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Traccia per la castagnata medie a Cassego
Sabato 23 - Chi dite che io sia?
Sei tu colui che deve venire?
Più che parlare di se stesso, Gesù ha parlato dei regno di
Dio, ma ha anche posto tutte le premesse per identificarlo con la sua persona. .
Il Vangelo di Marco si apre con queste parole: «Inizio del vangelo di Gesù
Cristo, Figlio di Dio » (Mc 1,1). Potremmo riesprimerle così: la lieta notizia
consiste nel fatto che Gesù di Nazaret è il Messia, è il Figlio di Dio. È chiaro
che per l'evangelista la lieta notizia non è soltanto l'annuncio del Regno fatto
da Gesù, bensì Gesù stesso.
Ma chi è Gesù?'
Una risposta personale
Non è facile rispondere a questa domanda, perché nella
persona, nelle azioni e nelle parole di Gesù c'è come una tensione: da una
parte, la sua pretesa di essere il Figlio di Dio e le opere potenti che la
manifestano; dall' altra, la sua realtà così fragile, quotidiana, che sembra
smentirla. Da una parte i miracoli, dall'altra la croce. Ma è proprio in questa
tensione che sta la verità di Gesù.
Rispondere alla domanda su chi è Gesù non è facile anche per un secondo motivo.
Nel racconto del processo, Pilato domanda a Gesù: «Di dove sei?» (Gv 19,9). Ma a
questa domanda Gesù non risponde; non collabora, lasciando Pilato solo di fronte
all'interrogativo che lo turba: o perché è inutile dire, dal momento che tutto è
già stato detto; o perché la risposta va cercata nei fatti, che Pilato può
constatare, e non nelle parole soltanto.
Di fronte al mistero di Gesù, che interpella e inquieta, ogni uomo deve trovare
personalmente la risposta. E una decisione personale, che non si può delegare a
nessuno.
Nella stessa direzione va l'episodio, riportato da Matteo e da Luca (Mt 11,2-6;
Lc 7,18-23), in cui Giovanni Battista, dal carcere, invia messaggeri a Gesù, per
domandargli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». A
questa domanda Gesù non dà una esplicita risposta. Offre gli argomenti per
rispondere, in particolare i suoi miracoli e la sua accoglienza dei diseredati,
ma anche lo "scandalo" che tutto questo suscita; lascia però la conclusione a
chi gli ha posto la domanda.
Il dibattito su Gesù
L’interrogativo «Chi è Gesù?» è il filo conduttore dei
Vangeli. Essi si presentano come racconti, all'interno dei quali si svolge un
dibattito: personaggi differenti, scorgendo ciò che accade, dicono il loro
parere intorno a Gesù e prendono posizione, chi in un modo chi nell' altro.
Nel Vangelo di Marco, ad esempio, il dibattito intorno a Gesù si allarga
progressivamente man mano che la vicenda procede. Alcuni abbandonano tutto e si
decidono a seguirlo (Mc 1,16-20; 2,14; 3,13-14). La gente lo attornia da ogni
parte - al punto che Gesù ordina di tenergli a disposizione una barca, per non
essere oppresso dalla folla (Mc 3,9) -, lo ascolta con simpatia e resta
affascinata dalla novità e dall'autorevolezza del suo insegnamento (Mc 1,27);
soprattutto è attratta dai miracoli che egli compie e ne resta ammirata.
Tuttavia non comprende a fondo e non si decide: rimane a guardare.
Tra gli scribi e i farisei, invece, c'è chi prende subito posizione e oppone un
netto rifiuto: non può accettare il modo in cui Gesù intende la Legge (Mc 3,6) e
interpreta i suoi gesti non come opera di Dio, ma come inganno di Satana (Mc
3,22). Gli stessi abitanti di Nazaret passano da un iniziale stupore allo
scandalo e al rifiuto (Mc 6,1-6).
Il Messia crocifisso
In una pagina molto densa, collocata proprio al centro del suo
Vangelo, Marco sembra voler riassumere l'intero dibattito, raccogliendo i
diversi pareri su Gesù (Mc 8,27-9,13). Gesù stesso pone la domanda: «Chi dice la
gente che io sia?». E poi ai discepoli: «E voi chi dite che io sia?».la gente
pensa che egli sia un profeta. Per i discepoli, invece, egli è il Messia.
Interviene Gesù stesso, precisando di essere il Figlio dell'uomo incamminato
verso la croce. Infine, nell'episodio della trasfigurazione, si ode la voce
celeste: egli è il Figlio unigenito, che occorre ascoltare.
