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Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi

Contenuti:

(inizio)    Carissimi,
iniziamo un nuovo anno pastorale.

Lo affidiamo al Signore Gesù, che sentiamo vivo e presente con noi, come guida e maestro, attraverso l'azione dello Spirito.

Sarà ancora un anno di grazia, in cui ci sentiremo sostenuti dall'Eucaristia, celebrata e ricevuta con rinnovata fede e con amore, alimento del nostro cammino di Chiesa
Chi mangia di me vivrà per me" (Gv 6, 57)

Come annunciato lo scorso anno, viviamo il biennio in ascolto profondo di questa affermazione decisa ed impegnativa del Signore Gesù. Di fronte al miracolo continuamente rinnovato del suo dono eucaristico, comprendiamo sempre meglio che non possiamo vivere l'Eucaristia come un momento isolato o semplicemente rituale, ma che tale incontro deve sempre più plasmare il nostro modo di vivere.

Il Congresso Eucaristico che abbiamo celebrato in diocesi con tanti contributi significativi di riflessione e di preghiera e la proposta del Santo Padre di vivere un intero anno dedicato all'Eucaristia ci confermano nel riconoscere la centralità di questo gesto in cui Gesù ci chiede non solo di incontrarlo, ma di "mangiarlo".

La parola di Gesù, "chi mangia di me vivrà per me", ci fa capire due dimensioni fondamentali del valore che ha nutrirsi di lui. "Vivrà per me", nel senso che è lui che ci dona la possibilità di vivere, che è grazie a ciò che riceviamo nell'Eucaristia che possiamo dirci davvero "vivi", partecipi della sua vita. Ma "vivrà per me" significa anche che è per lui che dobbiamo vivere, cioè che solo per lui ed il suo Regno ha senso spendere le nostre energie, le nostre capacità, nel modo che lui stesso ci consegna, diverso per ciascuno, secondo una particolare vocazione, ma tutti uniti dal desiderio di servire.

(inizio)    1. In quell'ultima sera

Per capire meglio questa parola di Gesù abbiamo deciso di dedicare questi due annI a riflettere sugli inviti che accompagnano i gesti dell'ultima cena.

"Fate questo in memoria di me" (Lc 22, 19) è la parola che ci ha guidato lo scorso anno, la parola con la quale il Signore affida ai suoi discepoli il compito di perpetuare nei secoli la celebrazione dell'Eucaristia, per renderlo vicino ad ogni uomo.
"Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13, 15) è la parola dalla quale vogliamo farci accompagnare in questo nuovo anno pastorale.

Là dove gli altri vangeli e s. Paolo ci raccontano dell'istituzione dell'Eucaristia, del gesto dello spezzare il pane, donato come suo corpo da Gesù, il vangelo di Giovanni ci racconta del gesto della lavanda dei piedi. Quell'ultima cena di Gesù con i suoi è arricchita da questo gesto sublime di carità, in cui il Figlio di Dio si pone nella posizione del servo di fronte ai suoi discepoli e chiede loro espressamente di fare del servizio reciproco il loro stile di vita, di fare della carità, del dono di sé, la logica alla quale ispirare ogni gesto ecclesiale, personale e comunitario.

Con la stessa solennità dei gesti sul pane e sul vino, Gesù accompagna esplicitamente il suo gesto con il comando di ripeterlo. Non basta ricordare ciò che lui ha fatto, ma siamo chiamati a riviverlo nelle nostre scelte. (cfr. Gv 13, 1-17).

Sono due gesti tra loro profondamente legati. Il dono di sé fatto nell'Eucaristia ed il dono di sé fatto nella carità si completano a vicenda. E a noi, discepoli, il Maestro chiede di continuare ad accogliere il dono eucaristico per essere capaci di vivere il dono esistenziale. Proprio perché ci nutriamo di lui che si dona, siamo resi capaci e continuamente spinti al dono di noi stessi.

La logica del servizio è quindi la logica che appartiene più profondamente a chi accoglie il dono eucaristico. La Chiesa, abbiamo meditato lo scorso anno, si raccoglie intorno all'Eucaristia celebrata e da essa trova sempre nuove energie per il compimento della sua missione.

