La nascita di Arimnus

Le origini di Rimini si perdono oramai nella notte dei tempi e di certo, prima della colonizzazione romana, ci sono solo diverse ipotesi o leggende più o meno confutabili. A una però, vogliamo dare adito perché ci sembra la più credibile; legata a un personaggio storicamente esistito di cui troviamo notizie nelle fonti antiche e cui sembrano legati alcuni toponimi della nostra città. PAUSANIA (V,12,5): "Arimnesto re dei Tirreni donò come ex voto il suo prezioso trono di bronzo istoriato allo Zeus del tempio di Olimpia..." chiese protezione per la sua città Arimnus e la tradizione vuole che il patto fu suggellato con una sacra unione: il matrimonio tra la dea Aritimi protettrice della città e il più potente degli dei. Così Arimnesto, o più probabilmente Arimno, viaggiò per mare fino alla Grecia per portare un dono propiziatorio al famoso dio ellenico conosciuto tra gli etruschi come Tinia; vi portò il trono di Arimnus, la sua ridente città sorta vicino al mare, nella fiorente valle della Romandia e poi se ne tornò soddisfatto tra le mura della neonata città. Al ritorno fu accolto con gioia dal figlio Armne, con il quale andò subito a far visita al Gran Sacerdote per comunicargli la lieta notizia e sacrificare agli dei. Tinia li avrebbe protetti dalle incursioni galliche e da tutti i nemici; ora Aritimi era sua sposa ed egli non poteva abbandonare i suoi figli prediletti. Vennero fatti grandi festeggiamenti per celebrare l'evento, riti propiziatori, divinazioni, musica, danze e vino a volontà. Per l'occasione della rinnovata unione tra gli dei e la stirpe di Arimno, fu eretto un piccolo tempio circolare alla maniera greca sull'altura sacra che dominava la città e su cui si trovano tuttora le antiche grotte dei riti primordiali. Il nostro Lucumone, per rinsaldare una vecchia alleanza con le vicine tribù di Umbri e Piceni, fece sposare due sue figlie a dei principi di tali etnie e in un bel giorno di sole le due fanciulle partirono alla volta delle loro future dimore, su due carri di legno intagliato trainati da quattro splendidi cavalli rivestiti da paramenti bronzei e campanelli tintinnanti. Il leggendario re Arimno, fondatore della nostra antica città che da lui prese il nome, visse a lungo e prospero fu il suo regno. Fece costruire splendidi templi di legno e mattoni che, ahimé, per ovvi motivi non giunsero fino a noi, ma con lui e la sua civiltà ingegnosa e raffinata, la nostra terra conobbe un periodo di grande splendore, la cui eredità fu colta dai romani. Oggi solo le città dei morti rimangono a parlare per i vivi; le numerose sepolture etrusco-villanoviane ritrovate nelle zone lungo la Marecchiese, nei pressi di Verucchio, sul colle di Covignano e dintorni; testimoniano la presenza di questa fiorente civiltà nell'area riminese. Come spiegare meglio l'origine del nome Rimini? Si sa che deriva dal latino Ariminum, a sua volta derivato dall'etrusco Arimnus o Arimnum... la leggenda vuole che questo toponimo abbia origine dal nome del fondatore della nostra vetusta cittadina. Il re a cui fu risparmiata la pena di vedere la rovinosa fine del suo popolo avvenuta a causa della travolgente conquista gallica prima e romana poi. Quando agli inizi del IV sec. a.C. i Galli Senoni conquistarono tutto il territorio di Arimnus, egli aveva già chiuso gli occhi e iniziato il suo viaggio verso la valle dell'aldilà accompagnato dagli Asi, gli spiriti alati; e lasciato fiducioso il suo regno, che risaliva dal litorale lungo la ValMarecchia, al figlio prediletto, Prinu Armne, il quale combatté inutilmente una lunga e impari lotta con gli invasori gallici. Così scomparve la città di Arimnus e dalle sue ceneri, un secolo dopo, con la venuta dei colonizzatori romani, nacque la colonia di Ariminum.