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“Il Quotidiano della Calabria” – Mercoledì 17 marzo 2004 – pag.14

 

Iniziativa di Legambiente con il patrocinio della presidenza della Repubblica. Hanno aderito 106 comuni calabresi

Aprire gli scrigni della piccola Italia

Domenica 28 la grande festa dei comuni sotto i 5000 abitanti

 

APRIRE gli scrigni della piccola Italia per render il Paese ancora più grande. Preziosi forzieri da scoprire, ricchi di tesori di valore inestimabile spesso sconosciuti o sottovalutati. Una chiesa antica, un museo. Un dedalo di vicoli che si intrecciano e si rincorrono su e giù per scale in pietra, alte e strette, un fiume o un paesaggio da sogno.
Gli scrigni saranno aperti domenica 28 marzo per la grande festa dei piccoli comuni. In tanti hanno già aderito. Solo in Calabria sono 106.
E’ una scommessa su un “patrimonio di saperi e sapori, di identità, di tradizione e innovazione, bellezza ed enogastronomia per un diverso sviluppo di tutta l’Italia”.
Un progetto che si inserisce nella campagna “PiccolaGandeItalia” nata tempo fa da un’idea di Legambiente, Maurizio Costanzo show e Sette del Corriere della Sera.
Da Nord a Sud della penisola, in molti comuni sotto i cinquemila abitanti saranno presentati a cittadini, visitatori e curiosi le bellezze meno note del territorio.
Dopo l’esperienza dei sindaci-Cicerone, giunta lo scorso anno già alla seconda edizione, Legambiente, con l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica, ha pensato quest’anno di dare alle migliaia di borghi che arricchiscono la penisola una festa in calendario.
Lo slogan è “Voler bene all’Italia”.
«L’idea è di farne un appuntamento annuale, un momento di comunicazione dell’Italia al mondo. Un’occasione in più per invitare a venire nel nostro Paese i cittadini stranieri». Ermete Realacci, deputato della Margherita, presidente onorario di Legambiente e del comitato promotore dell’iniziativa (composto da un vasto schieramento di soggetti sociali, istituzionali, culturali ed economici), realizzata anche con il contributo dell’Enel che parteciperà con “Energia in banda” – un progetto che mira a far conoscere il ruolo di arricchimento culturale delle bande musicali – lo considera un altro importante passo verso la riscoperta e la valorizzazione di tante realtà dimenticate che potrebbero contribuire enormemente allo sviluppo dell’Italia.
L’iniziativa ha radici lontane. «La campagna è iniziata anni fa e ha portato a una proposta di legge sui piccoli comuni firmata da 120 parlamentari di maggioranza e opposizione. Non si tratta tanto di attenzione verso presunte aree deboli, ma di una scommessa sulle cose che rendono il nostro Paese unico al mondo».
Purtroppo la legge, dopo un iter spedito alla Camera (l’approvazione è del 21 gennaio 2003) ha rallentato il suo corso al senato. Realacci sa che non è la soluzione ai problemi, pur prevedendo misure molto estese. «Un proverbio cinese dice che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito. La legge è il dito»
Con una punta di amarezza e ironia ricorda le «scelte sciocche» del governo.
«Quando si chiudono uffici postali o stazioni di carabinieri nei piccoli centri e si costringono giovani coppie a scappar via, solo apparentemente si ha un risparmio». In realtà è l’inizio dell’agonia.
«La Finanziaria ha tolto i fondi ai piccoli comuni per avere un risparmio di 200.000 euro, un terzo di quello che abbiamo rimesso tagliando le tasse ai super ricchi».
Quello che serve non è una politica di sostegno, ma di investimento. E’ l’obiettivo di “Voler bene all’Italia”.
Perché il 72% dei comuni ha meno di cinquemila abitanti, perché è nel 99,5% dei piccoli comuni che si trovano prodotti tipici certificati e viene prodotto il 93% dei Dop accanto al 79% dei vini pregiati.
Molti piccoli comuni sono nei parchi e nelle aree protette, molti, un esempio è Pienza, sono modello di perfezione costruito dagli architetti dell’Umanesimo. E’ un piccolo comune anche Ravello, perla della Costiera amalfitana. Un gioiello è la spada nella roccia a San Galgano, in Toscana, di cui tanti ignorano l’esistenza. E gli esempi potrebbero continuare all’infinito.
«Non bisogna – dice Realacci – parlare di aree deboli. Esistono aree non messe in condizione di competere e costrette a sotterrare i propri talenti. Per trasformare un problema in opportunità occorre investire sulla peculiarità. Esistono risorse immense che, valorizzate in modo adeguato, possono diventare uno dei motori del nuovo sviluppo economico dell’Italia».
E festa sia per i piccoli comuni, al suono delle bande.

Cristina Vercillo

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