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“Calabria
Ora”
– Lunedì 28 luglio 2008 - pag. 15 |
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Soffocati dal cemento
Allarmanti i dati di Goletta verde per il Vibonese
«Soffocata dal cemento in riva al mare». E’ questo
il giudizio, laconico, espresso da Goletta Verde riguardo allo
stato di salute della “Costa degli dei”. Il giudizio è inesorabile,
e giunge all’indomani del monitoraggio delle acque di
balneazione effettuato dal “veliero ambientalista” in
occasione della tappa di Tropea, alla presenza dei volontari
di Legambiente e del comandante della Capitaneria di porto
di Tropea, Pino Colloca. L’allarme riguarda principalmente
gli abusi edilizi in riva al mare e la pesca di frodo, e si
inserisce nel quadro più ampio della speciale classifica
delle illegalità sull’ambiente marino, stilata
da Legambiente nel rapporto “Mare Monstrum 2008”.
Questi i numeri snocciolati dall’associazione ambientalista:
1.675 reati e infrazioni distribuiti sui litorali e fondali
calabresi, che vedono la nostra regione occupare il quarto
posto, dietro Campania, Puglia e Sicilia, nella speciale classifica,
con una media di 2,3 infrazioni per chilometro di costa. Ed è insignificante
anche il decremento del 3,5% di illeciti registrati rispetto
all’anno scorso. Perché – si spiega nel
rapporto - «la stessa tendenza rapportata a livello nazionale
fa registrare una riduzione dei reati ben maggiore, che si
attesta al 25%».
Ricadi e Joppolo
Goletta Verde stringe lo zoom su quegli ecomostri presenti
sulla costa vibonese che, in maniera più eclatante
rispetto ad altri, costituiscono «un’ingiuria
per questo splendido litorale». «Nel comune di
Ricadi, il piano regolatore ha dato, di fatto, il via libera
a scempi del calibro del villaggio “Le Capannelle”,
oggi denominato “Borgo di Riaci”, a Santa Domenica.
Un villaggio realizzato a pochi metri dalla battigia che,
con alcuni interventi, ha precluso l’accesso pubblico
dei bagnanti al resto della spiaggia e che, nonostante le
denunce, i sequestri e le ordinanze di ripristino dell’area,
continua a rimanere al suo posto senza la minima variazione».
La nota prosegue con Joppolo dove domina, “incontrastato”, «il
grande complesso residenziale a cinque piani, costruito a
picco sul mare lungo la costa». «La cementificazione
selvaggia che hanno subito le coste calabresi – ha
detto Franco Saragò, di Legambiente Calabria – è stata
favorita da comportamenti schizofrenici della pubblica amministrazione
che, mentre da una parte avvia la demolizione di alcuni ecomostri,
dall’altra approva piani regolatori che consentono
l’edificazione dei suoli a soli 30 metri dal mare.
In molti casi, gli scempi delle nostre coste sono stati finanziati
da contributi comunitari o, peggio, realizzati nell’ambito
di opere pubbliche di indubbio impatto ambientale. Caso emblematico,
il tentativo di costruire un porto turistico per oltre 500
posti barca a Santa Maria di Ricadi».
Vibo Valentia
Non è indenne dalla piaga del cemento in riva al mare,
nemmeno il comune di Vibo. «Basti pensare – ha
spiegato Lorenzo Passaniti, del Comitato scientifico di Legambiente
Calabria – al quartiere “Pennello”, costruito
su demanio pubblico e in un’area al di sotto del livello
del mare che, nel luglio del 2006 fu oggetto di pesanti danni
a seguito dell’alluvione che colpì la città.
Sia la zona del “Pennello” che quella di Vibo Marina
dovrebbero essere oggetto di riqualificazione ambientale e
urbanistica, così come tutto il territorio della provincia
di Vibo. In particolare risultano urgenti il trasferimento
dei depositi costieri e la delocalizzazione di alcune industrie,
provvedimenti che darebbero una fisionomia diversa al centro
abitato, aprendo la strada ad un diverso sviluppo socio – economico
di questo Comune. E che la situazione delle nostre coste sia
critica, è testimoniato anche dalla “Guida blu” di
Legambiente e Touring club che ha tolto una Vela a Pizzo e
Tropea».
Nessuna programmazione
L’impietosa analisi della condizione in cui versano le
spiagge della “Costa degli dei” prosegue con gli
interventi di Osvaldo Giofrè, vicepresidente del Circolo
Legambiente di Ricadi, e Nunzio Cirino Groccia, della segreteria
nazionale di Legambiente: «La mancanza di una programmazione
seria – ha affermato Giofrè – si traduce
in un’offerta di posti letto di gran lunga maggiore alle
reali possibilità ricettive delle spiagge. Restando
in tema di spiagge, inoltre, va segnalato anche il problema
degli arenili blindati. A Parghelia, per citare un caso, sono
privati quasi tutti gli accessi al mare ed è, di fatto,
compromessa la libera fruizione di spiaggia e mare».
Non ci va leggero nemmeno Groccia che conclude facendo il punto
su questi dati allarmanti, mettendo chiaramente a nudo tutte
le falle di una regione ed una provincia caratterizzate da
una forte e imprescindibile vocazione turistica ma che, di
turistico, allo stato attuale, hanno ben poco da offrire: «Oltre
allo scempio delle coste calabresi, questi dati mettono in
evidenza un altro elemento, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia,
le regioni a “tradizionale presenza mafiosa”, sono
le regioni in cui si concentrano il 58% del totale nazionale
di infrazioni accertate sull’ambiente e il 61,5% - sempre
su scala nazionale – degli abusi edilizi. Segno evidente
che la criminalità usa il mare e le coste per compiere
le proprie attività e arricchirsi illegalmente. Senza
dubbio questa lunga manus rappresenta un forte impedimento
a qualsiasi ipotesi di rilancio basato su sviluppo sostenibile
e turismo di qualità».
Andrea Fera