Ma nell' esperienza che facciamo, scopriamo che non solo siamo tutti chiamati a servire, ma che ciascuno lo è in una forma particolare, secondo una sua vocazione specifica.

(inizio)    2. Una varietà di vocazioni

Se come battezzati tutti siamo chiamati ad essere parte viva della Chiesa, membra del corpo di Cristo, di cui lui stesso è capo e Signore, ciascuno è chiamato a farlo in modo personale, secondo il dono della propria vocazione. Le vocazioni sono diverse, secondo la forma di vita, e diversi sono i servizi propri della vita ecclesiale affidati a ciascuno (cfr. 1Cor 12, 4-31), e a tutti è dato di vivere in modo originale ed in pienezza l'esperienza cristiana.

(inizio)    2.1 Fedeli laici

A loro in particolare è affidata la missione della "consacrazione del mondo", cioè di ricondurre a Dio tutte le realtà. Al battezzato che vive nel mondo è chiesto di dare spazio a Dio, di lasciarlo operare attraverso di sé, perché tutto ciò che si opera porti il suo segno caratteristico. Il vivere in una casa, il compiere un lavoro, l'intrecciare relazioni, l'esprimere la propria creatività o abilità, tutto ciò che l'uomo e la donna compiono nella loro vita sono vie preziose che Dio stesso percorre, se sappiamo vivere in comunione con lui, nella sua grazia, tutti gli aspetti della nostra vita.

Tutti i giorni, ma in modo particolare tutte le domeniche, la possibilità di nutrirsi dell'Eucaristia è il dono che Dio fa per rinnovare e rinsaldare la comunione con lui, per sostenere la nostra capacità di servizio e di dono. Così nutriti, siamo da lui educati al dono di noi stessi, che consente ai figli di Dio che vivono nelle strade del mondo di non farsi prendere da egoismi ed interessi particolari, ma di compiere con fedeltà e fino in fondo la loro missione. Anche all'interno della comunità cristiana è indispensabile una sempre maggiore assunzione di responsabilità da parte dei fedeli laici, che proprio perché impegnati in prima persona nel trasformare la realtà umana sono portatori delle istanze più vere e radicali e strumenti naturali della più efficace azione evangelizzatrice. In modo speciale in tal senso è essenziale il contributo che essi portano in organismi come i consigli pastorali parrocchiali e vicariali.

C'è ancora spazio nelle nostre comunità per migliorare l'attenzione al mondo laicale, il suo protagonismo, e per crescere nella capacità di offrire a tutti i laici il giusto sostegno e nutrimento per la propria azione. Certo, come evidenziano i Vescovi nel documento programmatico di questo decennio, il mondo laicale è molto vario, perché comprende esperienze di fede e di pratica religiosa molto differenti, che vanno dai partecipanti assidui alla Messa domenicale e costruttori attenti della comunità, a chi si limita all'appuntamento liturgico, a chi vive solo occasionalmente momenti ecclesiali, a chi, battezzato, sembra aver dimenticato ogni riferimento ecclesiale.

È compito di tutti noi riuscire a far cogliere lo straordinario valore della fedeltà all'appuntamento domenicale e vivere la liturgia di ogni domenica in modo che sia vero nutrimento e fonte di un progressivo coinvolgimento di tutti, in tutte le dimensioni della vita ecclesiale, secondo le possibilità e le vocazioni diverse.

Dovremo educare sempre meglio a vivere la condizione laicale non come assenza di scelte, ma come vera risposta ad una vocazione, che impegna, per sé e a vantaggio di tutti, a spendere i talenti ricevuti in una trasformazione della realtà quotidiana, così che sia permeata dai tratti eucaristici dell'offerta e del ringraziamento.

