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“Legambiente”
– Martedì 23 agosto 2005 |
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Ecco
le pagelle di Goletta Verde 2005
23/08/2005
12:35 - Sardegna promossa con 8. Bocciate Sicilia, Calabria
e Campania. Meno 4,5 % di mare blu, è ancora emergenza
sulle coste
Strana
estate. Meno turismo, meno caldo, meno giornate di sole. E più
inquinamento. La folla mancata nelle località balneari,
la pioggia e le temperature spesso non proprio estive capaci
di rendere meno gradevoli le vacanze avrebbero dovuto avere
almeno un pregio: quello di far diminuire la quantità
di batteri fra le onde. E’ invece accaduto il contrario.
L’Italia ha perso da un anno all’altro il
4,5% di acque blu, passando da un lusinghiero 92% del
2004 all’87,5% della stagione in corso, a dimostrazione
di uno stato di salute della depurazione degli scarichi fognari
ancora molto precario. E poi il cemento, che
continua a spuntare come i funghi: oltre 3.300 i casi
di abusivismo costiero accertati. E l’illegalità,
quella dei natanti e delle moto d’acqua non in regola,
quella degli scarichi abusivi, quella della pesca selvaggia.
Eccola l’estate vista da Goletta Verde di Legambiente,
arrivata oggi in porto dopo che le tre imbarcazioni che hanno
partecipato alla ventesima edizione della campagna hanno percorso
in due mesi tutti e 8.000 i chilometri di coste italiane e anche
qualcosa di più. Nell’ambito di un progetto Unep
Goletta Verde si è infatti spinta anche in Croazia, Francia,
Spagna, Tunisia, Malta, Albania.
I risultati di Goletta Verde di Legambiente, realizzata con
il contributo di Vodafone Italia e in collaborazione con L’Espresso,
sono stati presentati oggi a Roma, presso la sede nazionale
dell’associazione ambientalista, nel corso di una conferenza
stampa cui hanno partecipato Roberto Della Seta, presidente
nazionale di Legambiente e Francesco Ferrante, direttore generale
di Legambiente.
Oltre al
consueto programma analitico teso a valutare la qualità
delle acque di balneazione – in tempo reale grazie ai
laboratori mobili – Goletta Verde di Legambiente
ha fotografato complessivamente la situazione costiera: cemento,
ecomostri, abusivismo, illegalità ambientale, depurazione,
erosione. Senza dimenticare le eccellenze, le esperienze positive:
lo straordinario patrimonio rappresentato dalle aree
marine protette (sono 23 e si estendono per circa 640
chilometri), l’insieme di località dove turismo,
ambiente, paesaggio, beni culturali e storici, mare e attività
economiche seguono uno sviluppo più armonioso ed equilibrato.
«Le
analisi di Legambiente – ha commentato Roberto
Della Seta – dicono che la qualità
delle acque di balneazione peggiora. Solo l’87,5% dei
campioni analizzati dai nostri tecnici è risultato privo
di inquinamento organico. Alle foci dei fiumi poi la situazione
è ancora meno rosea: circa il 70% dei punti campionati
è inquinato o gravemente inquinato, segno inequivocabile
che i problemi sono a monte: l’inefficacia degli impianti
di depurazione, il deficitario controllo degli scarichi illegali,
il cemento fuorilegge sulle spiagge. E poi l’erosione,
collegata direttamente ai problemi precedentemente citati, che
continua a decimare interi tratti di litorale. Il fatto è
che ci si ricorda del mare solo in estate, mentre è durante
tutto l’anno che andrebbero messi in atto interventi per
prevenire l’inquinamento e evitare speculazioni legali
e addirittura illegali a due passi dalla battigia. Quello che
emerge in maniera evidente dall’osservazione di mari e
coste quest’anno è che proprio dove è più
forte la presenza e l’azione delle Ecomafie è peggiore
la qualità delle acque e lo stato delle coste. Ciò
determina che – ha concluso Della Seta - i problemi del
mare italiano si concentrano proprio laddove la qualità
delle acque, delle coste e del turismo potrebbe rappresentare
uno dei principali anticorpi contro il declino economico».
