Genova Magica spettri demoni ed altri misteri
Autore Mago Alex

Vi sono racconti e leggende, di ogni tempo e luogo, che narrano come a volte gli spiriti amino celarsi nelle sembianze di animali e come questi vaghino in zone particolari. Gli spiriti, come si sa, possono essere buoni e cattivi e possono recare fortuna a chi li incontra o, al contrario, un vero pericolo di disgrazia.......Si narra che, sulla crosetta di campagna che da Quezzi porta alla torretta, in primavera, al mattino prestissimo, ci si può imbattere in simpatici gnomi celati sotto le spoglie di veloci leprotti, che custodiscono delle monete d'oro fra i loro forti denti e le lasciano cadere ai piedi di chi è in un periodo di bisogno. I paesani sostengono che per meritare questo dono o meglio, per propiziarselo, bisogna lasciare dei piccoli omaggi agli gnomi, tre giorni prima della luna piena, in forma di piccoli dolciumi o di piccoli monili per i quali gli gnomi vanno pazzi! Tali regali vanno depositati sulla crosa entro la mezzanotte, l'ora degli incantesimi, dopodiché si potrà attendere che gli spiritelli si facciano vedere. Ciò non sempre accade, attenzione!; molto spesso, sono proprio coloro che non conoscono la loro esistenza, i fortunati che li incontrano. Ma voi ci potete sempre provare. Proprio come la storiella della gallina dalle uova d'oro: essa fu avvistata in diverse occasioni in varie zone della città, e nei suoi dintorni. Nell'agosto del 1968 fu notata aggirarsi per tre sere di seguito nelle crose sopra Boccadasse . Fu la signora Rosina a vederla e subito si rammentò della leggenda che le era stata raccontata dai suoi nonni. Cercò invano di catturarla per due sere, poi non riuscendovi, convinse alcune amiche ad aiutarla, ma la terza sera la chioccia fatata scomparve in un puff! davanti agli occhi esterrefatti dei presenti che non la videro mai più. In seguito fu vista altre volte nei pressi di Capolungo a Nervi. Una raccomandazione della Signora Rosina: " Se vi capitasse di trovarla, non cercate di catturarla con la forza o con l'inganno, ma chiedete con la bontà d'animo se lei vi ritiene degni di ricevere la sua fortuna. Può darsi che vi conceda uno dei suoi pulcini che vi farà conservare fino a che non sarà diventato adulto, dopodiché, il galletto scomparirà, lasciandovi in un mare di ricchezza". Anticamente queste magiche creature vagavano liberamente in quell'area che ora è diventata la nostra città; con l'avvento della civilizzazione, delle costruzioni edilizie e delle automobili, esse furono disturbate dall'incessante frastuono della vita caotica e si rifugiarono in quel poco verde che ancora sopravvive intorno a Genova. Piccoli gnomi, per esempio, sono stati visti anche nella Villa Scassi di Sampierdarena : creaturine alte su per giù quaranta centimetri che vivrebbero nella profondità del parco. Di tanto in tanto si rendono visibili agli esseri umani. Capitò un giorno ad un ragazzino di nome Gino di recarsi in villa per trascorrervi il pomeriggio; con lui era Toby, il fedele levriero che era solito accompagnarlo. Mentre passeggiava leggendo il libro di storia, cercando di imparare la lezione per il giorno dopo, ad un tratto il cane si fermò di fronte ad un grosso albero, e cominciò a ringhiare. Gino rimase stupito, dal momento che il suo Toby non si era mai comportato aggressivamente in vita sua. Improvvisamente il cane si lanciò verso l'albero, la zampa protesa, ma subito fece un balzo indietro mugolando, come se qualcosa l'avesse ferito. Infatti la povera bestiola aveva una piccolissima ma profonda ferita sulla zampa, simile ad una microscopica morsicatura. Incuriosito, Gino guardò attentamente ai piedi dell'albero, proprio nel punto contro