www.cleulis.it

Breve storia della Carnia

 

 Indice per argomenti:

I ) - I Carno-Celti (450 a.C.)

II ) - I Romani (115 a.C. 476 d.C.)

III ) - Le Invasioni Barbariche (410- 567)

IV ) - I Longobardi (568- 773)

V ) - I Franchi (774- 951)

VI ) - La Patria del Friuli (952- 1420)

VII ) - La Repubblica di Venezia (1420 - 1797)

VIII ) - Napoleone (1797. 1805 - 1813)

IX ) - L’Impero AustroUngarico (1798-1805 e 1813-1866)

X ) - I Savoia (1866 -1946)

XI ) - La prima guerra mondiale (1915 -1918)

XII ) - Il Fascismo ( 1924-1943)

XIII ) - La seconda guerra mondiale (1939-1945)

XIV ) - La Repubblica  ( 1946-)

 


I ) - I Carno-Celti (450 a.C.)

Anticamente alcuni popoli nomadi provenienti dalla Mesopotamia, mediante continue migrazioni si diffondevano nell’Europa, dando così origine alla civiltà celtica. Le varie tribù celtiche si allargarono in un territorio vastissimo e si stanziarono: in Spagna assumendo il nome di Celt-Iberi da cui Iberia, in Francia e Germania chiamandosi Galli da cui Gallia.

I Galli-Carni essendo probabilmente la retroguardia dell’invasione Celtica, occuparono l’attuale Svizzera, la Baviera e le Alpi orientali che abbandonarono verso il 450 a.C. perché pressati dai Germani e dagli Slavi per ritirarsi nelle zone alpine più disagiate ma più protette: Canton Grigioni, Engadina, Tirolo salisburghese, Stiria, Carinzia, Carnia, Carniola, giungendo successivamente fino al fiume Livenza e cacciando gli antichi abitanti, i Paleo-Veneti. 

I Galli-Carni stanziatisi in Carnia e più semplicemente chiamati Carni, erano comandati da un Re e da una casta di sacerdoti chiamati Druidi (sapienti); sapevano lavorare il ferro, il legno, l’oro, l’argento; si davano alla caccia e alla pastorizia spingendo le loro mandrie durante i mesi invernali fino alla pianura che lentamente occuparono; avevano una singolare conoscenza dell’astronomia e osservavano un calendario suddiviso in cinque cicli solari composti di 62 mesi; credevano in una sopravivenza dopo la morte. Il loro culto principale era rivolto al dio Beleno, dio solare fonte della vita ed ad altri dei minori.  

  II ) - I Romani (115 a.C. 476 d.C.)

  Nel 186 a.C., 12.000 uomini armati con al seguito donne e bambini, lasciavano le montagne e scendevano nella pianura per stabilircisi definitivamente fondando un insediamento fortificato chiamato Akileja, da collocarsi oggi presso Medea. Il Senato Romano preoccupato di queste infiltrazioni da nord est, ordinava di respingere i Carni che fecero resistenza. I Romani allora li attaccarono respingendoli e distruggendo il loro insediamento fortificato e dando seguito alla propria politica espansionistica fondarono una colonia a ridosso della Karnorum Regio. Fecero proprio il nome d’Akileja e costruirono e chiamarono Aquileia la nuova città. Dal 171 a.C. al 115 a.C. Roma affermava la sua supremazia sconfiggendo e sottomettendo definitivamente i Carni nella battaglia del 15 Novembre 115 a.C.

 Le mire espansionistiche di Roma portarono alla costruzione di strade e relativi presidi. Una di queste strade, la Julia Augusta partiva da Aquileia raggiungeva il presidio di Venzone si diramava in due tratte: una verso Villacco e l'altra verso la valle del Bût. Questa strada, denominata Via Claudia, portava, attraverso il valico di Monte Croce Carnico, verso l'Austria e l'Ungheria. A presidiare questa vitale via di comunicazione, sorse nel 50 a.C. su un preesistente villaggio Carno-Celtico, Julium Carnicum (Zuglio) che per la sua posizione strategica, assumerà sempre maggior importanza.

I Carni poco a poco cominciarono a cambiare tradizioni e abitudini iniziando a costruire le loro case dapprima in legno e poi in pietra. Contemporaneamente arrivava anche una nuova religione: il cristianesimo. Si cominciavano a costruire le chiese in sostituzione ai vecchi idoli, si coltivavano le terre ecc. nascevano i primi paesi.  

