Un percorso poetico per l'Educazione Interculturale

fra "memoria" e "progetto"

a cura di Maria Pia Pieri (l.e.n.d. Lucca)

I. Khorakhanè

 

II. Un populu

per chi viene a vivere da noi - perché la loro lingua non sia strappata

 

III. Civiltà Ah! Ah!

per non ripetere - tanti errori del passato

 

IV. Dulà son lâz?

per ricordare tanti che sono stati costretti ad andarsene

 

V. Arcobaleno

per accogliere

 

VI. Una Madre

per una scuola attenta - ai bisogni di tutti

 

VII. Padre

per riconoscere la bellezza - delle culture altre

 

VIII. da In Memoria

perché non accada più

 

IX. E' nato il bambino

ci sono anche loro...


KHORAKHANE                 

                     

Čvava šero po tute 

I kerava

Jek sano ot mori

I taha jek kon kasta

Vašu ti baro nebo

Avi ker

 

Kon ovla so mutavla

Kon ovla

Ovla kon aščovi

Me ğava palan ladi

Me ğava

Palan bura ot croiuti.

 

Poserò la testa sulla tua spalla

e farò

un sogno di mare

e domani un fuoco di legna

perché l'aria azzurra 

diventi casa

 

chi sarà a raccontare

chi sarà

sarà chi rimane

io seguirò questo migrare

seguirò

questa corrente d'ali.

 

traduzione in romanes di Giorgio Bezzecchi, rom harvato

KHORAKHANE - tribù di provenienza serbo-montenegrina.

torna su


UN POPULU    di Iganzio Buttita

Un populu

mittilo a catina

spughiattilu

attuppatici a vucca

è ancora libiru.

Livatici u travagghiu

u passaportu

a tavola unni mancia

u letto unni dormi, è ancora riccu.

Un populu

diventa poviru e servu

quannu ci arrobanu a lingua

addutata di patri:

è persu pi sempri.

Diventa poviru e servu,

quannu i paroli non figghianu paroli

e si mancianu tra d'iddi.

UN POPOLO

Un popolo

mettilo in catene

spogliatelo

tappategli la bocca

è ancora libero.

levategli il lavoro

il passaporto

la tavola dove mangia

il letto dove dorme, è ancora ricco.

Un popolo

diventa povero e servo

quando gli rubano la lingua

ereditata dai padri:

è perso per sempre.

Diventa povero e servo,

quando le parole non generano parole

e si mangiano tra di loro.

torna su


CIVILITA' AH! AH! di Sipho Sepamla

ho pensato all'eden

la prima volta che ho mangiato un fico

ho pensato all'uomo bianco

la prima volta che ho visto il ritratto di dio

ho pensato a un uomo nero

la prima volta che ho incontrato satana sulla terra

devo essere onesto

non era solo per l'educazione bantu

faceva tutto parte di quello che chiamano la civiltà occidentale

 
da The Penguin Book of Modern African Poetry, a cura di G.Moore e U.Beier, Harmondsworth, Penguin Books, 1896

torna su


DULA SON LAZ? di Leonardo Zanier

Ogni volta ch'a si torna

'l è simpri qualchi balcon di plui

che di not non s'impia

 

e la cjasa dulà ch'a vivevin

vôs amigas

cusì nêra e studada a fâs poura

 

dulà son lâz?

alora ti còntin di paîs lontans

studiâa a scuela

 

tornarano?

nissun sa dî nuja

e i antìi dai balcons

e chês busas plui nêras

samèin spietâ...

DOVE SONO ANDATI?

Ad ogni ritorno

una finestra in più

la notte non si accende

 

e la casa dove vivevano

voci amiche

così nera e spenta fa paura

 

dove sono andati?

allora ti dicono di paesi lontani

studiati a scuola

 

torneranno?

nessuno sa dirlo

e le cornici di pietra delle finestre

e quei buchi neri

sembrano aspettare...

torna su


 

ARCOBALENO

Non siamo entrati nelle vostre città

con arroganza ed armati di fucili,

ma con rispetto.

I nostri volti colorati e sorridenti

ravvivano le vostre città grigie e monotone.

Vi portiamo la nostra amicizia

I nostri valori umani

La nostra cultura con dialetti nuovi

Musica, danze e una cucina forte e piccante

come il nostro carattere.

