Grandi Madri, Dei, Guerrieri, Amazzoni 1999

Piazza Salvemini, Dei Ciompi, S. Ambrogio, Beccaria,Via dell’Agnolo, de Macci, Borgo La Croce e dintorni
di Giovanni Anceschi

Paolo Tranchina, psicologo analista, si è specializzato nel 1971 all’Istituto C.G.Jung di Zurigo, con una tesi sui rapporti tra psicologia del profondo e movimenti giovanili.
Nel ’69, con Franco Basaglia, ha conosciuto l’esperienza dell’antipsichiatria inglese di Ronald Laing e David Cooper, e successivamente, l’esperienza dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, allora diretto, dopo Franco Basaglia, dal Prof. Agostino Pirella.
Dal 1972 al 1975 ha partecipato all’esperienza di deistituzionalizzazione dell’ospedale psichiatrico di Arezzo, con l’èquipe diretta da Agostino Pirella (vedi: Psicoanalista senza muri, diario di una istituzione negata Ed. Centro di Documentazione, Pistoia 1989) e in seguito ha lavorato a Firenze, Scandicci e Prato, per il superamento dell’ospedale psichiatrico di San Salvi e la creazione dei nuovi servizi territoriali. (vedi: Il segreto delle pallottole d’argento, psicoterapia, servizio pubblico, psicosi, Centro di Documentazione Pistoia 1984).
Le riflessioni su queste esperienze sono state raccolte nel libro Norma e antinorma, esperienze di psicoanalisi e di lotte antistituzionali (Feltrinelli, Milano 1978).
Tra i fondatori di Psichiatria Democratica, ha partecipato attivamente all’attività culturale e politica del movimento.
Dal 1972 dirige, con Agostino Pirella, la rivista “Fogli di Informazione”, edita dal Centro di Documentazione di Pistoia, che ha documentato i processi di deistituzionalizzazione in Italia, il lavoro psichiatrico territoriale, approfondendo i rapporti tra pratiche e teorie, confrontandosi criticamente con diversi rami dal sapere psichiatrico, psicologico e psicoanalitico. I Fogli di informazione sono giunti attualmente al N° 203 e hanno prodotto una collana che ha pubblicato 32 libri.
Oltre a numerosi saggi pubblicati in Italia e all’estero, è autore di diversi libri tra cui: La rinascita delle dee, dalla psicoanalisi delle controculture ai nuovi paradigmi antropo-ecologici (Metis, Chieti 1991); Portolano di psicologia , esperienze, prospettive convergenze di una professione giovane (Centro Documentazione di Pistoia, 1994); Manicomio Ultimo atto, bilanci, rischi, prospettive della chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici in Italia (Centro Documentazione di Pistoia, 1996).
Nel 1998 ha realizzato un CD-Rom contenete la banca data con gli abstracts, descrittori maggiori e minori, di tutti gli articoli dei “Fogli di Informazione” e di altri testi significativi, per un totale di circa 2000 tra capitoli e articoli.
Tranchina lavora attualmente come analista a Firenze e si occupa di formazione e supervisione nei servizi pubblici.

