LEONARDO LUDOVICO

POETA DEL COLORE

Fra arte e poesia esiste una contiguità di ricerche, parallele fra loro perchè emozionali, intriganti nello spirito e nell'inconscio. E', confidando in queste premesse, che Leonardo Ludovico ha fondato il suo modo espressivo. Il pensioero creativo di Ludovico è un serio dibattito fra l'immaginario e l'analisi acuta di una visione astrale della realtà. I suoi quadri sono il concentrato di visioni, sogni dove luce, colore e materia si fondono creando astrazione. L'attualità dell'istante, le mille prospettive, si fanno balzare in quel tunnel esistenziale dell'inconscio. Ludovico è poeta che sogna e riflette, trasfigura con la sensibilità coloristica lo squallore del quotidiano, il dualismo fra l'impossibile bellezza della natura, e l'ingenuità del fantasticare. L'ispirazione di Leonardo Ludovico è radicata nel sogno e nel profondo "IO", i suoi ritratti psicologici, le figure femminili, i paesaggi mistificati vengono trasfigurati in visione surreale. Lo stile pittorico di Ludovico appare originale, i sipari scenografici, i colori si aprono all'incanto fatato, al mistero dei luoghi. Avvicinarsi al suo mondo è come varcare la soglia di una dimensione fuori dello spazio e del tempo per smarrirsi nel mondo infantile e sincero. Non sono un critico, ma semplicemente un amico, che dedica un pensiero ad un uomo che crea con l'anima.

Francesco Petrollo

 

BIOGRAFIA

Leonardo Ludovico

Leonardo Ludovico, nato a Gioia del Colle (BA) nel 1921, vive ed opera in una fiorente vallata sempre verde a Vallemosso (BI), dove produce e crea instancabilmente le sue opere. Da tanto tempo il suo talento ha prodotto tentissime opere che lui tiene, gelosamente custodite e ne decanta le motivazioni psicologiche; sì, perchè la sua pittura è così, si avvicina al mondo reale e fantastico di Chagall, Ernst, Klee. Ha tenuto numerose mostre personali, vedi quella di Palazzo Ferrero a Biella. Di lui hanno scritto tanti critici: Cabutti, Zamboni, Spinelli, Mondello, Pozzato, Spinardi, Don Mario Coppo, Puvioni, Pulati. Bibliografia essenziale: La Stampa, Il Biellese, Eco di Biella, Provincia di Biella, Notizia Oggi, Corriere Valsesiano, Master Magazine, Il Ponte italo-americano.

 

NEI DIPINTI DI LEONARDO LUDOVICO
L'OCRA TERROSO DELLA LIMONITE

 

La diffusione anche europea, in questi primi anni '80, di una coscienza postindustriale o postmoderna, ha riaperto all'immaginazione uno spazio molto più ampio e decisivo di quello tollerato nel decennio precedente dalla logica dell'avanguardia: la vitalità della fantasia come costume e come spettacolo, senza inibizioni nei confronti del suo stesso passato, diviene trainante in una situazione di massa che si esprime sotto il segno del "soffice". Se l'attività di Leonardo Ludovico si situa per diversi motivi nella polarità dell'art brut, la sua presenza espositiva, e proprio in questa sede, può anche contribuire più in generale a una riproposta del significato dell'art brut, a una rilettura critica e a un ritrovamento del suo calore esistenziale e fantastico, per tutti, nella mutata situazione degli anni ottanta.

Lucio Cabutti

La gioia del colore è Leonardo Ludovico, che esprime nella sua pittura avvenimenti e scoperte con folgorazioni profetiche. Visioni astrali, esplorazioni di profondità marine, lavorio incessante di mistici giardini, riflessioni interiori appaiono sulle tele in forma cristallina ed in umile obbedienza, propria di chi vive in fede e ottimismo. Il messaggio è il frutto di una lunga attesa meditativa e operosa e appare in un caleidoscopio che affida al lettore contemplativo la conclusione dell'opera.

Mario Coppo

 

Le opere di Ludovico sono un autentico inno al movimento della fantasia e dei fenomeni naturali, un monumento al moto, in una parola, alla vita, in tutte le sue manifestazioni. E' come se improvvisamente una sapienza antica, compressa nelle cavità più remote dell'inconscio, prorompesse dalla irrefrenabile immaginazione dell'artista in tutta la sua abbagliante essenzialità. Una sorta di "implosione mnemonica", di rigurgito fantastico, "mostruosamente" semplice, che ci riporta alle radici orientali della cultura paleocristiana. "Tutto esiste e nulla esiste: ciò che è costituto da aggregazioni di atomi, di cellule, di ciò che si pensa, ciò in cui si crede. Il pensiero è un'energia e consuma energia", e anche la materia è un coordinamento di energia elettrica fatta - per dirla col Buddha- di un "sottile calore impulsato". Con questa specie di orientalismo affatto "turistico" il riguardante viene posto di fronte ad una fenomenologia dell'interiorità che trae origine dalla "sofferenza universale generata dalla vita".

Bruno Pozzato (aprile 1997)