Caro San Nicola
di Giuliana Tatulli

Quando ero bambina qualche settimana prima del 6 dicembre, giorno in cui si festeggia San Nicola, fervevano i preparativi per questa festa. A scuola gli insegnanti per l'occasione facevano imparare a memoria  poesiole e filastrocche piene di rime baciate e di tante belle parole per il Santo così generoso. E che dire delle letterine? Scritte sotto dettatura erano piene di mea culpa per il passato e di buoni propositi e promesse per il futuro. Quasi tutta la lettera era una sequela di non sempre autentici buoni sentimenti e solo alla fine si poteva azzardare una timida e generica richiesta di regali. Solitamente in quei giorni si cercava di essere ubbidienti e di compiacere gli adulti, perché San Nicola, secondo quanto dicevano, pareva un santo piuttosto permaloso e suscettibile, bastava poco perché decidesse di non portare nulla o peggio di lasciare cenere e carbone a chi non si fosse comportato bene (dove poi avesse potuto rifornirsi di questo materiale non si sa, ma allora noi non ce lo chiedevamo). Per tutto un intero anno questa paura non attraversava mai le nostre menti dimentiche delle promesse dell'anno precedente, ma in quegli ultimi giorni riaffiorava dai più reconditi recessi con la nitida memoria di ogni singola marachella, comprese quelle che i genitori non avevano scoperto, ma si sa i santi vedono e sanno tutto e per questo saremmo stati giustamente puniti. Ma forse si era ancora in tempo per rimediare, non tutto era perduto, si poteva tentare di essere un po' servizievoli, un po' arrendevoli e tutto si sarebbe sistemato, chissà! Le mamme erano impegnate a fare il giro dei negozi nella impossibile impresa di conciliare le richieste esose dei figli con le feroci economie imposte dai sempre magri bilanci familiari. Di solito gli acquisti erano effettuati in piccoli gruppi di sorelle e cognate, per cui i bambini venivano affidati alle cure dei nonni, mentre le mamme e le zie dovevano andare dal dottore, o a fare delle commissioni (quali?). In quegli anni, non parlo di chissà quale passato, ma della fine degli anni Sessanta, le mamme sentivano ancora il bisogno di giustificarsi di fronte ai figli per le loro assenze, ma con scarsa fantasia non sapevano inventare una scusa migliore che la visita al dottore, almeno così accadeva nella mia famiglia. Ricordo ancora quei pomeriggi passati a casa di mia nonna con i cugini a far congetture su queste misteriose, quanto inconsuete, uscite delle nostre mamme. Mentre giocavamo facevamo ipotesi sui doni che avremmo trovato prendendoci in giro quando le sparavamo grosse. Pochi giorni fa un mio cugino mi ricordava un episodio che avevo dimenticato. Eravamo a casa di mia nonna e mentre lui, ingenuamente, fantasticava sui regali che si illudeva di trovare la mattina di San Nicola, io, di due anni maggiore, con una punta di sano, ma crudele realismo, avevo rotto la magia rivelando la vera identità del santo. Mentre raccontava nella sua voce c'era ancora traccia della cocente delusione che aveva provato allora ed io ero davvero mortificata. Quando finalmente arrivava il giorno tanto agognato che ansia, che trepidazione! Quasi non si dormiva la notte, all'alba si era già in piedi in cucina a scartare emozionati i pacchetti con la bocca piena di cioccolatini, con un occhio ai propri regali ed un altro a quelli di fratelli e sorelle, con qualche scoppio di invidia o con una soddisfatta espressione di rivincita stampata sul volto. Che bello! San Nicola era venuto e ci aveva lasciato dei regali! Non erano poi così gravi le nostre colpe. Quante inutili preoccupazioni! Poi, continuando a rimpinzarci di dolciumi dal famoso “piatto”, pezzo forte delle regalie di San Nicola, di corsa a vestirsi per vedere, prima di andare a scuola, cosa il Santo avesse lasciato  in casa degli zii e dei nonni. Già dalle sette del mattino la città era tutto un brulicare, in via vai di bambini accompagnati dai genitori che