          

  III ) - Le Invasioni Barbariche (410- 567)

  L’impero romano cominciò a vacillare sotto le prime invasioni dei barbari, popoli nomadi provenienti dal nord-est europeo e dal continente asiatico. Prima i Visigoti (410) e successivamente gli Unni di Attila (452) attraversarono il Passo di Monte Croce Carnico e saccheggiarono la Carnia devastando Zuglio, Aquileia e altre città della pianura. Alcune popolazioni della bassa friulana, cercando rifugio nell'entroterra lagunare daranno origine ai primi villaggi veneziani. Gli Ostrogoti giunsero nel 489 e dominarono il Friuli e la Carnia per 60 anni fino all'arrivo dei Bizantini.  

          

  IV )  - I Longobardi (568- 773)

  Nel 586, guidati da Alboino, i Longobardi giunsero in Friuli attraversando il fiume Isonzo. Si trattava di un intero popolo che si spostava con carri e masserizie al seguito. In Friuli non incontrarono resistenza alcuna dato che i Bizantini si erano ritirati sulla costa adriatica e sulla laguna. Il Corpus Civitatis Venetiarum della laguna assumeva così una grande importanza strategica e si avviava a diventare una nuova realtà sullo scacchiere nordorientale.

I Longobardi dapprima istituirono un ducato con capitale Forum Julii (Cividale) proseguendo la loro marcia occuparono tutto il Friuli, la Carnia ed in seguito diverse regioni italiane. Il ducato del Friuli, nel contesto del regno Longobardo, godette di una speciale autonomia raggiungendo una notevole stabilità politica e sociale, prefigurando quel che pochi secoli dopo sarà lo stato ”patriarchino” e successivamente il Friuli storico.  

          

  V ) - I Franchi (774- 951)

Il Papa, trovandosi in contrasto con i Longobardi chiamò in soccorso i Franchi di Carlo Magno che nel 773 assediarono Pavia e li sconfissero definitivamente.

Per il Friuli e la Carnia non cambiò nulla, poiché i Longobardi si erano integrati con i locali vivendo in pace e gli ordinamenti rimasero immutati. Nel 888 però, terminava la dinastia Carolingia, ed il regno d'Italia sprofondava nel caos. In questo periodo (899-942) il Friuli della bassa fu invaso più volte da bande di predoni così detti Ungari, che depredando, razziando e trucidando le popolazioni si accreditarono una fama peggiore di Attila. La Carnia invece non subì le orde ungariche perché povera e fuori mano, per questo ebbe un incremento dei traffici commerciali e della popolazione. Mentre il Corpus Civitatis Venetiarum aumentava la sua importanza.  

          

  VI ) - Formazione della Patria (967- 1077)

  L’imperatore di Germania Ottone I sostituiva intanto in Italia i Franchi dando origine al Sacro Romano Impero Germanico. Egli sconfisse definitivamente gli Ungari e cominciò a pensare di risolvere il problema del Friuli, terra di passaggio di tante invasioni. Così l'imperatore nel 967 investì con l’incarico di amministratore del Friuli il patriarca di Aquileia. Successivamente Enrico IV il 3 aprile 1077 proclama il patriarca Sigeardo "princeps Italiae et Imperii" istituendo così la Patria del Friuli con proprie monete e truppe, vero stato temporale del patriarca di Aquileia non soggetto a nessun’altra autorità civile. Nel frattempo il Corpus Civitatis Venetiarum è diventata una città: Venezia.

  La Patria del Friuli (1077- 1420)

  Sorta ufficialmente nel 1077 come Patria del Friuli per opera dell'imperatore tedesco Enrico IV, esso presentava i caratteri di uno stato feudale di stampo germanico, a capo del quale vi era un principe vescovo: il patriarca di Aquileia che dipendeva politicamente dall'impero e dal punto di vista ecclesiastico dal Papa di Roma.

Il primo periodo dello stato patriarchino (1077-1251) fu caratterizzato da una politica nettamente Ghibellina con Patriarchi tedeschi fedeli all'imperatore e fu il periodo di maggior splendore e benessere per il Friuli e la Carnia che s’identificarono nella Patria.

