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“Il
Quotidiano della Calabria” – Sabato 26 giugno
2004 – pag. 16 |
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I
dati emersi dal rapporto “Mare Monstrum” 2004
di Legambiente
Calabria al terzo posto
In
vetta alla classifica sulle costruzioni abusive sul demanio
INQUINAMENTO, problemi ai sistemi di depurazione, abusi edilizi
sulla costa, infrazioni al codice della navigazione e alla legislazione
in materia di pesca.
Legambiente, anche per il 2004, presenta il suo rapporto Mare
Monstrum. Passata al setaccio l’intera costa italiana, individua i punti di forza e di
debolezza regione per regione, località per località, spiaggia
per spiaggia. E non trova, purtroppo, significativi momenti di crescita. Certo,
non mancano le soddisfazioni – come nel caso delle demolizioni di veri
e propri ecomostri lungo i litorali – ma, restano in tutta la loro evidenza
i problemi del Belpaese. E della nostra regione.
La Calabria – assieme a Campania, Puglia e Sicilia – detiene il
55 per cento delle nuove costruzioni abusive: in particolare, nel dossier 2004,
la Calabria occupa il non invidiabile terzo posto (dopo Lazio e Sicilia) nella
classifica degli abusi edilizi sul demanio. Sono state, infatti, accertate
547 infrazioni, sono state denunciate o arrestate 605 persone, sono stati effettuati
124 sequestri.
Ecco perché la Legambiente tiene alta la guardia sui possibili illeciti
e le brutture che ci sono lungo le coste calabresi e guarda con attenzione
e segue con molto rigore quanto si sta verificando nel Cosentino con i casi
di Praia a Mare e Diamante.
E la nostra regione si trova al sesto posto nella “classifica del mare
illegale” con 1178 infrazioni accertate, 857 persone denunciate o arrestate
e 397 sequestri effettuati (dati che comunque sono in lieve diminuzione rispetto
all’anno scorso). E continua ad avere seri problemi nella gestione ambientale
tanto che la Legambiente consegnerà la Bandiera Nera al presidente della
Regione Giuseppe Chiaravalloti, nella sua qualità di commissario delegato
per l’emergenza ambientale per la disastrosa situazione della depurazione
in Calabria.
Certo, non mancano i motivi di soddisfazione. Vano ricordate infatti le demolizioni – avvenute
nel corso del 2003 – delle costruzioni abusive di Rossano Calabro.
“Il mare calabrese, nonostante i 52 chilometri di costa in cui è stata
vietata la balneazione nel 2003, è in buone condizioni – spiega
il presidente di Legambiente Calabria, Lidia Liotta – Le condizioni territoriali
ed economiche hanno permesso di conservare il nostro mare. Il problema sta tutto
nella cattiva gestione amministrativa e politica, nella scarsa attenzione che
le istituzioni dedicano alla salute delle nostre coste e delle nostre acque marine.
E’ per questo che la nostra associazione ha voluto assegnare la Bandiera
Nera al presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti”. “Certo – insiste
il presidente regionale dell’associazione del Cigno verde – è necessario
anche che i cittadini abbiano più cura per una delle principali risorse
della loro terra, ma sono indispensabili controlli serrati, scelte ponderate:
non si possono avvantaggiare gli ecofurbi. Da parte nostra continueremo nella
nostra azione di vigilanza rigorosa su tutti i casi di presunte illegalità che
si presentano sul territorio. Grande attenzione dedicheremo anche ai due casi
che sono stati segnalati nel Cosentino in questi giorni. Senza sconti per nessuno”.
IL DOSSIER
Pirati
all’assalto
Le Bandiere Nere 2004
Sono le Bandiere
meno ambite d’Italia, quelle che segnalano
i ”nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici,
imprenditori, società private che si sono contraddistinte
per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. Sono
le Bandiere Nere che ogni anno la Legambiente assegna in tutta
la Penisola e che saranno consegnate dalla Goletta Verde, l’imbarcazione
del Cigno verde che è salpata proprio ieri per i mari
d’Italia e, per la prima volta, di Francia, Spagna e Croazia.
La Legambiente assegnerà quest’anno la Bandiera Nera anche al
Governatore della Calabria Giuseppe Chiaravalloti “…in qualità di
Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria, perché in
quasi sette anni di attività e nonostante centinaia di miliardi di vecchie
lire spesi per costruire depuratori e fognature, ha clamorosamente fallito
l’obietivo, così come si evince da una recente relazione della
Corte dei Conti”.
Gli ecomostri
Tra le vecchie conoscenze nella nostra Regione continuiamo
purtroppo a registrare i casi:
Riserva marina di Capo Rizzuto
Ben 57 costruzioni
abusive (10 nel comune di Crotone e 47 in quello di Capo Rizzuto)
per 48.600 metri cubi, sono state individuate
dalla Capitaneria di porto di Crotone, nell’area di demanio
costiero della Riserva di Capo Rizzuto e nella fascia di rispetto
che interessa ben 38 chilometri di costa. Insomma, sono circa
16.100 i metri cubi abusivi nell’area demaniale e il doppio,
32.500 metri cubi, nella fascia dei 30 metri dal limite demaniale.
