LEGAMBIENTE RICADI

Via Monumento, 4 - 89865 Santa Domenica (VV)

Tel. 0963/669908 * Fax 0963/669908 - 1782715780 * e-mail: legambientericadi@libero.it

HOME PAGE
CHI SIAMO
ADERISCI
LEGAMBIENTE IN CALABRIA
SCRIVICI
LINKS AMBIENTALISTI
SEGNALA UN SITO
SITI SEGNALATI
..........
GALLERIA FOTOGRAFICA
..........
SERVIZIO METEO
Piccola Grande Italia
   
 
PENSARE GLOBALMENTE E AGIRE LOCALMENTE
 
Pace
 
Goletta Verde
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LE NOTIZIE
 
“Legambiente” – Martedì 23 agosto 2005

 

Ecco le pagelle di Goletta Verde 2005

 

23/08/2005 12:35 - Sardegna promossa con 8. Bocciate Sicilia, Calabria e Campania. Meno 4,5 % di mare blu, è ancora emergenza sulle coste

Strana estate. Meno turismo, meno caldo, meno giornate di sole. E più inquinamento. La folla mancata nelle località balneari, la pioggia e le temperature spesso non proprio estive capaci di rendere meno gradevoli le vacanze avrebbero dovuto avere almeno un pregio: quello di far diminuire la quantità di batteri fra le onde. E’ invece accaduto il contrario. L’Italia ha perso da un anno all’altro il 4,5% di acque blu, passando da un lusinghiero 92% del 2004 all’87,5% della stagione in corso, a dimostrazione di uno stato di salute della depurazione degli scarichi fognari ancora molto precario. E poi il cemento, che continua a spuntare come i funghi: oltre 3.300 i casi di abusivismo costiero accertati. E l’illegalità, quella dei natanti e delle moto d’acqua non in regola, quella degli scarichi abusivi, quella della pesca selvaggia.
Eccola l’estate vista da Goletta Verde di Legambiente, arrivata oggi in porto dopo che le tre imbarcazioni che hanno partecipato alla ventesima edizione della campagna hanno percorso in due mesi tutti e 8.000 i chilometri di coste italiane e anche qualcosa di più. Nell’ambito di un progetto Unep Goletta Verde si è infatti spinta anche in Croazia, Francia, Spagna, Tunisia, Malta, Albania.
I risultati di Goletta Verde di Legambiente, realizzata con il contributo di Vodafone Italia e in collaborazione con L’Espresso, sono stati presentati oggi a Roma, presso la sede nazionale dell’associazione ambientalista, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente e Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente.

