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“Il
Quotidiano della Calabria”
– Martedì 27 maggio 2008
- pag. 24 |
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Tropea. Il tema al centro del convegno promosso
da Legambiente e tenuto al porto turistico
La tutela del patrimonio faunistico
Il difficile rapporto esistente tra ambiente e cacciatori
TROPEA – La tenuta del patrimonio faunistico al centro
dell’incontro che si è tenuto a bordo di Goletta
Verde tra Legambiente, associazioni venatorie e Corpo forestale,
Parco delle Serre e Atc di Vibo Valentia. Dalla Goletta Verde
una sfida per tutto il mondo agro-silvo-pastorale.
Il primo articolo della legge 157/92 definisce la fauna selvatica
italiana come patrimonio indispensabile dello Stato e stabilisce
che, in quanto tale, deve essere tutelata nell’interesse
della comunità nazionale. Questa norma è tipicamente
italiana e, prefiggendo un obiettivo comune, consente ai soggetti
variamente coinvolti di intavolare un’azione congiunta
per la tutela e la conservazione degli animali selvatici.
«Il rapporto tra ambiente e cacciatori non deve essere necessariamente
configgente – ha esordito Franco Saragò, amministratore
regionale Legambiente –. La conservazione del patrimonio
faunistico è un impegno su cui devono ritrovarsi coloro
che devono reprimere i reati ad esso collegati. Gli enti di
gestione (aree protette e Atc), le associazioni di categoria
e le associazioni ambientaliste».
Pur riconoscendo la fauna selvatica come il cuore degli ecosistemi,
attualmente esistono molti atteggiamenti dell’uomo che
possono produrre danni incalcolabili e inammissibili non solo
alle specie oggetto di caccia ma a tutte le specie, sempre
più spesso sottoposte ad uno stress e ad un impatto
devastante durante tutte le fasi più critiche della
loro esistenza: riproduzione, svernamento, allevamento dei
piccoli.
«Mantenere habitat ottimali per gli animali selvatici – ha
rilanciato il presidente regionale Legambiente Antonino Morabito – vuol
dire lavorare non solo per la difesa della fauna ma anche per
garantire la qualità di un territorio. La presenza di
un ricco patrimonio faunistico è, infatti, il primo
indice di garanzia di buona salute dell’ambiente, buona
salute su cui la Calabria deve lavorare imparando dagli errori
altrui e facendo del proprio ritardo un motivo per far meglio».
Sulla necessità di «unire anime diverse per raggiungere
lo stesso scopo di proteggere l’ambiente» si sono
concentrati anche gli interventi dei rappresentanti delle associazioni
venatorie. Sul piatto i problemi dell’assenza cronica
di risorse economiche destinate alla gestione e dell’indifferenza
nei confronti del cosiddetto “terreno libero” che, «non
rientrando nelle aree protette – ha sottolineato il presidente
regionale Federcaccia Gennaro Gioffrè – viene
urbanizzato. In questo caso, gli interessi del mondo della
caccia, dell’agricoltura e di quello ambientalista sono
in larga parte coincidenti ma, purtroppo, non si riesce a trovare
un punto d’incontro a causa delle frange estremiste che
sovente impediscono il dialogo».
Hanno sottolineato la differenza tra cacciatori e “delinquenti” anche
il presidente provinciale Italcaccia Giuseppe Baldo, che ha
evidenziato come «i veri cacciatori siano il primo e
più importante presidio di controllo di un territorio»,
e il presidente regionale Arcicaccia Antonio Paolillo che ha
denunciato «gli incendi mirati per spostare la fauna
nei propri territori di caccia» e ha sottolineato «la
generale insoddisfazione anche da parte dei cacciatori per
il cosiddetto ripopolamento “pronto caccia”».
Il rispetto delle norme, e quindi della natura, sulla base
di solide conoscenze scientifiche è stato indicato nel
corso dell’incontro come il vero pilastro su cui poter
appoggiare l’intero piano di dialogo tra le diverse associazioni. «Senza
una condivisione delle leggi non può esservi condivisione
degli obiettivi – ha precisato il comandante provinciale
del Corpo forestale dello Stato Giorgio Borrelli –. E’ possibile,
attraverso un confronto nelle opportune sedi istituzionali,
modificare e migliorare la normativa vigente ma è necessario
che, nel frattempo, questa normativa venga rispettata».
D’accordo anche il presidente Atc VV1 Riccardo Colistra,
che ha fatto riferimento a «un regolamento interno per
cui le irregolarità vengono segnalate al Corpo forestale
dagli stessi cacciatori», e il presidente decaduto Atc
VV2 Francesco Pititto che ha spiegato che «la scelta
del ripopolamento si presenta come una scelta obbligata nel
momento in cui le risorse sono poche e la pressione dei cacciatori è tanta».
All’incontro hanno presenziato anche il presidente del
Parco delle Serre, Gregorio Paglianiti che, nel suo intervento,
ha messo in luce come, «al di là della volontà di
evitare le contrapposizioni, rimane da risolvere un problema
sostanzialmente economico: la Regione sta discutendo, infatti,
dell’istituzione di cinque parchi marini ma, finora,
l’unico parco regionale esistente fa difficoltà a
svolgere il quotidiano».
Sono intervenuti, infine, Gabriella De Marco del Parco delle
Serre, il presidente Arcicaccia di Vibo Domenico Pittimada,
il vicepresidente Anuu Migratoristi italiani Antonio Vardè,
Domenico Ferraro della Cia (confederazione italiana agricoltori),
Perugino per l’Ecoclub, Mimmo Pugliese in rappresentanza
dei cacciatori locali e delegazioni di entrambi gli Atc della
provincia di Vibo.
Alessandro Vicari