Il vischio, oggi messo sulle porte e sopra le arcate, porta fortuna. Anticamente, se due nemici si incontravano sotto un suo rametto, dovevano deporre le armi, perciò il vischio, è portatore anche di pace e serenità.

Essendo una pianta semi-parassita, poiché vive su rami di altri alberi, lo si nota soprattutto in inverno, quando le piante, perdendo le foglie, rivelano la sua presenza. E' ritenuto anche un potente amuleto contro tutti i mali, ispirato probabilmente dal fatto, che il vischio vive distaccato da terra e perciò anche dal male.
Per non far perdere al vischio le "magiche" proprietà, lo si deve raccogliere con particolari procedimenti, per non attirarsi, altrimenti, la malasorte. Mai raccoglierlo con le mani, soprattutto con la sinistra, lo si fa cadere colpendolo, magari, con un bastone e afferrarlo prima che tocchi terra.

Ma come arriva il vischio, a crescere sui rami degli altri alberi? Gli uccellini, nutrendosi delle sue bacche, quando lasciano gli escrementi sui rami, questi contenenti i semi, ne fanno sviluppare la pianta.
Conosciuta anche l'usanza di baciarsi, se ci si incontra sotto un ramoscello di vischio; la ragazza rimarrà nubile l'anno successivo, se non riceve questo bacio. In alcune regioni britanniche, per evitare di rimanere zitelle, il 6 gennaio, le giovani bruciano il vischio che ha addobbato la casa durante le feste. Essendo il vischio, sacro alla dea scandinava Freya, dea dell'amore, ne deriva la tradizione della coppia che, deve baciarsi sotto un suo rametto durante le feste natalizie, per propiziarsi felicità e fecondità.
Più comunemente, il vischio, ha bacche biancastre, ma i Celti adoravano quello cresciuto da una quercia, questa simbolo della divinità, che invece ha bacche giallastre. Ai Celti era una pianta sacra, donata dagli dei, poiché non ha radici e cresce su rami di altri alberi. Credevano anche che nascesse là dove era caduto un fulmine, segno dell'avvenuta discesa della divinità; simbolo, perciò il vischio, di immortalità e rigenerazione. Lo chiamavano Oloiacet; il significato del suo nome è: "che guarisce tutto". Il sacerdote druido, scoperto il vischio, usava tagliarlo con la Serpe d'Oro, una sorta di piccola falce in oro, avendo cura di non farlo cadere a terra, ma ponendolo su un telo bianco. Lo si immergeva poi, nelle acque di un lago. Questo cerimoniale, serviva a mantenere intatte le proprietà del vischio, ritenuto in grado di tenere lontano: il dolore, le calamità, di preservare il bel tempo, assicurare un raccolto abbondante e di salvaguardare dai malefici. Questa è la ragione, per cui ancora oggi, usiamo scambiarci rametti di vischio, che sono di buon auspicio per l'anno a venire.

Anche in altre parti del mondo, la pianta, ha la sua buona considerazione: i giapponesi Ainu un medicinale utile contro quasi tutte le malattie, gli africani Valo della Senegambia, venerano il "tob", una specie di vischio, tanto che ne portano indosso alcune foglie per proteggersi dal pericolo di venire feriti durante le battaglie.
Anche questa pianta, come altre, è simbolo di Cristo, per la sua origine celeste e per la misteriosa nascita. Anticamente, la Chiesa, non aveva ammesso il vischio fra i suoi ornamenti, per il suo legame con i riti pagani, sostituendolo con l'agrifoglio.

La tradizione della pianta, ancora radicata nelle abitudini popolari, non perse né fama, né la stima, guadagnate nel tempo. Perciò la Chiesa pensò bene di concedere al vischio, una nuova identità simbolica, associandolo a Cristo: come il vischio vive ospitato da altre piante, Cristo è ospite dell'umanità; ancora come il vischio, non è generato come gli altri alberi, Egli non è stato concepito, alla stessa maniera dell'uomo.

Nel medioevo, venne avvicinato alla religione cristiana grazie ad una leggenda. Cristo doveva essere crocefisso, ma tutti gli alberi si fecero in pezzi per salvarlo. Soltanto il vischio rimase integro e la croce si costruì con il suo legno. Allora, il Signore lo maledì rendendolo fragile e senza radici.

Per i Druidi il vischio, era in grado di allontanare gli spiriti maligni dalle case. Un altro motivo per cui, ancora oggi, ne appendiamo a capodanno, dei rametti sopra le arcate delle nostre porte.

 

La Leggenda del Vischio

Fra i monti si nascondeva un paesino. Lì viveva un anziano mercante che, senza amici, moglie, né figli, non aveva che da curare le proprie ricchezze, cosa che faceva in perfetta solitudine. Persino la notte, per l'inquietudine, era costretto ad alzarsi: contava e ricontava, se erano tutte le monete, da lui custodite nel baule. Era una persona arida negli affetti, quanto avida di denaro. Delle persone, non gli interessava che il denaro; non aveva nessuna remora nell'appropriarsene disonestamente. Spesso, contava sull'ingenuità di chi, poveretto, si fidava ancora dell'anziano signore. Ma, per dare un lieto fine alla storiella, accadde un giorno un fatto. Una fredda notte di dicembre, il mercante come suo solito, era sceso dal letto, a contare le monete; erano tutte, poteva tornarsene a letto, ma il sonno era svanito. Decise a quel punto, di uscire a fare una passeggiata. Percorreva solo la via e tutto stava immobile, eppure nelle vicinanze, si sentivano voci e schiamazzi, di allegri bambini. L'anziano, non ebbe nemmeno il tempo di ragionarci su che, da quella invisibile folla, una voce lo chiamò per nome, dicendogli persino fratello. Il mercante: "Ma io non ho né fratelli, né sorelle...". Le voci lo seguivano e ognuna, gli raccontava la sua storia. Ascoltò la solitudine, la sofferenza, la povertà, ma anche ricordi felici, amori e gli affetti vissuti, da ognuna di quelle voci. Allora capì che aveva sbagliato: delle persone non conta il denaro, sono la vita stessa e i sentimenti che hanno valore. Compreso questo, penetrò in lui, un profondo senso di colpa e pianse. Dai suoi occhi, scesero così tante lacrime, da non fermarsi sul viso, ma caddero nel cespuglio sul quale si era poggiato. La mattina seguente, le lacrime non si erano ancora asciugate, ma erano diventate perle lucenti. Erano i frutti di una pianta, mai vista sino allora: fu così che nacque il vischio.