Il secondo periodo (1251-1420) quello dei patriarchi Guelfi, fautori di una politica di alleanze diverse, di lento distacco dall'imperatore e di allineamento alla politica papalina, rappresentò il periodo decadente del patriarcato. La Patria del Friuli durò ben 343 anni durante i quali la Carnia conobbe un periodo di discreta autonomia ed indipendenza. Nel parlamento della Patria fu rappresentata dal Preposto di S. Pietro, dal Gastaldo (amministratore dei beni del sovrano) e dall'Abate di Moggio.  

          

  VII) - La Repubblica di Venezia (1420 - 1797)

  Le continue lotte tra i nobili friulani ed il progressivo indebolimento del potere patriarcale, uniti alla necessità di Venezia di assicurarsi un entroterra, portarono i veneti a marciare sul Friuli che dopo un’orgogliosa e tenace resistenza fu costretto ad arrendersi agli invasori. La Carnia, il 16 luglio 1420, farà “supplichevole atto di dedizione e di sottomissione “ alla repubblica Veneta.

Venezia sottomise l’intera Patria, ma non riuscì né a difenderla dai Turchi (che tentarono l’invasione nel 1472, nel 1477 e la più terribile nel 1499) né a conservarne l’integrità (nel 1508 perse il Goriziano nella guerra contro l'impero); spinse il fiscalismo ai limiti e vietò la nascita di attività commerciali ed industriali (qualora si ponessero in concorrenza con aziende della capitale) costringendo i friulani ad espatriare per cercare lavoro; compì veri e propri delitti ecologici attuando uno sfruttamento sistematico del territorio con grandiosi disboscamenti (erano ben quarantasette i boschi carnici “banditi” detti anche “di S. Marco”).

Dopo l’abolizione del dazio sulle sete nel 1736, si consolidarono in regione le industrie tessili e si diffusero a macchia d’olio le colture del gelso e del baco da seta che divennero un importante sussidio per l’economia contadina. Verso la metà del 700, Jacopo Linussio apre a Tolmezzo uno stabilimento per la tessitura che era considerato il più grande d’Europa.  

          

  VIII ) - Napoleone (1797. 1805 - 1813)

  Il 3 marzo 1797, Napoleone dichiarava guerra alla Repubblica di Venezia e si contendeva il Friuli scontrandosi sul fiume Tagliamento sconfiggendo l'esercito Austroungarico dell'arciduca Carlo. Il 17 ottobre con il trattato di Campoformido, i francesi cedettero all'Austria il Friuli ed il Veneto fino all'Adige, che furono governati dagli Asburgo per sette anni. A causa alla nuova sconfitta nel 1805 ad Austerlitz da parte della grande armata francese, l'Austria fu costretta a cedere al Regno Italico di Napoleone il Friuli ed il Veneto.

In questi pochi anni i francesi tentarono di diffondere i principi della rivoluzione e dell'illuminismo, mediante: confisca dei beni ecclesiastici; abolizione dei privilegi; distribuzione delle terre; applicazione del codice civile; scuola dell'obbligo; leva.

Dopo la disastrosa campagna Russa e la sconfitta di Lipsia, Napoleone abdicò a favore di Luigi XVIII. Il viceRe d'Italia si ritirava oltre l'Adige. Il 25 ottobre 1813 gli austriaci entrarono in Carnia requisendo e razziando qualsiasi cosa ed arrivarono ad Udine guidati dall'Arciduca Carlo accolto come un liberatore.  

          

  IX ) - L’Impero AustroUngarico (1798-1805 e 1813-1866)

  Nel 1815 con il Congresso di Vienna e la conseguente Restaurazione, il Friuli e la Carnia furono incorporati nel regno LombardoVeneto dipendente dagli Asburgo e furono chiamati a contribuire ad un carico fiscale pari ad un quinto dell'intero impero.

L'Austria fu il primo fautore della restaurazione, ridando ai nobili e al clero gli antichi diritti feudali, i privilegi e le immunità. Questo significò un passo indietro in una regione come la nostra, a economia agricola non ancora sfiorata, nel 1815, dalla rivoluzione industriale. Soltanto nel 1862 il governo austriaco, abrogando i diritti feudali tentò di risanare l'agricoltura friulana. Nel campo industriale invece favorì grandemente l'industria serica la quale godette di un lungo periodo di espansione e prosperità che terminò circa otto anni prima della fine della dominazione entrando nuovamente in crisi.  