E’
proprio l’analisi incrociata dei diversi indicatori sia
positivi che negativi (balneabilità, cinque vele, illegalità,
abusivismo sul demanio, depurazione, erosione) ha permesso
a Goletta Verde di Legambiente di stilare una sorta di pagella
delle regioni italiane. Prima assoluta la Sardegna
– voto: 8 abbondante – ultima da sola la Campania
con un sonoro 5,3. In mezzo troviamo chi va bene (Basilicata,
Toscana, Friuli Venezia Giulia
e Liguria prendono 7 o giù di lì),
chi va benino (Veneto, Marche,
Puglia, Molise ed Emilia
Romagna) chi strappa la sufficienza a fatica (Abruzzo
e, soprattutto, Lazio), chi viene bocciato
(Sicilia e Calabria oltre
alla Campania). Tutte le regioni mostrano comunque
le loro belle contraddizioni: si passa dalle esperienze delle
aree marine protette, che promuovono un tipo di sviluppo sostenibile
e che puntano sulla tutela del territorio e delle sue peculiarità,
a villaggi turistici, in alcuni casi veri e propri paesi, nati
senza uno straccio di autorizzazione.
Tornando
ai “voti” la Sardegna può
vantare quasi il 94% di acqua marina non inquinata, è
la regione pluripremiata dalla Guida Blu con tantissime vele
(il riconoscimento per le località che coniugano ambiente,
natura, servizi turistici, storia, enogastronomia). Ma anche
nella più grande isola italiana non mancano i problemi
a partire dalla ingombrante presenza nella regione delle servitù
militari (e della base nucleare Usa alla Maddalena), per finire
con il crescente problema dell’abusivismo sul demanio:
337 le infrazioni nel 2004 (erano 315 nel 2003). La Basilicata
ha il 100% di campioni di acqua marina non inquinati, una percentuale
del 13% di scarichi non depurati. Preoccupa in Lucania la percentuale
di costa in erosione: il 51,1% in una regione che ha appena
62 chilometri di costa.
Il Lazio
strappa appena la sufficienza (6) e si segnala per un elevato
numero di infrazioni per chilometro di costa (4,16) e per il
34,7% della costa soggetta ad erosione con il 91,3% di acque
in regola; poi la Sicilia dodicesima (5,9) che a fronte di un
92% di acque pulite piazza il primato nazionale per numero di
infrazioni legate all’abusivismo sul demanio, sono 696,
e quello di regione con la percentuale più alta di scarichi
non depurati (62%).
Ultime della
classe: Calabria e Campania.
La prima (5,6) si segnala per un eccessiva percentuale di scarichi
non depurati (47%), per la costa esposta al problema dell’erosione
che è quasi il 60% (59,3%) e per l’elevato numero
di infrazioni legate all’abusivismo, sono 432, a fronte
di ciò solo il 78% dei campioni esaminati è risultato
pulito. La seconda (5,3) ha la percentuale più bassa
dei campioni di acqua esaminati in regola, appena il 70,5%,
elevate invece il numero di infrazioni per chilometro di costa:
sono 5,92 in Campania, seconda regione italiana dopo il Veneto.
Alto anche il numero di infrazioni legate all’abusivismo
(437) che collocano la Campania al terzo posto nazionale dopo
Sicilia e Puglia; ancora troppo alta la percentuale di scarichi
non depurati: 42% e quasi il 23% di costa soggetta all’erosione
(22,8%).
«Ogni
regione ha fortunatamente le sue perle – ha sottolineato
Francesco Ferrante – Basta citare il
caso di Otranto, in provincia di Lecce, che
ha avviato un percorso di certificazione ambientale e sta promuovendo
l’istituzione di un’area marina protetta lungo il
suo litorale. O ancora di Pollica, Acciaroli e Pioppi
nel salernitano, perle del parco nazionale del Cilento, che
per il sesto anno consecutivo si aggiudicano le cinque vele
della Guida Blu, o di Tropea, in provincia
di Vibo Valentia, col suo splendido scenario naturale e i progetti
di recupero della fascia costiera, o ancora di Noto,
in provincia di Siracusa, vera sorpresa per la qualità
della gestione del patrimonio costiero. Bisogna quindi
prendere spunto proprio da questi esempi di amministrazioni
che in contesti regionali non facili hanno saputo investire
sull’ambiente e sulle sue tipicità, trasformando
l’intero sistema turistico ed economico in funzione della
valorizzazione del territorio».
