La storia di Malandjin

Sulla prima casa di Boschiettiera vi è una croce con accanto una scritta pressoché illeggibile. Solo la parola "morta" è nitida ed evidente. Al proposito si racconta che una giovane della frazione, di nome "Malandjin", cioè Maria Angela, era salita all'alpeggio di Gran Fumà con la sua famiglia. Un giorno era scesa proprio nella prima casa di Boschiettiera a portare le tome, per lasciarle nella cantina dove venivano conservate prima di essere vendute. Qui, un innamorato respinto la accoltellò, trafiggendola con ben sette colpi. In seguito vagò lungo il torrente, ma non ebbe il coraggio di gettarsi nell'acqua. I carabinieri salirono a cercarlo e il giovane si consegnò alla giustizia. Fu condannato a sette anni di prigione: uno per ogni coltellata, ma gli andò bene perché uscì dopo due anni, graziato in occasione della nascita del principino Umberto. In seguito si sposò, ma la sua fu un'esistenza di miseria e di stenti, vivendo di quel poco che l'avara terra di montagna gli poteva offrire, ovvero la segale, la quale - insieme alla patata - era, nel vallone, la coltura più praticata.