, i corpi del campo di battaglia… tornano ad essere tutti una sola cosa…

 

Salvatore, il Regista-Poeta

Alla fine il cadavere – resuscitato soltanto per il tempo necessario a dare un'intervista – si ricoprirà delle sue orrende ferite, delle sue atroci ustioni, e si riperderà nell'immedicabile silenzio della morte.

È questa conclusione che, insieme ad esprimere un dolore inesprimibile e puramente dato, darà anche il giudizio morale della performance multimediale. Cioè una condanna di ogni nazionalismo – in qualsiasi sua forma storica – e della guerra – per qualsiasi ragione essa avvenga.

Infatti il giovane colto israeliano e il giovane arabo analfabeta, sono una stessa persona. Uno stesso ragazzo morto, a cui nessuno potrà mai ridare la vita perduta per delle ragioni storiche  la cui sproporzione con l'eternità non ha giustificazione alcuna.

settembre 2006