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“Il
Giornale di Calabria” – Sabato 25 novembre
2006 - pag. 11 |
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Rischio
idrogeologico alto
Secondo
il rapporto “Operazioni fiumi” di Legambiente ne
soffrono tutti i comuni calabresi
ROMA - Tutti
i comuni di Calabria, Umbria e Valle d’Aosta sono a rischio
idrogeologico. Il numero più alto di comuni a rischio
di frane e alluvioni si trova invece in Piemonte (1046). In
fondo alla lista troviamo la Sardegna con soli 4 comuni a rischio
frana, 38 a rischio alluvione ma nessuno che rischi entrambe
le cose, per una percentuale di comuni pari all’11% del
totale. Il rapporto “Operazione fiumi 2006” di Legambiente,
presentato a Roma dal direttore generale di Legambiente Francesco
Ferrante, dal responsabile nazionale protezione civile dell’associazione
Simone Andreotti e dal capo del dipartimento di Protezione civile
Guido Bertolaso, ha preso in considerazione 863 amministrazioni
comunali e ha scoperto che non solo nell’80% di essi sorgono
abitazioni o interi quartieri in aree a rischio ma che nel 61%
di essi si possono trovare anche fabbricati industriali in zone
potenzialmente in pericolo. Solo il 15% dei comuni ha poi iniziato
un’opera di delocalizzazione di queste strutture. In generale
il 70% delle amministrazioni ha realizzato opere di messa in
sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti, «interventi
che però spesso - si legge nel rapporto - dimostrano
di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che
migliorarla e di trasformarsi in alibi per continuare a edificare
lungo i fiumi, senza un serio studio delle conseguenze che ciò
può comportare più a valle». Resta tuttavia
un preoccupante 28% di comuni che non fa nulla per prevenire
i danni derivanti da alluvioni e frane. In termini assoluti
questo significa che solo il 41% delle amministrazioni ha svolto
un lavoro positivo (in base ai parametri forniti dagli stessi
sindaci e non secondo criteri utilizzati da Legambiente, tengono
a chiarire dall’associazione), mentre il 59% ha ottenuto
una valutazione negativa. Una classifica speciale è stata
poi stilata per i capoluoghi di regione, i dati riguardano però
solo 15 dei 17 capoluoghi perché Palermo e Catanzaro
non hanno risposto al questionario. Prima in classifica troviamo
Roma, Perugia e Genova, con votazioni pari a 7,5; 7; 6,5. Fanalino
di coda è Napoli con un punteggio di 1,5. Dei quaranta
capoluoghi di provincia, invece, solo 16 hanno ottenuto un voto
sufficiente, ben 24 non hanno raggiunto il sei. A livello regionale
sono le Marche ad avere la più alta concentrazione di
comuni attivi contro il rischio idrogeologico (59%), seguite
da Emilia Romagna (55%), Valle d’Aosta (54%) e Toscana
(51%). Fa peggio di tutte le regioni italiane l’Abruzzo
con una percentuale di comuni attivi pari al 12%, qui infatti
ancora il 92% dei comuni presenta abitazioni e impianti industriali
(7 su 10) in zone a rischio idrogeologico. Quanto ad attività
di pianificazione d’emergenza, informazione ed esercitazioni
la maglia rosa va ai comuni della Valle d’Aosta; ultime
in classifica per numero sono le amministrazioni della Puglia.
Basilicata ed Emilia Romagna, infine, sono le prime due regioni
quanto ad attività di prevenzione dei rischio (intesa
come delocalizzazione delle strutture, manutenzione ordinaria
e sistemi di monitoraggio). Guido Bertolaso si è detto
soddisfatto della collaborazione avviata con Legambiente e anche
dell’accresciuta sensibilità delle amministrazioni
(statali e locali) riguardo ai temi ambientali. «Quando
sono arrivato nel 2001 non ricordo moltissimi assessori con
delega alla protezione civile, ricordo qualche assessore provinciale,
sicuramente molti assessori regionali – ha osservato -
Ma la consapevolezza dell’importanza di questa funzione
era molto più diffusa ai vertici piuttosto che alla base.
Oggi noi siamo riusciti a invertire questa tendenza. Questo
è un elemento di straordinaria importanza perché
la sicurezza dei cittadini si sviluppa solo se dalla base riusciamo
a garantire una consapevolezza e una cultura. Non sono per niente
soddisfatto invece quanto alla constatazione della tempestività
e della qualità dell’intervento della protezione
civile. Questo non deve diventare un alibi per nessuno e nessuno
deve mettersi l’anima in pace sapendo che poi ci sarà
la protezione civile. Quello della tutela del territorio - ha
concluso Bertolaso - è scritto nel programma del governo
che oggi guida l’Italia, deve essere una grande opera
pubblica, una priorità di intervento».