(inizio)    2.2 Sposi cristiani

Per molti fedeli laici la vocazione personale si specifica ulteriormente con la chiamata al Matrimonio cristiano. Chi sceglie di celebrare tale sacramento sa di porre nelle mani di Dio l'esperienza di amore coniugale che vive, riconosce in chi ha accanto il dono che Dio ha fatto e con lui/lei si impegna a vivere per sempre una risposta di amore reciproco che sia per tutti annuncio della fedeltà e totalità dell' amore di Dio per noi. Nell'edificazione vicendevole, nella relazione tra le generazioni, nella relazione con le altre famiglie e la società, gli sposi cristiani sono chiamati ad una particolare forma di santità, a realizzare nella loro casa una vera esperienza di Chiesa che costruisce l'intera società e la comunità ecclesiale.

Gli sposi che vivono con fedeltà la Messa domenicale si lasciano nutrire da essa per vivere il dono reciproco. Alla scuola del convito che Gesù offre ai suoi, imparano l'arte del costruire la comunione intorno alla mensa familiare, riconoscono il valore straordinario del sacrificio di sé per essere strumenti portatori di vita per altri (in modo specialissimo nell' esperienza del generare i figli) e possono sperimentare la capacità innata che ha l'amore reciproco di coinvolgere altri e di farli entrare in un circuito di amore. Ciò vale nel rapporto tra le generazioni che nelle case siamo chiamati a costruire come nel rapporto tra famiglie diverse e con situazioni di disagio e di difficoltà che proprio all'interno delle famiglie possono avere uno sbocco realmente rigenerante (es. adozioni, affido, vicinato attento al servizio, ecc.).

Certo non sono poche anche le persone che vivono la difficoltà di una esperienza matrimoniale non serena, segnata anche da infedeltà e separazioni. È solo nella forza del cibo eucaristico che si può trovare il coraggio necessario a custodire la fedeltà promessa e a vivere comunque la propria generosa donazione.

L'appuntamento domenicale con la Parola di Dio e con la celebrazione eucaristica anche se non è consentito comunicarsi, è strumento prezioso anche per chi, per vari motivi, vive in una situazione irregolare di convivenza o di unione soltanto civile per l'esistenza di matrimoni precedenti. La partecipazione a tali momenti aiuta sempre meglio a comprendere la propria situazione, a ricreare vie per raggiungere una sempre più piena comunione con Dio e la sua volontà, a lasciarsi condurre dallo Spirito per maturare risposte di fede per sé e per le proprie famiglie.

Sempre meglio dovremo operare nelle nostre comunità perché la scelta del Matrimonio cristiano non sia mai un fatto scontato o legato ad abitudini o convenienze familiari, ma sia sempre risposta a una personale vocazione, accolta e scelta in un vero contesto di fede. Parlando della parrocchia, seguendo il documento dei vescovi italiani, tornerò ancora a sottolineare il servizio da offrire alle nostre famiglie ed il loro coinvolgimento nella vita ecclesiale.
 

(inizio)    2.3 Religiosi

Un dono singolare di Gesù alla sua Chiesa è la vocazione alla vita religiosa, alla vita, cioè, ritmata dalle promesse di castità, povertà e obbedienza, secondo le regole proposte da grandi figure del passato recente o lontano nel tempo. Nelle vie della vita contemplativa o del servizio attivo ai fratelli, religiosi e religiose sono per tUtta la Chiesa un richiamo vivente alla vita di Gesù, alle sue scelte ed indicano perciò, con la loro stessa vita, ciò che vale davvero, che cosa è più importante. Con il loro stile di vita ed anche con la loro attività di preghiera, di servizio ai malati, alle comunità, alle nuove generazioni, alle famiglie, arricchiscono la comunità intera con il richiamo alla vita "beata" alla quale Gesù ci chiama nel messaggio delle beatitudini. Ogni celebrazione eucaristica può diventare per loro l'occasione per rinnovare il patto nuziale con Cristo, l'impegno di dare la vita gli uni per gli altri e l'attenzione instancabile a tUtti i fratelli nell' accoglienza e nel servizio.

Nutriti dall'Eucaristia, i religiosi puntano con decisione tutte le loro energie verso la piena comunione con Dio del Paradiso ed invitano tutti ad avere ben presente questa meta nelle proprie attività.

