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“Calabria Ora” – Venerdì 27 ottobre 2006 - pag. 12

 

Legambiente non ci sta
«Prevenzione all’anno zero»

«Il compito della Protezione civile regionale non deve essere piegato solo alla logica e alla gestione dell’emergenza, bensì incentrato soprattutto sulla previsione e prevenzione dei rischi, per questo motivo è doveroso rilanciare il dibattito sul ruolo che deve svolgere il settore regionale con sede a Germaneto».
La richiesta di Antonino Morabito, coordinatore regionale di Legambiente Calabria, all’indomani della decisione della giunta regionale calabrese, di chiudere le sedi della Protezione civile delle cinque province calabresi e accorparle alla sede unica di Catanzaro, ha una valenza aggiunta parlando del Piano di previsione e prevenzione dei rischi, anche a proposito della scossa sismica rilevata in Calabria nel primo pomeriggio di ieri.
«La Regione – dichiara una nota dell’associazione ambientalista – non ha ancora adottato il Piano, pagato dalla Regione stessa e disponibile ormai da tempo. La corretta pianificazione territoriale in Calabria deve essere una priorità». Questo strumento conoscitivo è fondato sull’analisi territoriale e sulla valutazione della pericolosità e della vulnerabilità del patrimonio edilizio calabrese e attraverso esso la Regione Calabria, sarebbe in grado di conoscere dove potrebbe avvenire il prossimo tragico evento calamitoso e porvi rimedio anticipatamente, avviando un serio programma di opere pubbliche rivolto alla prevenzione dei rischi, un piano che accorpa ed approfondisce le questioni riguardanti il rischio sismico, il rischio idrogeologico. E’ necessario quindi, attraverso i programmi annuali di attuazione, tradurre in interventi le proposte del Piano di previsione e prevenzione dei rischi e che dovrebbero confluire in strumenti come il Programma triennale delle opere pubbliche.
«I fondi che la finanziaria ha stanziato per la messa in sicurezza del territorio – conclude Morabito – sono un’occasione che la Regione Calabria non può perdere. Quei soldi devono essere spesi bene, perché la Calabria non ha futuro rimanendo una regione dai piedi d’argilla».

Francesca Tortorella

 

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