La festa di San Giuseppe "Lanz'" (Magro)
"Devozione" o "Banchetto" di San Giuseppe
A Ripabottoni ...
Il 18 marzo i giovani scendevano nei Vastini in cerca di viole; poi passavano
dalla "Kosh:t' du r'pè (je)" per cogliere le primule. La sera, davanti "al fuoco
di san Giuseppe" ne facevano dono alle ragazze. 19 Marzo: San Giuseppe "Lanz'"
(Escludendo la carne dall'alimentazione, si deperisce fisicamente,. Si diventa
"Lanz'" secchi, tutto pelle ed ossa). Ci sono alcune ricorrenze destinate a
restare nella storia di Ripabottoni, ma di cui, mentre stanno accadendo, non
si coglie a fondo l'importanza e di cui ci si accorge solo più tardi, quando
sono già passate. Nei tempi andati tutte le famiglie facevano il "banchetto"
di San Giuseppe, due volte all'anno. Il primo in occasione della festa di S.Giuseppe
(19 marzo), siccome si era in quaresima - di necessità - era vietato il consumo
della carne - per cui era detto: "S.Giuseppe Lanz'" (Magro). L'altro veniva
festeggiato nella prima domenica di maggio ed era detto: "S.Giuseppe grasso",
in quanto il pranzo devozionale, "banchetto", era a base di carne. Si componeva
di 14 pietanze, tanto quanto assommano i sette dolori e le sette allegrezze
della vita di S.Giuseppe con Gesù e con Maria. Il banchetto prevedeva la presenza
della Madonna, di San Giuseppe e del Bambinello. Alle origini la Madonna, San
Giuseppe e il Bambinello erano scelti tra i poveri. La Madonna e San Giuseppe,
con il Bambinello tenuto per mano, "rientrata" la processione del Santo, si
presentavano dalla Famiglia che li aveva "precettati". Dalla ruara: - San Ghi
sèpp! La padrona di casa si presentava sulla soglia e, da qui, cadendo in ginocchio
si segnava. "Ben venuti" - la risposta. I tre entravano nell'ordine: Il Bambinello,
La Madonna e San Giuseppe. Passando davanti alla padrona di casa, questa baciava
la loro mano destra. Raggiunta la sala da pranzo, il Bambino sedeva "a capo
tavola", La Madonna alla sua destra, San Giuseppe alla sua sinistra. Un po'
discosti i componenti della famiglia. In silenzio si aspettavano i tre tocchi
del campanone per inginocchiarsi e recitare le preghiere, note come "I sette
dolori e le sette allegrezze di San Giuseppe" (Filotea) Concludeva la "Preghiera
per impetrare una buona morte": -…." Di modo che consolato dalla dolce speranza
di volare con voi a possedere l'eterna gloria in Paradiso, io spiri pronunciando
i SS. Nomi di Gesù, Giuseppe e Maria. (Filotea,..198). Preso posto attorno alla
tavola, San Giuseppe augurava - Buon appetito -: "ngopp' a tutt'è i tav'l ù
pan e a grazi(e) d' Di(ie) . (Sopra i tavoli il pane e la Grazia di Dio) La
prima portata consisteva in: 1) un'arancia tagliata a rondella e condita con
olio, aglio e zucchero. Tanto zucchero. Seguivano nell'ordine: 2) maccheroni
con la mollica; 3) il baccalà "arracanato" o alla ripese; 4) baccalà lessato
e condito con olio di frantoio, aglio e prezzemolo; 5) fagioli conditi con olio
crudo ed aglio tritato in modo grossolano; 6) Ceci, lessati e conditi con olio
crudo ed aglio; 7) Broccoli di rape, (dette rape di San Giuseppe); lessate e
passate in padella con l'aglio e il peperoncino; 8) Riso lessato nel latte,
dolcificato con lo zucchero, aromatizzato con scorzetta di limone; 9) Anguille
fritte; 10) Baccalà di San Giuseppe; 11) Cicorietta di campo, anch'essa lessata
e condita con olio di frantoio e alcune gocce di aceto di vino; 12) La sarda
in camicia (avvolta nella sfoglia, "cucita" torno torno con la "pizzicarola"
e soffritta nell'olio); 13) Finocchio tagliato a spicchi, condito con olio e
una leggera spolveratina di peperoncino, olive "curate", alcuni pomodori, seccati
al sole e conservati nell'olio; 14) Ricotta stemperata nel miele - "u'chtill"
- (Pasht'na:k') - carota selvatica, tagliata a listerelle e lessate nel "mostocotto".
A conclusione: il melone, dalla buccia rugosa e conservata "nu pes'l'" (in soffitta),
i "p'cch'llat' ka nz'nz'rvat'" (dolci tipici) na vèntièr d' skerchiè. Chiudeva
il "Banchetto" la comparsa di due "pèniell d'pan e nu pan'llucch'". Le pagnotte:
una per la Madonna e l'altra per S.Giuseppe. La pagnottina per Gesù Bambino.
Si era giunti al momento del ringraziamento: Invocazione del Patrocinio di S.Giuseppe:
"A te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo……" A conclusione:
"Recitiamo cinque "requiemeterne" per i defunti di questa casa. La padrona si
segnava ed elencava gli antenati lentamente. La vigilia della festa di San Giuseppe
(18 Marzo) In ogni "cap'ruèr'" si accendeva un falò, detto "fuoco di San Giuseppe".
Lo scopo era: "riscaldare il Bambino Gesù". Nella grotta di Betlemme tutta la
paglia è stata bruciata e, povero San Giuseppe, ha dato fuoco al proprio mantello,
perché non sopportava che il Bambino e la Madonna patissero il freddo. Dopo
cena la gente si accalcava attorno al falò e recitavano "raziun", intervallati
dalla strofa cantata: "San Gh'sèpp p'v(e)rèll a mèss pòk a mèntrèll p'rskellà
u Bamb'niell rush, ghink e ch'cchiòttell…. Tra una preghiera e l'altra le "devote"
distribuivano "i skerciòfl", dolce tipico di san Giuseppe, e, perché no, "nu
mukk d'vin'". Così fino a quando non sarebbe arrivato il corteo delle Veroniche
con la Croce. Qui giunte, girando lentamente attorno al fuoco, cantando le litanie
di S.Giuseppe. Andato via il corteo delle Vroniche, chi sa da dove, arrivavano
i primi accordi di un organetto… I giovani, alla buona, attaccavano il giro
del saltarello. Ed era questa l'occasione in cui le ragazze, che avevano ricevuto
l'omaggio delle viole e delle primule, davano la risposta agli "spasimanti".
Se di si, l'apoteosi. Canti e letizia perfetta. No? E allora , il deluso prendeva
la via dell'esilio. I giovani ballavano, i vecchi guardavano e sorridevano al
tempo che la memoria riattualizzava.
Testo: Giuseppantonio Cristofaro