Miti e Leggende. Mirabilia
Le leggende più significative in ambito crotoniate sono connesse con la fondazione della città, sia quella mitica che quella storica.
Herakles, passando per il Lakinion con i buoi di Gerione, viene accolto ospitalmente da Kroton e dalla moglie Laureta; il di lei padre, però, Lakinio, tenta di rubare un bue dalla mandria sacra. Accortosene, Herakles combatte con Lakinio uccidendolo, ma involontariamente colpisce a morte anche Kroton. Addolorato di ciò, l'eroe seppellisce onorevolmente il suo ospite e predice la fondazione di una grande città.
Questo lo schema del mito, su cui si sovrappongono diverse varianti,
che comunque non ne mutano il vero significato `politico' e propagandistico:
attraverso Herakles i Greci appaiono presenti in questa terra già in tempi antichissimi.
Pure a rivendicare un'antica presenza achea sembra adeguarsi il mito che vuole
i Greci reduci da Troia sbarcare sulle rive del Neto, dove le prigioniere troiane,
stanche delle lunghe peregrinazioni, incendiano le navi costringendoli a fermarsi
in quei luoghi.
Più strettamente connessa alla fondazione storica ed all'importanza rivestita
in questa occasione dall'oracolo di Apollo a Delfi è la leggenda relativa a
Miscello di Ripe, il quale, avute le indicazioni necessarie a trovare il sito
della nuova città dalla Pizia [sacerdotessa di Apollo nel santuario di Delfi],
e costeggiando la piana di Sibari, dove si sta fondando Sybaris, ritorna da
Apollo a chiedere il permesso di fermarsi in quella vasta pianura. Adiratosi,
il dio, sempre per bocca della Pizia, maltratta il povero Miscello ripetendogli
le sue istruzioni, che questa volta l'ecista segue alla lettera.
I mirabilia riportati dalle fonti sono relativi soprattutto al santuario extraurbano
di Hera Lakinia, dove si verificano fatti prodigiosi. Il fuoco che arde sull'altare
della dea, davanti al tempio, presumibilmente quasi all'estremità del promontorio,
quindi esposto a tutti i venti, non si spegne mai, né le ceneri volano via.
Pure legato all'influsso della dea viene considerato il fatto che gli animali,
proprietà del santuario, pascolano tranquilli nei dintorni ed a sera rientrano
da soli nelle proprie stalle dividendosi ciascuno per genere, senza alcun intervento
umano.