Spiriti E Fantasmi

Secondo un'usanza universale la chiesa commemora il due novembre tutti i defunti. E' una tradizione dal carattere triste e funebre. Esiste però un paese europeo dove la commemorazione assomiglia ad una festa, durante la quale vivi e morti sembrano confondersi. Si tratta dell'Irlanda. Yeats scrive: "Il mondo dei morti non è tanto distante da quello dei vivi. Essi sono a volte così prossimi che le cose del mondo paiono soltanto ombre dell'aldilà". Ancor oggi nella notte di Ognissanti e dei Morti i cimiteri irlandesi sono un mare di lumini, quasi a continuare il culto celtico del Samuin, quando si scoperchiavano le tombe e i morti si mescolavano ai vivi. In quei giorni i Celti addobbavano i cimiteri con enormi quantità di fiori, accatastavano inoltre i teschi perché si pensava che il morto appartenesse, per un certo témpo, a entrambi i regni. In un'era completamente diversa dalla nostra, in Messico, si celebravano le feste di Todos los Santos, che comprendono anche il giorno dei Morti, feste che ricordano antiche usanze azteche molto simili a quelle celtiche. In queste rievocazioni non c'era tristezza, ma gioia. Per l'occasione si confezionavano dolci a forma di teschi e scheletri, a significare che dai "semi sotterati" rinasce la vita. L'usanza di confezionare per il due novembre dolci chiamati "ossa dei morti" è diffusa anche nella nostra provincia e in alcune regioni italiane, segno che la credenza che i morti portino la vita è diffusa anche da noi. Oltre a questa particolarità oggi ci si reca nei cimiteri per adornare le tombe di fiori, per ricordare i parenti scomparsi. Ma ovviamente noi consideriamo i cimiteri come luoghi lugubri e la festa dei morti è all'insegna della mestizia. Le leggende riguardanti i fantasmi, gli spiriti che ritornano nei luoghi dove vissero, da soli o in processione conservano questa caratteristica lugubre, tetra e perché no, paurosa. Fondamento di questi racconti è la fede in Dio, la credenza nell'immortalità dell'anima e la lotta tra il bene e il male. E' soprattutto nelle lunghe e profonde notti invernali che secondo le narrazioni popolari, i villaggi si animano di processioni salmodianti, di morti che assumono per poco tempo la loro forma terrena mentre intorno si accendono strane fiammelle. La paura della morte è forse il motivo culturale ispiratore della religiosità popolare. E' ai poveri morti infatti che spesso la gente si rivolge nelle circostanze dolorose della propria vita. Scrive il Tazzoli: "... oltre ad amarli il montanaro teme i morti come tutto ciò che fa parte di un mondo che sfugge alla sua percezione sensoriale". E li venera per propizionarseli, li prega per tenerli buoni, poiché ha paura. E i morti aiutano spesso i vivi o almeno così si crede. Spiriti dei morti vagano sui sagrati delle chiese. A San Salvatore di Albosaggia si celebrava uno strano rito per invocare la pioggia, sul Pizzo Scalino i cavalieri corrono sui loro cavalli scontrandosi in una lotta simbolica. A Boffetto 1110 novembre i morti erano soliti usciti dal cimitero in processione con le candele accese. Un tale una volta ne chiese una in prestito, ma ... si trovò in mano un dito scheletrico. A Livigno si può assistere ad una strana processione di spiriti vestiti di bianco, salmodianti sotto la luna.