          

  X ) - I Savoia (1866 -1946)

  Con la prima guerra d'indipendenza contro l'Austria del 1848, i Savoia dettero inizia alla politica di unificazione dell'Italia. I primi esiti furono negativi. Solamente grazie ad una indovinata politica di alleanze di Cavour con la Francia, nella seconda guerra di indipendenza (1859) riuscirono ad ottenere la Lombardia. Nel 1860  la spedizione Garibaldina dei Mille conquistava il mezzogiorno d'Italia consegnandolo al Re Vittorio Emanuele II. Intanto mediante plebiscito vennero annesse la Toscana e l'Emilia Romagna. Con la terza guerra d'indipendenza (1866), nonostante le sconfitte di Custoza e Lissa, grazie all'alleato Prussiano che sconfisse l'Austria a Sadowa, il regno Italico si annettè il Veneto ed il Friuli. Gli Austriaci abbandonarono la parte della Carnia ancora occupata solamente dopo il tre ottobre 1866 con la Pace di Vienna. Il 21 ottobre, mediante un plebiscito di non certa regolarità in Veneto e Friuli, su una popolazione di 2.603.009 abitanti, solamente 647.426 avevano diritto al voto, di cui solo 69 contrari all'annessione.

Già dai primi anni di governo Italiano, si diede inizio in Friuli a molte opere pubbliche, quali scuole, ferrovie, strade, banche, ecc. cercando di dotarlo di quelle infrastrutture indispensabili per ottenere un decollo economico. Ma non bastò, perché l'economia friulana basata sul settore serico (colture del gelso e del baco da seta ed industria tessile), entrò in crisi già nel 1858, creando un fenomeno di emigrazione di massa verso l'Europa che offriva grandi possibilità di lavoro sopratutto nell'edilizia e verso il America meridionale che offriva buone possibilità anche nel settore agricolo. L'Italia, arrivando tardi con la sua modernizzazione, non riuscì a fermare l'emigrazione, anzi ne permetteva la propaganda perché in essa vedeva una "valvola di sicurezza" dell'economia di un paese sovrappopolato, e soprattutto le tornavano utili le così dette "rimesse" degli emigranti. L'Italia importava materie prime ed esportava lavoro umano. Tra il 1885 ed il 1914 in Friuli emigrarono definitivamente 92.400 persone circa.  

          

  XI ) - La prima guerra mondiale (1915 -1918)

  Il 28 giugno 1914 a Sarajevo morì in un attentato l'erede al trono d'Austria, l'Arciduca Francesco Ferdinando. Vienna attribuì la responsabilità dell'attentato al governo serbo dichiarandone successivamente guerra. Questa fu la causa che scatenò la prima guerra mondiale, in realtà già prima in seguito a tensioni fra i vari stati, l'Europa si era divisa in due blocchi: Germania, Austria-Ungheria da una parte e Gran Bretagna, Francia e Russia dall'altra. L'Italia entrò nel conflitto nel maggio del 1915 contro l'impero AustroUngarico fin da allora suo alleato.

In Friuli si svolse il principale campo di battaglia essendo su tutto l’arco confinante con l'Impero. Si crearono così i primi fronti: fronte isontino (considerato il più importante), fronte giuliano e fronte carnico. La Carnia diventava teatro di battaglie (Pal Piccolo, Pal Grande, Freìkofel, Celon ecc.). I paesi di frontiera vennero sgomberati e molti civili allontanati in quanto ritenuti austriacanti; potranno tornare alcuni mesi dopo solo se collaboreranno con le truppe italiane in trincea diventando ”portatrici e portatori” con regolare soldo.

L'8 giugno gli Alpini, dopo insistenti tentativi, conquistavano le vette di Pal Piccolo, Pal Grande e Freikofel. I battaglioni italiani composti prevalentemente da carnici e friulani nei primi due mesi di guerra contano tra morti, feriti e dispersi ben 785 unità. Il 26 marzo ci fu la battaglia più importante del fronte carnico: un grande contrattacco austriaco prendeva di sorpresa le nostre truppe e riusciva a riconquistare la vetta del Pal Piccolo. Il 30 ottobre dopo la disfatta di Caporetto, il fronte carnico si ritirava per raggiungere il Veneto attraverso la Val d’Arzino. Molti carnici vedendo le truppe ritirarsi capirono la gravità della situazione e si apprestarono a percorrere lo stesso tragitto. Il 31 ottobre gli austriaci scendevano da Monte Croce e occupavano la valle del Bût insediandosi per più di un anno. Il 4 novembre 1918, si concluse la prima guerra mondiale, gli austriaci abbandonarono i nostri paesi dove ritornerà l’esercito italiano.

