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“La
Nuova Ecologia” – Venerdì 14 luglio
2006 |
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Un
futuro sicuro per Vibo
Dopo
la tragedia occorre ripristinare la sicurezza sul territorio
«E’
vero! Quello che è successo nel vibonese è
un fatto eccezionale: 200 millimetri di acqua in sole 3 ore,
ma non può non addebitarsi anche all’incuria sul
territorio». E’ questo il commento di Lorenzo Passaniti,
presidente Legambiente Vibo Valentia, alla tragedia che ha colpito
la popolazione del comune calabrese. «Che il torrente
Sant’Anna negli ultimi 50 anni straripa almeno una volta
ogni due anni si sa – continua – senza contare che
si è consentito di realizzare strutture abusive a ridosso
della costa senza assicurare adeguata manutenzione a quelle
maggiormente a rischio».
Una
zona di esondazione molto fragile dunque che ha reso
ancora più complicati i soccorsi di una unità
già precaria. Secondo Passaniti «I soccorsi sono
arrivati a rilento, è vero, gli autospurghi erano insufficienti
e le due grandi idrovore sono arrivate solo 5 giorni dopo la
catastrofe, ma l’impegno della protezione civile e dei
volontari di Legambiente sul territorio è stato provvidenziale
non solo per spalare il fango dalle case ma anche per sostenere
la gente da un punto di vista psicologico. C’è
ancora da fare, però. Restano due problemi fondamentali,
la necessità di una unità di emergenza più
strutturata che sappia affrontare nell’immediatezza situazioni
di questo tipo, visto il pericolo continuo di dissesto idrogeologico
nella zona colpita, e quella di caratterizzare l’enorme
massa di acqua e fango smossa dal nubifragio e riversatasi nel
tratto di costa Vibo Marina – Briatico. Questo va fatto
prima possibile!».
Un
lavoro continuo quello dei volontari e della protezione
civile, quindi, che però non sembra bastare. «Per
far fronte all’emergenza – spiega il coordinatore
degli aiuti della protezione civile Bernardo De Bernardinis
– sono intervenute sin da subito le strutture operative
e le componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile
con oltre 1000 uomini, coordinati in un Centro Coordinamento
dei soccorsi istituito dal Prefetto, presso la sede della Scuola
di Polizia di Vibo Valentia. Tutti gli interventi di soccorso,
tuttavia – ammette De Bernardinis – risultano comunque
inadeguati a risolvere in via definitiva e permanente una situazione
di estesa mancanza di regimazione delle acque e di violazione
dei regimi naturali da parte sia di viabilità che di
sviluppo urbanistico non sempre autorizzato».
«Ci aspettiamo dalla Regione Calabria,
partendo proprio da Vibo – afferma il direttore generale
di Legambiente Francesco Ferrante – un segnale forte per
tutta la Calabria affinché nell’ordinario si affrontino
e risolvano le inadempienze, l’abuso legalizzato e la
diffusa fragilità del territorio». Legambiente
chiede dunque alla Regione Calabria di adottare il Programma
di previsione e prevenzione dei rischi e di attivare, di concerto
con le amministrazioni locali, interventi urgenti nelle principali
aree di criticità del territorio calabrese sulla base
delle informazioni già acquisite con il suddetto programma.
14
luglio 2006