Il
monitoraggio di Goletta Verde 2005 di Legambiente sulle acque
di balneazione
Come detto il mare peggiora. Rimangono in testa alla classifica
Basilicata e Molise, con il 100% dei campioni puliti, scendono
invece Liguria (dal 100% del 2004 al 97% del 2005) e Veneto
(dal 100% al 94%). Leggero miglioramento per la Sardegna, quarta
posizione, che dal 91% dei campioni in regola dello scorso anno
sale al 93,9%. E se si rovescia la classifica, la maglia nera
spetta ancora una volta alla Campania, dove ben il 29,5 % dei
campioni sono risultati fuori norma (con un peggioramento rispetto
al 10% dello scorso anno), seguita da Calabria (22%) e Puglia
(15%). Anche quest’anno inoltre, Goletta Verde ha continuato
il suo speciale programma di monitoraggio delle acque di balneazione
dell’Istria. Il programma analitico oltre ai parametri
previsti dalla normativa italiana (Dpr 470/82) prevede da qualche
anno la ricerca di enterococchi intestinali e l’analisi
dell’escherichia coli, batteri che vivono esclusivamente
nell’intestino umano e in grado di dare quindi una dimensione
molto precisa dell’inquinamento antropico.
Le
Vele della Guida Blu 2005 di Legambiente
Sono
i paradisi delle vacanze, le pietre miliari delle nostre coste
e la loro regina quest’anno è Castiglion della
Pescaia in Toscana, seguita da Cinque Terre, Bosa, Isola del
Giglio, Otranto, Portovenere, Arbus, Noto, Tropea e Pollica
Acciaroli e Pioppi. Ecco le dieci località balneari in
vetta alla classifica della Guida Blu 2005 di Legambiente, frutto
del lavoro svolto da Goletta Verde durante i suoi anni di navigazione
ma anche del patrimonio di conoscenze delle centinaia di gruppi
locali di Legambiente. La Guida Blu di Legambiente e Tci valuta
le località costiere italiane coniugando i parametri
propriamente turistici con indicatori della qualità ambientale.
Per guadagnarsi le vele la bellezza tout court non basta. Bisogna
sapervi associare una corretta gestione del territorio, gli
interventi e le politiche in linea con il rispetto dell’ambiente
e una buona funzionalità dei servizi. Non solo mare pulito,
quindi, ma anche ambiente tutelato e qualità dell’offerta,
dai servizi alle strutture ricettive, dall’interesse del
centro storico all’enogastronomia, alle attività
tradizionali. Le migliori località balneari hanno superato
128 prove, quanti sono gli indicatori di qualità valutati
dagli esperti della Guida Blu.
Il
mare illegale
Viaggiano
ad una media di 6,43 infrazioni per Km di costa le aggressioni
alle coste e al mare nel Veneto, prima nella poco lusinghiera
classifica delle illegalità in mare del nostro Paese.
Segue la Campania, che cede il posto di capolista passando da
6,5 infrazioni del 2003 a 5,9 del 2004. Il terzo posto, invece,
quest’anno è conquistato dalle Marche (con 4,40
infrazioni) che risale di ben due posizioni. Chiudono questa
speciale classifica, infine, la Toscana, la Basilicata e la
Sardegna. Gli illeciti vanno dall’abusivismo costiero
e demaniale, all’inquinamento da scarichi illegali, dalla
pesca di frodo alle violazioni al codice della navigazione.
E si tratta di un trend in crescita: nel corso del 2004 le forze
dell’ordine hanno accertato ben 19.111 infrazioni, con
un incremento del 7% rispetto alle 17.871 infrazioni del 2003
e di quasi il 15% se confrontate con le 16.656 del 2002.
Abusivismo
sul demanio
Sono
le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia,
Puglia, Campania e Calabria ad occupare le prime quattro posizioni
della classifica dell’abusivismo edilizio costiero in
Italia. In questi territori si sono consumate quasi il 61%,
delle violazioni accertate dalle forze dell’ordine nel
corso del 2004 ed è stato effettuato ben il 63% dei sequestri.
Numeri che segnalano, ancora una volta, l’incidenza dei
fenomeni di criminalità organizzata nel ciclo illegale
del cemento, da sempre considerato una delle attività
privilegiate delle mafie nel nostro Paese.
Al primo posto per quanto riguarda i fenomeni di abusivismo
edilizio costiero e demaniale si colloca la Sicilia, con 696
infrazioni accertate (più 19% rispetto al 2003), 576
persone denunciate e ben 253 sequestri (più 122%), seguita
quest’anno dalla Puglia, con 489 notizie di reato, 617
persone denunciate e 200 sequestri effettuati. Al terzo posto
troviamo la Campania (437 infrazioni accertate e 632 persone
segnalate all’autorità giudiziaria). Questa regione,
invece, è la prima in Italia per numero di sequestri
eseguiti: ben 259. Al quarto posto per numero di infrazioni
accertate si colloca la Calabria (486 notizie di reato). La
Sardegna, invece, si piazza, al quinto posto con 337 infrazioni
accertate.
