Fantasma autostoppista

Una sera d’inverno del 1989, Cosimo Calabrese di Veglie, partì in macchina da solo per andare a trovare sua sorella di Muro Leccese, a una settantina di chilometri di distanza. così dopo aver trascorso una tranquilla giornata con la sorella, all’imbrunire decise di far ritorno a casa. Durante il tragitto, mentre percorreva la strada Leverano-Veglie, incontrò un giovane autostoppista. Preoccupato dall’idea che una persona così giovane stesse sola quella notte così fredda, l’uomo fermò la macchina e gli offrì un passaggio. Dopo essersi presentati, i due cominciarono a parlare del più e del meno e da questo dialogo venne fuori che il giovane autostoppista, che aveva detto di chiamarsi Francesco Massa, frequentava il III anno all’Istituto Tecnico Commerciale di Lecce e che era figlio di una modesta famiglia di contadini. Giunti a Veglie Cosimo gli chiese in quale parte del paese abitasse e il ragazzo gli rispose che la sua casa si trovava in prossimità del cimitero. Cosimo si avviò nel posto indicatogli e giunto a destinazione arrestò la macchina per chiedergli se volesse essere accompagnato proprio sotto casa o se volesse scendere. Francesco rispose di non preoccuparsi poiché la sua casa era proprio a due passi da lì. Al saluto dell’amico, Cosimo si voltò per ricambiarglielo, ma vide che era scomparso improvvisamente. Cosimo scese subito dalla macchina per guardarsi attorno e con grande stupore si accorse che nessuno era nelle vicinanze. Quasi spaventato entrò in macchina e notò che accanto al suo sedile c’era lo zaino che il ragazzo portava con se senza capire come tutto ciò potesse essere successo, ma cercò di rassicurarsi pensando che potesse essere stata colpa della sua stanchezza. Il giorno successivo, Cosimo si recò al lavoro presso la fabbrica di suo zio a Veglie, ancora frastornato per quello che era successo il giorno precedente lasciando lo zaino di Francesco in macchina con lo scopo di riportaglielo dopo il suo turno di lavoro. Chiese informazioni ai suoi colleghi su un certo Francesco Massa e sulla sua abitazione ma ciò che gli dissero gli fecero capire che questo suo amico abitava ben lontano da dove lui lo aveva lasciato la sera prima. Comunque sia, terminato di lavorare si recò nel posto indicatogli. Si ritrovò dinanzi ad una casa molto piccola e apparentemente poca curata. Prese lo zaino di Francesco e suonò il campanello; una signora bassa e robusta di corporatura uscì fuori, Cosimo intuì che potesse essere la madre e chiese di Francesco. La donna titubante guardò l’uomo e stette per qualche istante in silenzio, poi gli rispose che suo figlio era morto da quasi sette anni in un incidente stradale. di fronte a tale rivelazione, Cosimo lasciò cadere lo zaino dalle mani sentendosi quasi raggelare per lo spavento. A questo punto la donna gli chiese il motivo per il quale era lì, e a fatica Cosimo raccontò quello che gli era accaduto la sera precedente e che quindi era venuto per portare lo zaino a suo figlio. La donna un po’ scettica per quanto le stava raccontando, si voltò verso lo zaino che era caduto a terra e lo riconobbe. Con gli occhi pieni di lacrime, lo sollevò e lo strinse a sé.

RACCONTO DI PAMPO MARIA DI ANNI 48 (Residente a Veglie in via Romagnosi) DATA 3 giugno 1998