Leggenda sul Ponte del Diavolo a Lanzo

Un tempo gli abitanti dei casolari e delle baite del Monte Basso, di fronte all' abitato di Lanzo, per raggiungere il borgo erano costretti ad un largo giro, superando la Stura più a monte, in prossimità di Germagnano. Anche i collegamenti tra Lanzo e la sponda destra del fiume avvenivano su precari ponti in legno. Naturale dunque che di tanto in tanto si ridestasse il desiderio di un nuovo ponte proprio là dove il fiume era più impetuoso, ma anche più stretto, tra le pendici del Monte Basso e del Monte Buriasco. Più volte la comunità intraprese l' opera, ma ogni volta avversità naturali e crolli improvvisi resero vane le umane fatiche. Anzi, di fronte a questi inspiegabili eventi, qualcuno cominciava a dubitare che il Diavolo in persona non volesse quel ponte, per scoraggiare i contadini dall' andare in paese alla Messa domenicale. Il parroco tentò inutilmente di allontanare la presenza demoniaca con novene e processioni, che si spingevano fino alle rive della Stura. Per voce di un pastore, le dicerie e le reali difficoltà dell' opera intrapresa giunsero ad un vecchio santo eremita che viveva in una grotta, poco lontano da Lanzo. Fu proprio lui che, con la semplicità e la confidenza derivategli dalle tante tentazioni da cui era uscito vittorioso, propose di mettersi d' accordo con il Diavolo per avere il nuovo ponte. Stupefatto dalle parole del vecchio, il pastore lo supplicò di parlare lui con il Diavolo, se i suoi concittadini avessero accettato la proposta. I paesani intanto, di fronte all' ennesima rovina del cantiere, erano quasi rassagnati ad abbandonare l' idea tanto a lungo accarezzata di avere un nuovo, grandioso ponte che desse lustro all' intero paese. Accettarono dunque volentieri la proposta del santo, quale ultimo tentativo. Rimasto solo nella sua grotta, il santo ricevette ben presto la visita del Diavolo, il quale pur non negando di essere lui il responsabile di tutti gli eventi che avevano colpito il ponte, accettò la proposta di costruirlo. Come compenso chiese però di poter portare all' inferno il primo essere che avesse attraversato il ponte, e volle che il vecchio si impegnasse affinché il patto venisse rispettato. Un' essere vivente, dunque un' arcata, questo fu il patto tra il santo ed il Diavolo. Il santo si ritirò in preghiera nella sua grotta, mentre il Diavolo, calata la sera, diede iniziò alla costruzione. Per non avere occhi curiosi ad osservarlo, scatenò un terribile temporale, come mai si era visto in paese, che costrinse anche i più coraggiosi a rimanere in casa al sicuro. In mezzo al vento, tra tuoni e lampi, sotto una pioggia scrosciante, per tutta la notte uno stuolo di demoni lavorò tra la Stura ed il nuovo ponte. Nella sua grotta intanto, il santo abbracciava per l' ultima volta il suo cane, unico compagno da molti anni, ormai vecchio e cieco. All' invito del santo di compiere insieme un' ultima buona azione il cane si volse a lui scodinzolando. Proprio l' animale era infatti destinato ad essere il beffardo compenso per il diabolico costruttore. Il vecchio avvolse il cane in un sacco e, disceso fino al ponte, lo lasciò con la raccomandazione di non abbaiare e di rimanere in silenzio. Tornò poi alla grotta, triste per non avere più con sé il fedele compagno, ma sapendo di aver così salvato un' anima. Al mattino la tempesta era finita ed il nuovo bellissimo ponte riluceva come d' argento ai raggi del sole. Nessuno vide la rabbia del Diavolo quando, aperto il sacco e trovato il cane, capì di essere stato beffato dal sant' uomo. Rabbioso picchiò lo zoccolo a terra, colpì il sacco con il tridente e sprofondò all' inferno. Il sacco si trasformò in una pietra, ancor oggi visibile presso la cappella di S. Rocco, insieme all' impronta lasciata dallo zoccolo all' ingresso del ponte.