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“Il
Quotidiano della Calabria” – Giovedì
19 luglio 2007 - pag. 32 |
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A
Ricadi spiagge off limits
per “i comuni mortali”
PRENDO spunto
da un recente intervento sulla stampa dell’assessore provinciale
ai Lavori Pubblici, Paolo Barbieri, che rendeva nota l’erogazione
di un finanziamento di oltre 3.000.000 di euro relativo ad un
progetto promosso dall’Amministrazione Provinciale, avente
come finalità, tra le altre cose, lavori concernenti
la protezione dell’erosione costiera dei territori di
Joppolo, Ricadi e Parghelia.
Lo stesso assessore ha evidenziato l’importanza di tali
opere, in quanto tendono a tutelare quelle strutture turistiche
le quali contribuiscono in modo incisivo alla crescita economica
dell’intero territorio.
Sull’argomento occorre fare delle precisazioni. E’
fuorviante attribuire esclusivamente a fenomeni naturali quell’innegabile
erosione costiera che si sta verificando in modo più
accentuato nel comune di Ricadi. In questo territorio, i tratti
di costa maggiormente interessati ai fenomeni, sono quelli in
cui si è costruito direttamente sulla spiaggia, alterando
gli equilibri millenari regolati dalla natura. Megastrutture
turistiche realizzate massimamente con fiumi di danaro pubblico,
ai quali si aggiungono ancora ulteriori flussi di soldi provenienti
sempre dalle casse pubbliche per salvaguardare le stesse costruzioni.
Certo, ora queste strutture esistono e bisogna tutelarle, ma
fare apparire i loro titolari come i salvatori dell’economia
locale è cosa diversa; un politico “attento”
avrebbe dovuto evidenziare che i comportamenti speculatori dell’uomo
hanno enormemente aggravato i danni derivanti dalla normale
erosione costiera.
Altro punto da chiarire sono i presunti vantaggi economici per
l’intera popolazione, che deriverebbero dall’esistenza
di questi complessi turistici. I benefici sono assolutamente
minimali rispetto ai sacrifici che la popolazione deve sopportare
(cementificazione selvaggia della costa, limitata fruizione
del demanio marittimo, ecc.). Queste strutture, dotate di tutti
i comfort non invogliano i clienti ad utilizzare servizi quali
ristoranti, bar, negozi, ecc., per cui la ricchezza di cui sono
portatori i turisti non si diffonde tra la popolazione, ma resta
all’interno del complesso turistico che li ospita. Determinano
invece una maggiore ricaduta economica sul territorio quelle
strutture più modeste, costruite col sacrificio personale
di quegli operatori che non hanno avuto le giuste conoscenze
per beneficiare di pubblici contributi, che per le loro dimensioni
non sono in grado di offrire tutti i servizi, portando l’utenza
a cercarli all’esterno e distribuendo così concretamente
benefici economici sull’intero territorio. Benefici ancora
più consistenti provengono da parte di quei villeggianti
che prendono in locazione appartamenti o camere, i quali per
le loro esigenze, devono fare giocoforza ricorso al territorio,
a partire dalla spesa quotidiana. Per non parlare dei positivi
effetti derivanti da quell’esercito di “pendolari”
che dai comuni interni si riversano giornalmente nel comprensorio
di Capo Vaticano. E’ evidente, per quanto detto, che i
vantaggi economici per il territorio solo in minima parte provengono
dai megacomplessi. Per completezza c’è da aggiungere
che il gotha degli operatori turistici – una specie di
G8 che, con la forza del potere economico, controlla e condiziona
tutto – dopo aver portato a termine l’invasione
della costa con milioni di metri cubi di cemento armato, non
avendo più nulla da occupare, ha ben pensato, sotto le
mentite spoglie delle concessioni, di appropriarsi anche della
spiaggia, impedendo di fatto la balneazione ai comuni mortali.
Con la conseguenza che tutti coloro i quali non soggiornano
nei grossi complessi – che sono i portatori della vera
ricchezza diffusa – cominciano, a ben ragione, a cambiare
destinazione, avendo serie difficoltà persino ad accedere
alla spiaggia. E’ emblematica la scandalosa situazione
che si registra da qualche anno, soprattutto in località
Grotticelle, dove la spiaggia, per la sua quasi totalità,
è in concessione ai soliti noti e quei ridicoli corridoi
di pochi metri, incuneati tra un concessionario ed un altro
vengono ipocritamente indicati come spiaggia libera.
Non si comprendono (o forse sì) i criteri e le ragioni
di opportunità seguiti da quegli enti che, dapprima nulla
hanno fatto per tutelare la costa da una speculazione selvaggia
ed ora, emanando concessioni in modo così illogico, continuano
a creare le abnormità denunciate, tutelando gli interessi
dei pochi a discapito di quelli dell’intera collettività.
Guido
Preta