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“Il
Giornale di Calabria” – Mercoledì 24
agosto 2005 |
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Bocciato
il mare nostrum
Secondo
Goletta Verde peggiora lo stato di salute delle nostre coste.
L’abusivismo la fa da padrone
ROMA
- Peggiora lo stato di salute del mare italiano, anche se non
mancano le buone notizie in alcune regioni. Promosse a pieni
voti Basilicata, Toscana e Friuli-Venezia Giulia; migliora la
Sardegna; sufficienza risicata per il Lazio; sonora bocciatura
per Campania, che conquista la non onorevole maglia nera, Calabria
e Sicilia. Nel complesso, meno 4,5% di mare blu, è ancora
emergenza sulle coste grazie a cemento, abusivismo, scarichi
fognari non depurati e illegalità sparsa. È la
“fotografia” che Legambiente consegna a conclusione
della ventesima campagna 2005 di Goletta Verde, condotta con
il contributo di Vodafone Italia e in collaborazione con L’Espresso.
Una campagna realizzata in Italia con la goletta “Catholica”
e il “Pietro Micca”, la più antica nave commerciale
italiana, mentre alla “Kalea”, altra imbarcazione
impiegata, è stato affidato il compito di monitorare
le acque internazionali lungo le aree marine protette del Mediterraneo,
spingendosi anche in Croazia, Francia, Spagna, Tunisia, Malta
e Albania. I risultati di questa campagna sono stati illustrati
oggi durante una conferenza stampa tenuta dal presidente nazionale
di Legambiente, Roberto Della Seta, dal direttore generale Francesco
Ferrante, e dalla responsabile della comunicazione di Vodafone
Italia. Ben 160mila i chilometri di mare solcati, 800 le tappe
effettuate e 8mila i campioni di acqua analizzati nei laboratori
a bordo delle tre unità marine. «Strana estate:
meno turismo, meno caldo, meno giornate di sole. E più
inquinamento. La folla mancata nelle località balneari,
la pioggia e le temperature spesso non proprio estive capaci
di rendere meno gradevoli le vacanze avrebbero dovuto avere
almeno un pregio: quello di far diminuire la quantità
di batteri fra le onde. È invece accaduto il contrario»,
commentano i responsabili di Legambiente. L’Italia ha
perso un altro 4,4% di acque blu, «passando da un lusinghiero
92% del 2004 all’87,5% della stagione in corso, a dimostrazione
di uno stato di salute della depurazione degli scarichi fognari
ancora molto precario». E poi c’è il cemento,
«che continua a spuntare come i funghi: oltre 3.300 i
casi di abusivismo costiero accertati». E l’illegalità,
quella dei natanti e delle moto d’acqua non in regola,
quella degli scarichi abusivi, quella della pesca selvaggia.
Goletta Verde di Legambiente non ha comunque solo fotografato
i guai del mare e delle coste, perché si riconoscono
anche le eccellenze, le esperienze positive: «Lo straordinario
patrimonio rappresentato dalle aree marine protette (sono 23
e si estendono per circa 640 chilometri), l’insieme di
località dove turismo, ambiente, paesaggio, beni culturali
e storici, mare e attività economiche seguono uno sviluppo
più armonioso ed equilibrato». Ma riandando alle
criticità, le analisi - ha commentato Roberto Della Seta
- dicono che la qualità delle acque di balneazione peggiora,
l’inquinamento organico è aumentato. Alle foci
dei fiumi poi la situazione è ancora meno rosea: circa
il 70% dei punti campionati è inquinato o gravemente
inquinato. Questo è «segno inequivocabile che i
problemi sono a monte: l’inefficacia degli impianti di
depurazione, il deficitario controllo degli scarichi illegali,
il cemento fuorilegge sulle spiagge. E poi l’erosione
delle coste, collegata a questi problemi, che continua a decimare
interi tratti di litorale». Secondo Legambiente, il vero
guaio sta nel fatto che «ci si ricorda del mare solo in
estate, mentre è durante tutto l’anno che andrebbero
messi in atto interventi. Quello che emerge in maniera evidente
dall’osservazione di mari e coste quest’anno è
che proprio dove è più forte la presenza e l’azione
delle ecomafie, ecco che è peggiore la qualità
delle acque e lo stato delle coste». Ciò determina
- ha aggiunto Della Seta - che «i problemi del mare italiano
si concentrano proprio laddove la qualità delle acque,
delle coste e del turismo potrebbe rappresentare uno dei principali
anticorpi contro il declino economico». Proprio dall’analisi
incrociata dei diversi indicatori sia positivi che negativi
scaturisce la classifica stilata da Goletta Verde di Legambiente,
con tanto di voti alle regioni italiane. Si passa così
dall’eccellenza di Sardegna, Basilicata, Toscana e Friuli-Venezia
Giulia, al “benino” di Veneto, Marche, Puglia, Molise
ed Emilia Romagna, alla sufficienza risicata di Lazio e Abruzzo,
alla bocciatura di Sicilia, Calabria e Campania. Tutte le regioni
mostrano comunque - dice Legambiente - «le loro belle
contraddizioni», perché si passa dalle esperienze
delle aree marine protette a villaggi turistici, in alcuni casi
veri e propri paesi, «nati senza uno straccio di autorizzazione».
Tornando ai “voti”, la Sardegna può vantare
quasi il 94% di acqua marina non inquinata, e non a caso è
stata pluripremiata dalla Guida Blu con tantissime vele. Ciò
non toglie comunque che anche nella più grande isola
italiana ci siano problemi, «a partire dalla ingombrante
presenza nella regione delle servitù militari (e della
base nucleare Usa alla Maddalena), per finire con il crescente
problema dell’abusivismo sul demanio». La Basilicata
ha il 100% di campioni di acqua marina non inquinati, una percentuale
del 13% di scarichi non depurati. Preoccupa però in Lucania
la percentuale di costa in erosione: il 51,1% in una regione
che ha appena 62 chilometri di costa. Il Lazio si segnala per
un elevato numero di infrazioni per chilometro di costa (4,16)
e per il 34,7% della costa soggetta ad erosione con il 91,3%
di acque in regola; poi la Sicilia dodicesima (5,9) che a fronte
di un 92% di acque pulite piazza il primato nazionale per numero
di infrazioni legate all’abusivismo sul demanio (sono
696), e quello di regione con la percentuale più alta
di scarichi non depurati (62%). Ultime della classe: Calabria
e Campania. La prima (5,6) si segnala per un eccessiva percentuale
di scarichi non depurati (47%), per la costa esposta al problema
dell’erosione che è quasi il 60% (59,3%) e per
l’elevato numero di infrazioni legate all’abusivismo,
sono 432, a fronte di ciò solo il 78% dei campioni esaminati
è risultato pulito. La seconda (voto 5,3) ha la percentuale
più bassa dei campioni di acqua esaminati che sono risultati
in regola: appena il 70,5%. Sempre in Campania, è elevato
invece il numero di infrazioni per chilometro di costa: sono
5,92, battuta solo dal Veneto con 6,43 infrazioni per chilometro
di costa. Alto anche il numero di infrazioni legate all’abusivismo
(437) che collocano la Campania al terzo posto nazionale dopo
Sicilia e Puglia; ancora troppo alta la percentuale di scarichi
non depurati, pari al 42%, e quasi il 23% di costa soggetta
all’erosione.