Nel testo scritto sul depliant di presentazione della mostra, ho voluto trattare il lavoro di Paolo per quello che è, adesso, e cioè della sua attività, della sua capacità di scultore, e così ho detto la mia ammirazione per la sua capacità di dare una forma plastica e di scegliere un volume adeguato, giusto, per i simboli in generale, per una famiglia di simboli che gli sta particolarmente a cuore.
Ho evitato invece di sottolineare che Paolo ha una grande abitudine a manipolare i simboli, all’interno di quella che è stata la sua attività centrale di tutti questi anni, prima che decidesse di fare lo scultore, prima che venisse fuori questa cosa che lo ha coinvolto. Questa sua attività è stata sempre strabordante di energia, e questo strabordare di energia si è trasferito anche alla sua nuova attività. Anche nelle istituzioni è sempre stato coinvolto intorno a questo lavoro sui simboli. E soprattutto il suo strumento principale in tutto questo tempo sono state le parole.
Però, dopo aver visto tutta questa produzione veramente straordinaria, è un po’ che mi girano in testa, mi sono venute in mente due frasi in particolare.
Una è una frase frivola, leggera, forse, che fa parte di questo sapere che è venuto sedimentandosi nelle canzoni, ed è quella frase: “sassi, sassi che il mare ha consumato sono le tue parole d’amore per me”. Questa è la prima frase.
Poi mi è venuta in mente un’altra frase che non è dolce, leggera, leggiadra come questa, ma è una frase che fa anche persino un po’ paura, e cioè: “Le parole sono pietre”. E’ una frase poderosa, però mi è venuto da pensare che è vero anche il contrario, nel senso che mi è venuto in mente che le pietre di Paolo sono parole. E’ evidente che sono parole di una favola, di un mito, quindi sono parole narrative.
Le abbiamo viste queste opere che raccontano. Sono anche le parole di un evento, di un rito, di una festa, sono parole anche teatrali, sceniche in qualche misura, perché, dicevamo, sono personaggi, persone, direttamente persone, certamente personaggi.
E poi, secondo me, oltre a queste due cose, sono anche le parole di una conversazione. E questo aspetto della conversazione è venuto fuori con questa iniziativa, con questa operazione, con questa cosa straordinaria che si è inventato Paolo, che è quella di esporre le sue opere, le sue pietre, le sue “pietre figure”, mi piace chiamarle, dentro ai negozi, alle vetrine dei negozi.
Paolo ha trasformato la sua mostra in una cosa molto particolare, non ha accettato una cosa che sarebbe stata davvero limitante, non ha accettato di essere un principiante che si espone e si cela nella inaugurazione della sua prima mostra dentro una galleria. Non ha accettato questo. Ha fatto così una cosa che ha sempre fatto, delle cose che sono sempre state delle azioni forti, delle iniziative complicate che coinvolgono le persone. In questo senso, conversazione. In questo senso sono parole, frasi, di uno scambio di frasi.
La sua mostra è appunto qualcosa che invade. Sono oltre centocinquanta opere in oltre cento vetrine, non è veramente uno scherzo.
Oltre centro vetrine che sono diventate un fatto, un evento, qualcosa di altrettanto importante, perché le vetrine, sono di per sé l’organo comunicativo del negozio, e, se ci si riferisse a un corpo, si potrebbe dire che sono l’organo particolare, dedicato allo scambio comunicativo, espressivo anche, e seduttivo. La vetrina serve a dire cosa c’è dentro, nel negozio, ma non a dirlo solamente, non è informare solamente, ma esprimere che cosa c’è dentro. E serve anche a esporre personaggi che sono molto spesso seducenti, ma anche respingenti, ma sempre in un quadro di ambivalenza, almeno.
L’ultima cosa che mi viene da dire - perché sono stato con Paolo a fare un giro per il quartiere - la cosa straordinaria, è quello che hanno prodotto queste pietre. Cioè, uno dice: “Va bene, sono lì, le mettono lì le pietre ed è finita”, invece no, invece no. La cosa più eclatante, per motivi che sono anche ovvi, è il negozio del corniciaio in via dell’Agnolo. Lì questo fenomeno di un organo particolarmente predisposto a esporre, di cui la cornice è un organo suppletivo, è particolarmente significativo. Infatti, il corniciaio lavorando, come dice Paolo, da vetrinista, con questa competenza straordinaria, questo design effimero che è la capacità del vetrinista, ha inscenato questa situazione dove la pietra, la Grande Madre dagli Occhi Rotondi, acquista un significato particolare. Lì addirittura c’è la statua, intorno la cornice, intorno l’altro organo lì a porgere questa opera che è la vetrina.
Insomma, ecco, la cosa buffa è che mi è venuta in mente di nuovo, per associazione di idee, è che anche i calcoli sono pietre. I calcoli sono queste cose anche un pò irritative che vanno dentro al corpo e lo cambiano, ma che a modo loro sono benefici. La cosa interessante è che irritativo vuole anche dire stimolante, vuol dire che cambia, che ha il potere di cambiare.

 

Indirizzo dell’autore:
Via dell’Agnolo 37 - 50122 Firenze
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settembre 2005