andavano da una casa all'altra con pacchi e sacchetti ad ogni sosta sempre più ingombranti e pesanti. Con quanta soddisfazione si agitavano i doni sotto gli occhi dei compagni che si incontravano per strada! Per la verità, non tutto quello che si trovava era così eccitante, infatti buona parte dei regali era costituita da oggetti utili. Utili, che brutta parola! Come spiegare ai grandi che i regali non possono essere utili? Che si desiderano regali sciocchi, banali, magari di poco prezzo, ma perfettamente inutili e proprio per questo straordinari? E così, giocattoli pochi, lo stretto indispensabile, se si avevano meno di otto o nove anni, e  invece, in quantità sufficiente a coprire il fabbisogno di un intero  anno scolastico, pacchi di quaderni, penne, colori, la nuova cartella a zaino, i vocabolari. Altro regalo utile era l'abbigliamento, si spaziava dai calzettoni, ai pigiami, ai golfini, al cappottino elegante, a sciarpe, guanti e berretti. In pratica il corredo scolastico veniva comprato a dicembre dopo aver preso l'occorrente per i primi due mesi di scuola e il guardaroba per la stagione invernale era rinnovato in quella occasione, arrangiandosi fino ad allora con quello che ancora si poteva indossare dell'inverno precedente. I parenti chiedevano cosa sarebbe servito e così neanche una lira sarebbe stata sprecata in un acquisto inutile. Che bravo San Nicola! Come avremmo fatto senza lui? Eppure, nonostante tutto, nonostante piccole o grandi delusioni, l'emozione e l'aspettativa si rinnovavano uguali ogni anno, e anno dopo anno si ripetevano gli stessi rituali con la stessa trepidazione, anche quando, un po' più grandicelli, si era scoperto l'arcano, perché allora era emozionante fare la caccia al tesoro. Non appena si presentava l'occasione di poter stare soli a casa, anche per poco, l'appartamento era setacciato con molta discrezione alla ricerca dei pacchi nascosti, perché comunque non si ricevevano regali su richiesta e non era consentito scegliere, doveva essere una sorpresa. Oggi i bambini non temono di non trovare nulla, nella maggior parte dei casi fanno precise e dettagliate richieste che puntualmente saranno soddisfatte, le letterine al Santo sembrano la lista della spesa e, sia che conoscano o meno l'identità di chi fa i regali, li si può vedere nei centri commerciali scegliere ed imporre con tono deciso i loro desideri. Le maestre non ci provano neanche ad insegnare qualcosa per la ricorrenza  o a tentare di fare qualche riflessione sul significato di questa festa o sul messaggio di questo Santo. Al massimo si fa qualche disegno e poi a festa passata un resoconto dei regali ricevuti.

San Nicola è tra i santi più noti il cui culto è molto diffuso sia nei paesi orientali che in quelli dell'Europa settentrionale. Gli episodi della sua vita e i suoi miracoli hanno contribuito a creare l'immagine di un santo molto generoso e legato all'idea di regalo. Il suo culto ha cominciato a diffondersi a partire dal VI secolo in Asia Minore e nell'impero bizantino, poi in Italia e in Europa, dopo la traslazione delle reliquie a Bari nel 1087. Il suo nome è di origine greca e significa “vincitore tra il popolo”. Il Santo era nato a Patara, nell'attuale Turchia il 270, unico figlio di genitori devoti ed abbienti. Per la stima di cui godeva sia presso il clero che presso il popolo, ancora laico fu nominato vescovo di Myra (l'attuale Dembre), cittadina turca sulla costa. Pare che avesse partecipato al Concilio di Nicea nel 325 condannando l'eresia ariana. Morì il 6 dicembre in un anno imprecisato tra il 345 e il 352 e fu sepolto nella chiesa di Myra da dove nel 1087 le sue spoglie furono trafugate da un gruppo di marinai baresi. Queste sono le uniche notizie certe della sua lacunosa ed imprecisa biografia. Ma a partire dal VI secolo cominciarono a fiorire e diffondersi varie leggende   che lo resero molto popolare. Si narra che avesse salvato dei marinai da un naufragio, che