|
“Il
Sole 24 Ore” – Lunedì 29
novembre 2004 |
|
Ecologia, vince Lecco
La
città lariana
secondo un rapporto di Legambiente e del Sole 24 Ore ha il
migliore ecosistema urbano. Ultima
Reggio
Calabria
È ancora una città del Nord a vincere la classifica stilata ogni
anno da Legambiente: «Ecosistema urbano 2005», quest’anno pubblicato
integralmente su «Il Sole 24 Ore del lunedì», assegna il gradino
più alto a Lecco (negli ultimi due anni sul podio era salita Cremona).
FOCUS AMBIENTE
Ecosistema urbano 2005 Legambiente - Il Sole 24 Ore
Il Dossier sulla qualità della vita 2003
Ultima - in
compagnia di molte altre realtà del
Mezzogiorno - Reggio Calabria. A premiare la città lombarda
le positive performance nei servizi e la buona qualità dell’aria.
A penalizzare la seconda soprattutto problemi come l’acqua,
i rifiuti, il traffico.
Ma al di là della pagella finale, importanti sono le fotografie
scattate da Legambiente - attraverso una serie di 26 parametri
che spaziano dall’acqua all’aria, dai trasporti alla
raccolta differenziata, dai consumi elettrici all’impegno
di imprese ed enti locali - dove ora l’una, ora l’altra
delle 103 città capoluogo mettono a segno apprezzabili
risultati di "vivibilità".
La sintesi del rapporto di Legambiente - Il Sole 24 Ore.
Lecco, Trento, Mantova. Eccolo il podio, tutto nordico, di Ecosistema
Urbano 2005, il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità ambientale
delle città italiane che da quest’anno si avvale
della preziosa collaborazione de Il Sole 24 Ore. Con i suoi 100mila
e più dati raccolti “alla fonte” delle amministrazioni
comunali, i suoi 26 indicatori (dalla raccolta differenziata
al trasporto pubblico, dall’abusivismo edilizio al verde,
dallo smog all’acqua potabile) ed elaborati insieme all’Istituto
di Ricerche Ambiente Italia, Ecosistema Urbano - giunto alla
sua undicesima edizione - stila una graduatoria delle città italiane:
da quella dove la qualità ambientale è migliore
alla più arretrata. Allora prima di tutto va reso merito
a chi quest’anno occupa il gradino più alto del
podio.
Lecco ha raggiunto il vertice della classifica. Si piazza ad
esempio seconda dietro Verbania per la raccolta differenziata;
alle spalle di Siena, Pavia e Rieti per la qualità del
trasporto pubblico; tra le prime dieci per quantità di
rifiuti prodotti e per numero di automobili in circolazione;
in 33a e 44a posizione per l’estensione delle zone a traffico
limitato e per la lunghezza delle piste ciclabili. Poi tanti
piazzamenti di metà classifica - come quelli per i consumi
d’acqua potabile - e anche un paio di scivoloni sul verde
urbano o sulla grandezza delle isole pedonali.
«Accomuna l’intero plotone delle prime - sottolinea Roberto
Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - il fatto che
siano tutte città medio-piccole, del centro-nord (Livorno
e Pisa le più meridionali), con una tradizione di buona
amministrazione e servizi pubblici abbastanza efficienti. Ma
Ecosistema Urbano svela anche l’altra faccia della medaglia:
lo stress delle grandi metropoli e l’impasse di quasi tutto
il Sud. È l’Italia di Torino e Napoli, di Milano
e Palermo, delle costruzioni illegali, dei servizi mediocri,
delle emergenze - quella dei rifiuti su tutte - degli allarmi
smog, della carenza idrica. E’ l’Italia di Reggio
Calabria o Agrigento, ad esempio, ultime quest’anno e con
un rendimento ambientale che nel corso del tempo è sempre
stato pessimo».