cui il cane si era scagliato. Non trovò alcuna traccia ma scorse un cappellino rosso. Lo raccolse e lo portò con sé a casa. Tale cappello era di foggia molto curiosa, di un colore rosso acceso, orlato di filamenti d'oro, leggero ma resistentissimo. La cosa più strana era che, data la misura, sarebbe potuto calzare ad un bambolotto. Gino lo posò in un cassetto del suo comodino, pensando che fosse stato smarrito da qualche bimbo in fasce. Durante la notte, però, successe qualcosa di veramente speciale: Gino si svegliò a causa di alcuni rumori che sentì nella sua cameretta. Non capendo che cosa fossero, diede un'occhiata insonnolita alla sveglia con le lancette fosforescenti e vide che segnava le tre del mattino. Decise di destarsi del tutto ma continuava a sentirsi vagamente intorpidito, come se l'aria nella stanza fosse mutata e ondeggiasse in un mare di pulviscolo d'oro. Il ragazzo allungò il braccio e accese la luce dell'abat-jour appena in tempo per scorgere un omino, alto circa quaranta centimetri, che si accingeva lestamente a recuperare il proprio cappello. Per un lunghissimo istante, Gino lo fissò e se lo impresse bene nella memoria, quindi svenne per la paura. E' così che lo ha descritto in seguito alla sua singolarissima avventura: "Se pur piccino, aveva una folta e lunghissima barba, sotto cui si intravedevano dei lineamenti molto giovani, era sorridente e per nulla spaventato. Il mattino seguente, mi svegliai normalmente, pensando che fosse stato tutto un sogno. Ma, con grande stupore, vidi che il cappellino non c'era più. Al suo posto, trovai una moneta d'oro molto antica che ancora oggi conservo come portafortuna". Di tanto in tanto Gino si reca ancora sotto l'albero, nella parte superiore della Villa Scassi e lì lascia sempre delle caramelle, la cosa curiosa è che dopo queste piccole offerte, sempre la sorte gli fa vincere delle piccole somme di denaro. Ma ecco un'altra storia a proposito delle cosiddette creature magiche. Enzo, fotografo professionista, giura di aver fotografato alcune ninfe che si bagnavano nel laghetto di Villa Pallavicini, a Pegli che è considerata una delle oasi magiche piene di " homigon" positivo a Genova. " Era una domenica di Maggio ed io mi trovavo nella villa per fotografare una coppia di sposi. Feci il servizio e giorni dopo, quando sviluppai le fotografie, mi accorsi che sopra una di queste, e precisamente su quella in cui veniva riprodotto il laghetto, oltre la coppia di sposi che si rifletteva nell'acqua, erano rimaste impresse due creature dalle sembianze di fanciulle". Una doppia esposizione? Enzo giura di no, ma non è l'unico. Mirella, studentessa liceale, testimoniò che un pomeriggio, mentre passeggiava per il parco della villa, si sentì misteriosamente attratta da una cantilena che sembrava provenire dallo stagno. Giunta sulla sponda, vide formarsi nello specchio dell'acqua quei cerchi che solitamente si formano quando si getta un sasso. La cosa singolare fu che nessuno era presente ( nessuno di umano...)e che queste ondine, se così le vogliamo chiamare, si andarono disponendo sul filo dell'acqua in un disegno grafico del tutto regolare. Lo strano fenomeno durò molto, molto a lungo, tanto che Mirella si sentiva come ipnotizzata e tornò a casa in preda a strane sensazioni, come se fosse stata messa a parte di un accattivante, magico segreto. Chissà, forse queste piccole increspature erano formate da creature invisibili che eseguivano la loro danza sulle note della cantilena. Anche sulle alture di Voltri pare che vi siano le grotte delle fate. Queste grotte venivano adoperate come rifugi antiaerei nell'ultima guerra. La leggenda narra che, alcune centinaia di anni fa', lì vivessero