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LE NOTIZIE
 
“Il Quotidiano della Calabria” – Domenica 21 gennaio 2007 - pag. 16

 

Secondo i circoli Verdi nuovi interventi per un milione di metri cubi

Le cifre dello scempio

Gli ambientalisti: le coste sono devastate


«CEMENTO sulla costa che ammonta a un milione di metri cubi, tanto da farci chiedere che cosa abbia fatto chi era preposto alla tutela del territorio».
I circoli territoriali dei Vas (Verdi ambiente e società) il Movimento ambientalista del Tirreno e i Verdi dell’Alto Tirreno manifestano tutta la loro preoccupazione e non lesinano critiche. «C’è qualcosa di anomalo nel meccanismo di gestione del territorio, se tutti i cosiddetti ecomostri in Calabria risultano sempre autorizzati».
«E’ intollerabile – scrivono in una nota – che chi opera nelle pubbliche amministrazioni a vari livelli si renda complice di speculazioni devastanti per il territorio calabrese e per l’immagine della regione».
«Stiamo assistendo negli ultimi anni – continuano – alla ripresa di una nuova e intensa edificazione sulla costa. Tra gli anni ’70 e ’80 c’è stato uno sviluppo edilizio abusivo del 400% che ha provocato guasti che ancora oggi stiamo pagando in termini di abbrutimento e di assoluta non compatibilità degli interventi. Oggi invece la nuova cementificazione nasce con tutti i crismi della “legalità” e le approvazioni di rito, facilmente concesse, stanno facendo sorgere strutture sempre più ingombranti: aeroporti in aree Sic, alberghi di 50.000 mc antistanti la costa, villaggi turistici a ridosso di aree archeologiche».
L’allarme diventa un grido: «Stanno distruggendo un patrimonio naturale che appartiene a tutti per gli interessi di pochi speculatori. Stanno sottraendo alla Calabria tutti i lembi di territorio ancora integri. Ormai si costruisce anche sulla spiaggia». Quanto alle amministrazioni comunali, gli ambientalisti pongono una domanda: «Ma davvero si pensa di fare il bene dei cittadini con questa politica di aggressione al territorio?».
«Il ruolo dei politici – continuano gli ambientalisti – sembra quello di offrire protezione e salvaguardia a interessi economici forti, con una rete di complicità e protezioni. E’ questa la cultura che sta dietro gli ecomostri in Calabria. E Praia a Mare ne è un esempio emblematico. Gli amministratori locali, sempre gli stessi da oltre 30 anni, hanno fatto diventare Praia, una volta famosa solo per le sue bellezze naturali, il paese degli ecomostri. Servono segnali forti proprio da queste istituzioni che rappresentano gli interessi della collettività».
«Il risveglio della Calabria – sottolineano – non nasce da Stalettì, ma da Praia. E’ qui che è nata la campagna contro gli ecomostri ed è da qui, dalla capacità di fermare le speculazioni e di stabilire un nuovo modello di sviluppo, di investire sul territorio in maniera compatibile e rispettosa dell’ambiente che si misurerà la crescita non solo economica, ma culturale della Calabria.
Ci risulta che la Regione ha bocciato la valutazione di incidenza, i lavori dell’ecomostro davanti all’isola di Dino vanno fermati e l’ecomostro abbattuto. E non perché siamo in vena di giustizionalismo, ma perché una nuova coscienza pervada le istituzioni. Ci piacerebbe vedere ogni tanto che qualcuno si dimettesse o venisse sospeso dalle funzioni».
Infine un appello: «A questi solerti funzionari e amministratori responsabili di autorizzazioni bisognerebbe che qualcuno spiegasse che essendo retribuiti con i soldi di tutti i cittadini è a costoro che debbono dar conto e non ai potenti di turno, perché sono nelle istituzioni per servire negli interessi della collettività».

 

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