Settembre! Settembre è più di un mese.
E' una stagione. Incomincia con le rimanenze di agosto e termina con i
preparativi di ottobre. Con settembre arriva un presentimento d'autunno.
Si
insinua in un'alba brumosa e svanisce nel caldo pomeriggio. Passa in punta di
piede fra le chiome degli alberi, imbellettando qualche foglia. Soffia un
batuffolo di lanugine di cardo attraverso la valle. Il verde rigoglioso sta
passando.
Cadranno fra poco le foglie, l'erba avvizzirà.
L'alba splende di filamenti di ragno, segno che gli ultimi nati hanno l'istinto
di viaggiare.
E' questa la stagione della luna dei raccolti, che è la luna piena più vicina
all'equinozio d'autunno. La luna di settembre non va di fretta: arriva presto e
rimane a lungo. I contadini tornano nei campi dopo la cena, per continuare la
raccolta del granone al chiar di luna. E mentre "scuoccu(e)l'n'"
(Tolgono le foglie - scartocciano - le pannocchie)
le "morr'" dislocati nei "rand'n'ia:r"
cantano.
Se accucciati dietro paraventi innalzati con "fash' rendini(e)"
(Fasci fatti con di gambi delle piante di granturco)
"scu(e)gn'le(ie)n'" i' "morr'"
Sull'aia, raccontano i "cunt'" (racconti)
vecchi di millenni.
E i ragazzi saranno i primi a cedere al sonno.
Si raggomitoleranno tra "i cuokk'l'" impiastricciati di barbe e
solleticati dai vermi che saltano via dai "kèpuocch'".
Fino a quel momento il solo mondo dei vivi: i canti, gli strilli ora forti, ora
potenti, ora lievi, modulati come una bella canzone destinata a morire.
Poi è il momento del linguaggio dell'amore:
Si diffonde nel cielo quale grande preghiera.
Spesso
accadeva che durante la sfogliatura delle spighe arrivassero squadre di giovani
dal paese.
I quali si univano ai contadini e, insieme, lavoravano fino a che dal cielo
scomparivano le gallinelle.
E allora messo da parte "u p'zzuk'", fatto spazio sull'aia, si dava
inizio alle danze.
E dalle aie delle masserie limitrofe arrivavano giovani e anziani, e si univano
ai ballerini.
Non mancava l'"organetto" e il mandolino. Balli tradizionali e balli
"alla civile".
Seduti ai bordi dell'aia, il fiasco a portata di mano, gli anziani.
Le loro mani, segnate da calli e duroni, applaudivano.
E
ti viene da ringraziare Dio, perché finalmente arrivano gli applausi per il
lavoratore della terra.
Per quest'anonimo che da, che soffre, che butta il cuore e la vita senza
riserve su tutte le "vie crucis" dei fratelli.
Per l'uomo di tutte le battaglie, di tutte le trincee, di tutte le avanzate.
Ma nessuno ringrazia.
Se lo facessero si offenderebbe.
Nella
masseria le cuoche erano indaffarate a preparare la colazione: ciabbotta -
sav'cicch' ka 'nzógn' - cash' ki vièrm', (Ciabbotta=Sorta
di minestrone fatto con patate, peperoni, zucchini ecc. - Salsiccia conservata
nella sugna - formaggio con i vermi) pane di forno a legna. I
"vecchi" scendevano nelle vigne e riempivano "è
ch'shtéll" (cesti piccoli) di uva e di
fichi con la lacrima di miele "n'kul'".
- E ké v'liv' mègnè u juorn', dop' na nott' d' ball' e na cu(e)lèzion' d'
sp'sèlizi(e)!" (E cosa volevi mangiare il
giorno, dopo una notte di balli e una colazione da sposalizio! - Detto da
Peppino Vannelli nel 1963)
- Mamm' k' tièmp', kill'. (Mamma, che tempi
quelli! - Detto da Domenico Silvaggio)
- P' n'or' … dèrri(ie) a vit' k' m' r'man'. (Per
un'ora... darei la vita che mi rimane - Detto da Filomeno Casacalenda)
Chiude i balli e apre alla colazione la stornellata con la chitarra.
StornelliFior di v'ièrell' Fior d' l'p'nell' Fior di gran' Fior di verben(e) Fior di mont' Fiorè d' limon' Fior di mentucch' Son' la campanella d' la rotonda |
StornelliFior di viarelle Fior di lupinella (foraggio) Fior di grano Fior di verbena (gramigna) Fior di monte . Fior di limone Fiore di mentuccia Suona la campanella della rotonda |
In settembre la prima gelata arriva di notte, una notte limpida, con poche
stelle, e la luna prossima alla sua pienezza.
Poi viene l'alba e se ne vede il cammino: la foglia che brilla, lo stelo che
luccica …
Le
notti frizzanti di settembre recano nuovo vigore alle creature di sangue caldo.
L'orologio biologico degli insetti di sangue freddo si scarica.
La cicala tace.
Il grillo perde di vigore.
Sono i giorni delle grandi provviste.
I topi raccolgono e mettono da parte i semi.
Gli scoiattoli nascondono il loro bottino di noci.
Il riccio si rimpinza di erba e frutta, trasformando tutto questo cibo in una
riserva di grasso.
Le rondini si sono disposte in stormi in vista della grande migrazione.
La natura comincia a prepararsi per l'inverno.
L'impulso della crescita si ferma per quest'anno.
Ma la vita si conserva nella radice, nel bulbo, nel seme e nell'uovo.
Testo: Giuseppantonio Cristofaro