avesse salvato il suo paese dalla carestia, che avesse liberato tre ufficiali condannati ingiustamente a morte dall'imperatore Costantino. Per questo è il protettore dei marinai, degli oppressi e di chi soffre, ma alcuni episodi in particolare hanno contribuito ad accrescere la sua popolarità. Si racconta che una volta un suo vicino di casa, mercante caduto in miseria, nell'impossibilità di costituire la dote per maritare le tre figlie fosse costretto a prostituirle, allora Nicola per evitare che si compiesse un così turpe destino, entrato di soppiatto durante la notte nella casa del mercante lasciò tre sacchetti colmi d'oro, perché le tre fanciulle di nuovo in possesso della loro dote potessero maritarsi. Un'altra volta era successo che un oste criminale avesse affettato tre fanciulli, che la sera prima erano entrati nella sua locanda, e li avesse conservati in salamoia in un grande barile. Con un intervento miracoloso il Santo li aveva fatti risorgere ed era persino riuscito a convertire l. Un'altra famosa leggenda racconta di quando Nicola, venuto a conoscenza di una carestia che stava decimando i bambini poveri, raccolse grandi quantità di cibo che egli stesso distribuì porta per porta lasciando un grande sacco colmo di frutta, grano e verdura. Tutti questi episodi hanno creato un forte legame tra San Nicola e i bambini e nell'uso popolare di cristianizzare le feste pagane legate al solstizio di inverno è divenuto dispensatore di doni ai bambini in molti paesi tra cui, la Spagna, l'Austria, la Slovacchia, l'Italia e l'Olanda. Il Sanctus Nicolàus altomedievale, Sinter Klass in Olanda, approdato con gli emigranti olandesi in America nell'Ottocento, è diventato il Santa Klaus che noi tutti conosciamo.

Come figura devozionale è rappresentato come un vescovo di età matura, con la mitria, ma più spesso a capo scoperto, che regge il pastorale. I suoi attributi sono tre sfere d'oro o borse di denari poggiate ai suoi piedi o su un libro, tre fanciulli in una vasca e un'ancora. C'è un vasto repertorio di immagini dipinte o scolpite che lo riguarda e attraversa i secoli e i paesi. Il più antico ciclo bizantino sulla vita del Santo in Puglia  è quello di Santa Marina a Muro Leccese.  Esso è precedente al 1087 e testimonia che il culto di questo santo, tra i più venerati in Oriente, si fosse diffuso ben prima che i marinai baresi portassero le sue reliquie a Bari. Nel ciclo sono rappresentate le fasi più importanti della sua vita ed è interessante notare come negli episodi relativi alla sua nomina a diacono, il Santo sia rappresentato con un volto giovane e privo di barba rispetto alla più diffusa e consueta immagine con barba e capelli bianchi. Le scene sono danneggiate e lacunose, si riconosce quella relativa al salvataggio dei marinai in difficoltà, in cui San Nicola appare sulla barca ad incitare gli uomini alla navigazione per poi sparire quando la tempesta è ormai placata. Sempre nel Salento, a Carpignano Salentino, risalente allo stesso periodo, troviamo affrescata l'immagine di San Nicola nella cripta delle Sante Marina e Cristina. Questa cripta era uno spazio di grande prestigio legato ai membri più in vista, sia laici che religiosi, della comunità di Carpignano. Qui il Santo appare raffigurato tra Teodoro e Cristina, rigidamente frontale, come è tipico della pittura bizantina, ha il capo scoperto, un volto stilizzato, le arcate sopraciliari molto marcate ed unite alla sommità del naso lungo e diritto, gli occhi sgranati, le orecchie staccate dal capo, la corta barba bianca striata da venature rosse, la mano destra benedice alla greca, quella sinistra coperta dalla clamide rossa e dall'omophorion a croci rosse regge un vangelo dalla coperta gemmata, mancano il pastorale e gli altri consueti attributi. L'opera appare caratterizzata da un segno grafico quasi esasperato, anologo a quello di altre raffigurazioni in  Grecia, in Siria, nella zona di Matera, testimonianza