Adele, la suora fantasma,
e il suo amore infelice per Saverio.
Palazzo S. Chiara (prima De Nobili), sede del Comune di Catanzaro, era simbolo
del potere feudale, fu la massima espressione di edilizia privata nella città
agli inizi dell'800. Appartenne ai De Nobili, una delle famiglie più
agiate della città. Essi, insieme ai De Riso, ai Poerio e ad altri esponenti
della ricca borghesia, riuscirono ad esercitare il potere sulla città.
Nel 1883, in seguito ad un dissesto finanziario, il Palazzo fu venduto dai De
Nobili al Municipio. Oggi,questo palazzo, è il protagonista di un evento
paranormale che fa ricordare ai catanzaresi l'infelice storia di due innamorati...
La storia si pone fra la fine degli anni 1830 - 1840 a cavallo del periodo
storico carbonaro-rivoluzionario ed ha in comune alcuni tratti melodrammatici
del racconto e delle vicissitudini di Romeo e Giulietta decantata dal grande
William Shakespeare; con una differenza: quest'ultima è il frutto della
fantasia del poeta, mentre questo racconto è vera storia. Due giovani,
appartenenti all'aristocrazia catanzarese e a due famiglie fra le più
note della città s'innamorarono. Lei, Adele, figlia del marchese De Nobili
(già deceduto al tempo del nostro racconto) era appena ventenne e viveva
nel suo palazzo (Palazzo De Nobili, appunto, oggi sede del Municipio) insieme
alla madre e ai suoi tre fratelli. Lui, Saverio Marincola, figlio dell'omonima
casata nobiliare, è il personaggio maschile. I due s'incontravano furtivamente
in quanto la loro relazione era osteggiata dalle due famiglie che erano divise
anche per le loro tendenze politiche: l'una, la famiglia De Nobili, fedele al
governo borbonico, l'altra, i Marincola, progressista e rivoluzionaria, appoggiava
la politica indipendentista carbonara. Saverio, ogni sera incontrava Adele sotto
la sua finestra (l'ultima finestra a destra della facciata anteriore di Palazzo
De Nobili) e qui i due con la paura di essere scoperti dai fratelli di lei,
si lanciano baci e promesse d'amore. Ma, una sera, il maggiore dei fratelli
di Adele si accorge della tresca, apre il portone principale del palazzo ed
affronta a duello Saverio; quest'ultimo si difende ma poi riesce a fuggire,
incalzato non solo dal maggiore, ma anche dagli altri due fratelli della fanciulla.
Ad Adele, che viene reclusa nella sua stanza, ma il Marincola escogita un piano
per poterla rivedere, facendo in modo che ella non rischiasse di farsi scoprire.
Saverio arrivava la sera sotto Palazzo De Nobili in sella al suo cavallo, i
cui zoccoli erano ferrati d'argento in modo tale che il suono emesso durante
il galoppo fosse diverso da quello degli altri cavalli che normalmente avevano
gli zoccoli in ferro. Quel suono, per Adele, era un segnale, ed ella si affacciava
alla sua finestra per rivedere e salutare l'amato. La storia non evolve per
almeno sei mesi; quando, una sera, intorno alle ore 21.00, il Marincola, provenendo
dalla zona di Catanzaro Lido, dove si era recato ad ispezionare alcuni latifondi,
viene appostato, nei pressi della salita di rione Samà, e fermato da
alcuni colpi di carabina che alcuni sconosciuti gli sparano contro: soccorso
da alcuni presenti, morirà dopo due ore. Alla notizia della morte di
Saverio, Adele si rinchiude nel suo dolore. Non mangia, non dorme, non vuole
vedere nessuno. La magistratura indaga e scopre i colpevoli: sono i fratelli
di Adele. I tre fratelli De Nobili fuggono nottetempo salpando verso l'isola
di Corfù. Adele, affranta, lascia il palazzo, arriva in carrozza fino
a Pizzo Calabro e qui s'imbarca per Napoli dove viene accolta nel Convento delle
"Murate Vive". E' qui, divenuta suora, che trascorrerà il resto
della sua vita. Intanto i fratelli, dall'isola di Corfù, condannati in
contumacia, fanno sapere agli operatori di giustizia che, se il loro reato fosse
stato perdonato, avrebbero rivelato alle autorità di una certa operazione
rivoluzionaria che, dall'isola di Corfù, sarebbe approdata sulle coste
calabresi per tentare di far insorgere gli animi al patriottismo, contro i Borboni.
Questa spedizione, in effetti, era capitanata da due fratelli che, ufficiali
nella Marina Austriaca, nel 1841 disertarono per la causa dell'unità
e libertà d'Italia e fondarono la società segreta "Esperia",
affiliata nel 1842 alla Giovine Italia di Mazzini. I due fratelli erano i famosi
Attilio ed Enrico Bandiera (Venezia 1810 e 1819, vallone di Rovito, Cosenza
1844) che sbarcarono in Calabria per fomentare una sollevazione ed, appunto,
furono traditi e fucilati il 25 luglio 1844 a Cosenza per la delazione dei fratelli
De Nobili. In conseguenza alla loro delazione, i fratelli De Nobili, furono
prosciolti dalla condanna di omicidio e fu permesso loro di rientrare in Calabria.
Il più piccolo di loro cercò di farsi perdonare dalla sorella
ed andò a trovarla a Napoli pur sapendo che era difficile vederla ma,
ella rifiutò risolutamente di incontrarlo. Adele si considerava morta
per il mondo intero e non avendo il coraggio di uccidersi, aveva deciso, pur
soffrendo enormemente, di essere per sempre il simbolo del rimorso per i fratelli
che si erano macchiate le mani di sangue. Dopo la morte di Adele, molti testimoni
giurano di aver visto una figura spettrale, vestita da suora, aggirarsi nel
Palazzo De Nobili. Molti di essi sono gli impiegati del Comune di Catanzaro
che, anche durante il giorno, vengono disturbati da rumori improvvisi (come
lo strano trascinarsi di catene), spostamento di oggetti e improvviso chiudersi
o aprirsi di porte. Inoltre, la notte, gli uomini di vigilanza dell'agenzia:
"Buccafurri", dichiarano di rimanere con molto disagio nell'atrio
del Municipio e, soprattutto, di essere timorosi nel fare il giro d'ispezione
per le stanze, dato che alcuni di essi hanno visto e sentito lo spettro di Adele.
E' uno spirito ancora carico di rancore e di odio per la morte ingiusta del
suo amato Saverio, vittima incolpevole di un amore non realizzato. Il fantasma
della fanciulla torna nella casa paterna, nella speranza di rivedere ancora
una volta quello di Saverio, ma non può più farlo perché
affacciarsi alla finestra della sua stanza è impossibile, in quanto,
nel frattempo, è stata murata. L'anima della suora vaga poiché
dannata. Non è stata, in effetti, la fede a farle prendere i voti, ma
la disperazione e l'odio, quindi il suo giuramento verso Dio fu falso e ciò
la condanna a vagare per sempre.