La situazione socio-economica si presentava disastrosa in quanto le distruzioni erano tali da riportare il settore industriale ad un livello produttivo inferiore a quello di trent'anni prima; l'agricoltura aveva perso quasi tutto il bestiame, molte infrastrutture ed un anno intero di raccolti. Complessivamente i danni furono stimati in un miliardo di lire dell'epoca; furono distrutti e/o danneggiati: 163.000 abitazioni, 435 municipi, 255 ospedali, 1.156 edifici scolastici, 1.000 chiese, 1.222 cimiteri, 350 chilometri di strade. Questi dati si riferivano a tutto il teatro di guerra, e quindi al Triveneto, ma è certo che per la metà circa riguardavano il Friuli.   

          

  XII ) - Il Fascismo ( 1924-1943)

 Al termine del conflitto, l'economia italiana risultò fortemente indebolita, cresceva il carovita, la disoccupazione ed il malcontento tra la popolazione. I vari governi che si succedettero non seppero dare una risposta concreta ai problemi del dopoguerra. Questi fatti portarono progressivamente al potere il partito fascista di Mussolini. Fu così che intorno al fascismo si coalizzarono molte forze economiche, che finirono col farlo strumento violento per la conservazione del potere da parte di determinati gruppi di interessi. Fra questi gruppi figuravano principalmente le grandi banche e gli agrari della pianura padana  che vedevano nell'ideologia socialista  la soppressione della borghesia e dei suoi  privilegi e assunsero violente reazioni contro di essa e di chi la praticava. In questa situazione di tensione violenta appoggiato dalla borghesia nazionalista, il fascismo organizzò una campagna di terrorismo politico a base di squadre d'azione contro i movimenti popolari. Giolitti (capo del governo) non aveva capito la gravità del movimento fascista e ne sottovalutò la forza rifiutandosi di dirigere una coalizione antifascista che comprendesse anche i partiti di centrosinistra.

Il 28 ottobre 1922, Mussolini organizzò la ''marcia su Roma'', con un raduno generale di tutte le formazioni fasciste, spesso formazioni paramilitari e armate. Con questa data ebbe inizio la dittatura che durò praticamente fino alla fine della seconda guerra mondiale e lasciò l' Italia  in preda al caos e allo sfacelo. Il Re Vittorio Emanuele III, di fronte al pericolo di una guerra civile, affidò il mandato a Mussolini che creò subito le basi per il consolidamento del suo potere. Il 25 gennaio 1925 fece decadere il regime parlamentare e sciolse tutti i partiti politici e i sindacati socialisti e cattolici ad eccezione del partito fascista. Scatenò una dura repressione contro gli oppositori, mentre "fascistizzava"  la classe dirigente e le forze di polizia. Mussolini senza più ostacoli affermava il suo regime. Proibì gli scioperi e le serrate, ma gli operai ebbero alcuni benefici spesso solo nominali, come la settimana di 40 ore, certe forme di pensione ecc.. Bonificò diverse zone incolte e paludose (la battaglia del grano).

Nell'aprile del 1935 dichiarò guerra all'Etiopia provocando la rottura con l'Inghilterra che promosse una campagna così detta "delle sanzioni". L'azione Inglese fu più che altro verbale, una farsa in cui  si servirono i gruppi industriali per imporre i propri prodotti con la scusa dell'autarchia. Vinta la guerra con l'Etiopia il 9 maggio 1936, il Re Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia. Durante lo stesso anno iniziò una serie di accordi con la Germania di Hitler fino alla firma del così detto "patto d' acciaio" (1938) che suggellava l'alleanza Italo-Tedesca. L'Italia approvò tutte le azioni Tedesche: annessione della Renania,dell' Austria e occupazione della Cecoslovacchia. Nel 1939 l'Italia occupò l'Albania e sulle orme della Germania promulgò, delle "leggi razziali" contro gli ebrei. L'antisemitismo governativo tolse al fascismo molti degli appoggi che aveva in alcuni strati della borghesia essendo l'Italia un paese che non aveva mai provato nessun sentimento di ostilità contro gli ebrei.