In cambio riceviamo i vostri sguardi ostili

Ma se ci sfruttate

Se ci trattate come se venissimo

a sporcare le vostre città già inquinate

Se ci odiate prima ancora di conoscerci

o se ci commiserate per mettervi la coscienza in pace,

avete sbagliato tutto

da Lontano da Mogadiscio Milano, Datanews, 1993

torna su


MADRE di Susan L.Yung

 

Ascoltava

mentre preparava 

la cena

mentre io racconto

la mia giornata.

Credo che le piacesse il mio dirle

che ero arrabbiata con

l'insegnante -

Quant'era importante avere almeno

un buon insegnante -

E che il nuovo insegnante non sapeva

dirmi nulla di storia -

E quanto mi ANNOIAVA

la storia americana, quanto poco c'entrava

con i miei pensieri.

Mia madre si limitava ad ascoltare

& annuire con la testa.

 

ERA NATURALE 

che annuisse

ci nutriva

grazie agli abiti cuciti in fabbrica

La schiena curva in avanti

Le unghie come artigli ad avvicinare

rapide le cuciture

Le caviglie gonfie

a forza

di spingere il pedale

Gli occhi fissi all'ago

& i denti a mordere i fili

Che avvolgevano le spolette

mentre grasso

& filaccia si mescolavano

turbinandole i capelli

Tutto ciò - era naturale -

rendeva polverosi i libri di storia rilegati.

E le mie parole arrabbiate la spingevano a

rispondere

SI'

MOTHER

 

She listened

while she cooked

the dinner

while I would harbingle

about my day's experience.

I guess she enjoyed my talking

of how I was angry at

the teacher -

How it was important to keep one

good teacher -

How the new teacher could not

tell me anything about history -

How American history 

BORED me and was incoherent

to my thoughts.

Mother would just listen

& nod her head.

Of COURSE 

she would nod 

she kept us fed 

with clothes sewn in the factory.

Her back bent forward

Her fingernails quickly clawing

the seams together

her ankles swollen 

from 

pressing

the pedal

Her eyes on the needle

& her teeth biting the threads

That looped the bobbins

as grease

& lint mixed

swirling into her hair

This of course

made bounded history books dusty.

And my angry words made her answer

YES

da M.Maggi ( a cura di), Voci dal Silenzio, Feltrinelli, 1996

torna su


PADRE (Fa i Chiàng)

le sue lunghe dita affusolate

guidano la mia giovane mano curva intorno

al pennello di bambù

per comporre il mio nome in cinese:

nome di famiglia: chiang: dalla cina

settentrionale, scendemmo al sud su cavalli

selvaggi domati e diventammo agricoltori

nome di mezzo: wei: comune a te e

alle tue sorelle,

saggezza?

e il tuo nome: ping: per pace o praterie d'erba verde

gruppi di caratteri:

erba, cuore, tre punti d'acqua, boschi, casa

 

scrivi e riscrivi il tuo nome,

per non dimenticarlo mai.

FATHER

his long tapered fingers

guide my young hand curved around

bamboo brush pen

to form my name in chinese:

family name: chiang: from northern china, we came

south on tamed wild horses and

became farmers

middle name: wei: shared by you and your sisters,

wisdom?

and your own ping: for peace or plains of green field

bits of characters: grass, heart, three dots of water, woods, home

 

write again and again, your name,

that you may not forget it.

da M.Maggi ( a cura di), Voci dal Silenzio, Feltrinelli, 1996

torna su


da IN MEMORIA  di G.Ungaretti

Fu Marcel

ma non era Francese

e non sapeva più

vivere

nella tenda dei suoi

dove si ascolta la cantilena

del Corano

gustano un caffé.

 

torna su


E' NATO IL BAMBINO - Demir Mustafà

E' nato il bambino

tutti sono felici che è maschio,

il padre, la madre,

ma di più il nonno e la nonna.

 

Il padre dice:

gli metteremo il nome del nonno

che tutto il paese sappia chi era,

tutti sono d'accordo.

 

Si sono riuniti tutti i Rom, i bambini

mangiano, bevono,

musica ascoltano

 

ecco babina fanno,

ma domani non lo sanno

dove si sveglieranno,

e dove nella pioggia

cammineranno.

 

Ma al tramonto tutti si riuniscono

tutti loro dicono:
Dio proteggi tutti

anche i nostri zingari.

da I Rom, un popolo (supplemento a "Aut & Aut", n36/31.10.1994)

torna su

 

Sei arrivato in fondo al percorso e vuoi mandarci le tue riflessioni?

Scrivi a lendeuropa@libero.it