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“Il Quotidiano della Calabria” – Martedì 27 luglio 2004 – pag. 12

 

Ricadi. Minacciata la fascia costiera più suggestiva del Mediterraneo

Capo Vaticano a rischio

Il porto cancellerà la Grotta dell’Eremita


RICADI – La parcella l’hanno appena ritirata. Quattro professionisti a trenta milioni di vecchie lire a testa. Sessantamila euro per iniziare a redigere quel progetto che assesterà il colpo di grazia all’ultimo angolo di paradiso rimasto sul Mediterraneo, Capo Vaticano e le sue oasi. Il porto turistico di località Porticello, tra Santa Maria e la frazione Coccorino di Joppolo, nei pressi della foce delle Mandricelle, costituirà forse l’ultima violenta ondata di cemento che cancellerà un luogo dal fascino ambientale quasi mistico, la Grotta dell’Eremita. Un’opera del valore di 5 milioni di euro: mille e cinquecento giungeranno dal Por Calabria, il resto sarà finanziato da privati, esortati tra l’altro dal sindaco Francesco Laversa a consorziarsi per rendere più agevole la realizzazione della struttura. Circa 500 posti barca con a monte parcheggi e servizi vari che elimineranno una vasta e incantevole area che sin qui solo marginalmente aveva conosciuto l’impeto di quel vorticoso processo di cementificazione e distruzione che ha investito la suggestiva costa ricadese. Dopo alcuni timidi tentativi negli anni passati, si iniziò a parlare concretamente di uno scalo portuale turistico a Ricadi solo a partire dal 2001. Un percorso che portò ad un accordo quadro, nel 2002, fra Comune, Regione e Governo. Non perse tempo, poi, l’amministrazione comunale che nell’ottobre dello stesso anno individuò in località Porticello il sito ove realizzare l’infrastruttura e i professionisti ai quali affidare l’incarico per la progettazione preliminare e definitiva dell’opera.
Da allora è iniziata una vera e propria levata di scudi da parte del Wwf, di Legambiente, di Italia Nostra, di Archeoclub, di associazioni ambientaliste, di comitati cittadini, e ancora dei Verdi, di Italia dei Valori e del gruppo consiliare Arcobaleno, per evitare che venisse ancor di più oltraggiata una terra già violentata dai soprusi dell’uomo e dalla politica dell’utile ad ogni costo. Il sito internet del Wwf ha ospitato centinaia di interventi da tutta Italia, ma anche dall’estero (dalla Germania, dalla Danimarca, perfino dall’Australia), turisti innamorati di un lembo di terra e di mare di impareggiabile bellezza, contrari ad uno scempio che devasterebbe un luogo in cui regnano una flora lussureggiante e una variegata fauna sottomarina.
Nonostante ciò si è andati avanti. Gli interessi economici legati alla realizzazione del porto turistico di Ricadi sono rilevantissimi. Anche stavolta, dalla Regione e dalla Soprintendenza per i Beni ambientali – che hanno preso posizioni discutibili su un Piano regolatore che legittima l’irrefrenabile processo di cementificazione – solo un assordante silenzio. Il vasto fronte che si oppone alla realizzazione del porto turistico però non si arrende. Lo scorcio litoraneo individuato per far sorgere l’infrastruttura è un sito d’interesse comunitario. A qualcuno, dunque, l’amministrazione comunale di Ricadi e la Regione dovranno pur dare conto.
Una speranza supplementare per salvare quell’angolo di paradiso è poi dettata dalla constatazione che la prima amministrazione provinciale guidata dal presidente Ottavio Bruni, nell’ambito della redazione del Piano territoriale di coordinamento ha escluso con coraggio – nonostante la feroce contestazione del sindaco Laversa e della sua maggioranza – l’ipotesi della realizzazione dell’approdo turistico a Ricadi, constatando peraltro come la stessa Regione riconosca che la costa ricadese sia soggetta ad un’altissima erosione costiera e come, per le sue straordinarie bellezze naturali, l’area che si estende su Capo Vaticano e dintorni sia soggetta a vincoli comunitari. Pertanto la realizzazione dell’infrastruttura sarebbe subordinata ad uno studio di fattibilità in grado di dimostrare come il porto sia in grado di sostenere l’erosione del litorale e di non turbare l’intero ecosistema. Sicchè la sua costruzione diverrebbe molto più difficile. Il timore che Ricadi possa veder sorgere il più grande ecomostro che la sua storia ricordi si mantiene comunque alto: le istituzioni rimangono silenti e gli interessi economici in questa striscia costiera si sono sin qui rivelati capaci di superare qualunque ostacolo. L’obiettivo, adesso, rimane soltanto uno: difendere ad ogni costo, da una politica dissennata e da un vorace processo di distruzione nel nome del profitto, ciò che è rimasto di quegli incantevoli luoghi che hanno reso la costa ricadese uno dei luoghi più belli dell’intero pianeta.

Pietro Comito

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