delle creature.... che potremo definire fate. Donnine, anch'esse molto minuscole, ma decisamente molto malvagie! Di loro ha parlato Carlo Dall'Orto, nel suo volume n° 2 intitolato "Voltri". Queste fate o streghe, erano solite lavarsi presso una fontana. Un infausto giorno, una di esse dimenticò il pettine vicino alla fontana e quando se ne avvide era troppo tardi: qualcun altro lo aveva trovato. Da allora, ogni notte nella vallata echeggiava il lamento di questa donnina che domandava la restituzione del suo oggetto da toeletta, in cambio prometteva di rivelare, a colui o colei che lo avesse restituito, delle conoscenze segrete, gelosamente celate nell'antichissimo "Libro del Comando"...... Finalmente un anziano signore trovò il pettine e lo restituì alla proprietaria, ella lo ricambiò donandogli il segreto di un'erba dalle virtù miracolose, e da quel giorno l'anziano signore visse serenamente ed in buona salute fino alla fine dei suoi giorni. Campò oltre cento anni ma, purtroppo, portò con sé nella tomba il prodigioso incanto di tale erba. Rimanendo in tema di creature, per così dire, soprannaturali, mi fu raccontato da Carla, che abita a Sestri Ponente, un fatto che accadde a sua nonna. Era l'anno 1920 quando la signora, un mattino presto insieme con un'amica, scendeva dalla "contra' du Gazzo" (la strada del monte Gazzo), per recarsi al lavoro. Camminando, le due donne si imbatterono in un bellissimo agnello nero che pareva non appartenesse a nessuno. La strada era deserta e le due, guardandosi negli occhi, pensarono che se lo avessero catturato e venduto ne avrebbero ricavato una discreta somma di denaro. Lo presero in braccio, dunque, e continuarono a discendere la via. La futura nonna di Carla proclamo' allegramente che con i soldi si sarebbe comprata un bel paio di scarpe e la sua amica rispose sospirando che lei, invece, desiderava tanto una raffinata tovaglia di lino, per far crepare d'invidia i parenti. Ad un certo punto, l'agnello comincio' a farsi sempre più' pesante finche' non riuscirono più' a sorreggerlo, nemmeno a quattro braccia. Quando lo ebbero posato a terra, lo strano animale si trasformo' repentinamente in un demonio dalle lunghe corna e dalle zampe caprine! Il demonio fisso' le due donne con occhi di fuoco rosso, poi roteo' le pupille in maniera impressionante, caccio' fuori un palmo di ruvida linguaccia nera e ululo' come un cane rabbioso. Infine volto' i tacchi e, sghignazzando forsennatamente, se ne andò' ripetendo le parole: " Scarpe! Lino!.....", con la voce più' beffarda e più' maligna che poteva. Le malcapitate rimasero annichilite e, da quel giorno, non si sognarono più' nemmeno lontanamente di rubare qualcosa che non apparteneva loro! Ancora oggi si racconta che, nel luogo dove avvenne la mostruosa metamorfosi, si sentano echeggiare nelle ore mattutine, le parole "scarpe" e " lino", senza che nessuno sappia spiegarsi da dove provengono! Parlando di metamorfosi, vicende molto più recenti sostengono che nella zona di Via della Maddalena vaghi nelle notti di luna piena il lupo mannaro, creatura malvagia che di giorno è un uomo normalissimo, come potrebbe essere perfino il nostro vicino di casa. Gli anziani abitanti affermano che già vent'anni orsono si sentiva parlare di codesto essere, ma che poi se ne erano perse le tracce. Ora, egli pare sia tornato a turbare i sonni dei residenti della via infestata....Nonna Adelina, per citarne una, giura che alcuni dei gatti da lei accuditi presso Vico della Lepre, siano stati trovati straziati come né animale né uomo, per quanto malvagio, avrebbe potuto fare. La simpatica vecchietta non ha dubbi nell'attribuire questi orrori al fenomeno del lupo mannaro. Alfredo, un