La
depurazione
Il
sistema di depurazione in Italia lascia ancora a desiderare.
Solo il 70% degli scarichi urbani viene filtrato prima di finire
nelle acque marine o lacustri. La percentuale degli allacciamenti
al sistema di depurazione scende al Sud, con situazioni di estrema
criticità come quella della Calabria, dove sono ancora
1.200 i chilometri mancanti di reti fognarie e molti gli impianti
di depurazione in attività sottodimensionati e inefficienti.
La condizione critica della Calabria, ormai all’ottavo
anno di emergenza ambientale per la depurazione, emerge anche
dai prelievi sulla qualità delle acque effettuati dai
tecnici di Goletta Verde sul versante tirrenico e, ovunque sulle
foci dei fiumi che pur essendo non balenabili, dimostrano una
profonda crisi degli impianti di depurazione delle acque reflue
su costa. Grave la situazione anche per Imperia e Trapani, gli
unici Comuni in Italia che risultano completamente privi di
qualsiasi impianto di depurazione.
L’erosione
della costa
L’erosione
è un fenomeno naturale e dovrebbe avvenire in modo tale
da non turbare l’equilibrio secondo il quale l’arretramento
e l’avanzamento della linea di costa avviene in maniera
equilibrata e reversibile. La forte antropizzazione delle fasce
costiere e l’insediarsi di molteplici attività
sia turistiche che produttive hanno rotto negli ultimi decenni
questo delicato equilibrio. Inoltre ogni anno l’uomo preleva
grandi quantità di tonnellate di sabbia che servirebbero
a riapprovvigionare in maniera naturale gli habitat della costa
e che invece finiscono per essere utilizzati nell’edilizia,
per costruire barriere fluviali o per lavori di genio civile.
Le regioni con il tratto maggiore di costa in erosione sono
il Molise, la Basilicata e la Calabria (rispettivamente con
il 89,5%, il59,3% e il 51,1%) in cui più della metà
del tratto costiero è attualmente coinvolto da processi
erosivi. Il secondo gruppo è rappresentato da Lazio,
Abruzzo e Marche (rispettivamente con il 34,7%, il 47,4% e il
29,1%), che su 676,6 km totali di costa ne hanno più
di un terzo in erosione. Seguono quindi la Sardegna, la Liguria
e l’Emilia Romagna, rispettivamente con il 15,1%, il 15,4%
e il 16,5% di costa in erosione. Per anni quando non si era
ancora affermato né il turismo balneare perché
una coscienza ambientalista la difesa dei litorali è
stata di fatto, la protezione delle strutture abitative e delle
vie di comunicazione. E per proteggere le coste dall’attacco
delle onde furono costruite scogliere artificiali e pennelli,
bloccando il flusso dei sedimenti lungo riva, aggravando l’erosione
nei tratti di litorale non protetti e modificando il paesaggio
delle nostre coste. Solo recentemente in Italia si è
cominciato a utilizzare protezioni morbide nella difesa dei
litorali.
Bandiere
Nere ed ecomostri
Durante
il suo viaggio, Goletta Verde ha consegnato le Bandiere nere,
i vessilli meno ambiti d’Italia, perché segnalano
i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici,
imprenditori, società private che si sono contraddistinti
per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. E
numerosi sono stati i blitz delle imbarcazioni ambientaliste
con cui i volontari di Legambiente sono andati all’assalto
degli ecomostri, spesso abusivi, disseminati sulle coste d’Italia.
•
Una
bandiera particolare è andata alla petroliera San Marco,
come simbolo di tutte quelle navi che non rispettano le normative
per la tutela ambientale. La petroliera è stata infatti
sorpresa, da un aereo di sorveglianza della Marina francese,
a ripulire le cisterne in una zona ecologicamente protetta a
268 chilometri al largo di Marsiglia e a 241 chilometri dalla
Sardegna.