           

XIII ) - La Seconda Guerra Mondiale (1939-1945)

  La seconda guerra mondiale stava ormai per scoppiare, e dopo l'invasione Tedesca della Polonia (1° settembre 1939) l'Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania nazista (3 settembre). L'Italia inizialmente rimase neutrale poi, il 24 giugno 1940 anche Mussolini ed il Re entrarono in guerra a fianco di Hitler, sperando in una rapida conclusione. Il conflitto affondava le sue radici  nella crisi economica, nella militarizzazione degli apparati produttivi e nelle ambizioni espansionistiche dei regimi totalitari.

L’Italia si apprestava ad entrare in guerra a fianco di Hitler nel giugno 1940. I nostri Alpini combatterono sul fronte francese, in Africa ed in Grecia prima della disastrosa campagna di Russia (giugno 1941). L’8 settembre 1943 Badoglio firmava l’armistizio con le forze Anglo-Americane mentre il Re fuggiva a Bari e l’esercito si scioglieva. I tedeschi occupavano la penisola e successivamente, liberato Mussolini organizzavano la Repubblica di Salò. Si formavano i gruppi partigiani.

Nella primavera del 1944, in Carnia e nel Friuli orientale furono create due zone libere sotto la guida dei gruppi partigiani, ma in settembre, i tedeschi con l’operazione “Waldläufer” ponevano fine alle zone libere e vi  facevano affluire oltre 22.000 tra cosacchi e caucasici. Hitler aveva promesso ai loro alleati un territorio su cui stanziarsi definitivamente: “Kosakkenland”. I Cosacchi arrivarono quindi con le famiglie al seguito e con  carri  colmi di masserizie ed armenti, si installarono nei vari paesi e spesso nelle medesime case dei carnici, obbligandoli così ad una forzosa convivenza. In un nevoso 3 maggio 1945, a guerra ormai persa, abbandonarono la Carnia attraverso il Passo di Monte Croce Carnico verso l’Austria dove molti trovarono la morte. Il 7 maggio ebbe termine la seconda guerra mondiale.

I danni provocati dalla guerra furono ingenti, dopo aver considerato il costo umano, il settore più danneggiato in Friuli fu quello industriale con 1,5 miliardi di Lire di quel tempo, segue il commerciale con mezzo miliardo e l’artigianale con cento milioni circa. Danneggiamenti ingenti pure alle vie di comunicazione ed alle infrastrutture, basti pensare che solo a Udine c’erano 3.000 abitazioni distrutte e su 85.000 abitanti almeno 35.000 senza tetto. Nonostante questo i danni furono inferiori a quelli del primo conflitto mondiale.

   

XIV ) - La Repubblica (1945-)  

   La liberazione italiana del 25 aprile portò alla ribalta politica i rappresentanti delle forze di resistenza, legati ai movimenti di sinistra e fondamentalmente repubblicani.Il governo fu presieduto da Parri (esponente della resistenza) al quale poi nello stesso 1945 successe De Gasperi che governò fino al 1953. Vittorio Emanuele III abdicava il 9 maggio a favore del figlio Umberto, mentre si stava indicendo un Referendum istituzionale verso il sistema politico da adottare. Il Referendum popolare che si svolse il 2 giugno, sancì la richiesta della forma Repubblicana; il Re allora lasciò il paese diretto verso l’esilio in Portogallo. A capo dello stato fu posto provvisoriamente Enrico De Nicola. Nel 1947 fu approvata la nuova costituzione Italiana. Ebbe così inizio la Repubblica Italiana, ma fu anche la fine del governo di coalizione: i rappresentanti del P.C.I. e del P.S.I. erano esclusi dal governo, il gabinetto era costituito da democristiani e indipendenti prima, democristiani, repubblicani, socialdemocratici poi. Il 18 aprile 1948 si ebbero le elezioni. Lo scontro politico era sopratutto basato su due coalizioni il Fronte Popolare (sinistra) e la Democrazia Cristiana. Le consultazioni elettorali, grazie anche ad una forte propaganda anticomunista da parte della chiesa, diedero la maggioranza ai democristiani che in seguito governarono per più di 40 anni sostenuti da altri piccoli partiti satelliti.