di una koiné mediterranea di gusto fortemente espressivo. Molto suggestiva è l'immagine che si trova nella Basilica di San Nicola  a Bari. Fa parte di un trittico che comprende anche San Giovanni Teologo e la Madonna della Passione opera del pittore cretese Andrea Rizo da Candia, datata 1451. Qui il Santo è rappresentato a mezzo busto, in posizione frontale, a capo scoperto, la fronte alta solcata da profonde rughe, la pelle scura color terracotta venata da sottilissime lumeggiature biancastre che addolciscono i lineamenti, la casula e l'omophorion di tonalità brillanti. Di gusto completamente differente è il San Nicola raffigurato da Antonello da Messina  nella Pala di San Cassiano. Qui il Santo ha perso la sacralità tipica delle immagini bizantine ed è diventato un uomo occidentale con pelle ed occhi chiari, ritratto con una precisione quasi fotografica, girato di tre quarti sembra guardare fuori dal dipinto, quasi a coinvolgere lo spettatore, la mano destra rappresentata di scorcio come  a sfondare la superficie della pala regge un libro su cui sono poste tre sfere dorate, la mano sinistra impugna un curioso pastorale con la parte superiore in cristallo di rocca.  Un dipinto del pittore olandese Jan Steen, invece, rappresenta la festa di San Nicola, ma non il Santo. In un interno domestico c'è una scena affollata con bambini ed adulti. In primo piano sul pavimento è posata una cesta di vimini piena di dolci, infatti i dolci sono il primo regalo che viene fatto ai bambini da San Nicola nel giorno della sua festa. Una bambina regge in mano una scarpa, infatti si era diffusa l'abitudine di lasciare una scarpa o una calza perché il Santo potesse lasciarvi un dono, in questo caso nella scarpa c'è un ramo secco per il bambino capriccioso che sulla sinistra piange. Una bambina più piccola ha infilato nel braccio un secchio da cui spuntano dei giocattoli; sotto la cappa di un grande camino un uomo con una bambina in braccio indica ad un altro bambino la canna fumaria da cui probabilmente è sceso il Santo per lasciare i regali. Su una sedia, tra gli altri oggetti, si vede un frutto con una moneta infilata come era tradizione regalare forse per ricordare la storia di San Nicola e delle tre fanciulle. Di grande eleganza è la piccola tela, modello definitivo ed autografo di un pala andata perduta,  di Corrado Giaquinto “San Nicola salva i naufraghi” conservata nella Pinacoteca di Bari. Qui il tema tipico dell'iconografia bizantina è risolto in modo del tutto originale. Il Santo appare come un vecchio patriarca, i folti capelli grigi agitati dal vento, forte e rassicurante con un gesto imperioso calma le acque in tempesta. Ma a mio parere le immagini più suggestive sono quelle che provengono dal mondo slavo e russo.  In queste zone il culto del santo era veramente diffusissimo, in Russia non c'è paese che non abbia una chiesa a lui dedicata, né una casa in cui manchi una sua icona. Queste icone, quasi immutate per secoli, ci presentato un San Nicola solenne e ieratico che si stacca sul fondo dorato, con gli abiti vescovili, il volto scuro con la guance incavate,  la fronte alta e spaziosa solcata di rughe, la corta barba brizzolata, lo sguardo ipnotico dritto avanti a sé come a scrutare l'osservatore, il felon bianco ricoperto da una scacchiera di croci nere e sulle spalle l'omophorion bianco a croci rosse, la mano destra benedicente e la sinistra velata mostra il Vangelo chiuso.

San Nicola lasciato il vecchio continente e approdato in America abbandona il suo aspetto e diventa un vecchio elfo paffuto e grassottello e poi nel 1931, il pubblicitario Haddon Sundblom per una campagna pubblicitaria della Coca Cola disegnò l'immagine di Santa Klaus, Babbo Natale, che noi tutti conosciamo, il volto rubicondo, la lunga barba bianca, l'inconfondibile abito rosso bordato di pellicciotto, il cappello a punta rosso e il sacco pieno di doni. Ma questa è tutta un'altra storia.

gennaio 2006