Papa Galeazzo

Pasquino del Salento, la figura di Papa Galeazzo, esistita storicamente tra il 1589 e il 1591, ha catalizzato l'ironia e la comicità popolare, diventando personaggio protagonista di innumerevoli storielle con beffe e satire. Eccone qualcuna tratta dalla edizione a stampa del "Breviario di Papa Galeazzo" del 1912, riproposta nel 1979 da Congedo editore a cura di Michele Paone

Papa Galeazzo prende possesso della parrocchia di Lucugnano il giorno della Pasqua
Il bacio della pace

Sospira il Capo e tutto il Vaticano che vogliono Galeazzo Parrocchiano E Papa Galeazzo festante si presentò al popolo di Lucugnano, nel dì della Santa Pasqua, per prendere possesso della parrocchia. Dalla Baronessa, Donna Ermenegilda Alfarano-Capece, feudataria del luogo, al più modesto cittadino nessuno dei lucugnanesi mancò d'intervenire alla funzione. Papa Galeazzo, cantata la messa, al Vangelo rivolse al popolo la sua prima omelia, nella quale prendendo argomento della festa che ricorreva e della sua presa di possesso nella parrocchia, raccomandò che si dovesse risorgere a vita novella: che, deponendo le ire ed i rancori, tutti dovessero amarsi come fratelli. Con così calde ed ispirate parole Galeazzo riuscì a commuovere i suoi filiani, tanto che li spinse ad abbracciarsi e baciarsi l'un l'altro. Imponente spettacolo...! Uomini e donne, vecchi e bambini, senza badare al sesso ed all'età tutti, tutti si abbracciarono e si scambiarono il bacio della pace. Quietatasi la scena, Don Galeazzo, che aveva notato come alla sola Baronessa nessuno si era accostato per abbracciarla e baciarla, riprese il discorso, per rimproverare la grave omissione ed incitare quei buoni vassalli a suggellare la pace anche con la illustre loro feudataria. Tutti trovarono giusto il rimprovero; ma chi si azzardava osar tanto!? Chi si poteva arrischiare di toccare un lembo solo della veste baronale!? Malgrado i ripetuti incitamenti, l'enorme differenza sociale tratteneva ciascuno e Papa Galeazzo, persuaso alfine della modestia dei suoi filiani, risolvendo il problema, sceso dall'altare: - Ho capito, disse, questo boccone aspetta a me! Il popolo gli fece largo, e l'Arciprete, in cappa magna, si portò presso la Baronessa, se la strinse al seno e le scoccò in fronte un sonoro bacio: Il bacio della pace! Le mani di Carlo v Una sera il Barone di Lucugnano mostrava alle persone che solevano tenergli compagnia un bellissimo ritratto di Carlo V che aveva ricevuto in dono dal sovrano. - Guardino, guardino, osservava il Barone, come è piena di modestia la persona dell'imperatore; egli ha le mani senza guanti! - Non usa portarli, rispose Don Galeazzo, perché tiene sempre le mani nelle saccoccie dei contribuenti! Oh, mia santa Liberata! La Marchesa di Alessano da più giorni era sofferente per i dolori del parto: il bambino si era presentato di lato e lo sgravo non poteva avvenire senza la seria compromissione della vita della signora. Per ordine del Marchese si teneva esposto il SS.mo in tutte le chiese del paese e il popolo si affluiva per impetrare le grazie in prò della illustre sofferente. Tal notizia giunse anche a Lucugnano e Don Galeazzo, che era molto amico della famiglia marchesale, volle portarsi in Alessano per unire le sue preghiere a quelle di quel popolo così devoto. Giunto Don Galeazzo al paese, ed avendo appreso per via il peggioramento della signora, senza altro, corse difilato al palazzo. Il suo arrivo fu tosto annunziato al Marchese, il quale, ricevendolo in sulla soglia della stanza coniugale, volle introdurre l'Arciprete, per confortare la Marchesa. - Don Galeazzo mio, esclamò la povera signora, nel vedere entrare l'Arciprete di Lucugnano, fatemi una efficace preghiera acche' mi liberi da questo pericolo! A questa pietosa domanda della Marchesa Papa Galeazzo si commosse, ma nell'alzare gli occhi al cielo, e nello scorgere un bellissimo quadro di Santa Liberata, che pendeva da un muro, si animò di quel tale suo umoristico spirito e, con affettata compunzione, a mani giunte, si rivolse alla Santa: Oh, mia Santa Liberata, Fa che dolce sia l'uscita, Come dolce fu l'entrata, Oh, mia Santa Liberata! A questa scappata di Papa Galeazzo la Marchesa non seppe trattenere il riso, all'urto del quale le si aprirono i vasi, il bambino subì il moto naturale del rivolgimento e, prima ancora che la stessa signora si accorgesse, venne giù felicemente il marchesino. Si, chi ebbe tempo di pensare!? Un lunedì, Papa Galeazzo, a cavallo del suo famoso somaro, ed in compagnia di diversi amici, si recava al mercato di Alessano. Ad un punto della via, che correva montuosa, il somarello, facendo uno strano balzellotto, scivolò e nella caduta travolse sotto l'Arciprete che, pur non