Oltre al consueto programma analitico teso a valutare la qualità delle acque di balneazione – in tempo reale grazie ai laboratori mobili – Goletta Verde di Legambiente ha fotografato complessivamente la situazione costiera: cemento, ecomostri, abusivismo, illegalità ambientale, depurazione, erosione. Senza dimenticare le eccellenze, le esperienze positive: lo straordinario patrimonio rappresentato dalle aree marine protette (sono 23 e si estendono per circa 640 chilometri), l’insieme di località dove turismo, ambiente, paesaggio, beni culturali e storici, mare e attività economiche seguono uno sviluppo più armonioso ed equilibrato.
«Le analisi di Legambiente – ha commentato Roberto Della Seta – dicono che la qualità delle acque di balneazione peggiora. Solo l’87,5% dei campioni analizzati dai nostri tecnici è risultato privo di inquinamento organico. Alle foci dei fiumi poi la situazione è ancora meno rosea: circa il 70% dei punti campionati è inquinato o gravemente inquinato, segno inequivocabile che i problemi sono a monte: l’inefficacia degli impianti di depurazione, il deficitario controllo degli scarichi illegali, il cemento fuorilegge sulle spiagge. E poi l’erosione, collegata direttamente ai problemi precedentemente citati, che continua a decimare interi tratti di litorale. Il fatto è che ci si ricorda del mare solo in estate, mentre è durante tutto l’anno che andrebbero messi in atto interventi per prevenire l’inquinamento e evitare speculazioni legali e addirittura illegali a due passi dalla battigia. Quello che emerge in maniera evidente dall’osservazione di mari e coste quest’anno è che proprio dove è più forte la presenza e l’azione delle Ecomafie è peggiore la qualità delle acque e lo stato delle coste. Ciò determina che – ha concluso Della Seta - i problemi del mare italiano si concentrano proprio laddove la qualità delle acque, delle coste e del turismo potrebbe rappresentare uno dei principali anticorpi contro il declino economico».
E’ proprio l’analisi incrociata dei diversi indicatori sia positivi che negativi (balneabilità, cinque vele, illegalità, abusivismo sul demanio, depurazione, erosione) ha permesso a Goletta Verde di Legambiente di stilare una sorta di pagella delle regioni italiane. Prima assoluta la Sardegna – voto: 8 abbondante – ultima da sola la Campania con un sonoro 5,3. In mezzo troviamo chi va bene (Basilicata, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Liguria prendono 7 o giù di lì), chi va benino (Veneto, Marche, Puglia, Molise ed Emilia Romagna) chi strappa la sufficienza a fatica (Abruzzo e, soprattutto, Lazio), chi viene bocciato (Sicilia e Calabria oltre alla Campania). Tutte le regioni mostrano comunque le loro belle contraddizioni: si passa dalle esperienze delle aree marine protette, che promuovono un tipo di sviluppo sostenibile e che puntano sulla tutela del territorio e delle sue peculiarità, a villaggi turistici, in alcuni casi veri e propri paesi, nati senza uno straccio di autorizzazione.
Tornando ai “voti” la Sardegna può vantare quasi il 94% di acqua marina non inquinata, è la regione pluripremiata dalla Guida Blu con tantissime vele (il riconoscimento per le località che coniugano ambiente, natura, servizi turistici, storia, enogastronomia). Ma anche nella più grande isola italiana non mancano i problemi a partire dalla ingombrante presenza nella regione delle servitù militari (e della base nucleare Usa alla Maddalena), per finire con il crescente problema dell’abusivismo sul demanio: 337 le infrazioni nel 2004 (erano 315 nel 2003). La Basilicata ha il 100% di campioni di acqua marina non inquinati, una percentuale del 13% di scarichi non depurati. Preoccupa in Lucania la percentuale di costa in erosione: il 51,1% in una regione che ha appena 62 chilometri di costa.
Il Lazio strappa appena la sufficienza (6) e si segnala per un elevato numero di infrazioni per chilometro di costa (4,16) e per il 34,7% della costa soggetta ad erosione con il 91,3% di acque in regola; poi la Sicilia dodicesima (5,9) che a fronte di un 92% di acque pulite piazza il primato nazionale per numero di infrazioni legate all’abusivismo sul demanio, sono 696, e quello di regione con la percentuale più alta di scarichi non depurati (62%).
Ultime della classe: Calabria e Campania. La prima (5,6) si segnala per un eccessiva percentuale di scarichi non depurati (47%), per la costa esposta al problema dell’erosione che è quasi il 60% (59,3%) e per l’elevato numero di infrazioni legate all’abusivismo, sono 432, a fronte di ciò solo il 78% dei campioni esaminati è risultato pulito. La seconda (5,3) ha la percentuale più bassa dei campioni di acqua esaminati in regola, appena il 70,5%, elevate invece il numero di infrazioni per chilometro di costa: sono 5,92 in Campania, seconda regione italiana dopo il Veneto. Alto anche il numero di infrazioni legate all’abusivismo (437) che collocano la Campania al terzo posto nazionale dopo Sicilia e Puglia; ancora troppo alta la percentuale di scarichi non depurati: 42% e quasi il 23% di costa soggetta all’erosione (22,8%).

«Ogni regione ha fortunatamente le sue perle – ha sottolineato Francesco Ferrante – Basta citare il caso di Otranto, in provincia di Lecce, che ha avviato un percorso di certificazione ambientale e sta promuovendo l’istituzione di un’area marina protetta lungo il suo litorale. O ancora di Pollica, Acciaroli e Pioppi nel salernitano, perle del parco nazionale del Cilento, che per il sesto anno consecutivo si aggiudicano le cinque vele della Guida Blu, o di Tropea, in provincia di Vibo Valentia, col suo splendido scenario naturale e i progetti di recupero della fascia costiera, o ancora di Noto, in provincia di Siracusa, vera sorpresa per la qualità della gestione del patrimonio costiero. Bisogna quindi prendere spunto proprio da questi esempi di amministrazioni che in contesti regionali non facili hanno saputo investire sull’ambiente e sulle sue tipicità, trasformando l’intero sistema turistico ed economico in funzione della valorizzazione del territorio».