Per intenderci, nel crotonese gli interventi più rilevanti sono quelli
attorno al borgo marinaro di Cariati, Cirò Marina, la Marina Melissa
e Strongoli, Capo Colonna a Crotone, Le Cannella, Capo Rizzuto, Capo Piccolo,
e Le Castella ad Isola Capo Rizzuto ed infine il cosiddetto Steccato di Cutro.
Una morsa di cemento illegale, fatto di moli che si protendono in mare, porticcioli,
fabbricati, muri di recinzione, piattaforme in cemento armato, porticati, che
stringe e avvolge la stupenda riserva marina di Capo Rizzuto, in provincia
di Crotone.
Tutte le gare fatte finora per demolire gli immobili sono andate deserte e
nessuno, a cominciare dall’Ente gestore della Riserva, ha risposto alla
stessa Capitaneria di Porto, che aveva dato la propria disponibilità a
provvedere agli abbattimenti. E ancora oggi non si registrano novità volte
a liberare questi luoghi. La Riserva interessa circa 38 chilometri di costa
tra i comuni di Crotone e di Isola di Capo Rizzuto. Quest’ultimo è quello
maggiormente interessato per estensione.
Baia di Copanello
Siamo nel Comune di
Stalettì, in provincia di Catanzaro,
sulla costa ionica della Calabria. In uno scenario di straordinaria
bellezza “convivono” i due estremi, negativi e positivi,
di tante aree del Mezzogiorno: l’ecomostro di cemento di
Villaggio Lo Pilato, che con i suoi 16mila metri cubi deturpa
la baia da oltre vent’anni; la tomba di Cassiodoro, il
grande senatore e letterato romano del Vivarium, abbandonata
a sé stessa nella più totale incuria e a pochi
metri da un “illuminante” caso di scempio urbanistico.
Sul Villaggio pende una ordinanza di demolizione del 1987, mai
eseguita, e una gara di demolizione andata deserta. Sulla vicenda
Legambiente ha presentato una denuncia le cui indagini sono ancora
in corso.
Il cemento in spiaggia a Falerna Scalo
“Palafitta” e “trenino” non sono i nomi
di due personaggi di una nuova serie di cartoni animati, ma bensì i
nomignoli con cui i cittadini e i turisti di Falerno scalo, in
provincia di Catanzaro, hanno soprannominato le due costruzioni
realizzate sul bagnasciuga della costa calabrese. “Palafitta” con
i suoi tre piani sfida continuamente le onde essendo stato costruito
direttamente sulla battigia e nei giorni di mare leggermente
mosso sembra che galleggi sul mare. “Trenino”, invece,
con i suoi appartamenti a schiera realizzati direttamente sul
bagnasciuga viene invaso dalla sabbia che spesso riempie completamente
il piano terra. Si tratta di due esempi scellerati di aggressione
al patrimonio costiero, sperando che al più presto il
buon senso liberi questo pezzo di costa calabrese dal cemento
selvaggio.
Le vittorie
Ma Mare Monstrum nel corso degli anni ha raggiunto anche importanti
vittorie. Anche in Calabria. Due sono i casi nel 2003.
L’ecomostro di Punta Alice a Cirò Marina
(Crotone)
E’ stato demolito a Cirò Marina, l’alto
fabbricato, edificato negli anni settanta e mai del tutto finito,
prospiciente
le spiagge di Punta Alice.
L’ecomostro, su cui Legambiente aveva puntato i riflettori, è caduto
sotto l’urto delle ruspe dopo che il Comune del crotonese aveva emanato
un’ordinanza di demolizione. La costruzione che avrebbe dovuto ospitare
uno stabilimento balneare, era stata realizzata in assenza di concessione edilizia
e insisteva su un’area demaniale. La struttura portante in cemento armato
era alta una quindicina di metri e presentava tre piani, un attico, due corpi
di fabbrica a piano terra e una passerella. L’ultimo proprietario dell’immobile
non si è opposto alla demolizione.
Stalettì (Catanzaro)
In
questo caso si tratta di una vittoria parziale, perché
l’ecomostro di Villaggio Lo Pilato con i suoi 16mila metri
cubi continua a deturpare la Baia di Copanello di Stalettì,
sul versante ionico catanzarese, ma comunque di vittoria si
tratta perché la parte più evidente, uno scheletro
di tre piani costruito proprio sulla scogliera è caduto
sotto i colpi delle ruspe. La demolizione è avvenuta
in tempi molto rapidi grazie anche allo stanziamento di 40.000
euro messe a disposizione dal ministero per l’Ambiente
e la Tutela del territorio.