Streghe

Di tutto il gregge diabolico le streghe sono le più invasate. Loro caratteristica è la doppia vita: di giorno spose e madri, di notte si trasformano in streghe. "Dietro le loro sagome - afferma il Di Giacomo - sta lo sfondo dello sabba, e non c'è strega senza sabba." La credenza delle streghe quali agenti misteriosi del potere delle tenebre ha origini antichissime. Sono infatti il frutto amaro della mescolanza di credenze cattoliche sull'immortalità dell'anima e sull'esistenza del demonio coi suoi poteri preternaturali e di superstizioni pagane, le cui mitologie erano popolate da satiri, elfi, gnomi e altri esseri mostruosi servitori di poteri occulti. Addetti al culto ditali divinità erano uomini e donne che si credeva trattassero familiarmente con esse ricevendone poteri illimitati, tali da causare mali terribili all'unanimità, essendo in grado di produrre a loro piacimento magie e incantesimi, di preparare filtri mortiféri o amorosi, di predire il futuro, di rivelare segreti occulti etc... Già nell'antichità Plinio il Vecchio affermava che le "striges" erano donne trasformate in uccelli per una magia o almeno così sosteneva la credenza popolare. Nel Medioevo le "striges" assunsero volto e fattezze umane, vecchie e repellenti si diceva che partecipassero ai sabba con i demoni e che con appropriati incantesimi potevano nuocere non soltanto al bestiame e ai campi, ma persino ai bambini e talvolta agli adulti. Maghi e streghe furono in auge nei secoli XV, XVI, XVII e XVIII in tutta Europa. Secondo gli autori dell'epoca le streghe forti del loro patto col diavolo erano dotate di poteri particolari che esercitavano a volontà per mezzo di incantesimi. Trasformavano se stesse e altri esseri in animali vari come lupi, gatti neri, topi. Producevano tempeste, fulmini, grandine, causavano infermità negli uomini e nelle bestie col "malocchio" o con altri procedimenti, causavano la morte di coloro che maledicevano o stregavano. Ma chi erano in realtà le cosiddette streghe? Il più delle volte erano povere mentecatte, vittime prima di tutto di se stesse in quanto convinte di possedere quei poteri malefici che venivano loro attribuiti in forza di un patto col diavolo; in secondo luogo erano capro espiatorio di una collettività che pensava di liberarsi dalle proprie colpe trovando un presunto colpevole da dare in pasto alla folla spesso assetata di vendetta e vittima a sua volta di un potere che cercava in tal modo di "insabbiare" i problemi reali. La credenza saldissima nei poteri preternaturali delle streghe ha lasciato solchi profondi in tutta la letteratura europea del secolo XVI e XVII non solo, ma anche nella stessa legislazione civile e canonica. Infatti sebbene vi fossero in molti paesi numerosi casi di "linciaggi" di streghe, più del 90 per cento furono giustiziate "legalmente" poiché le leggi di allora, protestanti e cattoliche condannavano la stregoneria come crimine religioso-sociale. In Valtellina la credenza nelle streghe e negli stregoni segna pagine dolorose. "Nella fantasia popolare - valtellinese afferma il Mazzali - al centro dello stregonismo, sta la strega". Nel '500 a Sondrio il famigerato Frà Modesto da Vicenza nei suoi processi sommari identificava le streghe e gli stregoni con gli infedeli. Tra i numerosi processi due furono di una ferocia inaudita, ne furono vittime Giovanni Bormetti detto Merendin di Semogo (1673) e Caterina Rasigava (1674). Dopo gravissime torture furono loro estorte confessioni stregonesche e infine bruciati sul rogo, teatro dell'esecuzione una località sulla sinistra dell'Adda lungo la strada per Premadio, detta Prà della Giustizia. Seguirono poi altri processi in vari paesi della provincia, molti dei quali sono documentati. Afferma il Tazzoli "Una volta che fu creduto all'esistenza di questi esseri intermedi fra l'uomo e il demonio, avvenne per una naturale suggestione che si sviluppò parzialmente in qualche individuo, per il sistema nervoso debole il timore di essere qualche volta a contatto con le streghe, timore che si dilatò, e diede luogo a credenza comune." "In secoli e civiltà più vicini a noi, nei villaggi dove la donna sopportava il peso più grave di una vita di costrizione - scrive Italo Calvino - le streghe volavano di notte sui manici delle scope, e anche su veicoli più leggeri, come spighe e fili di paglia". Prima di essere codificati dagli inquisitori, queste visioni hanno fatto parte dell'immaginario popolare o diciamo pure del vissuto. Ogni paese ha le sue streghe A Chiuro incontriamo la Marcolfa, che assume il ruolo di "giustiziera" e scaraventa in un burrone la filatrice colpevole di aver lavorato di domenica. In Albosaggia c'è la Magada, che non ha paura di nessuno, né di Dio né degli uomini come si suol dire, ma sarà proprio vero? A Tresivio una strega assume le sembianze di un gatto nero Il repertorio potrebbe continuare all'infinito, la fantasia popolare non ha avuto limiti di sorta. Questo settore infatti è un pozzo inesauribile al quale si può attingere senza limiti. L'impostazione e il ritmo ditali leggende si differenzia nettamente dalle altre per una chiara impronta popolaresca, indispensabile, a mio avviso, per rispettare quelle caratteristiche di immediatezza e di spontaneità proprie della parlata della gente semplice.