Il monitoraggio di Goletta Verde 2005 di Legambiente sulle acque di balneazione

Come detto il mare peggiora. Rimangono in testa alla classifica Basilicata e Molise, con il 100% dei campioni puliti, scendono invece Liguria (dal 100% del 2004 al 97% del 2005) e Veneto (dal 100% al 94%). Leggero miglioramento per la Sardegna, quarta posizione, che dal 91% dei campioni in regola dello scorso anno sale al 93,9%. E se si rovescia la classifica, la maglia nera spetta ancora una volta alla Campania, dove ben il 29,5 % dei campioni sono risultati fuori norma (con un peggioramento rispetto al 10% dello scorso anno), seguita da Calabria (22%) e Puglia (15%). Anche quest’anno inoltre, Goletta Verde ha continuato il suo speciale programma di monitoraggio delle acque di balneazione dell’Istria. Il programma analitico oltre ai parametri previsti dalla normativa italiana (Dpr 470/82) prevede da qualche anno la ricerca di enterococchi intestinali e l’analisi dell’escherichia coli, batteri che vivono esclusivamente nell’intestino umano e in grado di dare quindi una dimensione molto precisa dell’inquinamento antropico.

Le Vele della Guida Blu 2005 di Legambiente

Sono i paradisi delle vacanze, le pietre miliari delle nostre coste e la loro regina quest’anno è Castiglion della Pescaia in Toscana, seguita da Cinque Terre, Bosa, Isola del Giglio, Otranto, Portovenere, Arbus, Noto, Tropea e Pollica Acciaroli e Pioppi. Ecco le dieci località balneari in vetta alla classifica della Guida Blu 2005 di Legambiente, frutto del lavoro svolto da Goletta Verde durante i suoi anni di navigazione ma anche del patrimonio di conoscenze delle centinaia di gruppi locali di Legambiente. La Guida Blu di Legambiente e Tci valuta le località costiere italiane coniugando i parametri propriamente turistici con indicatori della qualità ambientale. Per guadagnarsi le vele la bellezza tout court non basta. Bisogna sapervi associare una corretta gestione del territorio, gli interventi e le politiche in linea con il rispetto dell’ambiente e una buona funzionalità dei servizi. Non solo mare pulito, quindi, ma anche ambiente tutelato e qualità dell’offerta, dai servizi alle strutture ricettive, dall’interesse del centro storico all’enogastronomia, alle attività tradizionali. Le migliori località balneari hanno superato 128 prove, quanti sono gli indicatori di qualità valutati dagli esperti della Guida Blu.

Il mare illegale

Viaggiano ad una media di 6,43 infrazioni per Km di costa le aggressioni alle coste e al mare nel Veneto, prima nella poco lusinghiera classifica delle illegalità in mare del nostro Paese. Segue la Campania, che cede il posto di capolista passando da 6,5 infrazioni del 2003 a 5,9 del 2004. Il terzo posto, invece, quest’anno è conquistato dalle Marche (con 4,40 infrazioni) che risale di ben due posizioni. Chiudono questa speciale classifica, infine, la Toscana, la Basilicata e la Sardegna. Gli illeciti vanno dall’abusivismo costiero e demaniale, all’inquinamento da scarichi illegali, dalla pesca di frodo alle violazioni al codice della navigazione. E si tratta di un trend in crescita: nel corso del 2004 le forze dell’ordine hanno accertato ben 19.111 infrazioni, con un incremento del 7% rispetto alle 17.871 infrazioni del 2003 e di quasi il 15% se confrontate con le 16.656 del 2002.

Abusivismo sul demanio

Sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria ad occupare le prime quattro posizioni della classifica dell’abusivismo edilizio costiero in Italia. In questi territori si sono consumate quasi il 61%, delle violazioni accertate dalle forze dell’ordine nel corso del 2004 ed è stato effettuato ben il 63% dei sequestri. Numeri che segnalano, ancora una volta, l’incidenza dei fenomeni di criminalità organizzata nel ciclo illegale del cemento, da sempre considerato una delle attività privilegiate delle mafie nel nostro Paese.
Al primo posto per quanto riguarda i fenomeni di abusivismo edilizio costiero e demaniale si colloca la Sicilia, con 696 infrazioni accertate (più 19% rispetto al 2003), 576 persone denunciate e ben 253 sequestri (più 122%), seguita quest’anno dalla Puglia, con 489 notizie di reato, 617 persone denunciate e 200 sequestri effettuati. Al terzo posto troviamo la Campania (437 infrazioni accertate e 632 persone segnalate all’autorità giudiziaria). Questa regione, invece, è la prima in Italia per numero di sequestri eseguiti: ben 259. Al quarto posto per numero di infrazioni accertate si colloca la Calabria (486 notizie di reato). La Sardegna, invece, si piazza, al quinto posto con 337 infrazioni accertate.

