La leggenda dei frati... lazzaroni

La leggenda di cui parliamo oggi è collegata con la storia del Convento delle Grazie. Sempre di questo luogo e soprattutto dei suoi frati si parla; le zone prese in considerazione da questa antica leggenda popolare sono Covignano e Rimini... legate tra loro da un misterioso destino, più che altro da misteriosi quanto intriganti cunicoli: le famose "gallerie dei frati di Covignano". Come sia nata questa diceria non ci è dato saperlo, ma una cosa è certa in fondo a ogni credenza vi è sempre del vero; difatti esistono realmente una serie di gallerie sotterranee scavate nel terreno sabbioso su cui tutti camminiamo da secoli che partono dalla zona del Santuario Mariano più conosciuto della nostra città e arrivano fino alla medievale Piazza Cavour. Il fatto che andremo a narrare questa volta non può essere né totalmente smentito, né pienamente confermato, come leggenda vuole. Posso ricordare che fin da bambina ho sempre sentito parlare da amici e parenti, della storia dei frati che nel Medioevo, dal Colle di Covignano scendevano di notte fino in città attraverso gallerie segrete e sbucavano in piazza nientemeno che... per rapire le fanciulle! Come ogni buona storia piena di mistero, intrigo e colpo di scena che si rispetti, la nostra poteva svolgersi solo nel Medioevo, tempo oscuro in cui tutto si poteva se coperti da una tonaca o da una ricca veste. Qualcuno della zona mi ha detto che vicino ai frati ci sono delle grotte, da bambino le andava a esplorare ma non è mai riuscito a scoprire dove portano perché sono state murate. Chi dice sbuchino in piazza dalla Fontana della Pigna, chi dalla statua del papa; queste misteriose e forse, antichissime grotte sotterranee lunghe chilometri, fanno ormai parte dell'immaginario riminese. Probabilmente furono usate dai signori della città per scappare e rifugiarsi al sicuro in caso di pericolo, oppure... "La fanciulla nella candida veste da notte fu sollevata dal suo letto da due braccia possenti e massicce. Il frate più anziano la portava tra le braccia abbandonata in un sonno senza sogni e uno più giovane dall'aria piuttosto spaventata, lo seguiva da vicino tutto trafelato, guardandosi intorno continuamente in modo circospetto. Era notte inoltrata e il buio della medievale "Piazza dé Revenderoli", oggi conosciuta come Piazza Cavour, favoriva bene quegl'inconsueti rapitori che lesti, s'infilarono da una porticina laterale nell'antica chiesa di S. Silvestro, anticamente situata nella zona centrale della piazza, dove oggi sorge la statua di Paolo V (creduto da tutti S.Gaudenzo patrono della città). Lì, attraverso una botola segreta si calarono giù per una rudimentale scala di pietra e portarono il loro prezioso carico lungo una galleria scarsamente illuminata da qualche torcia che sembrava non finire mai. Camminarono per parecchio tempo sottoterra, attraversando tutta la città. Il passo di fratel Bartolomeo era rallentato dal peso dell'imponente mole, degli anni e del dolce fardello, ma nonostante i segni di evidente affaticamento dell'anziano frate, il più giovane Adalgiso si rifiutò di aiutarlo. Egli era già abbastanza terrorizzato per l'aver dovuto prendere parte a quell'ignobile ratto clandestino. Era stato scelto dal suo superiore e non aveva potuto rifiutarsi, ma non voleva sporcarsi le mani ulteriormente. Stava ancora redarguendo il suo compagno d'avventura sui poteri della collera divina, quando arrivarono in vista dell'uscita di quella tetra galleria. Si mossero furtivi nel buio del giardino, poi aprirono una pesante porta di legno per ritrovarsi in uno scantinato buio e maleodorante, pieno di botti e barili vari. Dalle cantine risalirono verso i corridoi del convento e finalmente si ritrovarono in una delle sale con il soffitto dalle volte a crociera. Lì dentro li aspettavano un gruppo