La nostra Chiesa locale, mentre ringrazia il Signore per quanti vivono questa testimonianza nei quattro monasteri contemplativi, nelle esperienze eremitiche e nei molti istituti di vita attiva, deve impegnarsi ancora nella preghiera e nella valorizzazione di questa forma di vita, perché le nostre comunità religiose possano essere rinnovate anche con il contributo di nuove vocazioni alle diverse forme di vita religiosa.

 

(inizio)    2.4 Presbiteri

Parlando delle vocazioni in relazione all'Eucaristia un posto tutto particolare ha la vocazione dei presbiteri. È ad essi infatti, che la Chiesa affida il compito di celebrare l'Eucaristia a vantaggio di tutti i fedeli e proprio da questo gesto fondamentale acquista il suo significato più pieno tale stato di vita. Dalla celebrazione quotidiana del pane spezzato e del vino versato i presbiteri sono educati al dono di sé per la vita della Chiesa alla quale sono destinati. Non per se stessi, ma per "rendere idonei i fratelli a compiere il ministero" , cioè per il sostegno e l'accompagnamento di tutte le vocazioni nella Chiesa, sono chiamati a vivere nella carità pastorale i gesti del loro servizio nel raccogliere la comunità, nell' annunciarle il Vangelo, nel mettere a sua disposizione i doni sacramentali, nell' animarla alla vera carità per tutti gli uomini.

La nostra diocesi, come tante Chiese del mondo occidentale, vive un tempo di povertà di tali vocazioni, indispensabili per la sua vitalità. Deve perciò farsi più frequente e fervorosa la nostra preghiera, più capillare ed attenta la nostra pastorale vocazionale, più forte e impegnativa la nostra proposta giovanile perché il Signore possa incontrare le risposte positive che gli sono necessarie per condurre le nostre comunità alla pienezza dell'incontro eucaristico.
Nei vicariati e nelle parrocchie non devono mai mancare durante l'anno occasioni in cui esprimere questa preghiera, secondo il comando di Gesù, ed occasioni in cui sia dato ai giovani di conoscere meglio il senso della vita del presbitero e i percorsi della sua formazione, valorizzando in modo particolare le iniziative proposte dal Seminario diocesano.
Sarà tempo speso nel modo migliore, quello donato ad accompagnare giovani a "fare chiarezza" sulla via in cui lo Spirito li chiama al dono totale di sé.

 

(inizio)    2.5 Diaconi

Accanto al servizio dei presbiteri vi è anche la preziosa presenza dei diaconi permanenti. Essi partecipano del sacramento dell'Ordine sacro per essere nella comunità i segni viventi del servizio di Gesù per ogni fratello. Mi pare bello notare che il gesto della lavanda dei piedi presenta in modo efficace la figura di Cristo Servo che il servizio diaconale è chiamato a rendere presente in una comunità tutta dedita alla carità come il gesto della frazione del pane è il cuore del servizio presbiterale che costituisce la comunità eucaristica.

Nati nel contesto del giovedì santo, questi modi di richiamare sacramentalmente la presenza di Gesù sono entrambi necessari alla vita della Chiesa per esprimere e concretizzare il servizio pastorale del Vescovo che attraverso di loro può raggiungere ogni comunità.

Nella nostra diocesi non sono poche te piccole e grandi comunità che possono ricevere il conforto della comunione domenicale grazie alloro servizio o che vedono in loro riferimenti importanti nell' animazione del servizio della carità nelle molteplici forme che esso assume. Ma certamente ancora molti sono i bisogni che possiamo riconoscere e perciò anche questa vocazione deve essere annunciata a tutti ed in modo particolare a quegli uomini che per sensibilità ed esperienza ecclesiale potrebbero offrire un contributo rinnovato alla vita delle nostre comunità in questo particolare ministero.

(inizio)    3. Molti servizi per l'unica Chiesa

I diversi servizi ecclesiali possono essere realizzati in forme diverse anche a seconda dei bisogni concreti di una comunità o di una realtà sociale, ma vivono insieme il grande valore del servizio volontario.

