L'unguento dell'impiccato

Si riteneva che la peste del 1630 a Milano fosse diffusa prevalentemente dai cosiddetti untori. Costoro erano degli uomini qualunque, i quali venivano indicati dalla voce popolare come complici del demonio, e da lui incaricati di ungere le porte e i muri delle case per spargere il morbo. Gli unguenti pestiferi erano a base di sterco umano, di cenere o carbone, di topi e altre gradevolezze simili. Ma esisteva anche un antidoto alla peste, la cui ricetta fu estorta con la tortura ad un untore, il quale fu poi impiccato. Si prendeva: "cera nuova once tre, olio d'oliva once due; olio di Hellera, olio di sasso, foglie di aneto, orbaghe di lauro peste, salvia, rosmarino, once mezza per ciascuno; un poco d'aceto", si faceva bollire tutto riducendolo a una pasta con la quale si ungevano le narici, le tempie, i polsi e le piante dei piedi, dopo aver mangiato cipolle, aglio e bevuto aceto.