pensando a liberarsi dal peso dell'animale, uscì in imprecazioni contro la povera bestia. - Eh, compare, gli gridò uno della comitiva, a che te la pigli col somarello, quando poi non pensi ad invocare il nome di Dio perché venga in tuo soccorso? - Bravo, rispose l'Arciprete, uscendo da sotto la bestia, e chi aveva tempo di pensare a Dio? "Lu cutrubbu" di papa Galeazzo Piovevano presso la Curia Vescovile di Alessano continui ricorsi perché l'Arciprete di Lucugnano non accendeva la lampada presso l'altare del SS.mo Sacramento. Monsignore lo chiamò in residenza e lo redarguì severamente, facendogli notare quale sconvenienza era la sua. Don Galeazzo si discolpò assicurando il superiore che n'era stata cagione l'aver egli terminata la provvista dell'olio e che insino al nuovo raccolto non avrebbe potuto fare diversamente, salvo, supplicò, se Monsignore illustrissimo non lo avesse voluto soccorrere. - Anch'io, mio caro Don Galeazzo, rispose Monsignore, mi trovo scarso in olio: ho tanti impegni, tante lampade da alimentare; ma riconoscendo giuste le tue discolpe e conoscendo anche la povertà della tua chiesa, del poco che posseggo te ne fo parte: mandami una boccetta e provvedi per ora ai tuoi bisogni. - Grazie, Eccellenza, mille grazie, Eccellenza. - Prego, Arciprete mio, quando si può far del bene... E Don Galeazzo, sprofondandosi in ringraziamenti, baciato che ebbe l'anello pastorale, fece per andarsene. - Poco olio, Arciprete, poco te ne manderò, gridò ancora Monsignore a Don Galeazzo, ricordandosi che anche la sua provvista era stata fortemente decimata da altre somministrazioni. - Non dubiti, Eccellenza, si affrettò l'Arciprete a rassicurare il superiore, le manderò un piccolo cutrubba, tanto quanto potrà bastare a togliermi pel momento dal presente imbarazzo. In Lucugnano allora, come oggi, si fabbricavano bellissimi vasi d'argilla, per la conservazione del vino chiamati volgarmente vozze, e per depositarvi olio, chiamati orci: di questi orci però se ne fabbricavano di piccolissima mole, per gli usi domestici, da tener luogo alla bottiglia dell'acetiera, di forma speciale, col becco, da servire meglio agli usi della cucina, e si chiamavano cutrubbi: e, Papa Galeazzo, che via facendo aveva intanto studiato il modo di rifornire meglio la sua dispensa, giunto al paese, di ritorno da Alessano, ordinò espressamente ad un abile figulo un orcio della capienza di tre salme, ma dalle forme e del tutto identico ai piccoli cutrubbi. Come fu pronto il mastodontico cutrubbu lo fece collocare sopra di un traino o lo spedì ad Alessano, da Monsignore, con la seguente lettera: Eccellenza " Mando per rilevare quel poco di olio che con tanta " bontà mi ha promesso e, mentre ancora una volta ne "la ringrazio, non ho dimenticato la raccomandazione, mandando una boccetta, nu cuttrubbu, dove potrà far mettere quel poco d'olio che ha destinato per me. " - le manderò un piccolo cutrubbu, tanto quanto potra' bastare a togliermi pei momento dal presente imbarazzo ". "Bacio il S. Anello e mi raffermo Devotissimo servitore DOMENICO Arcip. GALEAZZO In quel momento che nell'atrio episcopale giunse il traino col cutrubbu di Papa Galeazzo, Monsignore, che era molto affaccendato, letta in fretta la lettera dette all'Economo le opportune disposizioni. L'Economo si provò a formulare qualche eccezione, ma il Vescovo, o che non comprese le proteste del suo dipendente, o che ritenne più che ingenua la lettera di Papa Galeazzo, non permise che si eccepisse intorno ai suoi ordini e, all'Economo, che tutto mortificato correva per eseguirli, gridò: - Empitela, empitela pure! La sera, Papa Galeazzo vuotò nella pila della sua dispensa ben tre salme di olio. Due giorni dopo, Monsignore, stando a tavola, ne] condire l'insalata, si accorse che l'olio dell'acetiera non era di quello stesso che fin quel giorno s'era usato nei condimenti e ne chiese conto all'Economo. - E vero, Eccellenza, rispose l'Economo, quest'olio è di un'altra pila, cominciatasi ad usare soltanto oggi. - Come? ripeté meravigliato Monsignore, s'è già dato fondo a quell'altra che appena da un mese s'era cominciata?! - Sì, Eccellenza! E se mi permette di obiettare, una seconda somministrazione, come quella che Vostra Eccellenza ha fatto a Papa Galeazzo, e anche a quest'altra pila presto si darà fondo! - Non comprendo! rispose il Vescovo alquanto accigliato. Una somministrazione come quella di Papa Galeazzo? Ma se a Papa Galeazzo non se n'è dato che una piccola boccetta?? - Una boccetta, Eccellenza!? una boccetta! !! - Sì, una boccetta! Egli mi scriveva che mandava un piccolo cutrubbu!? - Cutrubbu, sì, Eccellenza, ma della capienza di tre salme - Tre salme!!! gridò inorridito Monsignore. Dio mio che cutrubbu!!