In Italia gli anni 50 furono gli anni della ricostruzione, essendo essa devastata dalla guerra e arretrata dal punto di vista industriale. In Carnia, e in Friuli intanto non c'era lavoro e il flusso emigratorio continuava regolarmente verso paesi più ricchi. Un dato certo ricavato dai censimenti dal 1951 al 1961 documentava che la popolazione della provincia di Udine (a quei tempi comprendeva anche Pordenone) era diminuita di 28.000 unità.Agli inizi degli anni 60 ci fu il cosiddetto “boom economico”, che grazie ai bassi costi della manodopera avviava il paese a nuovi livelli di benessere sociale, ma in Carnia e in Friuli si continuava ad emigrare.Il Friuli, infatti, non riusciva a colmare il ritardo che lo separava dalle altre regioni italiane. Secondo gli studi del prof. Giorgio Bazo, durante gli anni 60 l'emigrazione temporanea si sarebbe aggirata sulle 80.000 unità. Nel gennaio 1963 nasceva la regione autonoma del Friuli Venezia Giulia cui sarà aggiunto Trieste. L’autonomia della regione restava ed è tuttora solo teorica, dato che tutte le leggi promulgate in regione debbono avere il consenso da Roma. Intanto in Friuli prendeva piede il progetto politico autonomista del Movimento Friuli che chiedeva una vera autonomia da Roma, riconoscimento della lingua friulana ecc. ecc. La spinta del movimento ebbe all’inizio un buon consenso elettorale, perdendolo poi in seguito forse anche perché concentrato su temi prettamente culturali.

Nel 1968 esplose anche in Italia la contestazione studentesca e il 1969 fu segnato da acute agitazioni operaie (l'autunno caldo). Le lotte operaie si conclusero con forti aumenti salariali e un rafforzamento delle confederazioni sindacali.Gli anni 70 furono segnati dal terrorismo di destra e di sinistra, a cui i governi che si succedettero non seppero agire adeguatamente. Il successo dei referendum che confermavano le leggi sul divorzio (1974), e sull’aborto (1978), contro le posizioni della chiesa e della Democrazia Cristiana testimoniarono i profondi cambiamenti della società italiana.

Nel 1978 le Brigate Rosse compirono la loro azione più clamorosa: il rapimento e l’assassinio del Presidente Democristiano Aldo Moro e della sua scorta. Il terrorismo sarà sostanzialmente sconfitto successivamente, dopo la legge sui "pentiti". Negli anni 80 ci fu una nuova ripresa economica che coincideva con l'ascesa del socialista Bettino Craxi il quale controllava la politica italiana pur disponendo di un consenso elettorale limitato. L’azione politica dei governi di marca D.C. e P.S.I. di questi anni portava l'Italia ad un pauroso deficit: aumento del debito pubblico, rallentamento della produzione, svalutazione della lira, aumento dell'offensiva mafiosa, ed il dilagare della corruzione a tutti i livelli. Le indagini della Magistratura portavano ad una serie di incriminazioni (Tangentopoli-Mani pulite) che vedranno salire sul banco degli imputati i principali protagonisti di quel periodo, anche se poi quasi nessuno conoscerà il carcere. Craxi pur di evitare il processo fuggirà in Tunisia, dove moriva nel 1999.Con il crollo del comunismo, il P.C.I. italiano cambiava nome e politica diventando prima P.D.S. e successivamente D.S. non prima di aver dato luogo a scissioni (P.R.C.- Comunisti Unitari-Comunisti Italiani). Sotto i colpi di mani pulite i partiti tradizionali subivano un grave calo di consensi alle elezioni del 1992.  Crescevano i partiti anti-sistema: Lega Nord, Verdi. I governi Amato e Ciampi si trovarono ad affrontare la grave crisi economica ed occupazionale del paese. Subito dopo questi tumultuosi avvenimenti politici e sociali la D.C. diventava P.P.I., da cui si distaccavano in seguito altre sigle (C.C.D., C.D.U., C.S., U.D.E.U.R.) l'M.S.I diventava A.N.,mentre compariva sulla scena politica Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi: magnate dei mas-media e amico di Craxi, che con grande consenso da parte degli elettori insieme ad Alleanza Nazionale, al C.C.D. e alla Lega Nord formava il Polo: (coalizione di centrodestra) e vinceva le elezioni del 1994. Nel 1996 le elezioni anticipate videro vincente la coalizione di centrosinistra che dopo vari travagli governa tuttora. Nel 1999 dopo 43 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia si schiera a fianco della N.A.T.O nella guerra contro la Jugoslavia ed il primo gennaio 2000 entra a far parte dell’Euro, la moneta unica europea.