Ecco
l’elenco delle altre Bandiere Nere:
• alla società Vivilmare
s.r.l. che ha proposto un porto turistico alla foce
del Bisagno, nel comune di Genova, 150.000 mq di struttura per
oltre 700 posti per barche. La collocazione del porticciolo,
dove già sono presenti grandi costruzioni abitative e
altre con diverse funzioni, tra cui il palasport e la fiera
è quanto mai infelice. Rappresenterebbe un vero e proprio
“tappo” alla foce, con la probabilità di
aumentare i rischi idrogeologici, già presenti periodicamente
in quel territorio, e anche per le condizioni in cui è
costretto il Bisagno stesso tra coperture e cementificazioni;
•
alla società Baia Blu Stabilimento balneare s.r.l.
di Lerici, per la costruzione di oltre una decina di
container-bungalow nella collina della Baia Blu situata nel
comune di Lerici (SP) che ha distrutto in maniera irreversibile
la caratteristica pineta, pressoché unico residuo di
ambiente naturale, in una zona già fortemente antropizzata.
L’attività ha prodotto la distruzione di un’ampia
zona di falesia, sottoposta a vincolo, con ricadute negative
nella zona di mare sottostante l’alterazione dell’equilibrio
tra la falesia e il mare;
•
alla Regione Friuli Venezia Giulia per la manifesta
volontà di minimizzare la vicenda relativa alla bonifica
della laguna di Marano e Grado che, dopo tre anni di reiterati
stati di emergenza è ancora ben lontana dalla messa in
sicurezza. Stando, anzi, a una recente relazione tecnica della
Procura si continua a registrare un aumento costante di concentrazione
di mercurio negli animali, mentre solo poche settimane fa i
Carabinieri hanno sequestrato un canale ritenuto uno dei principali
diffusori degli elevati livelli di mercurio, e non solo, nell’eco-sistema
lagunare;
•
alla raffineria Api di Falconara per aver più
volte dichiarato la propria volontà di realizzare altri
due impianti di generazione di energia elettrica, uno di 400
e l’altro di 60 megawatt, accanto a quello già
esistente di 290 megawatt di potenza. La sciagurata ipotesi
dell’API oltre che aumentare la forte pressione ambientale
che la stessa esercita su un territorio, quello di Falconara,
già provato dalla presenza della raffineria e della centrale
esistente, andrebbe a vanificare gli obiettivi e i principi
ispiratori del piano energetico ambientale regionale appena
approvato (16 febbraio 2005) che disegna un futuro per la regione
Marche fatto di risparmio energetico, fonti rinnovabili, microgenerazione
diffusa e biomasse;
•
a Enel SpA, per aver determinato i destini
del Delta del Po negli ultimi vent’anni di attività,
inviando nell’atmosfera zolfo, azoto, metalli e quant’altro
di nocivo per la salute dei cittadini. Il pessimo progetto di
riconversione della centrale utilizzando combustibile orimulsion
e poi carbone, rivendicandone la convenienza economica e ambientale,
rischia di costituire ancora per decenni un elemento di blocco
dello sviluppo economico del Delta del Po, fondato sulle risorse
territoriali: parco, turismo, pesca e agricoltura di qualità;
•
alla Società Internazionale “Euro Paradiso”,
che vorrebbe realizzare un mega villaggio turistico alla Foce
del Fiume Neto, a nord della città di Crotone, Sito d’Interesse
Comunitario e parte della rete europea Natura 2000, attualmente
oasi di ripopolamento faunistico sulla quale è già
stata presentata la proposta di istituzione di un Parco Regionale.