La depurazione

Il sistema di depurazione in Italia lascia ancora a desiderare. Solo il 70% degli scarichi urbani viene filtrato prima di finire nelle acque marine o lacustri. La percentuale degli allacciamenti al sistema di depurazione scende al Sud, con situazioni di estrema criticità come quella della Calabria, dove sono ancora 1.200 i chilometri mancanti di reti fognarie e molti gli impianti di depurazione in attività sottodimensionati e inefficienti. La condizione critica della Calabria, ormai all’ottavo anno di emergenza ambientale per la depurazione, emerge anche dai prelievi sulla qualità delle acque effettuati dai tecnici di Goletta Verde sul versante tirrenico e, ovunque sulle foci dei fiumi che pur essendo non balenabili, dimostrano una profonda crisi degli impianti di depurazione delle acque reflue su costa. Grave la situazione anche per Imperia e Trapani, gli unici Comuni in Italia che risultano completamente privi di qualsiasi impianto di depurazione.

L’erosione della costa

L’erosione è un fenomeno naturale e dovrebbe avvenire in modo tale da non turbare l’equilibrio secondo il quale l’arretramento e l’avanzamento della linea di costa avviene in maniera equilibrata e reversibile. La forte antropizzazione delle fasce costiere e l’insediarsi di molteplici attività sia turistiche che produttive hanno rotto negli ultimi decenni questo delicato equilibrio. Inoltre ogni anno l’uomo preleva grandi quantità di tonnellate di sabbia che servirebbero a riapprovvigionare in maniera naturale gli habitat della costa e che invece finiscono per essere utilizzati nell’edilizia, per costruire barriere fluviali o per lavori di genio civile. Le regioni con il tratto maggiore di costa in erosione sono il Molise, la Basilicata e la Calabria (rispettivamente con il 89,5%, il59,3% e il 51,1%) in cui più della metà del tratto costiero è attualmente coinvolto da processi erosivi. Il secondo gruppo è rappresentato da Lazio, Abruzzo e Marche (rispettivamente con il 34,7%, il 47,4% e il 29,1%), che su 676,6 km totali di costa ne hanno più di un terzo in erosione. Seguono quindi la Sardegna, la Liguria e l’Emilia Romagna, rispettivamente con il 15,1%, il 15,4% e il 16,5% di costa in erosione. Per anni quando non si era ancora affermato né il turismo balneare perché una coscienza ambientalista la difesa dei litorali è stata di fatto, la protezione delle strutture abitative e delle vie di comunicazione. E per proteggere le coste dall’attacco delle onde furono costruite scogliere artificiali e pennelli, bloccando il flusso dei sedimenti lungo riva, aggravando l’erosione nei tratti di litorale non protetti e modificando il paesaggio delle nostre coste. Solo recentemente in Italia si è cominciato a utilizzare protezioni morbide nella difesa dei litorali.

Bandiere Nere ed ecomostri

Durante il suo viaggio, Goletta Verde ha consegnato le Bandiere nere, i vessilli meno ambiti d’Italia, perché segnalano i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici, imprenditori, società private che si sono contraddistinti per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. E numerosi sono stati i blitz delle imbarcazioni ambientaliste con cui i volontari di Legambiente sono andati all’assalto degli ecomostri, spesso abusivi, disseminati sulle coste d’Italia.
Una bandiera particolare è andata alla petroliera San Marco, come simbolo di tutte quelle navi che non rispettano le normative per la tutela ambientale. La petroliera è stata infatti sorpresa, da un aereo di sorveglianza della Marina francese, a ripulire le cisterne in una zona ecologicamente protetta a 268 chilometri al largo di Marsiglia e a 241 chilometri dalla Sardegna.

