Ostuni in festa

È libera, è festa
di Gaetano Cataldo

Non è usuale parlare di un evento pubblico, di cultura e di spettacolo quando questo è già accaduto. Solitamente si fa prima, per preparare la promozione e la diffusione di un’iniziativa, per favorirne la sua riuscita. I commenti del dopo servono a tracciare bilanci, capire cosa è andato bene, cosa non è andato.
La riflessione sulla Festa Nazionale delle/dei Giovani Comuniste/i tenutasi a Ostuni dal 14 al 24 luglio vuole rompere questo schema. Non ho intenzione di tracciare bilanci ma credo che questa esperienza di per sé abbia rivisto il normale stereotipo delle nostre feste e iniziative pubbliche, uno spazio pubblico che va rivisto nei suoi tempi e modi. Lo spazio pubblico creatosi in quei giorni parla di una sperimentazione ancora in corso: la giovane generazione, anche impegnata e schierata politicamente, non segue le orme “classiche” di un percorso non sempre facile della politica. I/le Giovani Comunisti/e, in particolar modo, conoscono quanto è essenziale contaminarsi, sperimentare e camminare fuori dal solito tracciato. In poche parole la “liberaFesta” di Ostuni si potrebbe riassumere così: una piacevole navigazione alla deriva ma con l’obiettivo chiaro di percorrere il Mediterraneo per portare un messaggio diverso di pace, contro la guerra, per i diritti, contro la precarietà lavorativa e esistenziale.
Costruire un festa non è semplice anche perché la “tradizione” delle nostre feste è molto limitata ai paesi, dove l’iniziativa pubblica di punta è legata all’evento di qualche giorno che si tiene con la “bella stagione”. Non siamo abituati a fare feste lunghe settimane che creino delle piccole città nelle città, che vivono a lungo nella politica, negli eventi culturali, nella gastronomia. L’entusiasmo non è mancato da parte di chi è più giovane ma soprattutto da parte di giovane è sempre, tante e tanti compagne/i che hanno rivisto e rivissuto i momenti in cui “le feste erano un’altra cosa”: nei racconti tra un allestimento e un altro sono emerse le esperienze pregresse, più o meno fortunate, che vivono in un alone quasi mitico: le leggendarie feste dell’Unità, le feste dell’MLS…le feste dell’Altra Sinistra…
La Festa di Ostuni ha fuso esperienze e inesperienze, passato e futuro, giovani generazioni e generazioni meno giovani: dieci giorni di politica, musica e fatica. Il nostro sforzo come organizzazione giovanile corroborato da un appoggio della Rifondazione ha permesso la sperimentazione ma soprattutto la costruzione di comunità. Questo aspetto più di ogni altro ha stupito noi stessi e chi ci ha visti all’opera: ognuno/a di noi era relatore in qualche dibattito e poi si spostava alla friggitrice in cucina o aiutava a tenere un minimo (e per nulla militare) servizio d’ordine ai concerti oppure riparava i manifesti stracciati dal vento implacabile che soffia costante nel tacco salentino. Non c’era un luogo della decisone contrapposto alla “manovalanza”: i/le Giovani Comunisti/e e quante/i esterni all’organizzazione si sono mossi all’unisono, senza divisione di ruoli, una vera organizzazione orizzontale.
Naturalmente tanta è stata la politica: abbiamo provato a chiudere prima della pausa estiva una straordinaria stagione che si è inaugurata in Puglia, non solo per la vittoria di Nichi ma anche e soprattutto per una rinata voglia di politica che è emersa in questi mesi. Non si poteva non festeggiare, non si poteva non ripartire da un momento in cui tutte e tutti potessero rivedersi dopo lo sforzo delle campagne elettorali. Certo, ci si è rivisti per fare un altro notevole sforzo, costruire una festa e farla funzionare, ma per molti/e di noi è stata quasi una vacanza. In dieci giorni abbiamo parlato di diritti, partecipazione, nuovi scrittori e modi della scrittura, calcio e solidarietà internazionale, antimafia sociale e nuova questione meridionale. E’ stata una prima volta e come tutte le prime volte ha luci e ombre. Ha permesso però a molti/e un’esperienza importante, per questo l’anno prossimo la rifaremo.
Sarà la nostra lenta riconquista del Mediterraneo che non può essere un mare di guerra, che è un mare di festa!

settembre 2005