Un folletto burlone

La nonna di Tina, era solita quando andavano i suoi nipotini a farle una visita, raccontare loro delle storielle, talvolta allegre, ma nella maggior parte dei casi, raccapriccianti come quella che sto per raccontare. La nonna di Tina, natia di Gallipoli, era nota in tutto il paese per la sua bellezza, tanto è vero che nonostante la sua povertà, riuscì a sposare un uomo ricchissimo: Salvatore Tramacere di Leverano, noto per la sua ricchezza, per la sua forza, per la sua bellezza. Quasi tutti gli edifici di Leverano antico, erano di sua proprietà e siccome allora non erano molto conosciute le cambiali, quest’uomo era solito dare denaro a chi gli chiedeva un prestito . Ma non tutti i debitori avevano una buona coscienza e accadeva spesso che il denaro non gli veniva più restituito. Fu proprio in questo modo che Salvatore Tramacere si ridusse alla rovina, costretto a trasferirsi a Veglie in case in affitto. Purtroppo però, non erano solo i debitori ad assillare la sua vita, ma anche un piccolo folletto burlone di nome CARCAIULU che appariva la notte e si divertiva a fargli un sacco di dispetti. Salvatore possedeva a Leverano tantissimi cavalli che accudiva in delle stalle enormi costituite da due grandi porte ad arco, proprio per questa loro caratteristica, prendevano il nome di stalle a due occhi, ed ogni sera Maria, figlia di Salvatore e futura mamma di Tina, sotto l’ordine di suo padre era costretta a malincuore, a separarsi dal suo fidanzato per andare a strigliare i cavalli. Accadeva però, che quando la mattina il padre di Maria si recava nelle stalle, trovava con suo grande stupore, tutte le criniere e le code dei cavalli caratterizzate da tante piccole trecce e dato che in quel periodo si sentiva spesso parlare del folletto dispettoso, Salvatore non poteva che assegnare la colpa di tutto ciò a costui. Quindi Maria non solo era impegnata la sera a strigliare i cavalli, ma era costretta anche la mattina a lavorare per sciogliere tutte le treccioline alle code e alle criniere dell’animale. Questa storia durò per parecchi altri giorni e talvolta il folletto faceva dei dispetti persino alla moglie di Tramacere. Mentre dormiva, entrava infatti nella sua stanza da letto, e iniziava a tirarle le lenzuola, oppure nel momento in cui si metteva alla supina, il folletto si sedeva sul suo petto e iniziava a farla respirare a fatica. La nonna di Tina non ne poteva più di questi scherzetti anche perchè la notte non riusciva più a dormire tranquilla, così una sera armata di coraggio stesa sul suo letto, si mise ad attendere il piccolo folletto. Nel bel mezzo della notte ad un certo punto, si sentì tirare le lenzuola proprio come se un piccolo gatto volesse arrampicarsi su di lei. La nonna di Tina si fece forte, prese le lenzuola, le gettò con forza a terra, seguì un forte tonfo proprio come se qualcuno fosse caduto. Da quel giorno il folletto dispettoso non comparve più, tanto è vero che le code e le criniere dei cavalli, non venivano più intrecciate, mentre lei la notte riusciva a dormire tranquilla. Poi giunse il momento del trasferimento a Veglie. Tutta la famiglia si accinse a traslocare, trasportando le cose che erano loro più care. La sola cosa che dimenticarono fu la scopa. M a dopo pochi giorni essa fu riportata nella nuova casa dal piccolo folletto.

RACCONTO DI TINA MANGIA DI ANNI 65 (Residente a Veglie in Via Leverano) DATA 1 giugno 1998