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“Il
Quotidiano della Calabria” – Sabato 26 giugno
2004 – pag. 7 |
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Le
forze dell’ordine hanno effettuato, nel solo 2003,
6469 sequestri e 7164 tra denunce e arresti. Campania prima nella
classifica delle infrazioni. Ecomostri aumentati del 22,4%
Acque e coste in pericolo
Legambiente:
un illecito ogni 400 metri di litorale
UN
MARE nei guai: è questo lo scenario che si prefigura
all’apertura di questa stagione balneare, soprattutto
se si considera che le forze dell’ordine hanno contato
nel solo 2003 ben 17.871 illeciti nelle 15 regioni marittime.
Dall’inquinamento agli abusi edilizi, dalle infrazioni
al codice della navigazione alla legislazione in materia di
pesca si può calcolare 1 illecito ogni 400 metri di litorale,
con un incremento del 7,2% rispetto allo scorso anno. E’
la fotografia scattata da Mare Monstrum 2004, il dossier di
Legambiente che raccoglie ogni anno i numeri e le storie degli
assalti alle coste italiane. La ricerca è stata presentata
questa mattina a Roma nel corso della conferenza stampa di presentazione
di Goletta Verde, la storica campagna ambientalista di informazione
e monitoraggio della qualità delle acque di balneazione.
“Si tratta di un’indagine – spiega Roberto
Della Seta, presidente di Legambiente – che rivela il
clima di disattenzione e non di rado impunità che Legambiente
aveva già denunciato lo scorso anno e che continua a
caratterizzare l’operato di privati ma anche di molte
amministrazioni pubbliche del nostro Paese. Inesorabilmente
in crescita i reati sui nostri mari quindi, secondo un trend
che sembra aver ripreso vigore nel corso degli ultimi anni”.
E in questo clima da far west infatti aumentano le persone denunciate
o arrestate che nel 2003 sono 7.164, rispetto alle 5.721 del
2002, e i sequestri effettuati, 6.469 contro i 5.205 del 2002,
con un incremento del 25,2 e del 24,2%. La classifica per numero
di reati in valore assoluto per regione vede la Sicilia, con
3.418 reati accertati (+ 20% rispetto al 2002), riconquistare
il primo posto della graduatoria, strappando il primato alla
Campania, che scende in seconda posizione con 3.142 infrazioni
(+8%). Terzo posto per il Lazio che risale con 221, quasi il
71% in più rispetto al 2002 – reati ai danni della
Puglia che con 2.046 infrazioni si ritrova quarta nella classifica.
In coda troviamo Abruzzo, Basilicata e Molise che dimezza il
numero di infrazioni accertate (-52,7%).
Se si considerano le infrazioni per chilometro di costa è
invece la Campania la prima nella classifica del mare illegale
(6,69 nel 2003, mentre nel 2002 erano state 5,20), al secondo
posto si conferma il Veneto (6,51 nel 2003 contro 5,80 del 2002),
mentre al terzo sale il Lazio che da quinta regione si ritrova
sul podio quasi raddoppiando le infrazioni per chilometro di
costa rispetto allo scorso anno (6,14) infrazioni contro 3,59).
Chiudono questa speciale classifica la Basilicata, la Toscana
e la Sardegna. Ma vediamo nel dettaglio. Ben più consistente
l’incremento percentuale delle infrazioni sul fronte della
depurazione, dove gli illeciti sono passati dai 697 del 2002
ai 1224 dello scorso anno (+ 43%). Da questo punto di vista
la situazione limite è in Calabria in emergenza ambientale
da ben sette anni per quanto riguarda la depurazione e per la
quale la Relazione sul rendiconto 2002 della Corte dei Conti
ha avuto passaggi inequivocabili: le coste dei Comuni del Tirreno
sono altamente inquinate e alcune pericolose. “La situazione
della depurazione – dichiara Sebastiano Venneri, responsabile
mare di Legambiente e curatore del dossier Mare Monstrum –
è in netto peggioramento, mentre il Ministero della salute
continua incomprensibilmente a mancare l’appuntamento
con l’informazione lasciando, per il secondo anno consecutivo,
i cittadini all’oscuro di informazione sullo stato di
salute delle acque di balneazione”: “L’anno
scorso i dati arrivarono a fine agosto, - continua Venneri –
a stagione balneare praticamente conclusa, quest’anno
sono disponibili sul sito del Ministero della Salute solo da
qualche giorno, in ogni caso fuori tempo massimo per quanti
avessero voluto utilizzarli per programmare le proprie vacanze”.
Quanto alle infrazioni registrate sul fronte dell’abusivismo
edilizio, il dossier segnala che sono passate dai 3.158 del
2002 ai 4.071 del 2003 con un incremento percentuale del 22,4%.
Illeciti in aumento anche nel settore della pesca, un comparto
attraversato da una profonda crisi cui non sembrano essere prospettate
soluzioni adeguate.
Legambiente denuncia che si procede “a tentoni, fra proroghe
di vecchi piani triennali e soluzioni ambigue come quelle che
hanno determinato di fatto il rigurgito nell’uso delle
reti spadare”.
E riferisce che i recenti interventi da parte della Guardia
di Finanza nell’area del Tirreno centrale hanno evidenziato
addirittura casi di “imbarcazioni che, pur avendo usufruito
dei fondi messi a disposizione dal piano di riconversione del
settore, continuano ad utilizzare questi attrezzi vietati definitivamente
da oltre due anni”. Sembra andare meglio per quanto riguarda
gli illeciti nel settore della navigazione e della nautica da
diporto, come se il popolo di naviganti cominciasse finalmente
a prendere confidenza con permessi e divieti. Nel corso dell’anno
trascorso si è registrato infatti una diminuzione, sia
pur modesta, dei reati passati dai 6.858 del 2002 ai 6.769 del
2003. Infine le Bandiere nere di Legambiente, il vessillo meno
ambito d’Italia che ogni anno viene consegnato dalla Goletta
Verde ai nuovi pirati del mare: amministrazioni, politici, imprenditori,
società private che si sono contraddistinti per attacchi
o danni all’ambiente marino e costiero. Una è andata
alla Finedim Italia S.p.a., società il progetto Costa
Turchese, “un vero e proprio scempio ambientale –
riferisce l’associazione – per oltre mezzo milione
di metri cubi su un’area di 450 ettari nel Comune di Olbia,
fra Capo Ceraso e la foce del fiume Padrongianus”. Vessillo
nero anche al Ministro della Difesa Antonio Martino, “per
l’autorizzazione dei lavori di ampliamento della base
Usa a Santo Stefano/La Maddalena”, concessa ignorando
il pronunciamento del Consiglio regionale della Sardegna che
aveva espresso parere contrario. Una bandiera pure a Giuseppe
Chiaravalloti, governatore della Regione Calabria, che in qualità
di Commissario delegato per l’emergenza ambientale in
Calabria, in quasi sette anni di attività, “e nonostante
centinaia di miliardi di vecchie lire spesi per costruire depuratori
e fognature, ha clamorosamente fallito – spiega Legambiente
– l’obiettivo, così come si evince da una
recente relazione della Corte dei Conti”.