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“Calabria
Ora” – Venerdì 19 gennaio 2007 - pag.
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Costa
degli dei o degli abusi?
Nel
Vibonese la vera emergenza è lungo la fascia litoranea
di Ricadi
Ecomostri
da abbattere. Nel Vibonese, le attività di contrasto
alle colate di cemento che deturpano un incantevole tratto costiero
partono dalla demolizione dei fabbricati delle “Roccette”
di Tropea e dalla rimozione della scogliera in località
“Seggiola” a Pizzo.
Probabilmente la vera emergenza che interessa la Costa degli
dei è quella che investe la fascia litoranea di Ricadi,
aggredita da una cementificazione selvaggia che in alcuni punti
ha devastato un patrimonio paesaggistico e ambientale rinomato
in tutto il mondo, quello di Capo Vaticano.
Di questo se ne riparlerà - forse - in seguito. Al momento,
tra i nove interventi previsti nell’ambito dell’accordo
di programma quadro, siglato tra la Regione Calabria, il ministero
dell’Economia e delle Finanze e quello delle Infrastrutture
e dei Trasporti sulle “Emergenze urbane e territoriali”,
rientrano soltanto la demolizione dei fabbricati delle “Roccette”,
con il conseguente ripristino ambientale del “Fosso Lumia”,
e la rimozione della scogliera artificiale in località
“Seggiola”, attraverso lavori che consentiranno
di recuperare il paesaggio costiero naturale, con l’eliminazione
di una barriera di cemento che macchia l’antico borgo
napitino e la costruzione di una scogliera sommersa che consentirà
di contrastare l’erosione litoranea.
Le “Roccette”, in pratica, costituiscono l’unico
vero ecomostro sorto a Tropea. Il complesso ricettivo, sin dal
suo insediamento ha inferto una ferita al paesaggio di un centro
che, rispetto ad altre importanti realtà turistiche della
Calabria, è riuscito a resistere all’incedere,
molto spesso scriteriato, dell’industria turistica sul
territorio. Discorso differente per quanto concerne la scogliera
della “Seggiola”, a Pizzo, intervento programmato
realizzato originariamente per contrastare l’erosione
costiera, ma concretizzatosi senza tenere in alcuna considerazione
le esigenze di salvaguardia del patrimonio paesaggistico. Alcune
zone della “Seggiola”, inoltre, da tempo sono in
preda al degrado, deposito di ingenti quantitativi di materiale
di risulta.
Potevano essere spazi incantevoli ma sin qui sono stati vilipesi
dalla sconsiderata mano dell’uomo. Gli interventi previsti
nell’accordo di programma quadro siglato a Roma, gli ambientalisti,
da queste parti, sperano siano soltanto i primi di una lunga
serie. Nel Vibonese, in particolare, l’ecomostro che finora
ha scatenato maggiori polemiche è infatti costituito
dalle “Capannelle” di Ricadi, struttura per la quale
l’amministrazione comunale ricevette anche la “bandiera
nera” di Legambiente. E sempre nel Vibonese, a Pizzo Calabro,
a macchiare un paesaggio splendido, campeggia lo scheletro di
cemento armato, mai terminato, in località “Centofontane”.
Abusivismo sfrenato talvolta, licenze edilizie allegre altre
volte, col tempo hanno finito con il creare situazioni di grave
impatto ambientale. Ecomostri che, di fatto, non solo deturpano
il paesaggio, ma finiscono con l’aggravare le condizioni
di instabilità idrogeologica. Il nubifragio che ha investito
Vibo Valentia il 3 luglio scorso, così come hanno dimostrato
le relazioni tecniche redatte dagli esperti, hanno messo a nudo
anche questo: trent’anni di vilipendio del territorio
nel nome di una cementificazione realizzatasi in regime di piena
deregulation.
Frutto di tutto ciò, tre morti, novanta feriti, decine
di senza tetto, danni per 200 milioni di euro.
Pietro
Comito