(inizio)    3.1 Il servizio del volontariato

Non deve cessare di stupirci e provocare il nostro costante ringraziamento a Dio che suscita ogni bene, e a tanti nostri fratelli, 1'esperienza quotidiana che facciamo di un grande numero di volontari, di persone cioè che con gratuità offrono tempo ed energie per la vita della società e della Chiesa.

La chiamata a prendersi cura gli uni degli altri è primordiale ed accompagna la storia degli uomini da sempre (ricordiamo la domanda di Dio nella Genesi: "Dov'è Abele tuo fratello?" - Gn 4, 9), ma il precetto dell'amore reciproco che Gesù ci lascia, sempre nel contesto dell'ultima cena ("Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato" - Gv 13, 34), propone a noi cristia­ni tale impegno come un'urgenza ed una necessità speciale e prioritaria.

Il Signore Gesù chiama a mettersi a servizio con talenti e doni particolari fatti a ciascuno, in molti modi ed in diverse dimensioni. Tutte le forme del volontariato sociale ed umanitario sono occasioni in cui anche i cristiani possono offrire il loro contributo al miglioramento della vita dei fratelli e sono un modo nobilissimo di portare a compimento la missione di essere "cibo" gli uni per gli altri che l'Eucaristia insegna e sostiene in noi.

Ma vogliamo riflettere in modo particolare come anche le nostre comunità ecclesiali, vicariali e parrocchiali possono vivere ed operare grazie al prezioso contributo di molti volontari.

Possiamo raccogliere tali servizi in alcune grandi categorie.

(inizio)    3.2 Le aggregazioni ecclesiali

Non pochi fedeli laici vivono la loro partecipazione alla comunità unendosi in aggregazioni che sostengono la formazione dei singoli membri e svolgono un valido servizio di animazione cristiana in settori diversi della vita sociale ed ecclesiale.

Nel recente documento dei Vescovi italiani sulla parrocchia abbiamo ribadito che l'Azione cattolica "non è un'aggregazione tra le altre, ma per la sua dedizione sta­bile alla Chiesa diocesana e per la sua collocazione all'interno della parrocchia deve essere attivamente promossa in ogni parrocchia.” Anche nella nostra diocesi c'è biso­gno di un nuovo impegno per la promozione di tale aggregazione, perché i laici possano rispondere a questa particolare vocazione e siano sempre meglio aiutati a lavorare insieme in modo organico, nel servizio delle comunità e della società, attra­verso una seria formazione ed iniziative responsabilmente assunte. Anche l'AC dio­cesana potrà verificare le situazioni in cui una maggiore attenzione alla dimensio­ne vicariale o interparrocchiale di sue iniziative può consentirne una maggiore efficacia.

Per tutte le aggregazioni è importante vigilare perché sia più consistente ed effi­cace la proposta formativa che esse offrono, esigenza impellente del mondo giova­nile ed adulto nelle nostre comunità e perché sappiano esprimere sempre un vero servizio a tutta la Chiesa, anche facendo confluire nella celebrazione eucaristica domenicale all'interno delle parrocchie e dei vicariati la ricchezza della loro espe­rienza di preghiera, di riflessione e di servizio.

I molti settori della vita sociale, molti aspetti della vita artistica e professio­nale, sportiva e culturale possono ricevere un contributo prezioso dai cristiani anche attraverso questo strumento del loro aggregarsi, dell'operare non in modo isolato ma organizzato, favorendo anche la coesione a livello diocesano e la collabo­razione tra le varie comunità parrocchiali.

Particolarmente prezioso perciò, risulta il servizio offerto dai responsabili delle diverse aggregazioni, sempre impegnati anche a far crescere l'esperienza della comu­nione reciproca tra le aggregazioni valorizzando gli organismi di partecipazione dio­cesani e vicariali.

In questo modo si valorizza pienamente anche il contributo dei movimenti per una pastorale "integrata”, cioè in cui ciascuno offre il suo specifico contributo. Ogni realtà ecclesiale, infatti, deve essere riconosciuta e accolta con fiduciosa apertura e gratitudine allo Spirito che la suscita e deve essere vissuta dai membri con il deside­rio di vera collaborazione con tutte le altre realtà, in comunione con le indicazioni del Vescovo.