Ecco l’elenco delle altre Bandiere Nere:
alla società Vivilmare s.r.l. che ha proposto un porto turistico alla foce del Bisagno, nel comune di Genova, 150.000 mq di struttura per oltre 700 posti per barche. La collocazione del porticciolo, dove già sono presenti grandi costruzioni abitative e altre con diverse funzioni, tra cui il palasport e la fiera è quanto mai infelice. Rappresenterebbe un vero e proprio “tappo” alla foce, con la probabilità di aumentare i rischi idrogeologici, già presenti periodicamente in quel territorio, e anche per le condizioni in cui è costretto il Bisagno stesso tra coperture e cementificazioni;

alla società Baia Blu Stabilimento balneare s.r.l. di Lerici, per la costruzione di oltre una decina di container-bungalow nella collina della Baia Blu situata nel comune di Lerici (SP) che ha distrutto in maniera irreversibile la caratteristica pineta, pressoché unico residuo di ambiente naturale, in una zona già fortemente antropizzata. L’attività ha prodotto la distruzione di un’ampia zona di falesia, sottoposta a vincolo, con ricadute negative nella zona di mare sottostante l’alterazione dell’equilibrio tra la falesia e il mare;
alla Regione Friuli Venezia Giulia per la manifesta volontà di minimizzare la vicenda relativa alla bonifica della laguna di Marano e Grado che, dopo tre anni di reiterati stati di emergenza è ancora ben lontana dalla messa in sicurezza. Stando, anzi, a una recente relazione tecnica della Procura si continua a registrare un aumento costante di concentrazione di mercurio negli animali, mentre solo poche settimane fa i Carabinieri hanno sequestrato un canale ritenuto uno dei principali diffusori degli elevati livelli di mercurio, e non solo, nell’eco-sistema lagunare;

alla raffineria Api di Falconara per aver più volte dichiarato la propria volontà di realizzare altri due impianti di generazione di energia elettrica, uno di 400 e l’altro di 60 megawatt, accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza. La sciagurata ipotesi dell’API oltre che aumentare la forte pressione ambientale che la stessa esercita su un territorio, quello di Falconara, già provato dalla presenza della raffineria e della centrale esistente, andrebbe a vanificare gli obiettivi e i principi ispiratori del piano energetico ambientale regionale appena approvato (16 febbraio 2005) che disegna un futuro per la regione Marche fatto di risparmio energetico, fonti rinnovabili, microgenerazione diffusa e biomasse;
a Enel SpA, per aver determinato i destini del Delta del Po negli ultimi vent’anni di attività, inviando nell’atmosfera zolfo, azoto, metalli e quant’altro di nocivo per la salute dei cittadini. Il pessimo progetto di riconversione della centrale utilizzando combustibile orimulsion e poi carbone, rivendicandone la convenienza economica e ambientale, rischia di costituire ancora per decenni un elemento di blocco dello sviluppo economico del Delta del Po, fondato sulle risorse territoriali: parco, turismo, pesca e agricoltura di qualità;
alla Società Internazionale “Euro Paradiso”, che vorrebbe realizzare un mega villaggio turistico alla Foce del Fiume Neto, a nord della città di Crotone, Sito d’Interesse Comunitario e parte della rete europea Natura 2000, attualmente oasi di ripopolamento faunistico sulla quale è già stata presentata la proposta di istituzione di un Parco Regionale. Il mega villaggio, progettato a detta della Società sul “modello Las Vegas” interesserebbe circa 1.000 ettari – un quarto del territorio comunale di Crotone – provocando un prevedibile squilibrio territoriale, e in evidente contrasto con un modello di sviluppo basato sulle risorse storiche, culturali e naturalistiche del territorio;
alla Cit Holding (Compagnia Italiana del Turismo), per aver realizzato i villaggi Porto Greco e Torre del Faro, ad opera della Engeco spa, società del gruppo Cit Holding, che oltre ad aver prodotto un alto impatto ambientale su uno dei tratti di costa scampati alla speculazione edilizia si trova ora a far vivere in forti disagi economici i dipendenti del complesso turistico jonico e le piccole imprese locali che hanno eseguito i lavori ed effettuato forniture per la realizzazione dei due villaggi turistici che vantano crediti per oltre un miliardo di lire;