di confratelli che alla vista dei due esclamarono in coro "In nome di Dio, ce l'avete fatta anche questa volta! Bravo fratel Bartolomeo!" ed egli oramai esausto posò la ragazza sulla prima panca che gli capitò sottomano. Un frate dalla faccia rubiconda e la tonsura spelacchiata, le tirò su la testa e le fece bere una strana mistura da una ciotola di legno; a causa di questo movimento repentino la cuffia che le ricopriva il capo, evidentemente allentata, scivolò via e scoprì una fluente massa di capelli rossi. "Ah, sventura!" urlarono i presenti. La giovane, ancora intontita dalla sostanza soporifera che le avevano fatto inalare, si rinvigorì un poco con quella bevanda dal sapore rinfrescante e incominciò a stropicciarsi gli occhi. In quel mentre, una voce possente si alzò sopra il brusio di tutte le altre presenti nella sala ed esclamò "A quanto pare, questo anno avremo una Vergine dai capelli fulvi! Stolti! Vi siete andati a cercare la malasorte con le vostre istesse mani!". Padre Severo, l'Abate del convento, era entrato all'improvviso nel refettorio e li aveva colti sul fatto. Il povero Adalgiso tremava tutto come un coniglio, improvvisamente si prostrò ai piedi dell'Abate chiedendo umilmente perdono e strillando "L'avevo detto io che non era cosa da fare! Io non volevo, Padre... lo giuro, non volevo!". L'alta e magra figura di Severo si abbassò quel tanto che gli permise di toccare la testa del giovane novizio con aria paterna e comandargli di alzarsi "Alzati figliolo, so come si sono svolti i fatti... è un ben noto e triste racconto il tuo, ma io porrò fine a questa pericolosa tradizione che dura già da troppi anni, prima o poi ci porterà guai seri con gli abitanti di Rimini. Iddio ha voluto che sceglieste la giovine sbagliata per avvisarvi del suo malcontento. Questo è un funesto presagio...i capelli rossi sono il simbolo delle forze del male, portano iattura. Un simile affronto proprio dentro le mura del nostro sacro rifugio. Via, via! Beneditela e portatela via! Questa fanciulla non è amata da Dio e non potrà mai impersonare la Vergine Maria". Intervenne fra Bartolomeo più contrito che mai "Ma... Padre, come faremo a rappresentare l'avvenimento che ricorda il miracolo dovuto alla Madre di Dio e a cui dobbiamo la nascita del nostro convento, senza l'aiuto di una fanciulla vergine? Domani è il giorno della ricorrenza e come ogni anno, la giovane prescelta dovrà impersonare la Vergine Maria nella nostra sacra rappresentazione commemorativa. Agilulfo e Zenobio non stanno nella tonaca, all'idea d'impersonare gli angeli che apparvero al pastore Rustico, in questo bosco. Chi impersonerà la Nostra Signora delle Grazie?" "Una statua!" rispose quello con fare deciso "una bellissima statua lignea che ho già commissionato a Mastro Agostino. Domani, al cantar del gallo verrà condotta qui al convento, mentre voi - puntò il dito verso i due rei - stanotte, riporterete questa fanciulla nel suo letto. Frate Anselmo le farà bere la sua "pozione della scordanza" come alle altre figliole e non ricorderà niente. Porrò fine a un sacco d'insulsaggini, come quella di celebrare questa nostra bellissima rappresentazione vivente in forma segreta. D'ora in poi tutta la cittadinanza verrà invitata ad assistere al nostro evento e potremo chiedere a chi vorrà di parteciparvi. Se vorremo nuovamente una giovane a impersonare la Vergine Maria saranno lei e la famiglia a dare il proprio consenso e tutto si svolgerà alla luce del sole, ma soprattutto sotto gli occhi di Dio. Così sia." e così venne fatto; per tutti i secoli a venire, anche se... quelle famose gallerie che uniscono Covignano con il centro di Rimini furono usate ancora, per chissà quanti scopi. Noi abbiamo dato solo una possibile versione dei fatti. Chi ci dice che non sia andata proprio così? A Rimini tutto è possibile!