Sono
alcuni dei dati contenuti nel dossier "Mare monstrum
2005", presentato questa mattina da Legambiente in
occasione dell'avvio della campagna di "Goletta verde",
giunta al ventesimo anno di attività. Un rapporto
con pochissime luci (l'aumento dei controlli), molte ombre,
e alcuni dati che suscitano forti preoccupazioni.
Meno
spiagge e più inquinamento. Il 7% in
più di mare inquinato corrisponde a qualche decina
di chilometri sul totale nazionale. Pochi, apparentemente.
In realtà, sottolinea l'associazione ecologista,
sono sufficienti per parlare di «inquietante campanello
d'allarme dopo anni di lenta, ma progressiva conquista
di nuovi chilometri balneabili». Secondo Legambiente,
poi, crescono del 15% i reati di inquinamento e cattiva
depurazione (erano 1.224 nel 2003, sono passati a 1.406
nel 2004). Il dossier parla anche di avvelenamento dei
sedimenti marini, che, come si ricava dal monitoraggio
del ministero dell'Ambiente, non risparmia neppure i
chilometri di mare protetto. L'analisi di sedimenti
e molluschi, prelevati dai fondali delle aree marine
sotto tutela, ha mostrato, in più occasioni,
una presenza «inquietante» di metalli pesanti,
pesticidi e altre sostanze pericolose.
Abusi
edilizi e codice infranto. Lo scorso anno,
dice il rapporto, c'è stato un boom dell'abusivismo
edilizio: è quasi raddoppiato, infatti, il numero
di sequestri delle costruzioni illegali, passato dai
760 del 2003 ai 1.367 del 2004, con il maggiore incremento
in Sicilia (+122%). Aumentano, inoltre, le infrazioni
al codice della navigazione e crescono di molto i reati
nel settore della pesca di frodo, settore in cui c'è
addirittura un +33% rispetto all'anno precedente. Si
passa infatti dalle 5.060 infrazioni del 2003 alle 6.736
del 2004. «Questo dato - spiega Sebastiano Venneri,
responsabile mare di Legambiente - deve far riflettere
su certi provvedimenti furbetti e arruffoni che, proprio
di recente, sono stati al centro di polemiche fra associazioni
ambientaliste e ministero delle Politiche agricole dall'altro,
che vuole offrire ancora un'opportunità alle
spadare».
Sequestri
a raffica. Nel dossier, comunque, c'è
una nota che può anche essere letta in chiave
positiva, ed è quella relativa all'attività
di vigilanza e controllo. Il numero dei provvedimenti
di sequestro di strutture abusive sul demanio marittimo,
infatti, sono quasi raddoppiati, con un incremento dell'81%
sul territorio nazionale. Al primo posto si colloca
la Sicilia, con 696 infrazioni accertate, 576 persone
denunciate e ben 253 sequestri. Segue la Puglia, con
489 notizie di reato. Al terzo posto c'è la Campania,
che però è la prima regione in Italia
per numero di sequestri (259) di strutture abusive.
Mare
protetto (e violato). Un'illegalità
dilagante, che non risparmia neanche il mare protetto:
un caso esemplare è l'abusivismo edilizio lungo
i 38 km della riserva marina di Capo Rizzuto (Calabria).
In quest'area, gli inquirenti hanno riscontrato una
vera e propria spartizione del territorio tra cosche
della criminalità organizzata. Un altro grave
danno causato dall'abusivismo edilizio è l'erosione
delle coste. La forte "antropizzazione" delle
fasce costiere e l'insediarsi di più attività,
sia turistiche sia produttive, hanno contribuito ad
alterare l'equilibrio dell'ecosistema costiero. Così,
su 3.734 chilometri di spiagge (il 50% delle coste italiane),
la metà risulta essere interessata da fenomeni
di erosione. Le regioni più minacciate sono il
Molise, la Basilicata e la Calabria.
Impunità
arrogante. «Quello che emerge dal dossier
- sottolinea Roberto Della Seta, presidente di Legambiente
- è un'impunità generalizzata e sempre
più arrogante. Basti pensare che c'è chi
si ostina a voler edificare sul demanio marittimo. C'è
sicuramente soddisfazione per l'azione più efficace
e incisiva esercitata dalle forze dell'ordine, ma va
anche considerato che i provvedimenti di sequestro vengono
adottati solo nei casi più gravi di violazioni».
Quella
sporca dozzina. Durante la campagna 2005 di
Goletta Verde, Legambiente consegnerà le bandiere
nere alla cosiddetta "sporca dozzina", cioè
coloro che hanno danneggiato il mare e la sua costa.
Un vessillo che viene attribuito ai "nuovi pirati
del mare": amministrazioni, imprenditori, società
private e politici che si sono contraddistinti per attacchi
o danni all'ambiente marino e costiero.
I
pirati del mare. Fra i "most wanted"
dell'associazione ambientalista c'è il ministro
della Difesa, Antonio Martino, «per non aver difeso
la Sardegna e i suoi abitanti dalle servitù militari
cui sono sottoposti; per non aver mai dato risposta
alle istituzioni sarde, negando il diritto all'informazione,
noncurante della salute e della incolumità dei
sardi». A fare compagnia al ministro in questa
poco onorevole classifica ci sono anche: la regione
Friuli Venezia Giulia; due società liguri; il
comune di Ravenna; una società che in Calabria
vorrebbe realizzare un mega-villaggio turistico alla
foce del fiume Neto; la Cit Holding in Basilicata; le
autorità portuali di Trapani per i lavori relativi
alla Coppa America, all'interno della zona di protezione
speciale delle saline della città.