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“Ansa” – Lunedì 14
febbraio 2005 |
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AMBIENTE: MERCOLEDI' IN VIGORE NEL MONDO IL PROTOCOLLO KYOTO
ROMA - Dalla mezzanotte
di domani entra in vigore il protocollo di Kyoto, l'accordo
firmato nella città giapponese nel
1997 con cui 160 Stati si impegnavano ad attuare politiche industriali
e ambientali tendenti a ridurre il surriscaldamento del pianeta.
Tutti i Paesi aderenti, fra cui l'Italia, l'Unione Europea, la
Russia e il Giappone, ma non gli Usa, dovranno controllare e
ridurre le emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera, soprattutto
quelle di derivazione industriale. Sanzioni economiche sono previste
per quegli Stati che non rispetteranno le regole.
L'accordo di Kyoto
si è dato obbiettivi impegnativi:
ogni singolo Stato infatti entro il quinquennio 2008-2012 dovrà ridurre,
in proporzione, il totale di emissioni inquinanti prodotte nel
suo territorio, avendo come base di calcolo le emissioni prodotte
nel 1990. Con il protocollo di Kyoto prenderà perciò il
via a livello mondiale un gigantesco e costoso processo di riconversione
delle tecnologie industriali che dovrà essere completato
nel 2012. C’è in ballo la salute del pianeta e anche
quella dei suoi abitanti, sempre più stretti nella morsa
dell'inquinamento atmosferico, cui si aggiunge il cosiddetto
effetto serra, cioè il surriscaldamento dell'atmosfera
che produce effetti negativi a catena sull'ambiente e sul clima
in particolare. L'accordo di Kyoto potrà essere attuato
solo a costo di una radicale revisione dei sistemi di produzione
industriale, dell'apparato che sovrintende alla produzione energetica,
ai trasporti pubblici e privati, alla chimica.
Non saranno escluse
da questo processo le nostre abitudini domestiche: i condizionatori
d'aria, i frigoriferi, gli impianti di riscaldamento
delle abitazioni, le automobili tanto per fare degli esempi sono
anch'essi protagonisti, in negativo, dell'emissione di gas inquinanti
che andranno ridotti significativamente, modificando altrettanto
significativamente le nostre abitudini di vita. Insomma, grandi
rivolgimenti ci attendono e grandi saranno i costi economici
e sociali che le collettività dovranno sostenere. Ad esempio
per gli investimenti nella ricerca e nella produzione di energia
pulita. Da questo enorme processo che coinvolge tutto il mondo
industrializzato e anche buona parte dei Paesi in via di sviluppo,
saranno assenti, almeno per ora, gli Usa che nel 2001 hanno rinunciato
ad aderire all'accordo di Kyoto.
Secondo l'Agenzia
europea dell'Ambiente, l'anidride carbonica, che è il gas maggiormente responsabile dell'effetto serra,
risulta in costante crescita: 15 anni fa era di 250 ppm (parti
per milione), nel 2000 era di 360 ppm e tra 50 anni arriverà a
500 ppm. Livelli giudicati insostenibili per la salute umana
e per quella del pianeta. Nello stesso periodo le temperature
della terra sono aumentate di un grado, e crescono al ritmo di
0,1 gradi a decennio e i livelli dei mari sono cresciuti di 20
centimetri. In Europa si producono ogni anno più di 35
miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), di cui 4
miliardi provengono da camini, ciminiere, autoveicoli. Nel 2050
si prevede che, in assenza di contromisure, le attuali emissioni
raddoppieranno su scala planetaria.
Il protocollo di Kyoto
prevede una riduzione media del 5,2% delle emissioni per i
principali paesi industrializzati. La Ue
dovrà ridurre le sue emissioni mediamente dell'8%, l'Italia
del 6,5%. Gli Usa, in caso di adesione, dovrebbero ridurre del
7% le loro emissioni di gas nell'atmosfera. L'accordo raggiunto
a Kyoto nel 1997, in particolare, prevede una drastica riduzione
dell'emissione di gas nocivi nell'aria, attraverso tutta una
serie di misure: ammodernamento degli impianti industriali, riduzione
dello smog da autoveicoli, abolizione dell'uso di alcune particolari
sostanze nel confezionamento di prodotti per l'industria chimica
e l'igiene; modifica delle componenti chimiche impiegate nella
produzione di impianti refrigeranti ed elettrici; innovazione
nella gestione del settore agricolo e zootecnico, nell'industria
energetica, metallurgica e dei trasporti e altro ancora.
Data la complessità delle iniziative e il loro rilevante
costo economico, le nazioni firmatarie decisero di rendere vincolante
il protocollo solamente quando lo stesso avesse ottenuto la ratifica
da parte delle nazioni industrializzate che emettono complessivamente
più del 55% dell'anidride carbonica. Quel limite è stato
raggiunto e superato nel novembre 2004 con l'adesione definitiva
da parte della Russia, che porta in dote il 17,4% delle emissioni,
e così il totale di emissioni dei Paesi aderenti è arrivato
al 61,6%. Se la Russia avesse continuato a dire di no, invece,
l'accordo non sarebbe mai entrato in vigore, e a poco sarebbe
servita l'adesione già ottenuta da parte di 126 Stati,
compresa l'Italia (che ha aderito nel 2002) e tutti i Paesi Ue,
e dal Giappone.
I
GAS MESSI SOTTO ACCUSA DAL PROTOCOLLO KYOTO
I gas messi sotto accusa dal protocollo di Kyoto e oggetto
del piano di riduzione delle emissioni che prenderà il via
mercoledì in tutto il mondo sono:
- CO2: anidride carbonica, il gas che esce soprattutto dai camini delle industrie,
quelle di trasformazione e produzione energetica in testa, e dagli scappamenti
delle auto.
- CH4: metano, le emissioni di questo gas provengono dal settore agricolo,
soprattutto dalle deiezioni animali ed anche dalle discariche dei rifiuti.
- N2O: protossido di azoto, anche per questo gas sono responsabili l'agricoltura,
il settore energetico e i trasporti.
- PF: perfluorocarburo, questa sostanza è un clorocarburo
utilizzato per la refrigerazione.
- HFC: idrofluorocarburo, uno dei principali sostituti dei
Cfc, i gas responsabili dell'assottigliamento dello strato di ozono, utilizzato
per refrigerazione
e condizionamento.
- SF6: esafluoruro di zolfo, un prodotto chimico usato in vari comparti industriali.
Ansa 14/02/2005 10:32