Il mega villaggio, progettato a detta della Società sul
“modello Las Vegas” interesserebbe circa 1.000 ettari
– un quarto del territorio comunale di Crotone –
provocando un prevedibile squilibrio territoriale, e in evidente
contrasto con un modello di sviluppo basato sulle risorse storiche,
culturali e naturalistiche del territorio;
• alla
Cit Holding (Compagnia Italiana del Turismo), per aver
realizzato i villaggi Porto Greco e Torre del Faro, ad opera
della Engeco spa, società del gruppo Cit Holding, che
oltre ad aver prodotto un alto impatto ambientale su uno dei
tratti di costa scampati alla speculazione edilizia si trova
ora a far vivere in forti disagi economici i dipendenti del
complesso turistico jonico e le piccole imprese locali che hanno
eseguito i lavori ed effettuato forniture per la realizzazione
dei due villaggi turistici che vantano crediti per oltre un
miliardo di lire;
•
alla Nettis Resort nel territorio di Pisticci (Porto
degli Argonauti). I lavori del Porto degli Argonauti
sono stati portati avanti dalla Nettis senza prendere in considerazione
il provvedimento di inedificabilità emesso dal gip del
Tribunale di Matera nel luglio 2004, a seguito del sequestro
dell’area da parte del Corpo forestale dello Stato, poiché
sottoposta a vincoli di inedificabilità (legge 353/2000)
da quando un incendio la distrusse nel 1998. Inoltre nell’ottobre
2004 il Tribunale della libertà di Matera ha respinto
l’istanza di dissequestro del cantiere del Porto degli
Argonauti, e nel mese di Aprile 2005 la Corte di Cassazione
si è pronunciata respingendo l’ennesimo ricorso
presentato dalla Nettis contro il provvedimento di sequestro;
•
alle Autorità portuali di Trapani per
i lavori relativi alla Coppa America all’interno della
zona di protezione speciale delle Saline di Trapani. Le opere
che si stanno realizzando, infatti, oltre a deturpare una zona
di grande pregio naturalistico, non hanno alcuna attinenza con
quelle previste e per le quali sono stati i fondi;
•
al Ministro della Difesa On. Antonio Martino,
per non aver difeso la Sardegna e i suoi abitanti dalle servitù
militari cui sono sottoposti. Per non aver mai dato risposte
alle istituzioni sarde, negando il diritto all’informazione,
noncurante della salute e dell’incolumità dei sardi.
Negando inoltre monitoraggi ambientali e studi epidemiologici
rigorosi, nonostante i gravi indizi di danni sanitari legati
alle attività militari che si sono sviluppati negli ultimi
periodi. La legge che impone la bonifica dopo ogni esercitazione
militare è stata completamente ignorata e alcune aree
sono oggi così inquinate che le stesse autorità
militari le hanno dichiarate imbonificabili. Nel caso delle
marinerie di Teulada, la promessa di bonificare il tratto di
mare tra Teulada e Sant’Antioco non è mai stata
mantenuta e gli indennizzi, assai irrisori, vengono corrisposti
con ritardo e discontinuità;
•
alle amministrazioni comunali del Golfo di Gaeta (Lt)
per i progetti di porti turistici per più di 5.000 imbarcazioni
con annesse strutture commerciali e nuove costruzioni da realizzarsi
a Formia, Gaeta e Minturno. Una pressione esagerata ed ingiustificata
sullo stesso specchio d’acqua.
•
all’Enel per il progetto di conversione
a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord, nel comune
di Civitavecchia (Rm) che continua tranquillamente il suo iter
alla faccia del protocollo di Kyoto e nonostante la forte opposizione
dei cittadini. Per questo Legambiente ha chiesto una drastica
riduzione della taglia della centrale, la riconversione con
un combustibile meno impattante del carbone, l’avvio di
azioni forti per la produzione di energia da fonti rinnovabili,
nell’area;
•
al Comune di Sabaudia (Lt) nel Parco Nazionale
del Circeo per la mancanza di segnali forti contro l’abusivismo
edilizio, per non aver dato esecuzione alle numerose ordinanze
di demolizione per gli abusi all’interno del Parco Nazionale
del Circeo. E’ del 20 Aprile scorso l’ennesima segnalazione
di Legambiente, ed il successivo sequestro da parte del Corpo
Forestale dello Stato di un nuovo grave abuso nel Parco, un
villino di circa 800 metri cubi in costruzione in località
Casali di Paola, nei pressi del Lago di Paola, area di particolare
pregio ambientale da sempre sottoposta a forti pressioni dall’abusivismo
edilizio. La regione Lazio, per questo caso, ha intimato l’amministrazione
a dare entro 30 giorni motivazione del mancato abbattimento.
Legambiente due anni fa assegnò la stessa bandiera nera
al Comune, sospendendola poi al passaggio della Goletta Verde,
grazie alla disponibilità segnalata dall’Amministrazione
per cambiare rotta. In questi anni poco è successo e
per questo Legambiente torna ad assegnare il disonorevole riconoscimento.
Molto più lunga sarebbe invece la lista degli ecomostri,
dalle villette di Castellammare del Golfo costruite
abusivamente a pochi passi dalla Riserva dello Zingaro
a quelle edificate su uno dei tratti più suggestivi della
costa Iblea, in provincia di Ragusa. E si potrebbe continuare
con le perle del Golfo di Napoli, la Costa
degli Dei di Capo Vaticano, l’eterna costiera
amalfitana “degli abusivi”, le speculazioni sfrontate
dell’isola d’Elba.