(inizio)    3.3 I servizi ecclesiali
Le varie dimensioni della vita ordinaria delle nostre comunità provocano il delinearsi di molti servizi, da quelli di tipo più pratico-organizzativo, come il ruolo di chi si occupa dei beni economici o del mantenimento delle strutture, a quelli più legati alla vita spirituale, come gli operatori della catechesi, della liturgia, della carità, dell'animazione missionaria.

Ogni comunità parrocchiale non vive senza questi servizi, senza esprimersi in queste dimensioni non può dirsi una comunità cristiana completa. Il confronto e la collaborazione delle parrocchie all'interno dei vicariati dovrà aiutare a vivere sempre meglio, cioè in modo consapevole e qualificato, tali servizi.

Non si tratta infatti, di "fare qualcosa” o di "dare una mano al parroco", ma di rispondere ad una chiamata personale che il Signore fa all'interno della sua Chiesa, che nasce con il contributo responsabile di tutti. Rendersi conto che è a lui che si sta rispondendo deve aiutare a voler sempre migliorare il proprio servizio, attraverso la formazione necessaria che il livello vicariale e diocesano possono assicurare in modo più adeguato e attraverso l'organizzazione più adatta a raggiungere un migliore risultato. Ogni vicariato potrà riflettere utilmente su quali servizi potranno o dovranno essere svolti a livello di ogni parrocchia e quali invece risulteranno più fruttuosi se organizzati a livello vicariale, sapendo vivere anche la comunione delle energie e dei beni disponibili tra le varie parrocchie.

Agli operatori nei vari settori all'interno di una stessa realtà territoriale (parrocchia, vicariato, diocesi) è affidato poi anche il compito di vivere ed annunciare la comunione. Raccogliersi tutti nel celebrare l'unica Eucaristia, nel lasciarsi nutrire dall'unico pane fonda e sostiene l'impegno costante a trovare il modo armonico di collaborare e interagire, così che le nostre comunità, ed in modo particolare i ragazzi che vivono un percorso di Iniziazione cristiana, siano educate a vivere tutte le dimensioni dell'esperienza cristiana.

(inizio)    3.4 Il servizio educativo

Una particolare sottolineatura merita il servizio educativo rivolto alle nuove generazioni. In qualunque ambito si svolga, nella famiglia, nella scuola nelle parrocchie, negli oratori e nei gruppi, nelle varie attività, ha un valore umano ed ecclesiale incalcolabile il contributo di chi si offre per l'educazione di altri.

Agli educatori, in modo particolare, l'incontro con l'Eucaristia insegna la quotidianità e l'essenzialità del loro servizio, come quello di una madre che nutre i suoi figli. Dio ama tutti gli uomini, sue creature, e li affida con fiducia all' opera di altri fratelli perché possano scoprire progressivamente la pienezza della loro umanità e del loro essere suoi figli. Non dobbiamo perciò mai trascurare questo ambito, ma anzi, sentirlo come una preoccupazione di tutti, accompagnando con gratitudine e sostegno quanti svolgono un servizio in prima fila.

Ai genitori in modo specialissimo la comunità cristiana deve essere riconoscente ed attenta, per offrire loro tutti gli aiuti necessari per svolgere bene il loro compito, a cominciare dalla scelta, oggi spesso molto impegnativa, di dare la vita a nuovi figli, scelta per la quale non può mancare l'impegno della comunità cristiana per renderla possibile e, almeno per certi aspetti, più facile. Non basta, infatti, notare i problemi legati alla denatalità, senza un concreto intervento per rendere possibile il fiorire della vita. Ma anche per tutto il percorso dell'educazione dei figli non deve mancare un adeguato sostegno da parte di comunità capaci di accogliere anche i più piccoli e di offrire momenti adeguati di confronto e di sostegno all'azione educativa.