alla Nettis Resort nel territorio di Pisticci (Porto degli Argonauti). I lavori del Porto degli Argonauti sono stati portati avanti dalla Nettis senza prendere in considerazione il provvedimento di inedificabilità emesso dal gip del Tribunale di Matera nel luglio 2004, a seguito del sequestro dell’area da parte del Corpo forestale dello Stato, poiché sottoposta a vincoli di inedificabilità (legge 353/2000) da quando un incendio la distrusse nel 1998. Inoltre nell’ottobre 2004 il Tribunale della libertà di Matera ha respinto l’istanza di dissequestro del cantiere del Porto degli Argonauti, e nel mese di Aprile 2005 la Corte di Cassazione si è pronunciata respingendo l’ennesimo ricorso presentato dalla Nettis contro il provvedimento di sequestro;

alle Autorità portuali di Trapani per i lavori relativi alla Coppa America all’interno della zona di protezione speciale delle Saline di Trapani. Le opere che si stanno realizzando, infatti, oltre a deturpare una zona di grande pregio naturalistico, non hanno alcuna attinenza con quelle previste e per le quali sono stati i fondi;
al Ministro della Difesa On. Antonio Martino, per non aver difeso la Sardegna e i suoi abitanti dalle servitù militari cui sono sottoposti. Per non aver mai dato risposte alle istituzioni sarde, negando il diritto all’informazione, noncurante della salute e dell’incolumità dei sardi. Negando inoltre monitoraggi ambientali e studi epidemiologici rigorosi, nonostante i gravi indizi di danni sanitari legati alle attività militari che si sono sviluppati negli ultimi periodi. La legge che impone la bonifica dopo ogni esercitazione militare è stata completamente ignorata e alcune aree sono oggi così inquinate che le stesse autorità militari le hanno dichiarate imbonificabili. Nel caso delle marinerie di Teulada, la promessa di bonificare il tratto di mare tra Teulada e Sant’Antioco non è mai stata mantenuta e gli indennizzi, assai irrisori, vengono corrisposti con ritardo e discontinuità;
alle amministrazioni comunali del Golfo di Gaeta (Lt) per i progetti di porti turistici per più di 5.000 imbarcazioni con annesse strutture commerciali e nuove costruzioni da realizzarsi a Formia, Gaeta e Minturno. Una pressione esagerata ed ingiustificata sullo stesso specchio d’acqua.

all’Enel per il progetto di conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord, nel comune di Civitavecchia (Rm) che continua tranquillamente il suo iter alla faccia del protocollo di Kyoto e nonostante la forte opposizione dei cittadini. Per questo Legambiente ha chiesto una drastica riduzione della taglia della centrale, la riconversione con un combustibile meno impattante del carbone, l’avvio di azioni forti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, nell’area;

al Comune di Sabaudia (Lt) nel Parco Nazionale del Circeo per la mancanza di segnali forti contro l’abusivismo edilizio, per non aver dato esecuzione alle numerose ordinanze di demolizione per gli abusi all’interno del Parco Nazionale del Circeo. E’ del 20 Aprile scorso l’ennesima segnalazione di Legambiente, ed il successivo sequestro da parte del Corpo Forestale dello Stato di un nuovo grave abuso nel Parco, un villino di circa 800 metri cubi in costruzione in località Casali di Paola, nei pressi del Lago di Paola, area di particolare pregio ambientale da sempre sottoposta a forti pressioni dall’abusivismo edilizio. La regione Lazio, per questo caso, ha intimato l’amministrazione a dare entro 30 giorni motivazione del mancato abbattimento. Legambiente due anni fa assegnò la stessa bandiera nera al Comune, sospendendola poi al passaggio della Goletta Verde, grazie alla disponibilità segnalata dall’Amministrazione per cambiare rotta. In questi anni poco è successo e per questo Legambiente torna ad assegnare il disonorevole riconoscimento.
Molto più lunga sarebbe invece la lista degli ecomostri, dalle villette di Castellammare del Golfo costruite abusivamente a pochi passi dalla Riserva dello Zingaro a quelle edificate su uno dei tratti più suggestivi della costa Iblea, in provincia di Ragusa. E si potrebbe continuare con le perle del Golfo di Napoli, la Costa degli Dei di Capo Vaticano, l’eterna costiera amalfitana “degli abusivi”, le speculazioni sfrontate dell’isola d’Elba.


Legambiente - www.legambiente.com

 

legambientericadi@libero.it

 

Contatore visite

Sito ottimizzato per Microsoft Internet Explorer - Risoluzione consigliata 800 X 600 pixel
Copyright © 2004 - 2006 - Legambiente Ricadi