pensionato, narra che una volta mentre tornava a casa, verso le due del mattino, venne rincorso fino al suo portone da questa creatura ripugnante e sanguinaria, che lo inseguiva lanciando urli terrificanti." La Belva", aggiunge Alfredo, "era inseguita a sua volta da un gruppo di cani randagi, che lo azzannavano senza posa. Fu proprio grazie a questi randagi che riuscii a mettermi in salvo". Leggenda.....Fantasia.....chissà. La letteratura popolare è ricca di storie come questa, si può sempre organizzare una spedizione notturna, per appurare tutto ciò! Comunque, esiste un'altra supposizione, sull'apparizione di una strana creatura nei pressi della via sopracitata. Pare che in un punto particolare sia ubicata una delle tre porte che danno accesso all'inferno e che questo essere altri non sia che il cane infernale, messo lì di guardia. Ma su questo fattaccio torneremo ancora. Ci sposteremo leggermente fuori Genova, ora, e precisamente sulla strada che da Pareto scende a Mulino Vecchio. Aldo, contadino di cinquant'anni, mi raccontò di una sua esperienza davvero fantastica. " Era autunno, il cielo era coperto da nubi nerissime. Saranno state circa le 19.30, era decisamente molto buio. Iniziai la discesa con la mia autovettura, per andare appunto a Mulino Vecchio. La strada era pressoché invasa da farfalline, che si agitavano davanti ai miei fari. Cominciò a piovere ed io azionai il tergicristallo. Le farfalline adesso erano come impazzite, vuoi per la pioggia, vuoi per i fasci di luce dei fari, fatto sta che venivano ad urtare contro il parabrezza bagnato, quando, d'improvviso udii un colpo più forte. Frenai in fretta, guardai attentamente e vidi che, agganciata al tergicristallo, vi era una farfalla parecchio più grande delle altre. Ma la cosa più straordinaria era che quella creaturina possedeva sembianze umane! L'urto doveva averla stordita, ed io provai un moto di pena: sembrava così indifesa....Scesi dall'auto e mi lanciai per prestarle soccorso. Fuori pioveva ormai a dirotto. Presi questa creatura delicatamente tra le dita, svincolandola dal tergicristallo. Dopo un po', sembrava che si fosse ripresa. Lei mi guardò terrorizzata, con quegli occhietti neri, e talmente luccicanti che riuscivo a distinguerli malgrado la scarsa luce di quella serata. Poi, in un attimo scomparve ed io rimasi lì, come sbalordito, per circa un quarto d'ora, a riflettere sull'accaduto. Quando mi fui ripreso dallo choc, risalii in auto e mi avviai verso casa mia. Di quanto mi accadde non feci mai parola con nessuno, neanche con mia moglie. E' la prima volta che racconto questa storia, ma non l'ho mai dimenticata, ed inoltre sono convinto di essere stato davvero fortunato, per aver assistito ad un simile prodigio!". Recentemente conduciamo con il mio gruppo, delle ricerche su presunte apparizioni di gnomi, fate e folletti che popolerebbero il Monte di Portofino ( vedi Secolo XIX del 07-09-97 ). Le apparizioni sono state segnalate precisamente sul percorso che dalle batterie (postazioni dei tedeschi dell'ultima guerra) porta a San Fruttuoso di Camogli ( Via dei Tubi), in una zona poco distante abbiamo raccolto la testimonianza di un contadino che, precisamente nei boschi di Susisa di Sori avrebbe avuto un incontro con una bella ed avvenente gnoma. " Stavo cercando dei funghi (forse allucinogeni n.d.a.) quando vidi una donnina tanto piccola quanto carina. Mi misi a spiarla mentre si stava pettinando. A voce alta feci un apprezzamento un po' spinto, che ahimè fece adirare il gentile consorte della bella folletta. Io per farmi perdonare regalai allo gnomo il più bel fungo che avevo trovato; lui accettò e per contraccambiare mi donò una bella pipa intarsiata.