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“Calabria Ora” – Domenica
16 novembre 2008 - pag. 29 |
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Attentato
a Franco Saragò
La comunità che si ribella
Ieri a Ricadi la manifestazione di Legambiente e Comune
RICADI – «Franco non è solo». Si è levato
forte «l’avvertimento» che la comunità di
Ricadi, le forze istituzionali, politiche, sindacali e le associazioni
sane del Vibonese, hanno lanciato ieri a chi, sette giorni
addietro, ha ordito il gravissimo attentato intimidatorio nei
confronti del leader ambientalista Franco Saragò e della
sua famiglia. Attentato, si ipotizza, di tipo «preventivo»,
per tappare la bocca ad un uomo da sempre in prima linea contro
le mafie e la cementificazione selvaggia.
Due auto incendiate e danni evidenti anche alla sua abitazione,
nella notte di fuoco che ha investito la frazione di Santa
Domenica e l’intera Ricadi, interessata da una recrudescenza
della violenza mafiosa che non ha risparmiato amministratori,
imprenditori e semplici cittadini.
In una sala consiliare trasformatasi, si è detto, in
una «roccaforte di legalità», in tanti hanno
risposto all’appello di Legambiente e dell’amministrazione
comunale dell’importante centro della Costa degli dei.
Un’iniziativa, quella svoltasi nella sede municipale
di Ricadi, promossa dagli attivisti vibonesi di Legambiente
Lorenzo Passaniti e Osvaldo Giofrè, oltre che dal sindaco
Domenico Laria, che si è fregiata della partecipazione
del presidente regionale dell’associazione ambientalista
Nino Morabito e del dirigente nazionale Nuccio Barillà.
Sentita e «determinata» la presenza del vicepresidente
del consiglio regionale Antonio Borrello, del presidente della
Provincia Francesco De Nisi unitamente agli assessori Michele
Mirabello e Franco Marcianò, del presidente del consorzio “Costa
tirrenica” Mommo Pungitore, dei segretari di Cgil, Cisl
e Uil Donatella Bruni, Sergio Pititto e Luciano Prestia. Significativa
l’adesione dei sindaci, ad iniziare da quello di Vibo
Valentia, Franco Sammarco, vittima, nell’ottobre 2007,
di un attentato analogo, unitamente ai colleghi di San Nicola
da Crissa, Drapia e Francica, Pasquale Fera, Aurelio Rombolà e
Antonio Suppa. Significativa anche la presenza delle associazioni,
a partire da Wwf e Acli, presiedute rispettivamente da Pino
Paolillo e Teresa Saeli, di Confindustria, con il presidente
della Sezione Turismo Pino Giuliano e della politica, con l’onorevole
Domenico Romano Carratelli del Pdl a Matteo Malerba di Rifondazione
comunista. Presenti, ancora, consiglieri provinciali e comunali,
amministratori e dirigenti di partito, semplici cittadini,
protagonisti di «una manifestazione – si è ribadito – che
va oltre la semplice testimonianza di solidarietà».
E che, come ha precisato Nino Morabito, «costituisce
l’espressione di dissenso di una comunità che
vuol difendere ciò che le appartiene, il territorio,
la democrazia, la sua libertà».
L’attentato subito da Saragò, in fondo, è stato
solo lo spunto per articolare «un’idea di legalità» espressa
in ordine sparso, «in una tavola rotonda in cui si è tutti
uguali e non vi sono distinzioni dettate dai ruoli e dalle
cariche». Significativi anche i messaggi inviati da quanti,
per impegni istituzionali, non hanno potuto essere presenti.
Dal consigliere regionale Bruno Censore al senatore del Pdl
Franco Bevilacqua, che con un gesto molto significativo ha
chiesto al sindaco di Vibo Sammarco, notoriamente suo grande
antagonista politico, di rendersi portavoce della sua vicinanza
a Franco Saragò, alla sua famiglia e alla battaglia
di Legambiente. Fino alla bandiera inviata a Vibo Valentia
dal circolo ambientalista di Reggio Calabria: «No allo
smog mafioso».
Nell’incontro, moderato dal giornalista Pietro Comito,
si è affrontato il nodo della devastazione del territorio,
dell’ingerenza della criminalità organizzata nella
convivenza civile. Nei vari interventi si è denunciato
come sia necessario «avviare una riforma culturale rispetto
ad un contesto in cui spesso la mafiosità seduce»,
invocando altresì il coraggio della denuncia da parte
dei cittadini contestualmente alla certezza della pena e ad
un potenziamento delle risorse umane e tecniche a disposizione
dell’intelligence, delle forze di polizia e della magistratura.
In tale contesto è stato espresso grande incoraggiamento
al luogotenente dell’Arma Francesco Cocciolo che, pur
con una manciata di uomini a sua disposizione, rappresenta
un baluardo di legalità in un territorio che si teme
possa tornare zona franca. In particolare, nella manifestazione è stato
gridato un messaggio di speranza e di «non rassegnazione».
Illuminante in tale direzione Nuccio Barillà nelle sue
conclusioni, che delineando i tratti di una Calabria martoriata,
ha ribadito come «un mondo migliore è possibile,
se si avrà la forza di dire “no”, tutti
insieme, come una comunità appunto».
Fortemente «commosso» per «tanto affetto» lo
stesso Franco Saragò: «Non sono un eroe, né voglio
esserlo. Quanto è successo mi ha turbato profondamente,
perché tocca la mia famiglia prima che me stesso. Ma
non indietreggerò di un solo passo rispetto a ciò in
cui ho sempre creduto, anche perché, oggi più che
mai, so di non essere solo».
Giuseppe Mazzeo