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“Calabria Ora” – Domenica 31 Dicembre 2006 - pag. 28 e 29

 

Mare quale futuro

Corsi d’acqua come fogne, politici e imprenditori sotto inchiesta, le nostre coste sempre più off limits


Quale mare vedremo nella prossima estate? Uguale a quello della scorsa stagione o a quello della precedente e così via. Si spera non uguale – almeno – a quello che la Costa degli Dei ci ha offerto per tutta l’estate 2006: tanto nella provincia di Vibo Valentia quanto in quella di Reggio Calabria. Laddove tra fogna e mare non v’è stata soluzione di continuità alcuna: l’esempio limite è quello della frazione Lazzaro presso la Marina di Motta San Giovanni. La maggior parte del danno inflitto al mare calabrese trova (da sempre) la propria causa negli umani, calabresi. Dagli scarichi illegali al malfunzionamento dei depuratori, dalla più biasimevole incuria alle più agguerrite ruberie di denaro pubblico. E’ da quasi un lustro che Legambiente redige ogni anno il suo rapporto dal titolo emblematico “Mare Monstrum”.
Il guaio passa tanto dai fiumi e torrenti quanto dagli impianti di depurazione. Prima di arrivare al mare. C’è chi ha deciso di scaricare la fogna lì, in quel corso d’acqua, punto e basta. E c’è chi d’altronde ha preferito tenere e usare per sé il denaro altrimenti destinato ad uno o più nuovi impianti di depurazione. Nell’un caso e nell’altro i diversi tribunali calabresi aprono capitoli giudiziari, iscrivono quell’imprenditore o quel politico nel registro degli indagati, scoprono o sequestrano le aree fluviali o marine più maltrattate. Il caso più eclatante è quello aperto presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, con una lista d’indagati eccellenti che dal 2004 in avanti aumenta in lunghezza: incominciando dall’ex governatore calabrese Giuseppe Chiaravalloti, passando per calibri politici come Lorenzo Cesa (segretario nazionale dell’Udc), per finire all’ex sottosegretario alle Attività Produttive Pino Galati. Tonnellate di sonante moneta europea spesa in prebende personali. L’inchiesta è sempre quella aperta e condotta dal sostituto procuratore Luigi De Magistris, battezzata con il nome di Poseidone. Altro è poi il fenomeno delle aggressioni provenienti dall’esterno. Di contro, nella provincia di Cosenza c’è chi ha messo i sigilli a sua maestà il fiume.
Due magistrature, Castrovillari e Rossano, hanno capito che sulla costa jonica insieme all’acqua del fiume Crati sfociano veleni d’ogni sorta: dove gli scarichi illegali di liquami vanno di pari passo con le discariche abusive di rifiuti devastanti. Per quanto riguarda invece il capitolo depuratori, qualcosa sembra muoversi. Nuovi finanziamenti, altri fondi. Lo scorso 28 giugno la Regione Calabria ha siglato il nuovo Accordo di Programma Quadro che contempla uno stanziamento di un miliardo di euro per la “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche”. All’operazione hanno detto «sì» ben quattro ministeri del governo Prodi (Economia, Ambiente, Agricoltura, Infrastrutture). La maggior parte della somma è destinata al completamento di grandi opere per l’approvvigionamento e la distribuzione delle acque. Gli impianti di depurazione “succhieranno” circa 130 milioni, almeno in questa fase iniziale.
L’obiettivo dell’Apq è l’avviamento del Sistema idrico integrato e quindi l’applicazione a pieno regime della legge Galli.
Ma per vederne gli effetti occorrerà attendere.

 

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