Il centro urbano siciliano infatti non ha dati sulla qualità dell’aria,
non ha isole pedonali, non ha un’efficiente sistema di
depurazione delle acque sporche, non ha un trasporto pubblico
decente, non ha spazi verdi apprezzabili. In “compenso” ha
tantissime case abusive (14 ogni 10mila abitanti quelle costruite
nel solo 2003) che si spingono fin dentro l’area archeologica
della Valle dei Templi, a ridosso dei monumenti greci dichiarati
dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
E che dire di Reggio Calabria, che butta senza nessun filtro
nei torrenti, nei fossi e nel mare l’85% dei suoi scarichi
fognari, che può “vantare” un millimetro di
pista ciclabile per abitante, che consuma più elettricità della
media nazionale o che ha una concentrazione di nitrati nell’acqua
potabile di quattro volte superiore al tetto suggerito dall’Oms
per la tutela della salute umana. L’insostenibilità urbana
abita poi in tanti altri centri dalle dimensioni metropolitane
o di medie e piccole dimensioni: Nuoro, Frosinone, Catania, Trapani,
Ragusa, Vibo Valentia, Messina, Imperia, Sassari, Palermo.
Nord e Sud. Lecco guida una agguerrita compagine lombarda che
vede altri due comuni tra i primi cinque (Mantova è terza,
Pavia è quinta) e altri tre nelle prime venti posizioni
(Cremona, la reginetta del precedente Ecosistema Urbano è 6a
, Varese è 11a , Bergamo 13a). En plein per i due capoluoghi
del Trentino Alto Adige. A Trento va il posto d’onore,
a Bolzano l’ottava piazza. La Toscana ne ha quattro tra
le prime 20: Livorno e Pisa sono 7a e 10 a, Siena e Arezzo 16a
e 19a. L’Emilia Romagna realizza una doppietta con Ferrara
4a e Parma 15a, così come il Piemonte (Cuneo al 9° posto
e Biella al 14°), la Liguria (La Spezia 18a e Savona 20a)
e il Friuli Venezia Giulia (Trieste 12a e Udine 17a). Solo sei
regioni piazzano capoluoghi ai primi 20 posti e sono le stesse
sei regioni (eccezion fatta per la Liguria) che non compaiono
affatto tra i 20 fanalini di coda.
Le performance migliori come detto sono di dominio del nord.
Matera è il primo capoluogo meridionale: siamo però già alla
posizione numero 29. Speculare, e dunque opposta, la situazione
in fondo alla graduatoria saldamente in mano alla Sicilia (7
capoluoghi sui 15 gradini più bassi), alla Calabria e
alla Sardegna (entrambe con 3 città tra le peggiori).
Tra le grandi città Bologna è la prima al 23° posto
e Palermo l’ultima (92a), tra le metropoli vince Roma (55a
posizione generale), che allunga il passo rispetto a Milano e
Napoli (relegate all’81° e all’84° posto).
Sotto il profilo della gestione ambientale, fra nord e sud, c’è dunque
ancora un abisso. Dei 12 capoluoghi che non effettuano un monitoraggio
della qualità dell’aria o non sono in grado di delineare
un quadro attendibile 12 si trovano al sud. E se cerchiamo fra
le città (56) che effettuano un monitoraggio completo
ne troviamo solo 10 del meridione. Il 60% delle città che
depurano meno della metà dell’acqua di fogna è al
sud, nella graduatoria della raccolta differenziata la totalità delle
città che già si è adeguata ai limiti di
legge è settentrionale: la prima città del sud
che incontriamo è Teramo, al 43° posto, col suo 24,8%.
Le ultime 28 posizioni poi, quelle sotto il 10%, sono tutte,
per il sud e per il centro. Per non dire del trasporto pubblico:
tra le metropoli la peggiore è Napoli, tra le grandi città Bari,
tra le medie Latina, tra le piccole Ragusa.