Fra i due estremi del dibattito - il parere della gente e la rivelazione della
voce celeste - c'è un contrasto fra Pietro e Gesù. Oggetto del contrasto sono la
messianicità e la croce, appunto i due aspetti che a prima vista sembrano
elidersi e che invece occorre collegare se si vuole cogliere la vera identità di
Gesù. Pietro vorrebbe una messianicità senza croce: la sua immagine di Dio non
lascia spazio alla croce. Gesù invece svela la sua identità proprio attraverso
la croce.
Un analogo contrasto lo si ritrova ai piedi del Crocifisso (Mc 15,29-39). Di
fronte a Gesù, se si guarda la scena dal punto di vista dei presenti, si notano
due atteggiamenti. Da una parte stanno coloro che pretendono che il Messia
abbandoni la croce e compia miracoli: «Scenda ora dalla croce, perché vediamo e
crediamo». Dall'altra il centurione pagano, che coglie la divinità di Gesù
proprio sulla croce: «Vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo
era Figlio di Dio"».
L'autentico credente è per Marco questo centurione, che accoglie e riconosce
Gesù come Figlio di Dio e lo riconosce proprio perché Gesù non accetta di
salvare se stesso. La discriminante per accogliere o rifiutare Gesù, per dare di
lui una risposta o un'altra, è la croce, evento che continua anche oggi a
interpellarci con la stessa forza di allora (1 Cor 1,18).
Domenica 24 - La comunità parrocchiale
scuola di comunione
La ricchezza dell'avere vocazioni diverse, dell'essere
chiamati in modo diverso a rispondere all'unica fondamentale vocazione alla
santità non deve essere vissuta come motivo di divisione o di contrapposizione
all'interno della Chiesa. Proprio il raccogliersi intorno all'unico pane,
l'essere nutriti dall'unica Eucaristia aiuta a riconoscere la sostanziale unità
e complementarietà di tali vocazioni differenti.
Abbiamo riflettuto, durante il Congresso Eucaristico in modo particolare, come
proprio intorno alla celebrazione dell'unica Eucaristia cresce la comunità
parrocchiale, in cui tutte le diverse esperienze vocazionali trovano la loro
casa, la possibilità di incontrarsi e di arricchirsi reciprocamente.
I Vescovi italiani invitano le nostre comunità parrocchiali a saper vivere in
modo rinnovato la missione, il comunicare il Vangelo a questo nostro mondo così
mutevole. È chiaro che proprio la varietà di situazioni la mutazione costante di
modelli che si vive nella nostra società, chiede alla parrocchia di saper dare
spazio sempre più articolato alla varietà delle vocazioni, di sapersi costruire
con il vero contributo di tutte le vocazioni. È da questa armonia che può
nascere un annuncio efficace per il nostro tempo.
Come abbiamo affermato noi Vescovi italiani nel nostro recente documento, per
diversi aspetti le parrocchie sono insostituibili luoghi di annuncio. La nostra
realtà diocesana ci invita però a considerare sempre le parrocchie inserite nel
loro vicariato, capaci di vivere in comunione e collaborazione reciproca le une
con le altre. Ciò che diciamo della parrocchia lo diciamo quindi congiuntamente
dei gruppi di parrocchie omogenee e dei vicariati.
Il giorno del Signore
La celebrazione del Congresso eucaristico ha messo in risalto
l'importanza della domenica e della celebrazione eucaristica in essa, ma potremo
verificarne i frutti per quanto sapremo esprimere in verità e bellezza i gesti
che il Signore ci affida, per quanto una Chiesa composita, ricca delle sue molte
vocazioni ed appartenenze saprà esprimersi in un rito aperto alla missione.
Il valore del giorno del Signore ci viene richiamato in modo speciale quest'anno
anche dalla celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale di Bari, che ci
invita a "custodire la domenica, perché la domenica custodirà noi". Sono tanti
gli aspetti del giorno del Signore su cui più volte abbiamo riflettuto e che
ancora potremo animare e verificare.
Il vicariato in particolare dovrà essere un luogo importante per offrire a tutte
le comunità il sostegno necessario per una preparazione e animazione condivisa
delle celebrazioni, almeno delle principali. In occasioni particolari sarà un
segno importante anche il vivere celebrazioni eucaristiche comuni tra parrocchie
vicine o come vicariati, per rendere più evidente anche visibilmente il
raccogliersi del popolo di Dio, come lo è stato in occasione del nostro recente
Congresso Eucaristico diocesano.
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