Ugualmente grande attenzione richiede il mondo della scuola e quanti in esso operano. L'esperienza delle scuole cattoliche, in particolare, è un patrimonio straordinario che non deve essere disperso, ma per il quale tutta la comunità deve sentirsi impegnata ad offrire il necessario sostegno.

Agli operatori scolastici va il ringraziamento e l'incoraggiamento perché non venga meno l'istanza educativa, ma resti sempre priorità e criterio discriminante per ogni scelta, in particolare nell' attuale contesto dell'autonomia scolastica. Una maggiore attenzione della comunità cristiana ai nuovi spazi apertisi nelle istituzioni educative non può che contribuire al bene di tutti.

Né certamente può mancare il costante impegno delle nostre comunità per le varie iniziative di animazione giovanile, legate a gruppi spontanei, a forme aggregative e di oratorio. Per consentire che sia sempre forte il loro valore educativo e per utilizzare al meglio le forze a disposizione può essere importante verificare a livello vicariale o interparrocchiale l'opportunità di iniziative comuni per la formazione di animatori e per attività oratoriali e di animazione rivolte ai ragazzi e ai giovani.

(inizio)    3.5 Il servizio dell'animazione della vita sociale
Molti ambiti, da quello della cultura a quello che ruota intorno al mondo della salute e della malattia, coinvolgono persone, energie e meritano menzione e richiami. Ma particolarmente urgente, e a volte trascurato, ci appare oggi il vasto settore della vita sociale e dell'impegno civico.

Come sempre, ma forse a volte con maggiore evidenza, sembra venir meno l'attenzione al vero bene comune, per lasciare spazio ad interessi particolari o a contrapposizioni pregiudiziali.

È indispensabile che laici cristiani formati offrano anche il loro contributo per dare alle nostre società la capacità di individuare nuovi percorsi per il raggiungimento di una condizione sociale che offra realmente a tutti i suoi membri la possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità. È forma alta di carità, vocazione generosa al servizio dei fratelli, il saper donare competenza ed impegno personale per tentare soluzioni ai molti problemi che vive oggi la nostra società.

La comunità cristiana, ovviamente senza schierarsi come tale in modo rigido con parti politiche particolari, deve saper offrire il suo contributo per la formazione, il sostegno e l'istanza critica nei confronti di quei suoi membri che si dispongano a tale servizio, così come non deve mancare di incoraggiare e contribuire a tutte quelle forme piccole e grandi di partecipazione alla vita sociale nei diversi livelli territoriali, che consentono di esprimere un effettivo contributo alla vita di tutti.

(inizio)    3.6 Il servizio missionario per altri paesi
L’Eucaristia educa poi le nostre comunità a ricordare sempre che è "per tutti" che il pane è donato ed il vino versato ed apre perciò il nostro sguardo alle esigenze del mondo intero.

Il servizio umanitario ed ecclesiale non ha infatti i confini limitati dei nostri territori, ma si apre alle altre terre vicine e lontane, e in modo particolare a quelle segnate da povertà materiali o da gravi carenze spirituali. La chiamata a donarsi per i fratelli porta in sé, a volte, proprio questa apertura al mondo intero, ed un valore speciale ha la consapevolezza di come è vitale offrire il dono del Vangelo, della fede, a tutti gli uomini, nel servizio ecclesiale missionario.

Le grandi esigenze che avvertiamo nei nostri territori ci interpellano con forza, ma sappiamo che ogni dono fatto con generosità rifluisce a vantaggio di tutti.
Nella nostra diocesi, in questi ultimi anni, si è forse sentita troppo poco la spinta alla missione in altre terre, anche se proprio quest'anno ho avuto la gioia di dare il mandato missionario ad un nostro giovane per l'America Latina. Anche per questo aspetto è da rinnovare la preghiera e l'attenzione alle iniziative proposte dal nostro centro missionario, per aiutare le nostre comunità ad avere presenti i bisogni del mondo intero e per sostenere chi è chiamato a rispondere con generosità e a partire nella consapevolezza di avere una Chiesa alle spalle in grado di accompagnarlo.

 

 

 

Pagina aggiornata il: 29 novembre 2004

 

 

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