Le grandi città. Roma da un anno all’altro guadagna
11 posizioni e si piazza al 55° posto staccando le due aree
metropolitane di Milano e Napoli, le altre due che superano in
Italia il milione di abitanti. Migliora la depurazione capitolina,
migliora il trasporto pubblico, cresce la superficie delle zone
a traffico limitato. Di fortemente negativo, la capitale il ciclo
dei rifiuti: il 10% di raccolta differenziata a fronte di una
produzione annua pro-capite di 654 chilogrammi di spazzatura,
mezzo quintale in più della media nazionale. Pessima la
qualità dell’aria, come a Milano e Napoli, frutto
anche qui di un deciso stallo nelle politiche della mobilità (ci
sono 76 automobili per 100 abitanti e pochi interventi per ridurre
la congestione quotidiana).
Generalmente è proprio nel campo della mobilità che
si registrano nelle grandi città i deficit maggiori figli
di una congestione delle arterie viarie quotidiana, di valori
di inquinamento atmosferico e acustico preoccupanti per la salute.
Venezia e Bari sono le uniche due città a rientrare nel
limite di 54 microgrammi per metro cubo previsto per il biossido
di azoto relativamente al 2003, mentre a Genova, Roma, Firenze,
Palermo e Bologna ci sono aree critiche dove si supera di oltre
il doppio il valore obiettivo di 40 microgrammi per metro cubo
che entrerà in vigore nel 2010. Solo Catania riesce a
rimanere al di sotto del limite di 43,2 microgrammi per metro
cubo previsto per il Pm10. Nel corso del 2003 le concentrazioni
di polveri sottili sono state particolarmente alte a Torino,
Genova, Verona e Firenze dove in alcune aree critiche è stato
superato di oltre il 50 per cento il valore obiettivo di 40 microgrammi
per metro cubo previsto per il 2005. Soltanto Bari è a
posto per entrambi i parametri di NO2 e Pm10.
D’altronde Roma, Torino, Milano, Napoli hanno una densità di
motorizzazione incredibile, con un record nella capitale di 76
auto ogni 100 abitanti. Considerando anche i non patentati c’è quasi
un auto a testa. Chi sta facendo qualcosa, nel campo della mobilità,
lo fa mettendo in campo toppe troppo sfilacciate per poter coprire
la voragine. C’è chi punta sulle targhe alterne
episodiche - come Roma o Bologna - chi sugli stop estemporanei
della circolazione - come Milano - chi sul blocco delle non catalizzate
o dei vecchi diesel. Di infrastrutturale c’è davvero
poco, anche se vanno segnalati positivamente i casi di chi -
come Firenze - sta puntando su ampie isole pedonali e zone a
traffico limitato. A livello nazionale si ripropone una politica
di opere pubbliche tutta fatta di asfalto, a livello locale il
trasporto pubblico è una cenerentola, i bus sono considerati
al pari delle automobili: viaggiano quasi sempre sulle stesse
strade (e non in corsie riservate) e dunque hanno tempi di percorrenza
spaventosi e inesistenti sono la puntualità e l’efficienza.
La metodologia. Il rapporto raccoglie ogni anno, sia con questionari
e interviste dirette ai 103 comuni capoluogo di provincia sia
sulla base di altre fonti statistiche, informazioni su 125 parametri
ambientali per un corpus totale di oltre 125mila dati. Questa
raccolta viene sintetizzata in 26 diversi indicatori di qualità ambientale
riferibili a tre macro-classi: indicatori di pressione che misurano
il carico generato sull’ambiente dalle attività umane
(consumi di acqua potabile, di carburante, di elettricità,
produzione di rifiuti solidi urbani, tasso di motorizzazione),
indicatori di stato che misurano la qualità dell’ambiente
fisico (smog, inquinamento idrico), indicatori di risposta che
rendono una misura della qualità delle politiche messe
in campo dall’amministrazione pubblica o dalla città più in
generale (abusivismo edilizio, perdite della rete idrica, depurazione,
raccolta differenziata, trasporto pubblico, isole pedonali e
zone a traffico limitato, piste ciclabili, aree verdi, gestione
ambientale nelle imprese e nella pubblica amministrazione, monitoraggi
e rilevamenti della qualità ambientale).