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“Calabria
Ora”
– Venerdì 22 agosto 2008 -
pag. 24 |
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Il Mare monstrum
“Torre Ruffa”,
turisti-subacquei individuano scarichi fognari attivi a 36
metri di profondità
Avrebbero dovuto – e voluto – imbattersi in qualche
banco di saraghi. O trovarsi faccia a faccia con le irrequiete
triglie. E magari immobilizzarsi di fronte al boccheggiare
continuo di coloratissime murene. Poi, si sarebbero voluti
soffermare qualche minuto ad illuminare con le loro torce elettriche
coralli, posidonie e stelle marine. E tornare quindi su, in
superficie, a raccontare e raccontarsi le esperienze, indimenticabili
e sempre nuove, dell’immersione. Ma le loro aspettative
sono andate clamorosamente deluse. Non si porteranno dietro
un bel ricordo i tredici sub che, ieri mattina, di fronte alla
spiaggia di Torre Ruffa, hanno immortalato con le loro macchine
fotografiche subacquee uno spaventoso e insolito… mostro
marino: una mega condotta che vomitava fogna a più non
posso. Nelle loro quotidiane discese nel mondo sommerso, sinora,
s’erano incontrati con polpi e altre specie che popolano,
in abbondanza, le acque della costa vibonese. Ma ieri si sono
ritrovati a vivere un’esperienza veramente “unica”,
e destinata a danneggiare gravemente l’immagine turistica
della provincia… A quasi un miglio dalla costa, ed esattamente
ad una profondità di 36 metri, undici subacquei accompagnati
da due istruttori del Diving center “Tropea Sub”,
si sono imbattuti in un vero e proprio scempio ambientale:
da una condotta del diametro di circa 50 centimetri (con annessi
due tubi di minor diametro) – e che avrebbe dovuto, teoricamente,
essere da tempo dismessa – fuoriuscivano liquami di ogni
tipo. Probabilmente quegli stessi liquami che, nei giorni scorsi,
arrivando in superficie, avevano contribuito a determinare
le proteste dei bagnanti, impossibilitati in diverse occasioni
a tuffarsi a mare per la presenza di rifiuti organici di ogni
tipo… Chiaramente, sul fondale in questione, dove è presente
una secca che avrebbe dovuto offrire un rarissimo spettacolo
di colori, non s’è vista traccia della flora e
della fauna marina, che solitamente caratterizzano questo specchio
di mare. E che dovrebbero rappresentare una tra le maggiori
attrattive turistiche capaci di invogliare i vacanzieri al
ritorno in questi luoghi. La fogna, ovviamente, ha contribuito
ad allontanare i pesci e a “bruciare” l’ambiente
marino impedendo la naturale formazione di coralli. L’immersione,
dunque, è stata prontamente interrotta, anche per evitare
il contatto con le acque inquinate che avrebbero potuto determinare
problemi di natura sanitaria per i turisti subacquei i quali,
appena tornati in superficie e fortemente intenzionati a non
voler ripetere la traumatica esperienza, si sono preoccupati
di denunciare a “CO” il grave episodio di cui sono
stati loro malgrado protagonisti (e vittime). L’interrogativo
di fondo, a questo punto, è il seguente: a chi è riconducibile
quella condotta? Ad enti pubblici o a soggetti privati? Domande
alle quali potranno – e dovranno – dare risposta
gli organismi preposti. Probabilmente, infatti, una tra le
principali cause dell’inquinamento marino che ha destato
la pronta reazione dei turisti nel corso delle ultime settimane, è anche
dovuta alla presenza lungo la fascia costiera di numerose condotte
fognarie che, negli anni, avrebbero dovuto essere disattivate.
Un problema segnalato nei giorni scorsi anche dai responsabili
della Ditta Baya Diving, impegnata anche per conto di enti
pubblici (ed in collaborazione con l’Arpacal) proprio
in attività di intercettazione di condotte fognarie
ancora attive. Proprio di recente, la ditta in questione aveva
provveduto a depositare al Comune di Ricadi una relazione tecnica
di monitoraggio ambientale, condotto dal 7 al 13 agosto, nel
corso del quale era stato intercettato un altro scarico nei
pressi della rinomata spiaggia di Grotticelle. Insomma, una
situazione di emergenza ambientale che, in queste ore, si sta
materializzando in tutta la sua drammaticità e che contribuisce
a destare profondo (e giustificato) allarme tra turisti e residenti.
Pier Paolo Cambareri