Tra Mito E Leggenda

Pochi altri luoghi al mondo possono vantare come la Calabria una storia altrettanto ricca di miti e leggende. Ecco un itinerario sospeso tra fantasia e credenze popolari, che in qualche caso però non escludono del tutto la realtà.

La Scilla dell'Odissea
Echi di saghe omeriche emergono dalle profondità dello Stretto di Messina, regno di Scilla, la dolce ninfa segretamente innamorata di Glauco, l'amante di Circe, e che la maga per vendetta trasformò in un mostro marino con sei teste e dodici gambe. La leggenda vuole che dimori sotto il promontorio di Scilla, da cui uscirebbe di tanto in tanto scatenando spaventose tempeste e terrorizzando i naviganti che possono solo sperare nell'intervento di Glauco, trasformatosi in un tritone marino per amore della ninfa, che emerge a placare i venti ogni volta che infuria la tempesta.

L'oracolo di Capo Vaticano
Se oggi i naviganti possono prevedere ed evitare la furia di Scilla grazie alle moderne apparecchiature meteorologiche, in passato non potevano far altro che interpellare l'oracolo di Capo Vaticano, tappa obbligata per tutte le navi che discendevano la Costa tirrenica. Egli era infatti l'unico in grado di predire se le condizioni del mare fossero più o meno favorevoli alla traversata. E il nome stesso del Capo deriverebbe da vaticinium, ossia predizione, oracolo, e non, come si potrebbe pensare, dallo Stato Pontificio del Vaticano.

La Fata Morgana
Se in una calda giornata estiva, passeggiando sullo splendido lungomare reggino che D'Annunzio definì "il più bel chilometro d'Italia", vi capitasse di vedere paesi e palazzi della costa siciliana deformarsi e specchiarsi tra cielo e mare, vicini a tal punto da distinguerne gli abitanti, non dovete impressionarvi. Siete solo vittime di un incantesimo. E' la Fata Morgana, un fenomeno ottico simile a un miraggio che si può osservare dalla costa calabra quando aria e mare sono immobili. La leggenda racconta che anche Ruggero I d'Altavilla fu incantato dal sortilegio. Per indurlo a conquistare la Sicilia, con un colpo di bacchetta magica la Fata Morgana gliela fece apparire così vicina da poterla toccare con mano. Ma il re normanno, sdegnato, rifiutò di prendere l'isola con l'inganno. E così, senza l'aiuto della Fata, impiegò trent'anni per conquistarla.

Elegante Sibari
Fu la più splendida delle colonie greche, celebre per il lusso e la dissolutezza dei suoi abitanti, al punto che ancora oggi chi si abbandona a una vita di piaceri viene definito un "sibarita". Ma sarà poi vero che vestivano abiti di un'eleganza senza pari, tessevano l'oro, trascorrevano le notti in festini e dormivano su giacigli di petali di rose? Forse sono esagerazioni, ma è certo che questo popolo fosse così amante del bello e dell'armonia da aver bandito ogni forma di violenza. I sibariti e la loro leggendaria città furono cancellati dalla faccia della terra in un paio di mesi per mano dei crotoniati guidati da Milone, che per completare l'opera, su consiglio di Pitagora, arrivarono addirittura a deviare il corso del Crati. Di tanto splendore non restano che le storie fantastiche di uno stile di vita inarrivabile e, naturalmente, le rovine della città. Niente di spettacolare, in verità, visto che solo una piccola parte è stata riportata alla luce: resti di abitazioni in località Parco del Cavallo e di un santuario dedicato ad Athena nei pressi della stazione, dove sorge anche il Museo della Sibaritide.

Il tesoro di Alarico
Anche la nobile Cosenza custodisce una leggenda, legata al passaggio dei goti nel remoto 410. Parla di un re-condottiero, Alarico, realmente esistito e morto di malaria alle porte della città, e del suo inestimabile tesoro di cui si favoleggia da secoli e che mai nessuno è riuscito a trovare. L'uno e l'altro sarebbero sepolti nel letto del Busento, fatto deviare dai barbari per non lasciare la tomba del loro re in balia delle orde di miserabili assetati di vendetta che seguivano l'esercito a distanza. A ricordo dell'episodio, a metà tra storia e leggenda, resta il ponte di Alarico, sospeso sul fiume tra le chiese di S. Domenico e di S. Francesco da Paola, nel punto esatto, si dice, in cui giacerebbe il tesoro, ma finora ogni ricerca è stata vana.