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“Il
Quotidiano della Calabria” – Domenica 25
luglio 2004 – pag. 13 |
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Ricadi. Prosegue la nostra inchiesta sulla distruzione del paradiso
di Capo Vaticano
Una leggenda sotto il cemento
Dove fu rapita Canfora oggi sorge il villaggio del sindaco
RICADI (Vibo Valentia) – Si racconta che le acque di Capo
Vaticano siano così azzurre perché anticamente
una donna di straordinaria bellezza, Canfora, fu rapita dai turchi
e mentre la nave si allontanava dalla battigia, osservando lo
sperone granitico che domina la costa, si gettò in mare
pur di non lasciarsi portare via dalla sua terra. Così le
sue vesti color turchese tinsero le acque fino all’orizzonte.
E prima di morire nei pensieri di Canfora ritornò quel
magnifico promontorio e la natura selvaggia e rigogliosa che
circondava il torrente Ruffa, laddove trascorse i suoi ultimi
momenti felici prima di essere rapita dai pirati.
Chissà cosa direbbe oggi Canfora – lei che pur di non abbandonare
la sua terra ha preferito darsi la morte – nell’osservare adesso
Capo Vaticano, in preda ad una cementificazione sfrenata che rischia di distruggere
uno dei pochi scorci di paradiso rimasti sul Mediterraneo, e il torrente Ruffa,
laddove oggi sorge un imponente complesso turistico, fatto di villette, appartamenti,
piscine, impianti sportivi. E’ il villaggio Robinson, una colossale struttura
di 45 mila metri quadrati che ha preso il posto di quella rigogliosa terra
che, nei pressi della “fiumara vaticana”, rappresentava uno dei
luoghi più caratteristici del litorale ricadese.
E’ una delle tante strutture incompatibili con l’ambiente, che
hanno raso al suolo ampie zone quasi incontaminate attorno a Capo Vaticano,
se non avesse una caratteristica particolare che la distingue dalle altre,
cioè quella di essere di proprietà anche del primo cittadino.
Il Robinson, infatti, appartiene ad una società in cui è presidente
il sindaco Francesco Laversa che, grazie anche alla celebre variante al Piano
regolatore generale approvata dopo il suo insediamento nel 1997 – che
aumentò l’indice di edificabilità sulla costa per le strutture
preesistenti, molte delle quali già abusive, dallo 0,25 allo 0,60, e
consentì di costruire anche a 30 metri dalla battigia – fece sorgere
diversi nuovi alloggi per aumentare le dimensioni del complesso. C’è però dell’altro.
Nei primi mesi di quest’anno il Robinson ha deciso di allargarsi ulteriormente,
procedendo sempre più verso gli argini del torrente Ruffa, avviando
la costruzione di un nuovo ristorante. Successivamente è intervenuto
il Corpo forestale dello Stato, che ravvisando come i lavori procedessero in
difformità alla legge regionale ha bloccato tutto. E’ stata un’interruzione
breve, pero, in quanto i legali investiti della questione dal sindaco Laversa
sono riusciti con mestiere ed efficienza a raddrizzare la situazione dimostrando
come in fondo il Piano regolatore consentisse che si abbattessero certe distanze
e che si facesse tabula rasa anche attorno alla “fiumara vaticana”.
Il ristorante adesso è lì – in una zona tra l’altro,
a serio rischio idrogeologico – seppellendo sotto di sé una leggenda.
Storie. Storie come tante, accertate e documentabili. Quelle legate ad un Piano
regolatore che fa miracoli, che ha legittimato anche ciò che oggettivamente è fuori
legge, che ha consentito di sanare scempi e numerosi casi di abusivismo selvaggio
che si tramandano dal passato e che ha agevolato l’incremento della cementificazione.
Un Piano regolatore che è passato come se niente fosse nell’indifferenza
della Soprintendenza per i beni ambientali e della Regione. E che ha soddisfatto
anche gli interessi di quella politica che ancora continua a tacere e… a
costruire.
Sono state numerose le telefonate, ricevute ieri in redazione, a seguito della
nostra prima inchiesta sugli ecomostri di Ricadi. I cittadini si sono resi
portavoce della reazione positiva della comunità ricadese e non solo,
segnalando nuovi ecomostri affinché “Il Quotidiano” continui
ad indagare e ad andare ancora più a fondo con le sue inchieste. Ciò allo
scopo di rendere giustizia, agli occhi dell’opinione pubblica, del male
che sin qui è stato perpetrato a Capo Vaticano e alle oasi circostanti.
Pietro Comito